Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MichaelGhost_14    26/03/2016    0 recensioni
Cosa fareste se, per caso, scopriste di essere un conte di un'epoca lontana, in un corpo che non è il vostro, in un mondo che non vi appartiene? Seguiamo le (dis)avventure di Michael Ghostless, un "ragazzo" "gentile" e assolutamente "poco sgarbato".
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Cross-over | Avvertimenti: Gender Bender
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"C'è qualcuno?" 
"…"
"Non c'è nessuno?"
"Ci sono io"
"E tu chi sei?"
"Io sono-"


"…Dove sono?... Ho mal di testa, e ho dei dolori in tutto il corpo, come dovuti all'impatto di una caduta. 
Non mi sembra di essere mai stata qui. 
Quella è una casa… è enorme, potrebbe persino essere la dimora di un nobile per quanto grande essa sia." 
Mi alzai, ma mi sentii cadere, allora mi ressi all'albero su cui ero appoggiata in precedenza.
 Un momento… Appoggiata? 
Non potevo fare a meno di notare un particolare di cui mi ero resa conto solo in quel momento: non possedevo piu' caratteristiche femminili. Il mio seno era sparito. Persino… quello. 
"Come è possibile, che razza di sogno dovrebbe essere questo? L'impatto di una caduta, questo enorme giardino, quel gigantesco palazzo qualche metro piu' avanti, e adesso questo…" 
Superato (per adesso) quel momento di shock temporaneo mi recai nelle vicinanze di quell'abitazione. Non mi entusiasmava l'idea di bussare, ma era anche l'unica cosa che potevo fare. Dopotutto era solo un sogno, cosa mi sarebbe mai potuto capitare, e a quali conseguenze avrebbe mai potuto portare? 
Bussai, o meglio, sollevai la maniglia, sopra la quale era fissato un leone d'oro… Solo in quel momento mi venne in mente che l'abitazione doveva appartenere a qualcuno di ricco ed importante. Beh, ricco di sicuro. 
Dopo pochi secondi un uomo venne ad aprire la porta: Guardandolo meglio sembrava abbastanza giovane, non esagererei se dicessi che sembrava avere quasi la mia età.
Forse di uno o due anni più grande. Indossava un'uniforme, una di quelle che usavano i maggiordomi nell'antica epoca vittoriana. Aveva dei capelli di media lunghezza, che arrivavano circa alle spalle, e che erano raccolti bassi su un lato. Erano inoltre di un colore argenteo così vivo e brillante da farlo sembrare disumano. I suoi occhi invece erano di un colore verde acceso, e non sembravano starmi guardando direttamente quando mi parlavano:
"Ma dove si era cacciato, signorino? Insomma, vuole smetterla di evadere ogni volta?!.... Forza, entri, la colazione è pronta" 
…Cosa era appena accaduto?
Non riuscii a replicare in nessun modo se non un cenno. Nella mi testa mi feci una marea di film mentali, su come smentire tutto ciò che quel… maggiordomo (?)… aveva appena detto. Però nulla di tutto quello che mi era venuto in mente mi sembrava adatto alla situazione. Feci finta di nulla e stetti al gioco, con forse una delle espressioni meno convincenti di questa terra. 
Sì, era quello che pensavo, ma con un'espressione imbambolata che non mi fece spiccare parola. 
"Insomma, di decide ad entrare? Non lascerò che scappi di nuovo, se lo tenga bene in mente" e con questo mi trascinò all'interno della casa. Speriamo bene………..
 
Contro il mio volere entrai. Proprio come mi aspettavo dalla costruzione architettonica esterna, mi trovavo in un palazzo ottocentesco inglese. Descriverlo adesso mi risulta abbastanza normale, ma all'epoca mi affascinava. Appena entrata non potevo fare a meno di notare la costruzione antica ma curata. Un tappeto rosso portava fino alle scale, che iniziavano un po' di metri più avanti. Di fronte mi avevano colpito i quadri appesi, soprattutto quello al centro, il più grande, che sembrava essere un ritratto di famiglia. 
La sala era enorme, ma non mi accorsi di molti particolari a causa dell'accoglienza che dovetti ricevere: saranno stati una ventina di domestici quelli disposti in due file al di fuori del lungo tappeto rosso a dirmi "Buongiorno signorino". Non feci altro che spalancare gli occhi, cercando di far risultare la cosa il più naturale possibile, perciò risposi anch'io con un "Buongiorno", per non risultare scortese. Ma, dagli sguardi, mi sembrò di capire che non è così che funziona. Il maggiordomo mi fece accomodare in un tavolino che si trovava in un giardino interno, ben curato, con aiuole piene di rose gialle e fontane decorative. 
"Il tea di stamane è un ..., come dessert un dolce di puro cioccolato…" il maggiordomo continuava a parlare usando termini che non avevo mai sentivo e che non ero interessata ad ascoltare, mentre io mi sentivo sempre più confusa.
 Perché mi stanno trattando come se fossi un nobile, che vive qui da sempre per giunta? E perché mi chiamano "signorino" pur essendo una ragazza?... Beh, come biasimarli, qui sembrano essere comparsi… ehm… sí, avete capito. 
"Allora? Che ne dici di rendermi partecipe di questa messa in scena dicendomi che cosa sta succedendo?" 
"Di che parla?"
"Insomma… Non scherziamo. Mi sono ritrova-… ritrovato in questo posto, vuoi forse cercare di farmi credere che non sai nulla di tutto questo e che il fatto che io mi trovi qui sia la normale routine giornaliera?"
"Precisamente"
"Estinguiti"
   
 
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