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Autore: stephanie13    27/03/2016    1 recensioni
Claire DeLeo è una matricola. Inizia il suo primo anno a Yale ed è intenzionata a vivere questi anni di college nel modo migliore possibile, conciliando studio e divertimento. Dylan Turner è al suo secondo anno del college di Yale. Molti ragazzi lo reputano strano, ma questo sembra non importargli minimamente. Dylan è diverso dalla maggior parte dei suoi coetanei, ha dovuto affrontare una vita difficile, che inevitabilmente lo ha costretto ad ergere un muro attorno a lui.
Cosa succede quando due persone a prima vista completamente diverse, nella vita di tutti i giorni sono così complementari?
Mi guarda con aria davvero infuriata, ma leggo nei suoi occhi anche un leggero velo di divertimento. Non posso fare a meno di guardargli il piccolo sorriso sbilenco che illumina quel viso fin troppo cupo. -Lo vedremo-
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Universitario
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Capitolo 1

Even after all these years

we just now got the feeling that where meeting

for the first time.

Dopo tutti questi anni

               Proviamo ancora la sensazione in questo

momento di quando ci incontrammo

per la prima volta.

 

-Merda, merda merda merda.
L’unica ragazza che tarderà alla sua prima lezione del college non potevo che essere io. Ripercorro mentalmente e velocemente la serata di ieri: un ragazzo basso e calvo mi aveva aperto la porta della sua camera e aveva detto: -Benvenuta alla festa delle matricole 2015.
Avevo appena varcato la soglia, quando un gruppo di ragazzi trascina di peso me e la mia amica Ruby al centro dell’appartamento.
Ingenuamente noi eravamo uscite dalla nostra camera soltanto per  esplorare il campus, visto che quasi tutto il giorno eravamo state indaffarate con i mille scatoloni da sistemare nella nostra umile “dimora”, che sarebbe stata nostra fino al conseguimento della laurea. 
Una stanza molto piccola, con un piccolo salottino curvo e procedendo sulla sinistra c’era la porta del nostro bagno. Il bagno aveva la vasca, ma era molto più grande di come ci aspettassimo. Le tre camere da letto,invece,erano davvero minuscole. Al centro della mia camera era posizionato il lettoo con un materasso ormai logoro e lercio e una piccola scrivania a bordo finestra, dove si poteva osservare il via vai della strada principale per arrivare al giardino interno. Dopo una veloce chiamata ai miei genitori per chiedergli di far arrivare l’indomani il nuovo materasso, mia madre mi chiese di raccontarle un po’ delle mie prime impressioni sul college.
-Mamma sono arrivata appena due ore fa, dammi il tempo. Domani ti dirò tutto- Mia madre quando si metteva era davvero insistente. 
–D’accordo Claire, allora ci sentiamo domani sera. Buonanotte ti vogliamo bene- e riaggancio.
La mia camera l'avevo scelta soprattutto per la vista. Non dava sul corridoio principale, ma sul giardino che collega il parco ed era quella era la parte che preferivo, visto che era molto più tranquillo e silenzioso. Le altre due camere avevano una piccola libreria fatta di cartongesso e lo spazio per un armadio più grande. A me non serve un armadio grande, non ne ho bisogno. I vestiti sono l’ultima cosa di cui io possa preoccuparmi qui. La mia amica Ruby invece è davvero contenta del suo grande armadio.  Ama tutto ciò che riguarda : accessori,abiti succinti e trucco. La libreria, invece mi sarebbe servita. Nel week end la prima cosa che dovrò fare è andare a comprarla.La nostra terza coinquilina non l’avevamo ancora conosciuta e a questo punto avevamo dedotto che non ne sarebbe arrivata una. Ritornando a ierisera, eravamo appena arrivate alla mensa del college, quando avevamo sentito un rumore assordate che proveniva dal primo piano maschile e Ruby, curiosa come sempre, aveva voluto a tutti i costi andare a vedere cosa stesse succedendo. Sono stata a diverse feste nella mia breve vita, con alcool a bizzeffe, tanto da far invidia ad una distilleria, ma qui non c’era solo alcool. C’era davvero di tutto e di più. Ricordo ben poco di come il primo bicchiere contenente una sostanza che sembrava vodka, mi sia finito tra le mani, ma di sicuro non ricordo gli altri che sono venuti dopo. Ricordo vagamente Ruby che mi trasportava come un sacco di patate in camera e poi buio totale. Ora sto cercando di farmi una doccia il più in fretta possibile, prendere la mia borsa con i libri che avevo provvidenzialmente preparato ieri sera e correre per cercare di non arrivare in ritardo alla mia prima lezione, del mio primo giorno di college. Saluto Ruby con un cenno e mi fiondo in corridoio. Meno male che ieri sera avevamo esplorato abbastanza da capire in quali aule dovevamo trovarci questa mattina.
Sono le 8-25 e la lezione inizia alle 8-30, ottimo lavoro Claire, benvenuta al collage.
Entro nell’aula come un urgano travolgendo due studenti, chiedendo -Oddio scusate-, ad ogni passante.Cerco di guardare bene tutta l'aula e vedo giusto in tempo un posto in seconda fila. Sto per raggiungerlo quando vengo letteralmente spinta a terra da un ragazzo.
-Ma che ca…- mi volto e vedo questo tipo che borbotta un
-Levati dai piedi-, e mi salgono i nervi a fior di pelle. Vedo un posto in ultima fila e mi siedo. Odio stare in ultima fila, non si ascolta bene e non si riesce a seguire la lezione nei minimi dettagli.  

Subito dopo entra dalla porta dell’aula il nostro professore. È abbastanza giovane per un ruolo così prestigioso alla facoltà di Lettere del college di Yale, nel Connecticut, più precisamente nel New Heaven. Dovrà essere sicuramente un genio. Io ho sempre avuto questa passione di occuparmi di letteratura, di diventare scrittrice, fin da quando ero bambina. Sono nata nella grande Italia,fove ho potuto innamortarmi dei grandi autori trecenteschi
come il grande Dante Alighieri, Francesco Petrarca e molti altri autori, essendo l'Italia la patria della letteratura per eccellenza. All’età di 14 anni però viene offerta a mio padre una promozione in America. Lui è un archeologo , quindi il suo lavoro gli permette di viaggiare in luoghi diversi e soprattutto dall'altra parte del mondo.Ho vissuto e concluso gli studi nel North Carolina, dove i miei genitori avevano sempre sognato di vivere. A Wilmington, un posto da favola. La mia seconda casa. Non ho dimenticato l’Italia e un giorno di sicuro ritornerò.Ora a Yale mi sento un po’ spaesata , è tutto così diverso. Gli edifici maestosi, il clima decisamente caldo e umido fa immaginare il  freddo che verrà in inverno, ma soprattutto, niente oceano. Sia in Italia, dove sono nata a Napoli, sia in North Carolina ho sempre avuto un posto in cui rifugiarmi, vicino al mare, qualunque esso fosse. Come scrive Alessandro Baricco in Oceano di Mare: "Il mare – vide il barone sui disegni dei geografi,era lontano. Ma soprattutto – vide nei suoi sogni
 – era terribile, esageratamente bello, terribilmente forte – disumano e nemico – meraviglioso. E poi era colori diversi, odori mai sentiti, suoni sconosciuti – era l'altro mondo."
 
da PensieriParole Il mare mi da un senso di pace e tranquillità e tutte le mie decisioni posso dire di averle prese in riva all’oceano. Se uscire o meno con il mio primo ragazzo, se fare l’amore per la prima volta, se andare a Yale. Qui dovrò trovare presto un posto che sia tutto mio, per studiare, per prendere decisioni e per rilassarmi. è un po' la mia ancora di salvezza. Un oceano che diventa un'ancora, un porto sicuro dove approdare,per una persona.

Tuttavia i miei pensieri vengono interrotti dal fatto che non riesco ad ascoltare bene ciò che il mio professore sta spiegando. Non posso fare a meno di guardare in cagnesco l'artefice di questo mio problema. Questo maleducato, dopo la lezione gli insegno io a parlare in questo modo ad una sconosciuta.  Il professore intanto spiega la struttura del corso, le ore di lezione, gli esami di metà corso di metà semestre e di fine semestre. Ci dice di chiamarsi Tomas Frasting di avere origini celtiche. Guardare la nuca e i capelli del tipo che mi ha rubato il posto. Odio questo tipo di persone ,che pensano solamente a se stessi e a quello che vogliono. Alle 11-30 il professore ci lascia e ci da alcune ricerche da fare in biblioteca. Mi alzo e vado dritta verso il maleducato.  
-Scusa?- gli dico.
–Si?-, dice, ancora senza voltarsi.
-Non so se hai notato, ma prima della lezione mi hai spinta , sono certa che tu non l’abbia fatto di proposito. Volevo solo chiarire la faccenda- dico con fermezza. 
-No invece l’ho fatto proprio di proposito.
Improvvisamente si gira e mi guarda negli occhi. Da un'osservazione veloce sembrerebbe a chiunque un ragazzo normale. Ma se ci si sofferma a osservare i suoi occhi e il suo sguardo , si capirebbe l'opposto. Nel complesso ha lineamenti molto dolci, capelli che vanno un po’ in giro e occhi color mandorla. Fisico abbastanza normale, ma con i muscoli dell'avambraccio ben accentuati dalla t- shirt bianca, quasi trasparente.Non sono cieca, è anche molto carino, ma la sua espressione non promette niente di buono, fa quasi paura, per non parlare del modo in cui mi fissa. Si direbbe che gli ho appena rovinato l'esistenza-
Cosa?! -chiedo,seccata e scioccata.
- Questo è il mio posto, nessuno si siede qui. Sarà meglio che non lo faccia nemmeno tu-mi dice con aria di sfida incarcerandomi con lo sguardo.
- I posti non sono assegnati se non te ne fossi accorto- dico ormai spazientita.
-Oh, bhe, sei al corso di letteratura 2, quindi i posti sono gli stessi dell’anno scorso, matricola. Spero per te che da oggi in poi capirai il tuo errore e farai ammenda.
Ma stiamo scherzando? Chi diavolo si crede di essere questo emerito idiota. Lo so che è il corso avanzato, ma ovviamente è così ottuso da non sapere che esistono i pre corsi e che li terminerò tra due settimane.Che idiota. 
- Ripeto i posti non sono di nessuno, è inutile che ti credi di essere chissà chi, qui siamo tutti uguali, nessuna eccezione.
Mi guarda con un’ aria davvero infuriata, ma leggo nei suoi occhi anche un leggero velo di divertimento. Non posso fare a meno di guardargli il piccolo sorriso sbilenco che illumina quel viso fin troppo cupo. 
-Lo vedremo- dice voltandosi ed uscendo in un secondo netto. Quando mi giro intorno vedo che tutti ormai sono andati alla lezione seguente e ringrazio il cielo di avere un ora di buca così da potermi fare una doccia e schiarirmi i pensieri cercando di non ricordare quello sguardo da psicopatico.

Arrivo all’appartamento con mille pensieri che mi passano per la testa, e nessuno include qualche argomento da studiare.
Dopo aver fatto una doccia sembra andare meglio. Faccio velocemente un cambio di libri e mi dirigo alla prossima lezione, Storia del diritto Romano. Non era tra i corsi suggeriti dal mio orientamento, ma la storia mi interessa abbastanza. Per l’ora seguente invece avevo pensato al suicidio , poiché avrò una materia per cui invece preferirei scalare una montagna con un bilanciere in spalla, o morire, fa lo stesso: Geografia economica della Nazione. Esco dall’appartamento vuoto e mi fermo al chiosco a prendere un super caffè ,la mia droga. La lezione di Storia tutto sommato procede bene e il professore è una persona molto simpatica, mette a proprio agio. Sono le 14,20 e decido di mettere qualcosa sotto i denti, visto che sto morendo di fame. Arrivo in mensa e ci sono due o tre persone , che forse come me finiscono abbastanza tardi i corsi mattutini. Prendo un vassoio e vado al banco. Visto che non voglio esagerare prendo un’ insalata ed una soda. Mi siedo e inizio a sfogliare le pagine del libro di Geografia. Risultato? Non ci ho capito nulla come al solito. Mi alzo e vado alla lezione delle 15. La professoressa di geografia sembra anche piuttosto esigente. Perfetto. Ha già distribuito delle ricerche da fare in biblioteca, e domani ci farà fare un test di comprensione. 
Esco dall’aula e vado in biblioteca per cercare di studiare qualcosa, nonostante la stanchezza che oramai mi accompagna. Trovo un bel posticino accanto alla finestra e apro i libri. Mentre sono a metà  manuale di letteratura inglese per l’esame della prossima settimana, noto un ragazzo seduto sul pavimento di spalle che legge,accanto al padiglione di economia. Riconosco quei capelli e so benissimo chi sia. Distolgo lo sguardo e noto che ogni due minuti fa strani versi. O si sarà addormentato, oppure è davvero un tipo strano. Purtroppo io ho bisogno di concentrazione e silenzio assoluto. Cerco di farmi forza e coraggio e andarlo a svegliare. Mi siedo anche io sul pavimento, di fronte a lui e noto davvero che sta dormendo. In questa posizione ha un’espressione davvero buffa, e tutti i capelli scompigliati vanno da tutte le parti. Così lo guardo ancora più intensamente. Ha i jeans scuri con piccoli strappi sulle ginocchia,sneakers ai piedi e una maglia bianca seguita da una felpa verde scura. Ha diversi nei in molti punti del viso, soprattutto nella zona vicino all’orecchio. Mi avvicino silenziosamente per paura di svegliarlo e rischiare di sembrare una pazza. Vedendo tutti quei piccoli puntini sembra quasi che ci sia un disegno nascosto pronto ad uscire fuori al solo tocco della mia mando. All’improvviso la mia mano si muove da sola e lo accarezza delicatamente con il bordo della mano, la guancia. La ritraggo subito come scottata. Ma che diavolo faccio? Non conosco nemmeno il suo nome mi metto a toccarlo? L’ho detto che l’assenza del’oceano mi crea brutti scherzi. Assenza dell’oceano o astinenza ad ogni forma sessuale, presumo. Inizio a sentire caldo, molto caldo.  Mi tolgo la felpa e resto a maniche corte con una t-shirt turchese. Più lo guardo più vorrei toccarlo, ma ho paura che mi possa urlare contro. Quindi faccio l’unica cosa che mi viene in mente . Prendo i miei libri e inizio a studiare lì, seduta e a guardarlo di sottecchi, ma sento le palpebra pesanti. 

Cosa..? No, che diavolo  devo essermi addormentata. Cerco di aprire gli occhi delicatamente, ma allo stesso tempo avverto uno strano tocco… le nostre mani sono intrecciate. Lo guardo e vedo che mi sta fissando con quel suo folle sguardo d’assassino omicida. Oddio , oddio che figuraccia. Lascio andaresubito la sua mano.
Con il suo sguardo indagatore cerca di capire il perché di tutta questa situazione. Perfetto, vorrei saperlo anche io.

Mi guarda insistentemente –Cosa diavolo stai facendo?-Questa domanda mi fa alzare di scatto. 
- Scusa stavo studiando e mi serviva un libro proprio dietro la tua schiena, però non volevo disturbarti quindi ho aspettato , ma poi la stanchezza ha contagiato anche me.  "Brava Claire , ottima scusa." Il ragazzo resta in silenzio.
-Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, Piacere io sono Claire.- Un attimo di esitazione colpisce i suoi occhi. Ora sono insolitamente calmi e curiosi, non come prima. Accusatori e psicopatici. Questo ragazzo non deve essere sempre stato così. Forse c’è una storia, per questo suo atteggiamento. Sicuramente ce ne è una. 
-Piacere, Dylan.- Si alza , mi fa un cenno con gli occhi ed esce dalla biblioteca. Strano, avrei giurato di aver intravisto una possibilità di parlare con lui, giusto per conoscere qualcuno con cui seguo un corso. Però cerco di non farci caso. Prendo la mia roba e torno nella mia stanza a studiare seriamente , per l’esame della prossima settimana.

Sono le 21,30 e ho appena finito di studiare tutto. Esco e vedo Ruby intenta a chiamare qualcuno al cellulare. Ruby studia Arte, quindi dipinge spesso, per questo c’è una grande tela bianca sul pavimento. La guardo e lei stacca la chiamata.
- Claire , al secondo piano danno una festa pazzesca , che ne dici di andare ? Ti prometto di non farti bere e di tornare massimo per mezzanotte. -
La conosco abbastanza da capire che c’è qualcosa sotto. - Ruby, c’entra per caso un ragazzo?
-Mmm Forse, lo scopriremo. Dai ti prego !
Quando fa così è impossibile dirle di no. 
- Okkey ,ma non voglio fare tardi , e non voglio bere . Intesi ? 
-Certo, guastafeste- E ridendo ci avviamo in camera per vestirci in un modo più appropriato del pigiama e pantofole giganti che abbiamo ora.

Arriviamo alla stanza 201 e vediamo la stessa impostazione della festa di ieri sera. Alcol, musica, ragazze che ballano e ragazzi ubriachi. Ho messo un jeans ed una maglia piuttosto anonima. Non voglio essere notata stasera. Non so perché ma stasera sono un po’ triste. 
– Hey Claire, vuoi una birra ? -, mi chiede Ruby . Mi avvicino e la sorseggio molto tranquillamente. Per una sobria la festa non potrebbe essere più noiosa di così. Vedo Ruby parlare con due ragazzi e decido di allontanarmi. Esco dalla festa e vado sulla veranda del secondo piano. Il secondo piano non è molto alto, ma abbastanza per sederti e vedere le stelle , senza tutte le luci artificiali del campus. Mi sdraio e poso la birra , ormai finita ed inizio a pensare alle mie prime 48 ore di college. Mentre guardo le stelle noto una figura incamminarsi e stopparsi di botto alla mia vista. Oh dio, ma è una persecuzione.
–Che ci fai qui?-, mi chiede Dylan , con molto tatto ed educazione come al solito.  
–Non sono obbligata a spiegarti i miei spostamenti-, dico leggermente stizzita. Mi guarda e si siede accanto a me. 
-Stranamente si, visto che sei appoggiata proprio davanti alla mia finestra- 
Mi volto e vedo che ho la schiena proprio sugli infissi grigi di una finestra. Cerco di guardare l’interno. Sembra molto più grande del mio appartamento. Ritorno a guardare le stelle per non dare l’impressione di ficcanasare. Lui mi guarda tutto il tempo , ma non dice nulla. 
– Scusami, pensavo non ci fossero molte persone a quest’ora , visto che la maggior parte degli studenti si trovano alle feste o negli appartamenti delle confraternite. Escluso te , ovviamente - Forse sono stata troppo brusca e me ne pento subito, mordendomi l’interno della guancia. Ma lui sembra non farci caso.
-Non sono un tipo a cui piace andare alle feste, soprattutto quelle delle confraternite. Tu invece si. Ci scommetto che però ti annoiavi a morte e sei venuta qui fuori per prendere un po’ d’aria.
Lo guardo scioccata , un po’ per il fatto che abbia indovinato il perché ero lì fuori, ma indignata per il fatto che mi abbia affibbiato l’etichetta della ragazza che è attratta dalle feste. 
– Se pensi che mi piacciano le feste, il tuo radar ha sbagliato di grosso. Preferisco di gran lunga un buon libro, buona musica e guardare il cielo. Anche stare in riva al mare, è tra le mie opzioni, ma qui è impossibile.
Mi lascio sfuggire un sorriso distratto, ma poi mi rendo conto che gli sto parlando di me , e ritorno guardinga. Mi guarda un po’ curioso come quando mi ero svegliata accanto a lui, mano nella mano in biblioteca . 
–Non ho sbagliato, volevo solo vedere cosa mi rispondevi, e poi chi ti dice che ho un radar ?- , sorride appena anche lui e perdo totalmente la concentrazione. È davvero bello con la luce della luna che gli illumina il volto. I suoi occhi color mandorla adesso sono dolci e le fossette sono adorabili. Lo sguardo è dolce, ma allo stesso tempo c’è sempre quella nuvola grigia che mi fa credere che sia quasi sempre arrabbiato con il mondo, oppure solo deluso da qualcosa che gli è capitato nella vita.
-Si vede che hai il radar per riconoscere le persone, cerchi sempre di cogliere i dettagli, guardi sempre negli occhi e credimi sei l’unico che non mi ha fissato le tette da quando sono al collage. Mi scappa proprio questo commento, che potrebbe sembrare inopportuno. Lui di tutta sorpresa, ride. Oddio , ha una risata fantastica, contagiosa e un po’ rumorosa. Rido anch’io.
–Credimi , mi hai analizzato molto bene, ma se devo essere onesto le ho guardate-. Improvvisamente non ride più e si incupisce.
– Cosa frequenti oltre letteratura inglese?- È curioso o solo educato? Non lo capirò mai.
-Frequento tutti i corsi di letteratura, incluso il corso di Storia del Diritto Romano, e Geografia economica. Avevo pensato di unirmi alle lezioni del club del libro, ma credo che per questo primo anno passo. Ho troppe cose da fare. Tu invece?-  Io sono decisamente curiosa. 
– Io studio Economia, e questo è il secondo anno. Ma da quanto hai potuto vedere a lezione di letteratura, ho interessi diversi.- Ora è un po’ triste e azzardo una domanda. –Allora perché lo fai? Intendo studiare economia …-, capisco che ho toccato un tasto dolente, perché sbuffa ed è decisamente a disagio.
– Questioni personali, non si può sempre fare ciò che si vuole.- Guarda il cellulare e si alza , lasciando un vuoto accanto a me.
- Ora devo andare domani ho lezione presto, ciao Claire-. Io mi alzo per salutarlo.
-Scusa, ti dispiace se resto ancora un po’? So che può darti fastidio , visto che ti occupo la vista dalla finestra, ma non ti disturberò, fin quando la mia amica non torna.- Lui mi guarda nel suo modo strano, con occhi visibilmente stanchi. 
–Certo, perché no.
-Ciao Dylan, buonanotte.- Dico sorridendo. 
– Notte Claire. - Mi fa il suo solito cenno con la mano e poi va via. Mi risiedo e vedo sul cellulare che è mezzanotte passata e Ruby ancora deve chiamarmi. La lascerò in pace ancora un po’,  ma per ora voglio solo vedere ancora il cielo.

 

   
 
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