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Autore: Liris    31/03/2009    4 recensioni
-Neh, signore….-
Una pausa silenziosa
-Non sono più “Signor Fantasma?”-
Un piccolo cenno negativo con la testa bionda.
-Mi piaceva l’idea…-
Occhietti di miele, perplessi e puntati sul volto del più grande.
-Devo chiamarla così?-
Piccola risatina da parte del maggiore.
Nessuna risposta dopo, da parte di entrambi.

Una fanfiction dai tratti malinconici e romantici, su qualcosa che non dovrebbe esistere fra due esseri così diversi ma così uguali..
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il desiderio della Lussuria
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Malinconico, dark e romantico (è da intendere non da carie v.v')
Raiting: Giallo






-Il desiderio della Lussuria-




-Incontro d‘Ombre-






Il gradevole turbinio di sensazioni che scivolavano sulla mia pelle, mentre l’ennesima missione di routine veniva portata a termine, mi rendevano ancora più piacevoli quelle piccole ore.
Erano come brividi caldi che mi solleticavano l’intero corpo e donavano alla mia coscienza sporca un ennesimo punto di favore.

Sporca poi….che brutta parola.

Per quel che ne valeva, mi consideravo migliore, o meglio superiore a quegli insetti insignificanti che scivolavano a terra uno dopo l’altro senza un briciolo di esistenza in quelle espressioni terrorizzate.
Forse perché non ero a mia volta una persona normale
Magari non lo ero mai stato….
Chissà….
Di quel che posso ricordare della mia vita passata, era il piacere di contare il lento passaggio delle lancette del tempo sul quadrante della vita di ognuno dei miei uomini, e forse devo ammetterlo, anche della mia.

Lo faccio anche ora, con più lentezza e quasi contando i secondi sulla punta della lingua, in un sibilo maligno mentre l’ultimo fruscio di una gonna si interrompe con il tocco del pavimento da parte del corpo che la indossa.

1

2

3

È interessante come ogni più piccolo minuto sia scandito da questi veloci secondi che scivolano sulla pelle di ogni essere vivente.

Tranne noi

Comunque, tralasciando le mie inutili ciance, era una sera di inizio inverno come le altre: fredda, dal cielo terso e pieno di stelle luminose e un silenzio innaturale che circondava la piccola macchia d’alberi che stavo attraversando con tutta calma.
Un salto e poi un altro, elegante e perfetto come ogni volta
Come il passo notturno di un lupo, o il volo silenzioso di un gufo.
Magnifica sensazione per i miei muscoli ben fasciati dalla semplice camicia nera, e da quei pantaloni stracciati in più punti.
Di certo non perdevo il mio buon gusto….dovevo pur saper come adescare una preda, no?
Diciamo che dopo una piacevole serata a diminuire il numero di scocciatori sulla mia perfetta strada, avevo bisogno di una buona pausa
Me la meritavo dopotutto!


A quanto pare però, le cose dovevano andare diversamente.


Non so esattamente se la avvertii prima con i miei sensi ben sviluppati, quella presenza strana e fuori luogo a quell’ora di notte, o furono un paio di occhi dorati a farmi arrestare sul ramo lì davanti a me.
Forse entrambe le cose, chi può dirlo.
So soltanto che rimasi abbastanza perplesso, all’inizio, da quel piccolo ostacolo sul mio momento di relax: di certo non si vedeva tanto spesso un bambino rannicchiato contro il tronco di un albero e perfettamente in equilibrio su uno dei suoi grandi rami, a qualche metro da terra.

-Scusi signor fantasma…..-

Dire che la mia perplessità crebbe è poco…
Certo, ai suoi occhi dovevo essere apparso così: uno che si mette a saltellare aggraziatamente da un albero all’altro, di notte e senza nessun timore di cadere e sfracellarsi sul suolo….
-Ti sembro uno spirito, moccioso?-
La mia voce era uscita con un timbro alquanto altezzoso e derisorio
Era un mio fattore di natura; pensavo tantissimo prima di parlare, se avevo davanti a me una persona adulta e consapevole, una con cui potevi farci un ottima chiacchierata o un monologo prima di prenderle la vita

Con i bambini invece non ci perdevo neanche tanto.
Anzi….sinceramente con i pargoli non parlavo proprio: mi limitavo a farli fuori in un colpo veloce e mortale che spenderci parole inutili e sprecate.

Forse fu la sua reazione a lasciarmi spiazzato.

Con tutta la foga di questo mondo, quasi scivolando dalla posizione rannicchiata in cui era, mi sparò a raffica tutta la sua indignazione per come l’avevo paragonato ad una fogliolina minuscola e raggrinzita.
E ne aveva da tirar fuori di fiato, il piccoletto!
Io, con le mani sui fianchi e la testa leggermente inclinata su un lato, in piedi sul ramo leggermente più in alto di lui, rimanevo sorpreso di quella reazione esagerata.
Di sicuro io non avevo detto tutta quella roba nei suoi confronti….ne ero sicuro..

Sbuffò leggermente, lasciando che una nuvoletta di condensa si dissolvesse in una frazione di secondo, mentre tornava ad abbracciarsi le gambe piegate contro il petto.
Forse fu quel suo comportamento scontroso e per nulla intimorito, anche in una situazione alquanto fuori dal normale, che mi fece piegare sulle ginocchia rimanendo così perfettamente in equilibrio con le punte degli stivali, sul ramo.

Il silenzio ci circondava completamente: né un gufo né altri rumori arrivarono alle nostre orecchie, come se fossimo gli unici esseri viventi in quella foresta dormiente.
Quando si girò a lanciarmi uno sguardo carico di indecisione mi sembrò quasi di sentire uscire dalle piccole labbra la domanda che mi pose invece solo pochi minuti dopo.
Quel miele caldo che erano le sue iridi sembrava davvero riuscire ad esprimere più delle parole.
-Cosa ci fai qui?-
Sul mio viso apparve un sorrisino derisorio.
Uno di quelli che sembrano volerti prendere in giro senza bisogno di altro.
-Forse questo dovrei chiedertelo io, sai?- dissi tranquillo, appoggiando i gomiti sulle mie gambe in modo da posare il mento sulle mani congiunte e coperte dai guanti neri. -È un po’ tardi per girare nel bosco con questo freddo poi…su un albero- finì con noncuranza.
Quegli occhietti sembravano scrutarmi con tranquillità, come se fossi un conoscente.

Era rimasto in silenzio dopo le mie parole, riportando lo sguardo perso davanti a se, come se fosse intriso in una qualche riflessione profonda.
Il che mi faceva ridere in parte…
Era un bambino di, quanto? Nove, dieci anni?
Di sicuro non potevo neanche aspettarmi una qualche risposta sensata o calcolata, tipo “Stavo giocando e mi sono perso“ o “ho inseguito una volpe e non riesco a ritrovare il sentiero“.

Il mio secondo errore, forse.

-Volevo lasciare un po’ di tempo ai miei genitori…- mormorò questo, rimanendo fermo con lo sguardo avanti a se, mentre le braccia stringevano con un po’ più forza le gambe piegate.
-Del tempo?- chiesi perplesso, sia perché come un idiota stavo ascoltando quel mocciosetto che aveva fermato il mio momento di pace, e sia per le sue parole.
-Mia madre mi vede come il fratello maggiore, quello che deve proteggere il più piccolo e stargli sempre dietro…- proseguiva piano, dosando le parole come un adulto, quasi come se lo fosse davvero. -…non ho nulla da ridire su questo, ma….a volte forse ho bisogno anche io di quell’affetto e quelle attenzioni che sono solo di Alphonse..- finì, lasciandosi andare le gambe per guardarsi le mani.

Lo guardai incuriosito, appoggiando ora la guancia destra sulla mano chiusa a pugno, mentre l’altra era lasciata libera sulla gamba.
Era curioso quel bimbetto, tanto che non mi importava perdere qualche minuto insignificante della mia immortale esistenza per stare li a sentirlo parlare come un adulto.
D’altro canto, con il freddo che c’era, che a me scivolava sulla pelle senza toccarmi fisicamente, quel corpicino così debole non avrebbe retto fino al sorgere del sole che sarebbe avvenuto molto….molto tardi.

-Dunque…ti sei allontanato da casa per questo motivo? È un po’ infantile, non credi?- domandai così a mia volta, tanto per scambiare qualche chiacchiera e passare il tempo.
-Ho sempre nove anni. Non ho voluto io finire in questa situazione…- borbottò, puntandomi così di nuovo quei profondi occhi di miele sul mio viso freddo e impassibile.
-Cioè non volevi perderti?-
Annuì lentamente, prendendo una mano nell’altra, senza staccare gli occhi dai miei. -Hm…e perché sei su un albero?- beh, il mio quesito era anche abbastanza normale..
Che diamine ci faceva un bambino persosi in quella macchia d’alberi su uno di questi, invece di essere giu, a terra urlando e piangendo?

Forse l’avevo capito la prima volta che mi aveva fissato con quegli occhi dorati, che non era uno stupido bamboccio.

Uno di quelli che se cade e si sbuccia un ginocchio inizia a piangere, o se si perde corre da un estremo all’altro per cercare un appiglio o una speranza di salvezza.
Prendendo ora esempio….stava tranquillamente accucciato a parlare con un perfetto sconosciuto, peggiore di un malvivente comune.
Eppure era tranquillo, o almeno in apparenza.
Sentivo il leggero timore di rimanere lì, da solo, ora sopito dalla mia presenza.
-Mio padre dice sempre che è meglio stare in alto, quando ci si perde..- disse tornando a guardarsi le mani ora leggermente rosse.

Annuendo guardai in alto per osservare piccoli fiocchi candidi di diverse dimensioni scivolare giù da quel cielo coperto di nuvole a macchie.
La luna si vedeva e non, giocando dietro a quelle masse cariche di neve, illuminando con i suoi raggi a tratti la mia pelle e quella testolina bionda poco più sotto di me.
-Comincia a nevicare..- dissi solamente, tirandomi su in piedi e portando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Il bambino aveva alzato il viso anche lui, osservando quei fiocchi scivolare lenti ed elegantemente fino a posarsi sulle sue guance leggermente imporporate mentre il mio sguardo si posava di nuovo su di lui.
Mi chiesi solo allora perché mi aveva rivolto la parola per primo.
Forse era una cosa così ovvia….una domanda tanto stupida che aveva abbandonato il presupposto di formularla a parole.

Ma io volevo saperla.

E la cosa non mi meravigliò più di tanto….
Così glie lo chiesi, senza aspettare altri minuti, mentre piccole nuvolette che si dissolsero con un minimo soffio di brezza notturna, uscivano dalle sue labbra.
La risposta però non era quella che mi aspettavo…

-Pensavo fossi venuto a prendermi…-

Decisamente non era quella che credevo io…

L’aveva detto in maniera naturale, quasi elementare per una persona normale il cui significato poteva essere inteso solo in un modo….
Ma per me no.
Era qualcosa che mi lasciò parecchi minuti in silenzio, a pensare, mentre quegli occhietti dorati si spostavano da me alla luna e infine alle sue piccole mani.
Erano rosse e leggermente screpolate, il che mi fece ora sedere sul ramo dove stavo io, porgendogli una mano guantata.
-Fammi vedere..-

Non so perché volevo poter stringere per un momento quella piccola mano nella mia, controllandola meglio da vicino.
Non sapevo esattamente cosa mi passava per la testa.
All’inizio era più un modo per passare il tempo, contando silenziosamente i piccoli battiti dei minuti che passavano, come il piccolo e calmo battito del cuore del bambino che mi stava accanto.
Pregustavo il momento in cui il visino liscio e delicato fosse stato attraversato dal brivido della consapevolezza e l’ora in cui le piccole lacrime, che sarebbero scivolate silenziose come scie invisibili ad altri occhi, avrebbero annunciato il momento finale.
Infine lo spegnersi di quell’oro colato e il fermarsi del respiro sotto forma di nuvole di condensa.
Una morta lenta e dolce per certi versi.

Per me un modo come un altro per vedere un inutile vita spegnersi sotto l’inevitabile.

In quel momento però…dopo quelle poche parole scambiateci più per semplice cortesia che per altro…
L’idea che uno spirito così diverso dagli altri lasciasse davanti ai miei occhi quel mortale corpo di bimbo….


….mi dava fastidio…


Mi procurava un terribile senso di vuoto
Forse era per mio interesse personale..oppure per una volta volevo provare qualcosa di nuovo.
D’altronde la mia vita era dritta e piena di piacevoli divertimenti e semplici e meravigliose pazzie.
Ma ferma.

Si tirò su il bambino, stando attendo a non scivolare sul ramo leggermente bagnato da quei piccoli fiocchi di neve che vi erano caduti sopra.
Lo notai subito, come se potesse sfuggirmi una cosa così facile da individuare, mentre si avvicinava a me e posava la sua mano sulla mia.
Tiratolo su senza problemi, lo feci sedere di fianco a me, mentre davo un occhiata alle piccole dita rosse, screpolate e tremanti.
-Ti bruciano, non è vero?- domandai, rigirandole attentamente e vedendo con la coda nell’occhio che annuiva impercettibilmente.
-Sono bruciate dal freddo..- mormorai, sbuffando piano, guardando poi giù il terreno a distanza di qualche metro da dove eravamo noi.
-Il freddo brucia?- domandò ora lui perplesso mentre alzava un sopracciglio -mi prendi in giro?- continuò scettico mentre io ridacchiavo.
-Fidati-
-Sei uno sconosciuto. Mica posso fidarmi di uno che non conosco-

Per la prima volta in…quanti anni?….non so dirlo ora, sentii la mia stessa risata dal timbro diverso: era sincera e divertita.
Da quanto non ridevo più così genuinamente?
-Non è un po’ troppo tardi per farti venire certi complessi?- chiesi io, guardandolo obliquamente e notando nel suo faccino stanco un mezzo sorriso.

Beh…davvero da raccontare: io, proprio io che me la ridevo bellamente con un bambino di nove anni, disperso nella foresta sotto una leggera nevicata.
Anzi, meglio di no.
Ci avrei solo perso la faccia con i miei fratelli….e quello più invidioso mi avrebbe trapanato la testa fino alla fine dei miei giorni, (e quindi mai) con questa storia.
Tenni la sua mano destra fra le mie, concentrandomi di poco, mentre sentivo quel piacevole tepore attraversare il mio corpo fittizio e scivolare su quella pelle leggermente rovinata.
Sentii lo sguardo sorpreso del bambino, conscio troppo ovviamente che quel calore non era naturale.
-Un po’ di sollievo, no?- feci, sistemando anche l’altra mano.
Annuì ancora piano, guardandomi poi negli occhi.
-Tu non hai freddo?- domandò puntandomi un dito in direzione del petto.

Ah già….dovevo parer un po’ strano con solo quella giacca addosso e il petto completamente nudo.

Sorrisi posandogli una mano sulla zazzera bionda, mentre lo facevo di nuovo sedere, questa volta accanto a me.
Sentivo il suo respiro lento e il suo corpo rimanere fermo ed eretto, anche se il freddo ormai si faceva sentire. -È da lodare il fatto che sei riuscito a salire fin qua su con il piede ridotto così…- buttai fuori una piccola nuvola di fumo, sentendo il suo sguardo addosso anche se i miei occhi erano puntati in avanti in quella fitta di rami e alberi dormienti.
Si stava di certo chiedendo due cose: quando mi ero acceso quella sigaretta che con tranquillità e quasi senza una reale voglia di aspirare e buttar fuori il fumo, tenevo fra le labbra…

….e come mi ero accorto che il suo piede sinistro aveva un po’ di problemi.

Una storta, o una semplice caduta avevano causato un lieve ma in quella situazione non rassicurante problema.
-Sono bravo ad arrampicarmi…- sussurrò abbracciandosi ancora le gambe portate al petto piegate.
-Hm…- feci soltanto io a mia volta, poggiando entrambe le mani ai lati e tenendo così il mio busto leggermente inarcato.

I minuti correvano lenti e ingannatori in quella silenziosa notte.
Sentivo il freddo intensificarsi mano a mano che la neve scivolava dal cielo, ricoprendo leggermente quella testolina bionda accanto a me di un leggero velo candido ma lasciando pulita invece la mia zazzera nera.
Odiavo avere i capelli bagnati fradici…
Odiavo tante cose
E ne amavo poche.
Davvero poche.

Nel momento in cui presi dalle mia labbra con la mano destra la sigaretta fra due dita, sentì il leggero fruscio del corpicino del bambino scivolare fino a toccare le mie gambe.
Assottigliando lo sguardo, buttai fuori il fumo in un leggero soffio, mentre fissavo silenzioso la luna, sentendo il peso per nulla fastidioso del piccolo infreddolito e stanco.

-Ti stai pentendo della tua idea, …..hm..-
-Edward..- un sussurro lieve ma tranquillo.
Feci un piccolo cenno della testa, guardando ancora quella luna che scivolava silenziosa dietro alle nuvole e poi ricompariva subito dopo.
-Allora…ti stai pentendo della tua idea, Edward?- riformulai, senza abbassare lo sguardo.
Non passò molto tempo per la risposta.
-No…-

Una piccola smorfia mi comparve sulle labbra, mentre sussurravo un leggero “bene”

La notte era tranquilla, mentre la neve scendeva lenta...
….e una piccola vita scivolava nell’oblio…






Camminavo affondando con qualche centimetro di stivale nella neve, con passo per nulla veloce e sguardo al cielo.
Sbuffai in maniera scocciata per quella perdita di tempo, mentre la sigaretta ormai consumata venne corrosa da una piccola fiammella che avevo creato.
Rimaneva solo il sapore di tabacco di quella nottata che avevo passato con una piccola vita.
Con la luna che pian piano scemava, lasciando il posto ai tenui raggi del sole nascente, mi fermai girandomi verso un punto non troppo lontano.
Una piccola casa, costruita su una tenue collina e vicino ad un grande e robusto albero dormiente.

E li potevo come vedere, quegli occhietti dorati che mi osservavano, mentre il piccolo corpo era stretto a quello del padre piangente.
Quella manina leggermente arrossata che si alzava di poco e mi salutava in silenzio.

Buttai fuori un po’ di fiato, scocciato, rilasciando una lieve nuvola di condensa mattutina, mentre riprendevo il mio cammino prima che le tenebre sparissero del tutto.
Ero un ombra fuggiasca che doveva scivolare con le altre da quel mondo di luce.







-Neh, signore….-
Una pausa silenziosa
-Non sono più “Signor Fantasma?”-
Un piccolo cenno negativo con la testa bionda.
-Mi piaceva l’idea…-
Occhietti di miele, perplessi e puntati sul volto del più grande.
-Devo chiamarla così?-
Piccola risatina da parte del maggiore.

Nessuna risposta dopo, da parte di entrambi.












Ora che osservo la piccola cittadina dall’alto di un lampione rotto ridacchio al pensiero di questo ricordo.
Anche quel giorno c’era la neve e faceva freddo
Però qualcosa sembrava riscaldare quest’anima fatta di tenebra e fiamme
Un fuoco diverso e attraente.

Che sbadato…non mi sono presentato del tutto alla fine.

Questa è la mia personale esistenza che condividerò con voi


Piacere, sono Lust


E sono un Homunculus.











Note d‘Autrice:

Waaaaaa *---*
E tornò dal baratro oscuro in cui era precipitata XDD
Oh, bene A___A sono infognata con l’altra ficciola a capitoli [Away From the Sun] di cui il capitolo è quasi pronto v.v’’’’ ma questa nuova idea che mi è balzata in testa mi ha completamente trascinato v.v
Lust…..beh, è un personaggio che ho plasmato in tre One-shot collegate fra loro [Lust and Pride, Lust: The Natural Vice, Pride: The Virtue of Unhappy ] che alla fine ho pensato di riprendere portandolo in una nuova ficciola totalmente diversa ^^
Non potevo abbandonare questo bel pg nel dimenticatoio XD

Dunque, eccomi v.v sperando che questa malsana idea non mi faccia uscire pazza XD per come deve svilupparsi, e sperando che possa interessare i cari lettori *.*

Come si capisce, il Pov è di Lust, anche se credo che verso la fine qualcosa di Edward si vedrà *faccina pensosa* cmq non dovrebbe essere di molti capitoli….spero o.o’ ehm….sapete che di solito le ficciole a me sfuggono completamente di mano ç__ç (muahauhaua *.* n.d.Lust)( <__< ……n.d.me)

Per quanto riguarda la frase “Pensavo fossi venuto a prendermi”….beh v.v può essere intesa in due modi, e forse è proprio per questo punto che il nostro Lust è rimasto perplesso XD gnaaa +.+
Bene v.v ho detto tutto ^^ vi lassio miei cari ^^ e alla prossima!
   
 
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