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Autore: Red Blossom    25/03/2016    0 recensioni
Vicinissimi, simili, due specchi l'uno dell'altro, che si riconoscono e risuonano insieme. Una consapevolezza inebriante, anche se non porta da nessuna parte.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la mia prima One Shot.
Sono stata in dubbio se svilupparla in più capitoli, ma poi ho deciso di non farlo.
Perchè in qualche modo mi piaceva l'idea che i protagonisti rimanessero puri dall'inizio alla fine: investiti da sensazioni e consapevolezze ancestrali che arrivano a loro chissà da dove, senza essere in malafede né prima né durante né dopo. Come due anime che vivono dell'inspiegabile ebbrezza dell'effimero che in sostanza è l'amore, senza sperimentarlo fisicamente.
Poi, chissà, se dovesse venirmi l'ispirazione per continuarlo, magari ne farò una storia a capitoli ma per me rimarranno due personaggi diversi da questi.
Buona lettura a chi avrà voglia e tempo di leggere, e se vuole commentare, grazie infinite.

 




Dove inizia il tradimento? Dove finisce? E' una questione solo fisica o può essere anche mentale e solo in questa sede esistere e produrre effetti?

Sono importanti gli effetti mentali o solo i misfatti fisici?

 

In realtà non si conoscevano che superficialmente, ma le loro anime si erano sempre attratte come calamite.
Ad una semplice parola pronunciata dall'uno, faceva eco un tremito nell'anima dell'altro. Continuamente, incessantemente, anche a distanza di anni e senza alcuna frequentazione.

Richiamo di anime? Affinità elettive? Amori intensi di vite passate che si riconoscevano ad un solo sguardo anche dopo secoli?

 

Gli interessava solo starle vicino.

Respirare il suo profumo delicato, che sapeva di acqua di colonia e talco, avvertire il calore del suo corpo accanto al proprio, mentre camminavano e quando si fermavano a salutare persone, a chiacchierare con gente conosciuta.
Dirle ogni tanto una banalità, una semplice e assolutamente non indispensabile battuta su quello che li circondava, sul tempo, sulle stagioni, sul mondo, per il puro gusto di vederla sorridere e guardarlo fugacemente, a sua volta sorriderle. In un modo così imbarazzato, impacciato ma gioioso, da sembrare i personaggi adolescenti di un manga giapponese sulla scoperta dell'amore.

Eppure erano più che adulti. Più che smaliziati. Avevano entrambi famiglie e responsabilità di chi deve pensare al futuro di altri che non sia se stessi, anche al di fuori delle proprie mura domestiche.

Eppure erano lì, ad avvicinarsi impercettibilmente nel mondo reale, mentre le loro anime si toccavano sempre più profondamente, danzavano, s'intrecciavano come fili d'oro che rilucevano al sole.

 

Nell'ascensore, in mezzo a tutti quanti.

Non uno sguardo, non una parola. Ma la percezione della vicinanza, così intensa da dare le vertigini.

Lui allungò delicatamente una mano, laggiù dove nessuno poteva vedere, nella calca dei corpi. E le sfiorò semplicemente il mignolo, con il proprio indice. Delicatamente.
Lei sorrise senza sollevare lo sguardo, senza distogliere né avvicinare il proprio dito al suo, semplicemente lo tenne lì, vicino, un contatto quasi impercettibile ma vibrante.

 

 

Quando furono davanti alla camera d'albergo di lei, rimasero immobili uno dinnanzi all'altra, guardandosi negli occhi con un'espressione indecifrabile da parte di entrambi.
Desiderio? Passione? Attrazione? Affetto?
No...era più come specchiarsi nella propria anima.
Avere conferma, senza bisogno delle parole, che ciò che uno pensava fosse riflesso negli occhi dell'altra.

Lei gli si avvicinò cauta, leggera, cercando accuratamente di evitare qualsiasi contatto tra i loro corpi ardenti.
Si sporse verso di lui e gli posò un bacio leggero sul petto, proprio dove, sotto la camicia profumata di appretto, doveva esserci il capezzolo sinistro, all'altezza del cuore.

Lui trattenne il respiro.
Non poteva dire nulla.
Le avrebbe detto di tutto, di tutto...che era stupenda, che scoppiava dal desiderio di stringerla tra le braccia anche solo un istante, che più ancora che dare sfogo all'immenso desiderio fisico che provava per lei, era della sua vicinanza che sentiva un bisogno talmente grande da star male...ma non poteva.
Avevano le loro vite. Entrambi.

Erano talmente coinvolti da tutto ciò che avevano fatto fino a quel punto delle loro esistenze, con sacrifici e dedizione immensa, che il solo pensiero di mettere in discussione i castelli che avevano costruito, li faceva inorridire entrambi, allo stesso modo.

Stavano rinunciando?
Stavano davvero facendo una rinuncia a qualcosa che avrebbe potuto renderli immensamente felici, oppure già solo il fatto di riconoscere questo delizioso coinvolgimento delle loro anime, era un'esperienza unica che capita a pochi al mondo, e già solo per questo potevano dirsi fortunati?

 

-Potremmo...- iniziò lui
-No...- sussurrò lei posandogli delicatamente un dito sulle labbra. -Non lo dire.-

Lui abbassò gli occhi, addolorato, sospirando.

-Non possiamo iniziare un discorso che non potremmo finire.- continuò lei sempre parlando con voce appena accennata. -Non potremmo mai vivere nel rimorso di poter causare l'infelicità di qualcuno. Sento quanto questo sia vero per te, più ancora di quanto riesca a percepirlo riguardo a me stessa.-
Gli posò una mano sul viso, sulla barba leggera.
La poggiò solamente, senza muoverla in una carezza.
La tenne semplicemente lì, sul suo calore, come a volersi imprimere bene nella mente che lui era anche fisico oltre ad essere così vivo e prepotente nell'impercettibilità delle emozioni.
-E' come se viaggiassi con il tuo cuore nel mio petto. Mi vedo come mi vedi tu, sento cosa pensi riguardo a me, respiro fino in fondo ciò che stai provando in questo momento.-
-E' così forte da togliere il fiato- disse lui avvicinando la propria bocca a quella di lei, a sfiorarla appena, a respirare il suo respiro. -Non sono abituato ai sentimenti. Sono sempre stato un uomo pratico, che fa ciò che serve. Ora sono sconvolto...ciò che provo è così nuovo...-

Stettero così qualche istante, a respirare i proprio respiri, come se volessero ciascuno assimilare l'essenza dell'altro nel più breve tempo possibile.
Poi lei si allontanò, sorrise lievemente.
-Buonanotte. Buona vita.-
Lui chiuse gli occhi strettamente.
Li riaprì, ed erano in qualche modo sorridenti, in fondo vi brillava una certa luce come di gratificazione.
-Stai bene...- sussurrò accompagnando la porta a chiudersi dietro di lei.


 

   
 
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