in my dreams, in my dreams
it's the end of the world
and you've come back to me”
[The last day on earth – Kate Miller-Heidke]
Quindi
è così che finisce, per Daryl Dixon: in
ginocchio,
davanti a un figlio di puttana pronto a far calare sulla mia testa
una mazza da baseball decorata con filo spinato. Guardo dritto
davanti a me, ignorando le parole di sfottò che mi sta
rivolgendo Negan, e i vezzeggiamenti idioti alla sua Lucille
–
come cazzo si fa a dare un nome ad una mazza? Siamo
circondati dai suoi uomini, disposti a cerchio attorno a noi e per un
momento mi tornano in mente le risse che ingaggiavo quando ero un
ragazzino: io al centro e gli amici stronzi di Merle che assistevano
allo spettacolo e se lo godevano. Un po' come adesso.
La
mia famiglia mi guarda, impotente, costretta ad essere testimone
della mia fine. Scorro i loro volti uno ad uno: Rick, Glenn, Maggie,
Carl, Michonne. Nello stesso istante mi rendo conto che tutti loro
hanno un futuro da proteggere, delle famiglie da mandare avanti
–
Rick, Michonne e Carl; Maggie, Glenn e il bambino che ancora deve
nascere – e penso che è giusto così. Io
non ho
così tanto da perdere.
Leggo
nei loro occhi lo shock, il dolore, l'indecisione se guardare il mio
cranio venire sfondato o no.
Glenn,
Michonne, Rick e suo figlio non interrompono il contatto visivo con
me, non lo farebbero nemmeno se gli cavassero gli occhi a tutti e
quattro. Lo so. Credo sia il loro modo per dirmi addio, visto che non
possono tenermi la mano o essermi fisicamente vicini fino alla fine.
Meglio così: non ho mai amato il contatto fisico. Mentre
Negan
continua a blaterare, sorrido ai miei quattro fratelli, leggendo
l'addio nei loro occhi grondanti di pianto.
Maggie
decide che è troppo, per lei, guardare il sottoscritto
morire:
mi osserva meno a lungo degli altri, con gli occhi annacquati e
così
uguali a quelli di sua sorella. Quando i singhiozzi arrivano a
scuoterla, abbassa lo sguardo e preme il mento contro il petto,
nascondendosi dietro i capelli che le ricadono sul viso. Spero solo che
non la costringano con la forza a guardarmi. Le mie cervella sparse
dappertutto non devono essere un bello spettacolo.
Cazzo. Cazzo. Che fine
di merda.
La calma mi abbandona e la
vista mi si annebbia per un attimo, per poi stabilizzarsi e mettere a
fuoco nuovamente Maggie: il mio cuore salta un battito, quando vedo
Beth, in piedi, dietro alla sorella che invece è in
ginocchio
come me. Se
non avessi le mani legate, mi stropiccerei gli occhi per assicurarmi
di non stare avendo una visione, cosa altamente probabile. Forse la
gente impazzisce e ha le allucinazioni, quando sta già con
un
piede dentro alla fossa.
Beth
continua a guardarmi, a sorridermi, ed io non posso far altro che
sentirmi frastornato. Mi dimentico totalmente che sto per morire di
una morte orribile. Vorrei parlarle, dirle qualcosa, ma sento che non
ce n'è bisogno. Visione o meno, finalmente, non devo
accontentarmi di guardarla attraverso i colori sbiaditi dei ricordi.
È
lì - reale o non reale non importa - davanti a me, vicina a
me.
Come se non fosse mai morta.
Come se non
l'avessimo mai seppellita.
Come se Beth fosse uscita dal Grady con le proprie gambe, e non col suo
corpo morto tra le mie braccia impotenti.
Beth,
provo a chiamarla, senza parlare per non far scoprire agli altri
quello che sto vedendo. Sto perdendo veramente la testa, se mi riduco a
provare a stabilire un contatto
telepatico con lei. Cazzo, sto
rasentando il ridicolo.
Signor
Dixon, mi risponde lei, ampliando il sorriso e avanzando di
qualche passo. Con un'occhiata veloce, mi accorgo che nessuno
l'ha
vista. Sono impazzito davvero, è ufficiale. Spero che
nessuno si accorga che
mi sto concentrando su qualcosa – o meglio, qualcuno
– di
invisibile.
Stai
bene?, le domando, cercando di ignorare il ricordo della sua
morte che si rifà vivo nella mia mente. Si inginocchia
davanti
a me e continua a sorridere, senza rispondermi. Gli
occhi di Beth guizzano in direzione di Negan, con urgenza, e capisco
che il bastardo sta per sferrare il colpo. Lei stringe tra le sue le
mie mani immobilizzate. È così reale che fa male.
Guarda
me, Daryl, prendi le mie mani. Staremo bene, te lo prometto.
Io
le sorrido debolmente e penso che quell'ultima, imminente sferzata di
dolore la posso sopportare, perché c'è lei,
accanto a me, nel mio
ultimo giorno su questa terra.
Beth poggia la fronte contro la mia
nell'esatto istante in cui sento il fruscio di Lucille, mentre Negan la
fa oscillare all'indietro per caricare il colpo.
Uno
schiocco secco, un dolore ineguagliabile, il sapore del sangue sulla
lingua e poi
il buio.
. . .
Apro
gli occhi di soprassalto, interdetto; il primo gesto che mi viene
istintivo è quello di toccarmi il capo, non senza un certo
timore, aspettandomi di trovarlo maciullato: niente di tutto
ciò.
La mia testa è a posto e la cosa mi sorprende non poco.
Abbasso le braccia, che vanno a finire su un paio di braccioli e mi
accorgo di essere seduto su una poltrona. Mi guardo attorno, confuso
e mi ci vuole un po' a capire che mi ritrovo nel capanno in cui mi
ero rifugiato assieme a Beth: è intatto, ancora in piedi,
come se non l'avessimo mai bruciato. Pensare al suo nome mi fa
tornare in mente la visione che ho avuto di lei, Negan che mi
colpisce con la mazza da baseball, la mia morte. Mi alzo e decido di
cercarla.
«Beth!»,
la chiamo, guardandomi intorno mentre mi avvicino alla
porta.
Quando la apro, mi ritrovo davanti ad un paesaggio che non è
lo stesso che mi aspettavo, visto il luogo: la baracca non è
circondata dai boschi, ma dà su un prato vastissimo del
quale
non riesco a scorgere la fine, perché si estende oltre
l'orizzonte; l'erba è verde e ondeggiante, in alcuni punti
è
pieno di fiori; l'aria è calda e il cielo è
terso.
Nessun vagante in giro, nessuna persona pronta a
uccidermi.
«Ce
l'hai fatta a raggiungermi»,
dice una voce proveniente dalla mia destra: Beth è seduta
sotto al portico e mi guarda, con un sorriso angelico stampato in
volto. Si alza dalla sedia a dondolo e si avvicina a me, che continuo
a fissarla incredulo.
«Dove
siamo?», chiedo, confuso. Lei mi prende inaspettatamente per
mano e mi fa sedere al suo fianco sull'erba della radura, all'ombra di
un albero di quercia, allungando
le gambe sottili e reggendosi sulle braccia.
«La
mia risposta sarebbe troppo religiosa e inverosimile per il razionale
Daryl Dixon», risponde divertita, riversando la testa
all'indietro per godersi la brezza leggera che soffia all'ombra di quell'albero. La osservo
bene, e noto che tutte le cicatrici che aveva sul volto – il
taglio sulla guancia, la ferita della pallottola – sono
sparite.
Forse sto sognando... è tutto così surreale.
«Paradiso»,
dico, con tono scettico, scatenando in Beth una risata leggera. Non so
se mi risulta più improbabile il pensiero che esista davvero
o
che uno come me si meriti di trovarsi lì.
«Paradiso,
eden, aldilà... Non so quale sia il nome di questo posto. So
solo che, da quando sono qui, non ho più provato
dolore, tristezza, sofferenza. C'è solo una gran pace,
sempre», sussurra con la voce piena di serenità.
Chiude
gli occhi e, prendendomi alla sprovvista, si stende sull'erba e
appoggia la testa sulla mia coscia. Tutti i suoi
gesti che, dall'altra
parte, mi avrebbero fatto irrigidire o sentire
a disagio, qui risultano del tutto naturali.
«Sono
morto», mi esce dalle labbra, e non è una domanda.
Beth
apre gli occhi e mi osserva dal basso, cercando di farmi coraggio con
un sorriso. «Il tuo corpo soltanto. La tua anima, tu
stesso,
vivete ancora».
Le
prendo una ciocca di capelli lunghi e biondi tra le dita e inizio a
giocherellarci. Mi verrebbe da stupirmi per quel gesto, per nulla da
me, che sono sempre stato lo schivo e scostante Daryl Dixon; ma dopo
quello che mi ha appena spiegato Beth, realizzo improvvisamente che
il mio animo è diventato più sereno, in quel
posto.
Merle,
mio padre alcolizzato, mia madre assente, le persone che ho perduto, la
morte, la sofferenza mia e della mia famiglia, i vaganti, la
distruzione, la cattiveria umana, il pericolo,
le fughe, gli stenti, il Governatore, i cannibali, Dawn, i Salvatori,
Negan: tutto
sparito, tutto passato.
Sono libero.
Libero da tutte le amarezze, i dolori e esperienze negative che mi
hanno appesantito durante la mia vita terrena.
Ci siamo solo io,
Beth e la tranquillità assoluta, adesso.
«Non
dicevi che sarei stato l'ultimo sopravvissuto?», la provoco,
ghignando.
Beth
afferra la mia mano che sta giocando coi suoi capelli e
intreccia le nostre dita. «Mi sarebbe piaciuto, Daryl. Non
meritavi di morire così», sussurra, guardandomi
con gli
occhi colmi di qualcosa molto simile alla tristezza. Ma non
è
tristezza reale; non può esserci posto per i sentimenti negativi in
questo posto, lo sento. Lo so.
Mi
stringo nelle spalle. «Va tutto bene. Anzi, se mi avessero
detto che dopo la morte mi aspettava un luogo del genere, mi sarei
fatto ammazzare prima», scherzo.
Lei
mi lancia un'occhiataccia, ma poi si scioglie in una risata
cristallina. È così bella. «Sei un
idiota, Daryl
Dixon», mormora, costringendo il mio palmo contro la sua
guancia fresca.
«Lo
so, Beth Greene», asserisco, allontanandomi da lei e
stendendomi a mia volta sull'erba
morbida. Incrocio le braccia dietro la nuca e chiudo gli occhi,
godendomi il calore rassicurante che aleggia in quel luogo.
Beth, quasi subito, si stende al
mio fianco e capisco che mi sta osservando. Volto lo sguardo nella
sua direzione e mi accorgo che è più vicina di
quanto
pensassi. Ma va bene così, è bello. Mi sta
guardando coi suoi occhi verdi, quasi trasparenti, limpidi.
«Ti
sono mancata, Daryl Dixon?», chiede e, con una carezza che
vorrebbe essere casuale, mi scosta alcune ciocche di capelli che mi
ricadono sugli
occhi.
Ripenso alle parole che mi disse quella notte: "quanto ti mancherò
quando non ci sarò più, Daryl Dixon".
La ragazzina ci ha visto maledettamente lungo, negarlo non mi servirebbe a nulla. E poi mi
sta guardando come se lo sapesse già.
Certo che lo sa
già.
«Sì»,
dico, sinceramente. «Anzi, credo sia il momento
perfetto per
scusarmi», sussurro, voltandomi su un fianco per guardarla
meglio.
Beth
aggrotta le sopracciglia, perplessa. «Che stai
dicendo?».
«Per la tua morte, per averti persa di vista quella notte,
alla casa funeraria. Mi
dispiace, Beth. Non ho saputo proteggerti come avrei dovuto.
Io–».
Vorrei continuare, ma Beth mi appoggia una mano sulla guancia,
ammutolendomi.
«Non
sei cambiato, Daryl. Sempre ad addossarti la colpa per
tutto»,
dice rassegnata, sorridendomi dolcemente.
Le sorrido di rimando,
annuendo. Mi stendo di nuovo sulla schiena e lei si accoccola a me, con
la nuca nell'incavo della mia spalla e la mano sinistra a riposare sul
mio cuore. Rimaniamo in silenzio, mentre il sole che filtra tra le
fronde della quercia crea giochi di luce sui nostri corpi e attorno a
noi.
«Sono la prima persona che ritrovi qui?», domando,
osservando le foglie lussureggianti che dondolano sopra le nostre teste.
«Quando sono arrivata io c'era papà ad aspettarmi.
Ero nella nostra fattoria, sotto al portico, assieme a lui.
Le nostre anime sono libere adesso, Daryl. Possiamo andare dove
vogliamo», dice, e capisco che anche lei sta
sorridendo. Le
credo, accetto al cento percento quello che mi sta dicendo: non mi
importa di cercare la ragione, o trovare una spiegazione razionale a tutto
questo, perché va bene
così. È perfetto così.
Il pensiero che sia riuscita a rivedere Hershel mi fa sorridere.
«Sei tu che hai voluto portarmi qui?».
Lei annuisce, legando il suo sguardo al mio.
«Perché?», chiedo.
Una luce divertita le guizza negli
occhi. Si solleva issandosi su un gomito e appoggiandosi al mio petto,
poi mugugna: «mmmh-mmmh,
lo sai». Esattamente come ho fatto io, quella volta, nella
casa
del becchino. La signorina Greene mi sta bellamente
scimmiottando.
Alzo gli occhi al cielo, fingendomi
seccato. «Ah ah, davvero divertente».
«E tu perché hai cambiato idea?», mi
sfida con un
sorriso furbo, ripetendo la stessa identica domanda dalla quale sono
scappato.
La guardo, serio, cercando il modo per darle una risposta migliore di
quella che già le ho dato in passato. I suoi occhi
sono così vivi e lei è così bella che
il meglio che riesco a fare, l'unica cosa sensata che mi riesce
è cingerle la guancia con una mano e
attirarla a me. Non è per nulla sorpresa quando le nostre
labbra
si incontrano, anzi, è il suo sorriso che sto baciando. Il
mio cuore diventa più leggero di quanto già
fosse,
libero da ogni paura e paranoia che, lo sapevo, mi avrebbero torturato quando
ero vivo.
«Lo sai», le sussurro in risposta, cercando il suo sguardo con la fronte appoggiata alla sua.
«Mi piace di più se me lo dimostri così», ribatte, prendendomi il volto tra le mani e unendo nuovamente le nostre labbra.
«Ragazzina viziata», mormoro, invertendo le posizioni e baciandole il collo candido quando è stesa sull'erba.
«Per carità, Maggie mi avrebbe castra-», esclamo, prima che Beth mi zittisca con un altro bacio.
Ridiamo, insieme. La sua risata è musicale, piena di gioia, contagiosa; la mia è bassa e quasi non si sente.
Forse un giorno - o forse più tardi, non so quanto conti il tempo qui - imparerò a ridere come fa Beth. Riuscirò ad essere affettuoso e spontaneo come lei, smetterò di chiudermi in me stesso per nascondere i miei sentimenti.
Forse, o forse no. La cosa straordinaria, di cui sono sicuro al cento percento, è che a lei non importa. Lo capisco da come mi guarda, e so che a parti invertite per me sarebbe lo stesso, perché io la guardo nello stesso identico modo.
Decido di smettere di pensare a queste cose e mi godo il sole sul viso, la pace nel cuore e la compagnia dell'angelo che sto stringendo tra le mie braccia.
Smetto di pensare perché nulla ha più importanza, qui. Va tutto bene, adesso. Va tutto bene.
Io e Beth siamo insieme e staremo bene, e questa volta è per davvero.
Questa volta è per sempre.
Angolo autrice
(Quello che avete letto non è nulla di ufficiale e basato su spoiler fondati, ma è una semplice interpretazione personale e lavoro di fantasia ispirata ad alcuni rumors infondati che ho letto in giro per il web)
Dovete sapere che, spulciando i vari siti, ho letto un articolo (al 99% fasullo) che riporta che Beth potrebbe riapparire a Daryl (vittima di Negan) in punto di morte, cantando la cover di una canzone che - si è saputo pochi giorni fa - sarà nel finale. Questo scenario mi ha ossessionata da quando ha preso forma nella mia testa e non sono riuscita a trattenermi dal trascriverlo. Probabilmente Daryl è OOC, ma ho voluto, per una volta, descrivere un Daryl sereno che ha trovato la pace ed è libero da ogni amarezza che, per esempio, lo ha sempre reso restio al contatto fisico. So che è una cosa un po' strana, parlare di una specie di paradiso e cose del genere, ma la lettura di quell'articolo ha coinciso con la messa in onda del Gladiatore su Rete 4, la cui quarta visione (amo troppo quel film) mi ha ispirata ulteriormente.
La canzone che, a quanto pare, farà da sottofondo al finale di stagione è questa: https://www.youtube.com/watch?v=N6eYH9Gaofk (NON STO NELLA PELLE E HO DEGLI SPOILER CHE AAAAH),
mentre quella di cui ho riportato una strofa all'inizio e che dà il titolo a questa one shot è questa: https://www.youtube.com/watch?v=1GU8Ekk8Pbs
Spero
che la shot vi sia piaciuta e che non vi verrà troppa voglia
di picchiarmi ahahah! Presto finirò anche il sesto capitolo
della long, promesso :) non ci metterò molto ad aggiornare!
Grazie per la lettura, se volete lasciarmi un vostro parere ne sarei
più che felice!
A presto e un abbraccio,
Blakie