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Autore: Not_a_Disney_Princess    26/03/2016    0 recensioni
“Tutti i pirati hanno accettato una semplice verita’ – disse la strega, accarezzando il suo gatto da un occhio solo – che il mare e’ come una donna, bella, insaziabile, imprevedibile, violenta, vendicativa, ma anche generosa e passionale. Quindi quando incontrano queste qualita’ in una donna hanno accettato la verita’ che ella e’ il Mare fattosi carne per loro.”
Si tratta sempre della stessa storia, solo in versioni differenti.
Le punto’ la lama alla gola.
“Sei una strega” affermo’, sputando le parole come se fossero veleno. Lei rimase impassibile, alzando solo leggermente il mento per impedire alla lama di toccarla.
“Non lo sono” rispose lei, con calma irreale “sapete che non lo sono” disse fissandolo con quei suoi occhi azzurri.
“Alec” tento’ Kris.
“Zitto tu! Non sarebbe la prima volta che ti fai ammaliare da una strega o da una sirena” rispose Alec, senza toglierle gli occhi di dosso.
“Non sono una strega” affermo’ ancora lei, mentre lui le puntava ancora di piu’ la lama alla gola “Fatelo. Sara’ la dimostrazione che volete. Le streghe non sanguinano”
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Tutti i pirati hanno accettato una semplice verita' che il Mare e' come una donna bella, insanzabile, imprevedibile, violenta, vendicativa, ma anche generosa e passionale. Quindi quando incontrano queste qualita' in una donna hanno accettato che ella e' il Mare fattosi carne per loro. Si tratta sempre della medesima storia, solo in versioni differenti.
EPILOGO
“Da qui in poi sarai libera” Jantar si sposto’ un ciuffo di capelli biondi che il vento le aveva sospinto sul viso e lo osservo’ con attenzione. Il suo viso era abbronzato dal sole, i capelli erano quasi un tono piu’ chiari di quando lo aveva conosciuto, complice la salsedine e le giornate passate al Sole sul ponte della Equator.  I suoi occhi verdi sembravano ancora piu’ chiari e aveva le labbra secche. 
Annui’, incapace di spiccicare parola. 
Era arrivato il momento di partire, la ciurma l’aveva salutata chi con abbracci (i piu’ coraggiosi) chi con un semplice cenno del capo, Kris l’aveva stretta a se’, incapace di pronunciare anche un solo saluto. 
“Non possiamo portarti piu’ vicino alla riva, mi dispiace” le disse, quando lo raggiunse vicino alla scialuppa che stavano calando in mare per lei. Jantar annui’ pensierosa. 
“Spero che troverai quello che cerchi” le auguro’ fissandola negli occhi e sorridendole, uno di quei sorrisi tristi che Jantar odiava, ma anche lei non fu che capace di regalargliene uno identico.
Vieni con me. Non lo disse, sapeva che non poteva. 
Era un addio. L’addio dell’uomo al mare.

Capitolo primo
La prigione puzzava. Puzzava di paura, di sangue e di urina. Non era il posto adatto a nessuno eppure era piena di prigionieri. Il Re e suo figlio il Vicere’ l’avevano riempita come mai prima del loro regno, con la loro politica spietata e inclemente. 
“Ehi ragazzi! Arriva un pirata!” esclamo’ una delle guardie sputando a terra. Gli mancavano quasi tutti i denti davanti e puzzava come un maiale, le altre guardie (uomini immondi che erano peggio della feccia che controllavano) risero sguaiati, facendo beffardi inchini all’uomo che incappucciato veniva trascinato di peso attraverso i corridoi umidi e freddi della prigione. I pirati erano sempre stati al servizio, piu’ o meno ufficiale, del Re, ma negli ultimi quindici anni molti di loro si erano ribellati al sovrano scegliendo una vita da reietti e spesso attaccando le navi della marina reale. 
Da questa scelta nasceva lo scherno delle guardie nei confronti dei pirati che riuscivano a catturare, sempre meno di quanti il Re non desiderasse e sempre piu’ di quanto i pirati non si aspettassero. 
L’uomo, il pirata fu chiuso in una cella ancora relativamente vuota, essa accoglieva un solo ospite, anche perche’ gran parte degli altri prigionieri preferivano vivere ammassati che condividere una cella con quel preciso prigioniero, ma al pirata, l’unico nell’intera prigione, non avrebbero offerto nessuna scelta. 
Gli tolsero il cappuccio dal volto e lo spinsero di malo modo all’interno della cella, nella quale penetrava poca luce. 
“Pirati!” sbotto’ una delle guardie andandosene via ridendo, accompagnato da un compare che se la rideva come se fosse la battuta della dinastia. 
L’uomo si stava massaggiando i polsi che erano stati stretti a lungo da funi, mentre dava un’occhiata alla cella, in un angolo stava un’altra persona, raggomitolata su se stessa, era decisamente una donna a giudicare dalla gamba lunga e affusolata che teneva tesa davanti a se’, illividita e ferita, inondata da quel poco di luce che penetrava dalle feritoie. 
Fece per aprire la bocca e parlare quando la sua voce cristallina lo interruppe:
“Voi non avete paura” affermo’ la donna, immobile al suo posto.
“Dovrei?” ella si scosse nelle spalle.
“Qui tutti hanno paura. Chi dei debiti con altri prigionieri, chi della morte, chi della tortura, chi della prigionia…” 
“Voi non avete paura” ripete’ lei, muovendo questa volta il capo di lato “e’ curioso”.
“Davvero?” domando’ sedendosi a terra, e osservandola. 
“Voi siete triste” rispose lei “siete molto triste e deluso, ma non avete paura.” 
“Chi siete?” le domando’, osservandola con attenzione, mentre si stringeva una gamba, quella non ferita al petto.
“Volete sapere il mio nome o con quale colpa mi hanno rinchiusa qui?” domando’ lei serafica.
“Quale informazione vi aggrada divulgare di piu’, essa accettero’ – disse – quindi, chi siete?”
“Siete educato per essere un pirata – rispose lei – il mio nome e’ Jantar.”
“E’ un nome nordico… come ci siete finita, qui, Jantar?” domando’ incuriosito dalla sua compagna di cella. 
“Vengo dal nord infatti. Ma questa era l’unica prigione a prova di me.. se cosi’ vogliamo dire, da qui non posso uscire”
“Per quale ragione?”
“Apparte il fatto che si tratta di un’isola sperduta in un mare burrascoso per tre quarti dell’anno e il fatto che tutti sanno anticipatamente che non mi si deve neanche rivolgere la parola?”
“Cosa avete fatto di cosi’ terribile?” domando’, preoccupato per la sua stessa salvezza.
“Ora non dovete avere paura, pirata, diciamo solo che so troppe cose”
“Ah avete scoperto qualcosa che non avreste dovuto sapere”
“Non ho scoperto nulla, perche’ la scoperta prescinde da una ricerca. Ho percepito e conosciuto qualcosa che non avrei dovuto, involontariamente”
“Allora non e’ colpa vostra”
“Nondimeno ora sono pericolosa” rispose lei con una scrollata di spalle “Vi verranno a prendere” aggiunse.
“Cosa?”
“I vostri amici – disse – vi verranno a prendere, l’uomo con gli occhi verdi vi verra’ a prendere, quello con una cicatrice sul volto”
A questo l’uomo salto’ in piedi, terrorizzato.
“Siete una strega?”
“Affatto”rispose lei “le streghe sono immortali – affermo’ – e io non lo sono.”
“Una strega non direbbe mai di esserlo”
“Una strega permetterebbe a degli esseri tanto inferiori di tenerla intrappolata in una prigione?”
“Se le aggrada” rispose, sedendosi all’angolo piu’ lontano da lei.
“Non fallira’ – disse lei d’un tratto, dopo un lungo silenzio pregno – l’uomo con la cicatrice sul volto, egli non vi fallira’.”
“Come lo sapete?”
“La vostra mente e’ molto aperta all’altrui discrezione – rispose lei – come gran parte della gente umana. E’ quasi impossibile non percepirvi”
“Quindi voi e’ questo che fate? Percepite l’altrui coscienza?”
“In un certo senso, non e’ uguale con tutti”
“Perche’ lo dite a me?”
“Siete uomo d’onore. Non sempre onesto e sincero, ma uomo d’onore.” Rispose lei.
“Mi chiamo Kris” le disse.
Lo so. Non lo disse, ma aleggio’ comunque tra loro. 

Erano passati i giorni. E i giorni si erano tramutati in settimane. Kris aveva conosciuto un po’ meglio Jantar anche se la sua compagna di cella non era mai piu’ stata cosi’ aperta come la mattina del loro incontro.
“Perche’ non vi fate mai vedere?” le domando’ una sera.
“Sono incatenata al muro – gli ricordo’ lei – perche’ il Re era convinto che potessi ammaliare le guardie se mi avessero veduta. Sono uomini da gusti facili d’altronde.” Una risata la scosse. Era la prima volta che Kris la sentiva ridere.
“No, Messere – gli disse – non assomiglio per niente alla damigella nella vostra testa” 
“Avevamo fatto un patto – le ricordo’ – non sareste piu’ entrata nella mia testa” 
“Non l’ho fatto, eravate talmente assorto che aveva abbassato le vostre barriere e ho potuto percepire chiaramente” 
“Siete inquietante, lo sapete vero?” lei si scrollo’ nelle spalle, come se la nozione la divertisse. “Allora come siete?” le domando’ dopo qualche minuto di silenzio.
“Sono parecchio piu’ minuta – disse – e decisamente piu’ malnutrita purtroppo, i miei capelli non sono rossi, spiacente, ma biondi e i miei occhi sono verdi. Ecco, ora ci siamo, Messere” Kris scosse la testa, quasi divertito dal suo comportamento. 

“La vostra fiducia non vacilla” gli disse quella sera, dopo il ‘pasto’ serale. Kris la osservo’ per un momento, la luna ora illuminava parte del suo volto magro e pallido. 
“No” disse semplicemente “so che arriveranno – le mostro’ il proprio palmo, attraversato da una cicatrice sottile e lunga – abbiamo un legame di sangue, non mi abbandonera’ come io non ho mai abbandonato lui” 
“Deve essere bello – disse lei, improvvisamente assorta – avere qualcuno che si prende cura di voi a questo modo”
Lui annui’ teso. Improvvisamente i suoi occhi non erano piu’ i suoi.
Una bambina dai capelli castani stopposi, troppo magra e con un’espressione delusa gli stava parlando, non la conosceva, ma sapeva che era sua sorella. 
“Mostro!” aveva urlato la bambina, scacciando la mano aperta infantile che era tesa verso di lei con un sonoro ceffone. “Non sei mia sorella, sei un demone, un mostro!” poi era scappata via, correndole lontano. 

Aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime, e prima che potesse accorgersene aveva un forte mal di testa ed era tornato nella cella, non si trovava  piu’ in quella radura. 
“Chiedo scusa – disse Jantar – se non mi concentro a volte funziona anche al contrario. Non e’ una bella esperienza, perdonatemi.”
“Quello…?”
“Era un ricordo” 
“Non siete un demone – le disse – e nemmeno un mostro.” Lei non rispose, ma Kris senti’ quasi la sua gratitudine.
“CI ATTACCANO! PIRATI!” L’urlo della guardia lo distolse e si senti’ felice dopo tutto il tempo trascorso li’ dentro. Si sentiva il clangore della battaglia, le urla dei feriti e quelle dei prigionieri. 
“Sono arrivati! – esclamo’ Kris – ce ne hanno messo di tempo!” lei non rispose.
“ALEC!” esclamo’ Kris quando vide il suo amico a distanza. “KRIS! Da questa parte!” urlo’ l’uomo ai suoi compagni. Ben presto avevano raggiunto la cella e stavano lavorando per aprirla.
“Sei in ritardo, fratello” gli disse Kris, mentre i due si osservavano ciascuno da una parte delle sbarre.
“Non e’ colpa mia se ti sei cacciato in un guaio cosi’ grosso” rispose l’altro, sbuffando, prima di sgranare gli occhi e avere il fiato corto.
“Alec che succede?”
“Non lo so… - ammise lui – sono terrorizzato” Kris normalmente lo avrebbe preso in giro, ma in quel frangente si volto’ e pote’ vedere che Jantar era accucciata nell’angolo piu’ lontano dalle sbarre, che si era raggomitolta su se stessa e tremava, con gli occhi serrati. 
“Dannazione! – esclamo’ Kris avvicinandosi a lei di corsa – Jantar…! Ehi Jantar, mi devi ascoltare, va tutto bene” ma lei sembrava stare sempre peggio. Finalmente riuscirono a apire la cella, e Alec si precipito’ all’interno osservando sbalordito la scena davantii ai suoi occhi: Kris stava cercando di richiamare l’attenzione di una ragazzina (almeno questo sembrava nella penobra della cella) che tremava e dondolava su se stessa, con le braccia attorno alle proprie gambe, i polsi feriti dalle catene tese al muro. 
“Kris non abbiamo molto tempo!” esclamo’ Alec, avvicinadosi all’amico, solo allora capi’ che non era lui quello terrorizzato, ma quella ragazzina.
“Jantar! Jantar devi ascoltarmi! – esclamo’ Kris – concentrati sulla mia voce, ok? Concentrati su di me” la ragazza aveva aperto gli occhi e ora osservava il suo amico terrorizzata. 
“Anche tu hai paura… tutti hanno paura!” urlo’ lei, prima di serrare nuovamente gli occhi e ricominciare a dondolarsi. 
“Non abbiamo molto tempo, Capitano!” esclamo’ una voce, ricordando loro che questo era un salvataggio e che non c’era tempo da perdere.
“Kris la stai spaventando di piu’! – esclamo’ Alec – cerca di liberare le catene… provo a calmarla io…”
“Ma Alec…!”
“E’ un ordine, marinaio!”esclamo’ l’altro. Kris si alzo’ e comincio’ a lavorare sulle catene, la ragazzina continuava a dondolare su se stessa terrorizzata.
Allungo’ una mano e la poso’ sulla sua spalla, la ragazza sgrano’ gli occhi e li poso’ su di lui. 
“Concentrati, ragazzina – le disse – concentrati sul mio respiro” le disse, respirando lentamente e rumorosamente. 
“Ecco, brava… ti senti meglio?” le domando’ quando lei parve essersi calmata, improvvisamente tutto il terrore che aveva sentito era svanito in un istante. Lei annui’ lentamente mentre le catene cadevano a terra. Aveva gli occhi piu’ azzurri che lui avesse mai visto ed erano carichi di una tristezza tale che per un momento lo inchiodarono sul posto. Kris arrivo’ inaspettatamente in qual momento e la aiuto’ ad alzarsi in piedi e a reggersi. Era magrissima, indossava una sottoveste sgualcita e strappata in piu’ punti, e aveva la pelle pallida piena di lividi e sporca di sangue rappreso.
“Non ci deve rallentare” disse, freddo, Alec a Kris che in tutta risposta la prese in braccio e lo fisso’ con un’espressione determinata. 
Corsero lungo i corridoi combattendo per le loro vite. 
“Jantar – disse Kris d’un tratto – voglio che tu ti concentri su cio’ che percepisci da me, non possiamo permetterci un’altra crisi” Jantar aveva annuito e gli aveva passato un braccio attorno al collo. 
Ci provo’ davvero, ma poi aveva percepito quello
“Mettetemi giu’!” ordino’  con una forza tale che Kris non pote’ che obbedire. E sorreggerla mentre si avvicinava a una coppia di persone che stavano combattendo. Si trattava di Alec e aveva appena messo a terra e disarmato una delle guardie. Stava per dare il colpo di grazia.
“NO!” urlo fu talmente straziante che Alec si fermo’ come immobilizzato, si volto’ lentamente e vide che Jantar stava camminando verso di loro osservando con attenzione l’uomo a terra, ferito e terrorizzato.
“Lasciatelo vivere – prego’, portando lo sguardo su di lui – non ci fara’ del male. Vuole finire di pagare il suo debito e tornare dalla sua famiglia.” L’uomo trattenne un respiro stupito. 
“E tu come lo sai, hm, ragazzina?” domando’ Alec preparandosi di nuovo a colpire. Allora lei fece qualcosa di inaspettato chiuse gli occhi e improvvisamente Alec non vedeva piu’ coi suoi occhi.
“Adesso ci divertiamo, ho sentito dire che streghe siano amanti incredibili! Credo che questa sia anche vergine!” qualcuno gli stava strappando i vestiti e qualcuno gli aveva anche leccato il collo. Innorridiva.
“Adesso basta!” urlo’ una voce “Il Re ha detto che questa non si tocca” era l’uomo che ora si trovava a terra che lo stava togliendo dalle braccia di quegli uomini orrendi e che lo stringeva al proprio fianco. 
“Guastafeste” avevano detto e lui lo aveva condotto lontano, in silenzio.
“Grazie” aveva detto con una voce non sua. 
“Mia figlia ha piu’ o meno la tua eta’ – rispose lui – si chiama Angelica. Non potrei pensare che farebbero una cosa del genere anche a lei.”

Improvvisamente era tornato al presente, a se stesso e vedeva l’uomo davanti a se’ terrorizzato. 
“Non ci fara’ del male” ripete’ lei e improvvisamente comprese: erano i suoi ricordi. Le punto’ la lama alla gola. 
“Sei una strega” affermo’, sputando le parole come se fossero veleno. Lei rimase impassibile, alzando solo leggermente il meto per impedire alla lama di toccarla. 
“Non lo sono” rispose lei, con calma irreale “sapete che non lo sono” disse fissandolo con quei suoi occhi azzurri.
“Alec” tento’ Kris.
“Zitto tu! Non sarebbe la prima volta che ti fai ammaliare da una strega o da una sirena” rispose Alec, senza toglierle gli occhi di dosso.
“Non sono una strega” affermo’ ancora lei, mentre lui le puntava ancora di piu’ la lama alla gola “Fatelo. Sara’ la dimostrazione che volete. Le streghe non sanguinano” 
Alec la osservo’ per un momento poi le prese una mano di forza e ne taglio’ il palmo con la propria spada, solo per vedere la ferita crearsi e il sangue uscirne in rosse gocce. 
Kris a quel punto lo spintono’ fuori e dopo averle ispezionato la ferita la riprese in braccio, osservando l’amico con uno sguardo deciso.
“Vogliamo andare?” domando’, Alec scosto’ lo sguardo da Jantar braitando ordini agli uomini mentre uscivano dalla prigione. La Equator gli attendeva poco distante.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Questa e' la prima fanfiction che scrivo ed e' ambientata in un momento non precisato in un continente sconosciuto (lo so sono molto vaga! xD) chiedo scusa per possibili errori di battitura, inoltre ho la tastiera americana quindi senza accenti percio' essi sono per l'appunto degli apostrofi, mi scuso anticipatamente se vi infastidiscono nella lettura :( 
Questa storia, sui pirati (che mi hanno sempre affascinata) e' il raggiungimento di un mio piccolo obiettivo, quindi fatemi sapere cosa ne pensate! Sono incoraggiati i consigli e le critiche positive :) quindi niente, fatemi sapere cosa ne pensate, per favore. Grazie, un bacio :) Alla prossima 
   
 
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