Titolo:
World
Won't Tear Us Apart – Orizzonti Evanescenti
Autore: InoTsu
[Ino_Chan e Tsunade_91]
Disclaimer:
il
manga e i suoi personaggi appartengono
ad Hiromu Arakawa e alla Square-Enix
Credits (eventuali): FMA
© Hiromu Arakawa; Per il mio cuore basta il tuo petto
© Pablo Neruda
Personaggi: Trisha
Elric, Hohenheim
Pairing (se ci sono): TrishaxHohenheim
Rating: Verde
Genere: Triste,
Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: One-Shot
Riferimenti ad anime/film/manga: anime
(studio Bones)
Divisione delle parti scritte: Ino_Chan
= Parte Rossa; Tsunade_91 = Parte Blu
Note dell’autore: la
poesia
inserita è “Per il mio cuore basta il tuo
petto”, di Pablo Neruda
World won’t tear us apart
[Orizzonti Evanescenti]
Quando
il sole sorgeva su
Resembool, era sempre uno spettacolo meraviglioso: la luce che
irradiava si
espandeva per le colline e le valli che componevano il paesaggio,
sollevando la
leggera nebbiolina che si era formata durante la notte come un lenzuolo
da un
letto e spargendola intorno, sottile come un ricamo.
Dalla
sua casa in cima alla
collina, Trisha Elric osservava i giorni trascorrere sempre con lo
stesso
ritmo, accompagnando la sua vita e le sue azioni quotidiane. Alzarsi,
preparare
la colazione per i bambini, ascoltare le loro storie e i loro problemi,
fare
visita a Sara e a suo marito, sbrigare le varie faccende di casa..
immersa in
quella normalità quasi monotona, le stagioni e gli anni si
susseguivano
ininterrottamente, facendo da cornice ad ogni genere di cambiamento.
Alcuni
dolorosi, altri
fortunatamente no.
Dopo
aver apparecchiato la
tavola, si recò nella loro stanza per guardarli dormire,
come faceva ogni
giorno. Era l'unico momento della giornata in cui poteva fantasticare
un po’,
percorrendo con lo sguardo i visi assorti nel sonno di Edward e
Alphonse, e ritrovarvi
le somiglianze con sé e suo marito. I capelli di Ed, sempre
legati in una
treccia morbida e dorati [come i tuoi..],
così belli che sembravano catturare i raggi del sole, e gli
occhi vispi e
grandi, le sopracciglia dalla forma sottile e perfetta.. e Al,
delizioso nella
sua posizione abbandonata, le mani cicciottelle e il naso a patata, così
simili a sé stessa quando era
bambina che la donna si meravigliava una volta di più di
quanto i due figli
fossero un misto fra i suoi geni e quelli di Hoenheim.
Come
un ospite inaspettato, il
ricordo dei bei giorni trascorsi insieme all'uomo che amava bussarono
alla sua
mente, facendo calare un velo di tristezza sui suoi occhi limpidi.
Ce
n'era voluto di tempo, per
assorbire il colpo.
I
primi giorni dopo la sua
partenza li aveva vissuti nel dolore e nella disperazione
più totale, a
scrutare l'orizzonte, sussultando per ogni carrozza o automobile che
vedeva
spuntare da lontano, e rimanere puntualmente delusa un attimo dopo. Non
era
stato facile riprendersi, e convincersi che sarebbe stato ancora
possibile
sorridere e proseguire.. per fortuna esistevano le risate dei bambini,
le
manifestazioni di affetto di Sara e della signora Pinako, e la
consapevolezza
che tante persone avevano ancora bisogno del suo amore e della sua
vitalità.
Ormai, anche i bambini si erano abituati a quell'assenza silenziosa,
tanto da
non chiedere quasi più nulla del padre, che fossero notizie
o semplici aneddoti
che lo riguardassero: vivevano i loro giorni allegramente,
azzuffandosi,
giocando e sognando il loro futuro come tutti i piccoli di sei- sette
anni
erano soliti fare.
Carezzò
delicatamente entrambi
(spostando i capelli con tocco leggero per evitare di svegliarli) ed
uscì dalla
stanza, per raggiungere il suo luogo preferito: la finestra della
cucina, da
cui si godeva la vista migliore del villaggio, e dove i suoi occhi
potevano
spaziare senza confini. Le piaceva perdersi con i pensieri e lo
sguardo,
incantandosi a fissare i giochi di luce che il sole creava sul muro
attraverso
la tapparella e riflettendo su di lui, e su quello che la sua partenza
aveva
comportato.
Aveva
incontrato Hohenheim
quando era ancora una ragazzina immatura e romantica, affascinata
profondamente
da quell'uomo distinto, elegante, così abile con l'alchimia,
che riusciva a
stupirla trasmutando un semplice ramoscello secco in un fiore dal
profumo
dolce. Fin dall'inizio, aveva capito di essersene innamorata
profondamente.. e
anche a lui doveva essere successa la stessa cosa, avendole chiesto di
sposarla
pochi anni dopo.
Era iniziato un periodo di
gioia che non li aveva abbandonati per lungo tempo: il matrimonio [un giorno d'estate in cui l'aria sembrava
di cristallo..], la loro
nuova
casa, la nascita di Edward prima e di Alphonse dopo.. sembrava che
tutto
dovesse andare per il meglio.
Una
mattina, però, l'equilibrio che
sosteneva le loro vite era crollato, senza che fosse possibile
ripararne il
danno.
L'aveva visto in piedi prima del solito,
un'espressione tesa e triste sul volto, e anche senza conoscere le sue
intenzioni si era sentita stringere il cuore. Quando
si era avviato verso la porta e le aveva preso il viso tra le
mani per sfiorarle appena le labbra con un bacio, aveva capito tutto...
ma
versare lacrime non sarebbe servito, e neppure pregarlo di rimanere. Si
era
limitata a salutarlo (come se fosse appena uscito per una breve
passeggiata), e
una volta chiusa la porta era scoppiata a piangere per liberare il peso
e la
desolazione che sentiva dentro.
Senza
accorgersi che, dietro di
lei, Ed era sveglio ed aveva assistito alla scena con gli occhi
spalancati e
meravigliati..
[per
fortuna era ancora piccolo, e non avrebbe mai, mai potuto
capire..]
Per
la seconda volta, la
tristezza gettò un'ombra sul volto di Trisha, che non
riuscì a reprimere una
piccola lacrima di nostalgia.
[Certe
ferite sono impossibili da curare del tutto. Pensiamo che si
siano cicatrizzate, che non brucino più.. ma in
realtà sono sempre pronte a
spuntare fuori, in agguato.]
Nella
stanza alle sue spalle,
Al si alzò dal letto, stiracchiandosi e strisciando piano
per non svegliare col
cigolio delle molle. La prima cosa che mise a fuoco fu la figura di
Trisha,
stagliata contro la finestra e scossa da leggeri sussulti…
Con il suo solito passo leggero
arrivò alle sue spalle, per prenderle la mano tra le sue
soffici e arrotondate:
con la coda dell'occhio si era accorto del volto sofferente di lei, e
desiderava solo farle tornare almeno un po’ del sorriso che
la illuminava, e
che rendeva tutti felici.
"Mamma,
ho fame.. cosa c'è
per colazione?"
Trisha
sorrise al figlio, che
le si rivolgeva nel solito tono spensierato e allegro, e
pensò che entrambi
avessero una capacità speciale nel capire quando aveva
più bisogno di essere
confortata.
"Adesso te la preparo, tesoro.
Vieni con
me".
Presolo
in braccio, si voltò
verso la cucina, scherzando sulla pigrizia di Ed e discutendo su cosa
avrebbero
dovuto lasciargli da mangiare al risveglio.. e non poté fare
a meno di pensare
a quella stessa scena, svoltasi appena un paio di anni prima.
"Spero che non tornerai
quando non saranno più disposti ad accoglierti a braccia
aperte.."
Per
il mio cuore basta
il tuo petto,
per
la tua libertà
bastano le mie ali.
Dalla
tua bocca
arriverà fino al cielo
ciò
che stava sopito sulla mia anima.
****
Libri,
libri e ancora libri.
Una
piccola lanterna faceva luce (compensando quel poco che entrava
dalle persiane socchiuse) su una figura curva su una scrivania, intenta
a
carpire i segreti di una complessa formula alchemica: Hohenheim, un
uomo dagli oscuri
segreti e dall’ancora più oscuro passato, che
aveva ormai fatto dell’Alchimia
il suo unico impegno a tempo pieno e la sua unica ragione di vita.
[Curioso
che la stessa
Alchimia fosse stata il motivo di tutte le disgrazie dei lunghi anni
che aveva
alle spalle.]
“Dannazione,
non riuscirò mai a completarla..”
esordì l’uomo,
fissando le complesse formule dei cerchi alchemici sovrapposti o
cancellati
sulla miriade di fogli sparsi per la scrivania.
“Ho
bisogno di una pausa” sospirò, togliendosi gli
occhiali e
passando la mano sul viso stanco, segnato da profonde rughe di
espressione; si
appoggiò allo schienale e rovesciò la testa
all’indietro, chiudendo gli occhi e
inspirando lentamente. Negli ultimi tempi era spesso agitato e non
usciva quasi
mai di casa, neanche per passeggiare tra le vie affollate di Monaco,
assaporando i profumi della città. Colpa di quella formula
ormai da troppo
tempo incompleta? Oppure … […
vecchi
ricordi?]
L’uomo
si alzò e spense la lanterna; si avviò verso la
finestra,
aprendola e facendo così entrare luce e una ventata di aria
fresca che fece
ondeggiare lievemente i lunghi capelli color dell’oro e gli
provocò un leggero
pizzicore agli occhi.
“E’ già sera, sarà meglio che
cominci a preparare qualcosa per
cena” pensò, dopo aver fissato il panorama per
qualche attimo e, voltandosi per
incamminarsi verso la cucina, sbatté contro la base di una
pila di libri che
cominciò a scuotersi per poi crollare rovinosamente a terra
con un tonfo.
“Oh
no.. erano in ordine alfabetico..”
Un’espressione
di sconforto mista a fastidio si dipinse sul volto
di Hoenheim, che di malavoglia cominciò a raccogliere i
volumi per sistemarli
in modo meno precario; quando ad un certo punto si fermò,
sgranando gli occhi e
fissando una cornice impolverata e scheggiata, con dentro una foto che
conosceva bene.
“Credevo
di averla persa.. ma guarda..”
Cominciò
ad esaminare attentamente i quattro soggetti ritratti: sé
stesso [con meno affanni e
preoccupazioni], sua moglie, e i loro due figli, che
sorridevano
spensierati con un’espressione felice sul viso.
[una
foto di molto
tempo fa..]
“Trisha..”
sussurrò con un sorriso triste, accarezzando il profilo
della donna nell’immagine e ripensando a quando se
n’era andato di casa,
lasciandola sola con Edward e Alphonse ancora piccoli.
“..
sei sempre bellissima ..”
La
frase che le ripeteva sempre e che puntualmente la faceva
arrossire uscì automaticamente dalla sua bocca.
“Grazie,
amore mio”.
Hohenheim
si girò di scatto e vide la figura esile di Trisha che
sostava sulla porta sorridente.
Fece per alzarsi e correrle incontro, ma l’illusione
durò solo
pochi secondi, la donna scomparve e la piccola scintilla di speranza
che si era
accesa sul viso dell’alchimista svanì
così com’era apparsa.
“Sei proprio patetico..” disse amaro fra
sé e sé, rimettendosi gli
occhiali e alzandosi, finendo di sistemare i libri per poi mettere la
cornice
con la foto in bella vista sulla scrivania.
“Star chiuso in casa da troppo tempo mi sta facendo
impazzire, sarò
meglio che rimandi la cena e faccia quattro passi”
borbottò, mettendosi la
giacca e uscendo di casa, chiudendo la porta a chiave.
La
sera aveva deciso di essere clemente, infatti l’aria non era
molto fredda per gli standard degli inverni locali.
Hohenheim cominciò a camminare senza avere una
meta precisa fissata in mente e con mille pensieri per la testa.
“Vorrei tanto non aver dovuto scegliere di lasciarvi soli, ma
questo mio corpo ormai in rovina sarebbe durato solo pochi anni.. Non
volevo
che vi rimanesse il ricordi di me morente su un letto..”
mentre conduceva un
dialogo a senso unico, si ritrovò sulla riva
dell’Isar e si fermò ad osservare
il tramonto che si stagliava all’orizzonte come un grande
incendio, che lo
distolse per un momento dai suoi problemi.
“Mamma,
mamma! Guarda che bel tramonto!”
Un
bambino era corso fino alla riva del fiume e si era arrampicato
su un masso per vedere oltre gli argini, subito seguito da un altro
bimbo più
piccolo (probabilmente il fratello, vista la somiglianza), che per
seguirlo
nell’impresa cadde e batté la testa, cominciando
poi a piangere.
“Tesoro,
ti sei fatto male? Non piangere..”
Quella
che doveva essere la madre accorse in fretta e prese il
piccolo in braccio cantandogli una canzone, che lo fece subito smettere.
Hohenheim guardò la donna, che le ricordò la sua
amata Trisha, anche
se l’aspetto era diverso.
Sorrise e chiuse gli occhi.
Chissà
cosa stavano facendo tutti e tre, se lo aspettavano ancora o
se il tempo aveva lavato via il suo ricordo come una foto scolorita
dagli anni?
E se prima o poi fosse tornato a casa.. lo avrebbero accolto con gioia,
a
braccia aperte, o come un estraneo? Trisha lo avrebbe amato ancora?
Trisha, l’unica donna che era stata in grado di fargli
battere il
cuore.. i suoi modi gentili, i capelli setosi e la pelle morbida e
calda..
Ripensare a lei gli provocava un dolore lancinante, molto peggio di
quello che doveva sopportare ogni giorno a causa del deterioramento del
suo
corpo.
“Il mio posto
è con Trisha,
Edward e Alphonse..”
Una
lacrima solitaria solcò la guancia di Hohenheim e
l’uomo di
ritrovò a fissare il suo riflesso sull’acqua
mentre il sole era ormai quasi
calato e cominciavano ad affacciarsi timidamente le prime stelle.
L’uomo alzò
gli occhi al cielo e fissò lo spicchio di luna che si
stagliava diafana sul
cielo ormai scuro, lasciandosi sfuggire un sospiro di tristezza.
“Nonostante
tutto, Trisha, sappi che ti amo più della mia stessa
vita..”
Socchiuse
gli occhi e per un attimo, come se quel messaggio di
pentimento potesse superare i confini dei mondi, gli parve di sentire
la voce
della donna e di vedere la sua immagine triste che lo aspettava, mentre
il
vento gli carezzava gentilmente il viso … per poi tornare
alla realtà e
incamminarsi nella direzione del tramonto, verso quel sole calante che,
anche
se non più al pieno del suo splendore, non si arrendeva alle
tenebre e
continuava ad illuminare la strada di coloro che camminano incerti
sulle
tortuose strade di questa terra.
****
Ma
era solo durante la notte
che Trisha poteva averlo di nuovo per sé.
Come
quando erano fidanzati e
lui la portava a vedere le stelle, in alto, dove arrivavano le lucciole
in
piccoli frotte [le loro personalissime
stelle..] a illuminare i loro volti sognanti.. come quando
erano sposati da
poco, e notti come quelle erano dedicate a parlare, a riflettere sulla
vita e
sul futuro… Trisha adorava l’oscurità,
e continuava ad amarla anche ora.
In quel letto che (fino a poco
tempo prima) avevano occupato in due e riscaldato si addormentava ogni
sera, un
po’ stremata dalle fatiche quotidiane ma, in fondo, felice:
aveva due bambini
stupendi, una bella casa, amici che pensavano a lei… e il
privilegio di amare e
sposare l’uomo che, per primo, le aveva mostrato amore con
tutto sé stesso. Non
era forse fortunata?
Al
momento di rivolgere una
preghiera, il posto “principale” oltre che dai suoi
bambini [perché crescano sani,
forti e felici..]
era occupato da lui, e dal desiderio che tornasse, prima o
poi… e che, dovunque
fosse, se la stesse passando bene, o almeno che non stesse soffrendo
malattie o
stenti. Non avrebbe mai potuto desiderare il male per suo marito:
così come il
suo cuore sanguinava per la lontananza, avrebbe patito anche sapendolo
in
difficoltà.
E,
come quasi ogni notte, lo
ritrovava seduto sotto quel pesco. Il pesco dove era attaccata la
piccola
altalena che aveva sistemato apposta per lei, e che ora era
proprietà di Ed…
Semplicemente seduto, non
diceva nulla: si limitava a guardarla, sorridendo appena. Sembrava
sapere
perfettamente il motivo di quell’incontro, quasi si fossero
dati appuntamento
lì per stare un po’ da soli durante il pisolino
dei bambini, mentre lei non
capiva e continuava a fissarlo, silenziosa e un po’
meravigliata. Il sole
filtrava tra le foglie senza disturbarli, lievemente, accompagnato da
un
venticello che giocava con i capelli dorati di lui e quelli castani di
lei, e
Trisha avanzava qualche passo incerto, fino a raggiungerlo.
La prima cosa a colpirla era il
suo profumo: sempre uguale, dolce e quasi rassicurante,
la riportava indietro all’istante in cui le aveva infilato
l’anello al dito per
chiederle di sposarla… e, a pensarci bene, era stato proprio
sotto
quell’albero.
Una
coincidenza?
Casualità
o no, in quell’attimo
non voleva pensare a nient’altro se non a lui.
Non c’era bisogno di parole…
avrebbero rovinato quel gioco di sguardi, quella ricerca dolce e
disperata che
ogni sera la portava a cercarlo nei sogni più intricati e
malinconici che il
sogno riusciva ad offrirle. Non era da lei rifiutarli.
Il vento continuava a spirare
nella sua direzione, quasi volesse invogliarla ad avvicinarsi di
più:
accompagnato da quell’odore familiare, toglieva dal suo cuore
ogni esitazione e
la portava verso Hohenheim, che non le era mai sembrato così
vicino, così bello,
così reale.
“In
fondo… è come se non te ne fossi mai
andato”.
La
sua figura alta (voltata
fino a quel momento verso l’orizzonte, intenta a scrutare
chissà quanto
lontano) si girava, illuminata dal riverbero del sole che gli donava un
aspetto
quasi sacro, inavvicinabile… e, nonostante la lontananza,
Trisha riusciva a
cogliere perfettamente le frasi che stava pronunciando, come se gliele
sussurrasse all’orecchio:
“Se
due persone continuano a cercarsi… prima o poi si
troveranno,
non importa dove, né come. Non credi anche tu?”
E
se pure fosse stato solo un
sogno… chi le impediva di sognare?
Cosa c’era di sbagliato
nell’intrecciare le dita con le sue, ancora una volta, per
cercarne il calore?
Il sorriso che gli rivolgeva
aveva il sapore del sole, della felicità. E, proprio per
quello, la riportava
ai vecchi tempi.. che ogni tanto,
fortunatamente, ritornavano a pervaderla di serenità.
“Si…
hai ragione, amore mio”.
***
La
vita di ogni giorno
continuava, com’era giusto che fosse. L’uomo non ha
il potere di cambiare il
suo corso, ne mai potrà farlo; può solo muovere
dei passi timidi, incerti, per
cercare di comprendere meglio ciò che lo circonda.
In
una città lontana, un uomo
continuava a vivere la sua esistenza solitaria, riflettendo sui suoi
errori
passati… mentre una donna, all’esatto opposto del
mondo, portava avanti con
amore il suo vivere semplice, cullando nel cuore un unico desiderio,
che
accendeva nel cuore una scintilla e negli occhi uno sprazzo di gioia.
Sono lontani, e ne sono
consapevoli. Ma sanno anche che, per quanto gli orizzonti sembrino
insormontabili, si possono sempre attraversare dentro il proprio cuore.
[..]
Accogliente come una vecchia strada.
Ti
popolano echi e voci
nostalgiche.
Io mi
sono svegliato e a volte
migrano e fuggono
gli
uccelli che dormivano nella
tua anima.
La fanfiction presenta una grammatica generalmente corretta (eccetto alcune concordanze errate), ma errori nella punteggiatura che han penalizzato le autrici. Inoltre si sottolinea che il nome del marito di Trisha è Hohenheim (fonte Wikipedia: so che non è la fonte più sicura, ma essendo un nome europeo, quello di Paracelso, è possibile trovare conferme in vari testi sulla storia dell'Alchimia.)
La trama ha purtroppo in sè una contraddizione: le azioni di Hohenheim sono ambientate a Monaco, quindi dopo che ha superato il portale ed ha saputo che la moglie è morta. Tuttavia nella Fanfiction, egli pensa alla moglie come fosse viva.
A parte ciò, la trama è piacevole e tratta il rapporto profondo della coppia ed il loro affetto verso i figli. L'introspezione è perlopiù dominante, ma non soffoca la trama, specialmente nella dinamicità della quotidianità dell'Alchimista e nei ricordi del passato di Trisha.
I protagonisti sono aderenti alle caratteristiche dell'anime: unica nota possibile, forse è l'assenza di riferimenti al passato dell'Alchimista prima di Trisha ed al senso di colpa per le azioni compiute.
Si apprezza la capacità di aver reso anche l'ambiente di sfondo fondamentale per la trama: la campagna, la casa di Hohenheim a Monaco ed il fiume Isar.
Giudizio (Shatzy):
Interessante l’intreccio della fanfic, con le due introspezioni ambientate in due mondi diversi. Trisha è quella che è stata lasciata, ma è riuscita in qualche modo ad andare avanti e a continuare a vivere felice (grazie ai figli e agli amici), mentre Hohenheim no, vive continuando a pensare a lei. Si sente bene la fragilità di Trisha, quanto ami ancora suo marito e quanto è legata ai figli, in questo l’ho trovata molto IC, e allo stesso tempo mi è piaciuta anche la caratterizzazione di Hohenheim, così innamorato, ma anche così dedito ai suoi studi. Belle anche le due “visioni” speculari: nonostante in qualche modo entrambi abbiano accettato la situazione, continuano ad amarsi ancora, tanto che Hohenheim vede il riflesso di lei e dei suoi bambini in un’altra famiglia, e Trisha lo sogna ogni notte. Molto romantico, molto suggestivo e vagamente poetico.
Quello che mi ha creato confusione è l’ambientazione scelta, Trisha è ad Amestris (quindi la fanfic è ambientata nel passato della serie), Hohenheim a Monaco (quindi nel futuro), e se questa cosa poteva risultare da una parte interessante per l’originalità della trama, dall’altra è confusa nel finale, perché sembra che le due scene siano in contemporanea quando è impossibile. Forse manca un avviso di “What if…?”, o forse si poteva evitare quella frase finale, per mantenere il vago.
La grammatica è buona, c’è però qualche ripetizione ogni tanto e qualche piccolo errore, lo stile è molto bello e coinvolgente, alcune parti, ripeto, sono molto suggestive. L’ho apprezzata molto. In conclusione, davvero una buona fanfic.
****
Spazio
di
Ino_Chan
Come
potrei presentare questa
fic?
Intanto,
è il primo
esperimento di “lavoro di squadra” tra me e la
senpai Tsunade_91, frutto di
parecchie riscritture, consultazioni e momenti di scoraggiamento vari..
ma, a
contest finito, posso dire con orgoglio: “ce
l’abbiamo fatta!”
Il terzo posto è stato
davvero una sorpresa per entrambe, e ci ha reso felicissime. La cosa
più bella,
però, è stata lavorare insieme e capire che
è davvero possibile scrivere una
fan fiction in coppia, così come ricevere commenti e
consigli dalle giudici,
che si sono mostrate sempre incredibilmente pazienti e gentili.
Immedesimarmi in Trisha non è
stato semplice, anche se, alla fine, l’ho trovato piacevole:
spero che questa
storia possa piacervi allo stesso modo in cui ho amato scriverla! ^__^
Termino
ringraziando con
tanto affetto Shatzy e Rue Meridian, per aver indetto il
contest e averci sempre ascoltate.. e per il giudizio al nostro lavoro!
E poi,
ovviamente, la sorellaH e senpai Tsunade
per aver partecipato (leggasi: aver accettato di essere trascinata XD)
a
quest’avventura insieme a me, per i preziosi consigli di
betatura e per tutte
le discussioni-scemenze-trucchi-risate che ci siamo scambiate durante
la
stesura *w*
Complimenti alle prime e
seconde classificate, e anche alle altre partecipanti :) sono curiosa
di leggere
le vostre fiction!
Un
bacione, Ino
Spazio di
Tsunade_91
Ok,
iniziamo con un *_______*
Oltre ad essere il mio primo
lavoro di coppia, questo è stato il mio primo contest!
Sono davvero felice del
risultato, non me lo sarei mai aspettato..
Anzi, pensavo che la mia
parte di fiction avesse contribuito, diciamo, a.. come dire.. rovinare
la media
generale XD eeeh la mia autostima è piuttosto bassa, si
ù_ù'
Un
grazie enorme alle
giudici, che hanno chiarito ogni nostro dubbio in proposito alla
stesura e
anche alla mia kohai Ino_Chan, che
ha accettato di "trascinarmi" (tanto per citarla) in questa avventura
*_*
Quindi passiamo al commento
tecnico..
Spero di non essere andata
troppo OOC con Hohenheim, ma ho voluto rappresentarlo in una versione
un po’
"emo" XD non so se mi spiego.
Mi fa molto piacere il fatto
che sia stato apprezzato il dettaglio del fiume che passa per Monaco,
si sa,
sono sempre precisa ><''
Grazie ancora a tutti e
complimenti alle altre partecipanti! ^_^
Tsunade
8D