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Autore: eugeal    23/03/2016    0 recensioni
Lo sceriffo di Nottingham ha organizzato un complotto per andare in Terra Santa a uccidere il re, ma quando Guy di Gisborne si ammala gravemente prima della partenza, è costretto a partire senza di lui.
La storia inizia poco dopo l'episodio 2X11: Guy ha scoperto che Marian è il Guardiano Notturno e lo sceriffo sta organizzando il viaggio per andare a uccidere il re.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Guy riemerse da un sogno confuso, ma non del tutto sgradevole. Ne ricordava solo pochi frammenti, ma gli sembrava che Marian e Allan fossero accanto a lui e che la loro presenza riuscisse ad allontanare per un po' il dolore che gli stringeva lo stomaco.
Si girò su un fianco con un sospiro e si sforzò di aprire gli occhi, ritrovandosi a fissare il volto della guaritrice.
- Sei ancora qui… - Disse debolmente e la donna lo guardò.
- E tu sei ancora su questo mondo, dovresti essermi grato. - Matilda scostò le coperte e gli appoggiò una mano sullo stomaco, premendo un po'. - Fa ancora male, oggi?
Guy sussultò nel sentirsi toccare dalla guaritrice, ricordando che la prima volta che Matilda lo aveva esaminato in quel modo il dolore era stato tanto intenso da farlo piangere. Ma in quel momento non sentiva dolore, solo un senso di fastidio e un leggero indolenzimento.
- No, non tanto. - Si rese conto del significato delle parole della donna e la fissò. - Oggi?
- Hai dormito per tre giorni.
- Tre giorni?
- Già, anche se non mi sembri ancora troppo sveglio. Ma poteva andarti decisamente peggio considerando il gesto idiota che hai fatto.
Guy la fissò, cercando di apparire minaccioso.
- Se ne parli a qualcuno sei morta.
Matilda lo guardò per un attimo, poi gli allungò uno scapaccione, abbastanza forte da farlo sussultare.
- Senti un po', specie di cane rognoso, se non fosse per me, tu saresti morto. O perlomeno saresti ancora a contorcerti dal dolore, frignando come una ragazzina, quindi sai cosa puoi farci con le tue minacce? E ora tirati un po' su e bevi questo.
La guaritrice lo afferrò per le spalle e lo aiutò a mettersi quasi seduto, sistemandogli altri cuscini dietro la schiena per sostenerlo, poi gli mise in mano una ciotola con dentro una piccola dose di un liquido che odorava di erbe.
- Cos'è? - Chiese Guy, diffidente, scegliendo di ignorare lo schiaffo e le parole dure di Matilda.
- La stessa medicina che hai preso per tre giorni e che ti ha fatto migliorare. Se non la vuoi, peggio per te, se preferisci soffrire non piangerò di certo per te.
Gisborne la guardò male, ma bevve cautamente l'infuso. Si aspettava di trovarlo disgustoso, ma il sapore era più gradevole di quello che pensava e il suo calore lo fece sentire meglio.
Matilda annuì, soddisfatta.
- Allora anche uno come te può essere ragionevole ogni tanto. Ma mi piacerebbe sapere perché lo hai fatto.
Guy rimase ostinatamente in silenzio.
- Va bene, non dirmi nulla, ma i tuoi amici vorranno una spiegazione.
Gisborne alzò la testa di scatto per guardarla e Matilda lo vide impallidire.
- A chi lo hai detto?!
- A lady Marian e ad Allan.
Guy si rilassò appena.
- Non parlarne a nessun altro. - Fece una pausa, impacciato. - Per favore.
- Non credevo che il cane da guardia dello sceriffo fosse capace di chiedere le cose per favore.
- È una questione di vita o di morte. - Disse Guy, serio e Matilda si rese conto che doveva essere spaventato.
- A chi dovrei dirlo? - Chiese, alzando le spalle. - Grazie al tuo sceriffo sono costretta a nascondermi nella foresta.
Guy non disse nulla, a disagio e Matilda decise di avere pietà di lui.
- Se ti preoccupa tanto non lo dirò. - Disse seccamente. - Ti senti abbastanza bene per mangiare qualcosa?
Guy chiuse gli occhi, appoggiandosi ai cuscini con un piccolo sospiro.
- Non lo so. Mi sento debole.
Matilda gli concesse uno sguardo compassionevole. Dalla vita si era sempre aspettata di tutto, ma non avrebbe mai potuto immaginare di ritrovarsi a provare pietà proprio per Gisborne.
- Non mi sorprende, ma se riesci a mangiare qualcosa ti sentirai meglio.
Guy non le rispose e Matilda vide che si era riaddormentato.
Raccolse le boccette dei medicinali che aveva appoggiato sul tavolo e mise via quelle che non servivano più, poi uscì dalla stanza di Guy appena in tempo per vedere Marian che arrivava.
La ragazza era seria e sembrava piuttosto giù di morale, ma quando vide Matilda, accelerò il passo per raggiungerla.
- Come sta?
La guaritrice fece un sorrisetto un po' maligno.
- Abbastanza bene per parlare e forse lo preferivo mentre era privo di conoscenza. Adesso si è riaddormentato, ma quando si sveglierà potete provare a dargli un po' di pane e una ciotola di brodo, se se la sente di mangiare.
Marian annuì, pensierosa.
- Ha detto qualcosa… - Iniziò, incerta, e si fermò, senza sapere come proseguire.
- Vuoi sapere perché lo ha fatto?
Marian annuì timidamente.
- Gliel'ho chiesto, ma non vuole dire nulla, più ostinato di un mulo. Anzi, sembrava piuttosto preoccupato che potessi parlarne a qualcun altro. Cosa avete detto alla gente?
- Che Guy è malato e che la guaritrice ha consigliato di tenerlo isolato per evitare il contagio. Solo un paio di servitori fidati possono entrare nei suoi alloggi oltre a me e Allan e solo per il tempo strettamente necessario.
Matilda annuì, poi salutò la ragazza e si allontanò, ansiosa come sempre di tornare al suo rifugio sicuro nella foresta.
Marian esitò davanti alla porta della stanza. Lei e Allan avevano vegliato Guy in quei tre giorni e vederlo così debole e completamente dipendente dalle loro cure l'aveva colpita più di quanto non avrebbe potuto immaginare.
Gisborne era sempre stato forte e attivo, pronto a obbedire agli ordini dello sceriffo senza mai mostrare stanchezza e lei non ricordava di averlo mai visto malato. Anche quelle volte in cui aveva riportato qualche ferita era sempre tornato al lavoro il prima possibile, trovando la forza di sopportare dolore e disagi senza darlo a vedere.
Ora invece stava tanto male che in quei giorni aveva ripreso conoscenza solo di tanto in tanto e sempre in maniera parziale, senza essere abbastanza lucido da poter spiegare il motivo del suo gesto.
È colpa mia.
Marian ne era convinta e i sensi di colpa non smettevano di tormentarla.
Fece un sospiro ed entrò nella stanza.
Guy era a letto, e non era steso come gli altri giorni, ma quasi seduto, con la schiena appoggiata ai cuscini. Marian notò con sollievo che era ancora addormentato e sedette in silenzio su una sedia vicino al camino, non troppo distante dal letto.
Rimase in silenzio a osservarlo, sentendosi sempre più infelice.
Guy era pallido e il suo viso rilassato nel sonno gli dava un'aria innocente che su di lui era quasi assurda. Guy di Gisborne era il braccio destro dello sceriffo e ai suoi ordini aveva commesso azioni ignobili, poteva essere chiamato in molti modi, ma di certo non innocente.
Eppure nel vederlo così vulnerabile, Marian aveva l'impressione di essere lei quella più colpevole.
Aveva davvero tentato di uccidersi per il suo rifiuto? Erano state le sue parole a spingerlo a ridursi così?
Per anni lo aveva ingannato senza troppi scrupoli, usando i sentimenti che Guy aveva per lei per aiutare Robin e contrastare i piani dello sceriffo e solo da poco aveva scoperto quanto fossero forti e sinceri quei sentimenti. Gisborne era tornato a morire al suo fianco in una Nottingham assediata e le aveva salvato la vita anche dopo aver scoperto che lei era il Guardiano Notturno che l'aveva intralciato e umiliato così spesso.
Era stato allora che Marian aveva capito di non poter continuare a mentirgli e gli aveva detto la verità su lei e Robin. Aveva voluto essere sincera con lui, eppure a cosa avevano portato quelle buone intenzioni?
Guy era quasi morto e lei aveva l'impressione di avergli affondato un coltello nel cuore.
Pensò a Robin, che ormai doveva essere partito senza di lei.
Era stata determinata a seguirlo, ad aiutarlo a proteggere il re, ma non lo aveva fatto.
Robin voleva che restasse al castello, avrebbe fatto di tutto per impedirle di partire con lui e dopo aver visto le condizioni di Guy, Marian vi aveva rinunciato.
Come poteva abbandonare alle sole cure di Allan un uomo che aveva tentato di togliersi la vita a causa sua?
Se fosse partita, lo sapeva, il senso di colpa l'avrebbe torturata, rimanendo invece era divorata dall'ansia per Robin.
Aveva pregato che Robin riuscisse a raggiungere lo sceriffo per fermarlo prima della partenza della nave, ma ancora non erano giunte notizie da parte sua. Forse era troppo tardi e lei avrebbe dovuto aspettare mesi prima di conoscere la sorte del suo promesso sposo.
La porta si aprì e uno dei due servitori che avevano il permesso di accedere agli alloggi di Guy entrò nella stanza. L'uomo portava un vassoio con sopra alcune fette di pane e una ciotola di brodo caldo ed entrò in fretta, lo appoggiò sul tavolo con malagrazia e andò via altrettanto velocemente, chiaramente timoroso di poter essere contagiato. Uscendo, si sbatté la porta alle spalle e il rumore fece svegliare Guy con un sussulto.
Marian si ritrovò a fissarlo e vide lo stupore negli occhi del cavaliere.
Abbassò lo sguardo, arrossendo, senza sapere cosa dirgli.
- Marian…
La ragazza colse l'esitazione nella sua voce e si azzardò a guardarlo. Guy sembrava stupito per la sua presenza e imbarazzato quanto lei.
- Perché sei qui? Non… non dovresti vedermi così.
Marian si ritrovò con gli occhi lucidi all'improvviso.
- Stai male per colpa mia, è giusto che ti aiuti come posso.
Guy aggrottò le ciglia.
- Per colpa tua? Perché dovrebbe essere colpa tua?
Marian si sentì arrossire ancora di più.
- Matilda me lo ha detto.
- Cosa?
- Del veleno.
Guy la fissò.
- E credi che abbia cercato di uccidermi perché hai preferito Hood a me? Di' un po', Marian, non credi di essere un po' presuntuosa?
La ragazza sussultò a quelle parole dure e si azzardò ad alzare gli occhi su di lui, ma Guy non sembrava in collera e le rivolse un sorriso ironico, ma un po' triste.
- Non nego che sia stato un duro colpo. Conosci i miei sentimenti e li hai calpestati, ma almeno devo riconoscere che sei stata sincera. Mi hai ferito? Sì, lo hai fatto. Ma non ho cercato di togliermi la vita per questo, anzi, tutto il contrario.
- Ma ti sei avvelenato! Perché lo hai fatto?
Guy la fissò, allarmato e le fece cenno di abbassare la voce.
- Non dirlo! Non ripeterlo più ad alta voce. Vieni più vicina e ti spiegherò perché l'ho fatto, ma se lo dirai a qualcuno, allora sì che potrai dire di avermi ucciso con le tue mani.
Marian si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto. Guy le fece cenno di sedersi sul bordo e la ragazza obbedì, un po' esitante.
Era molto vicina a Guy, troppo, ma il cavaliere sembrava talmente debole da non rappresentare una minaccia.
- Finché non me lo hai detto così chiaramente, speravo di poter conquistare il tuo affetto, credevo che alla fine avresti accettato di sposarmi e per questo dovevo riuscire a ottenere la possibilità di offrirti la vita che meriti. Ho perso quasi tutto ciò che avevo messo da parte in tutti questi anni al servizio dello sceriffo, perciò dovevo ricominciare da capo.
Marian arrossì pensando che era stata lei a derubarlo della maggior parte dei suoi averi. Quel denaro era stato distribuito ai poveri e lei non si era mai soffermata a pensare più di tanto al danno che aveva inflitto a Guy.
- Mi dispiace…
Guy fece un cenno come per dire che non aveva più importanza.
- Lo sceriffo sapeva ciò che desideravo e ha iniziato a coinvolgermi nei suoi complotti politici. C'era questa missione che mi avrebbe dato la possibilità di ottenere tutte le ricchezze che mi servivano. Avrei dovuto fare solo una cosa per Vaisey e poi sarei stato libero e ricco, avrei potuto offrirti una casa e una vita agiata e sicura. Ho accettato, anche se era un compito molto rischioso e decisamente sgradevole, ma mi dicevo che lo avrei fatto per te, che dopo aver fatto quella cosa avremmo potuto sposarci e passare il resto della vita in pace.
- E poi io ti ho detto di Robin.
Guy annuì.
- Hai fatto crollare ogni progetto e speranza che potessi avere… Restava solo l'impegno che avevo preso con lo sceriffo e sapevo che non avrei potuto tirarmi indietro in alcun modo. Se gli avessi detto che non volevo più farlo, mi avrebbe fatto impiccare sicuramente.
Marian comprese all'improvviso.
- Ma se stavi male non avrebbe potuto incolparti! Per questo hai preso il veleno!
- Già, anche se temo di aver calcolato male le dosi. Doveva essere convincente, Vaisey avrebbe capito se avessi finto, ma non pensavo che sarei stato così male.
- Allan pensava che saresti morto.
- L'ho temuto anche io, credimi.
Guy le rivolse un piccolo sorriso e Marian si ritrovò a rispondergli nello stesso modo.
- Ora ti senti meglio?
- Non mi sto contorcendo dal dolore, quindi direi di sì.
- Te la senti di mangiare qualcosa?
- Matilda ha detto che dovrei provarci.
Marian si alzò per prendere il vassoio col cibo e glielo mise in grembo con delicatezza.
Guy prese un pezzo di pane e lo guardò per qualche istante prima di decidersi a staccarne un piccolo morso. Masticò cautamente, temendo che la nausea potesse tornare, ma si accorse che invece aveva fame.
- Guy? - Chiese la ragazza dopo un po' e Gisborne la guardò. - Cosa dovevi fare per lo sceriffo? Era una cosa così terribile?
Il cavaliere chinò lo sguardo, arrossendo.
- Voleva che uccidessi il re.
   
 
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