Capitolo 1
Even after all these years
we just now got the feeling that where meeting
for the first time.
Dopo tutti questi anni
Proviamo ancora la sensazione in questo
momento di quando ci incontrammo
per la prima volta.
-Merda, merda merda merda.
L’unica ragazza che tarderà alla sua prima lezione del
college non potevo che essere io. Ripercorro mentalmente e velocemente
la serata di ieri: un ragazzo basso e calvo mi aveva aperto la porta
della sua camera e aveva detto: -Benvenuta alla festa delle matricole
2015.
Avevo appena varcato la soglia, quando un gruppo di
ragazzi trascina di peso me e la mia amica Ruby al centro
dell’appartamento.
Ingenuamente noi eravamo uscite dalla nostra camera soltanto per
esplorare il campus, visto che quasi tutto il giorno eravamo state
indaffarate con i mille scatoloni da sistemare nella nostra umile
“dimora”, che sarebbe stata nostra fino al conseguimento
della laurea.
Una stanza molto piccola, con un piccolo salottino curvo e procedendo
sulla sinistra c’era la porta del nostro bagno. Il bagno aveva la
vasca, ma era molto più grande di come ci aspettassimo. Le tre
camere da letto,invece,erano davvero minuscole. Al centro della mia
camera era posizionato il lettoo con un materasso ormai logoro e lercio
e una piccola scrivania a bordo finestra, dove si poteva osservare il
via vai della strada principale per arrivare al giardino interno. Dopo
una veloce chiamata ai miei genitori per chiedergli di far arrivare
l’indomani il nuovo materasso, mia madre mi chiese di raccontarle
un po’ delle mie prime impressioni sul college.
-Mamma sono arrivata appena due ore fa, dammi il tempo. Domani ti
dirò tutto- Mia madre quando si metteva era davvero
insistente.
–D’accordo Claire, allora ci sentiamo domani sera. Buonanotte ti vogliamo bene- e riaggancio.
La mia camera l'avevo scelta soprattutto per la vista. Non dava
sul corridoio principale, ma sul giardino che collega il parco ed era
quella era la parte che preferivo, visto che era molto più
tranquillo e silenzioso. Le altre due camere avevano una piccola
libreria fatta di cartongesso e lo spazio per un armadio più
grande. A me non serve un armadio grande, non ne ho bisogno. I vestiti
sono l’ultima cosa di cui io possa preoccuparmi qui. La mia amica
Ruby invece è davvero contenta del suo grande armadio. Ama
tutto ciò che riguarda : accessori,abiti succinti e trucco. La
libreria, invece mi sarebbe servita. Nel week end la prima cosa che
dovrò fare è andare a comprarla.La nostra terza
coinquilina non l’avevamo ancora conosciuta e a questo punto
avevamo dedotto che non ne sarebbe arrivata una. Ritornando a ierisera,
eravamo appena arrivate alla mensa del college, quando avevamo sentito
un rumore assordate che proveniva dal primo piano maschile e Ruby,
curiosa come sempre, aveva voluto a tutti i costi andare a vedere cosa
stesse succedendo. Sono stata a diverse feste nella mia breve vita, con
alcool a bizzeffe, tanto da far invidia ad una distilleria, ma qui non
c’era solo alcool. C’era davvero di tutto e di più.
Ricordo ben poco di come il primo bicchiere contenente una sostanza che
sembrava vodka, mi sia finito tra le mani, ma di sicuro non ricordo gli
altri che sono venuti dopo. Ricordo vagamente Ruby che mi trasportava
come un sacco di patate in camera e poi buio totale. Ora sto cercando
di farmi una doccia il più in fretta possibile, prendere la mia
borsa con i libri che avevo provvidenzialmente preparato ieri sera e
correre per cercare di non arrivare in ritardo alla mia prima lezione,
del mio primo giorno di college. Saluto Ruby con un cenno e mi fiondo
in corridoio. Meno male che ieri sera avevamo esplorato abbastanza da
capire in quali aule dovevamo trovarci questa mattina.
Sono le 8-25 e la lezione inizia alle 8-30, ottimo lavoro Claire, benvenuta al collage.
Entro nell’aula come un urgano travolgendo due studenti,
chiedendo -Oddio scusate-, ad ogni passante.Cerco di guardare bene
tutta l'aula e vedo giusto in tempo un posto in seconda fila. Sto per
raggiungerlo quando vengo letteralmente spinta a terra da un ragazzo.
-Ma che ca…- mi volto e vedo questo tipo che borbotta un
-Levati dai piedi-, e mi salgono i nervi a fior di pelle. Vedo un posto
in ultima fila e mi siedo. Odio stare in ultima fila, non si ascolta
bene e non si riesce a seguire la lezione nei minimi dettagli.
come il grande Dante Alighieri, Francesco Petrarca e molti altri autori, essendo l'Italia la patria della letteratura per eccellenza. All’età di 14 anni però viene offerta a mio padre una promozione in America. Lui è un archeologo , quindi il suo lavoro gli permette di viaggiare in luoghi diversi e soprattutto dall'altra parte del mondo.Ho vissuto e concluso gli studi nel North Carolina, dove i miei genitori avevano sempre sognato di vivere. A Wilmington, un posto da favola. La mia seconda casa. Non ho dimenticato l’Italia e un giorno di sicuro ritornerò.Ora a Yale mi sento un po’ spaesata , è tutto così diverso. Gli edifici maestosi, il clima decisamente caldo e umido fa immaginare il freddo che verrà in inverno, ma soprattutto, niente oceano. Sia in Italia, dove sono nata a Napoli, sia in North Carolina ho sempre avuto un posto in cui rifugiarmi, vicino al mare, qualunque esso fosse. Come scrive Alessandro Baricco in Oceano di Mare: "Il mare – vide il barone sui disegni dei geografi,era lontano. Ma soprattutto – vide nei suoi sogni
– era terribile, esageratamente bello, terribilmente forte – disumano e nemico – meraviglioso. E poi era colori diversi, odori mai sentiti, suoni sconosciuti – era l'altro mondo."
da PensieriParole
Tuttavia
i miei pensieri vengono interrotti dal fatto che non riesco ad
ascoltare bene ciò che il mio professore sta spiegando. Non
posso fare a meno di guardare in cagnesco l'artefice di questo mio
problema. Questo maleducato, dopo la lezione gli insegno io a parlare
in questo modo ad una sconosciuta. Il professore intanto spiega
la struttura del corso, le ore di lezione, gli esami di metà
corso di metà semestre e di fine semestre. Ci dice di chiamarsi
Tomas Frasting di avere origini celtiche. Guardare la nuca e i capelli
del tipo che mi ha rubato il posto. Odio questo tipo di persone ,che
pensano solamente a se stessi e a quello che vogliono. Alle 11-30 il
professore ci lascia e ci da alcune ricerche da fare in biblioteca. Mi
alzo e vado dritta verso il maleducato.
-Scusa?- gli dico.
–Si?-, dice, ancora senza voltarsi.
-Non so se hai notato, ma prima della lezione mi hai spinta , sono
certa che tu non l’abbia fatto di proposito. Volevo solo chiarire
la faccenda- dico con fermezza.
-No invece l’ho fatto proprio di proposito.
Improvvisamente si gira e mi guarda negli occhi. Da un'osservazione
veloce sembrerebbe a chiunque un ragazzo normale. Ma se ci si sofferma
a osservare i suoi occhi e il suo sguardo , si capirebbe l'opposto. Nel
complesso ha lineamenti molto dolci, capelli che vanno un po’ in
giro e occhi color mandorla. Fisico abbastanza normale, ma con i
muscoli dell'avambraccio ben accentuati dalla t- shirt bianca, quasi
trasparente.Non sono cieca, è anche molto carino, ma la sua
espressione non promette niente di buono, fa quasi paura, per non
parlare del modo in cui mi fissa. Si direbbe che gli ho appena rovinato
l'esistenza-
Cosa?! -chiedo,seccata e scioccata.
- Questo è il mio posto, nessuno si siede qui. Sarà
meglio che non lo faccia nemmeno tu-mi dice con aria di sfida
incarcerandomi con lo sguardo.
- I posti non sono assegnati se non te ne fossi accorto- dico ormai spazientita.
-Oh, bhe, sei al corso di letteratura 2, quindi i posti sono gli stessi
dell’anno scorso, matricola. Spero per te che da oggi in poi
capirai il tuo errore e farai ammenda.
Ma stiamo scherzando? Chi diavolo si crede di essere questo emerito
idiota. Lo so che è il corso avanzato, ma ovviamente è
così ottuso da non sapere che esistono i pre corsi e che li
terminerò tra due settimane.Che idiota.
- Ripeto i posti non sono di nessuno, è inutile che ti
credi di essere chissà chi, qui siamo tutti uguali, nessuna
eccezione.
Mi guarda con un’ aria davvero infuriata, ma leggo nei suoi occhi
anche un leggero velo di divertimento. Non posso fare a meno di
guardargli il piccolo sorriso sbilenco che illumina quel viso fin
troppo cupo.
-Lo vedremo- dice voltandosi ed uscendo in un secondo netto. Quando mi
giro intorno vedo che tutti ormai sono andati alla lezione seguente e
ringrazio il cielo di avere un ora di buca così da potermi fare
una doccia e schiarirmi i pensieri cercando di non ricordare quello
sguardo da psicopatico.
Arrivo all’appartamento con mille pensieri che mi passano per la testa, e nessuno include qualche argomento da studiare.
Dopo aver fatto una doccia sembra andare meglio. Faccio velocemente un
cambio di libri e mi dirigo alla prossima lezione, Storia del diritto
Romano. Non era tra i corsi suggeriti dal mio orientamento, ma la
storia mi interessa abbastanza. Per l’ora seguente invece avevo
pensato al suicidio , poiché avrò una materia per cui
invece preferirei scalare una montagna con un bilanciere in spalla, o
morire, fa lo stesso: Geografia economica della Nazione. Esco
dall’appartamento vuoto e mi fermo al chiosco a prendere un super
caffè ,la mia droga. La lezione di Storia tutto sommato procede
bene e il professore è una persona molto simpatica, mette a
proprio agio. Sono le 14,20 e decido di mettere qualcosa sotto i denti,
visto che sto morendo di fame. Arrivo in mensa e ci sono due o tre
persone , che forse come me finiscono abbastanza tardi i corsi
mattutini. Prendo un vassoio e vado al banco. Visto che non voglio
esagerare prendo un’ insalata ed una soda. Mi siedo e inizio a
sfogliare le pagine del libro di Geografia. Risultato? Non ci ho capito
nulla come al solito. Mi alzo e vado alla lezione delle 15. La
professoressa di geografia sembra anche piuttosto esigente. Perfetto.
Ha già distribuito delle ricerche da fare in biblioteca, e
domani ci farà fare un test di comprensione.
Esco dall’aula e vado in biblioteca per cercare di studiare
qualcosa, nonostante la stanchezza che oramai mi accompagna. Trovo un
bel posticino accanto alla finestra e apro i libri. Mentre sono a
metà manuale di letteratura inglese per l’esame
della prossima settimana, noto un ragazzo seduto sul pavimento di
spalle che legge,accanto al padiglione di economia. Riconosco quei
capelli e so benissimo chi sia. Distolgo lo sguardo e noto che ogni due
minuti fa strani versi. O si sarà addormentato, oppure è
davvero un tipo strano. Purtroppo io ho bisogno di concentrazione e
silenzio assoluto. Cerco di farmi forza e coraggio e andarlo a
svegliare. Mi siedo anche io sul pavimento, di fronte a lui e noto
davvero che sta dormendo. In questa posizione ha un’espressione
davvero buffa, e tutti i capelli scompigliati vanno da tutte le parti.
Così lo guardo ancora più intensamente. Ha i jeans scuri
con piccoli strappi sulle ginocchia,sneakers ai piedi e una maglia
bianca seguita da una felpa verde scura. Ha diversi nei in molti punti
del viso, soprattutto nella zona vicino all’orecchio. Mi avvicino
silenziosamente per paura di svegliarlo e rischiare di sembrare una
pazza. Vedendo tutti quei piccoli puntini sembra quasi che ci sia un
disegno nascosto pronto ad uscire fuori al solo tocco della mia mando.
All’improvviso la mia mano si muove da sola e lo accarezza
delicatamente con il bordo della mano, la guancia. La ritraggo subito
come scottata. Ma che diavolo faccio? Non conosco nemmeno il suo nome
mi metto a toccarlo? L’ho detto che l’assenza
del’oceano mi crea brutti scherzi. Assenza dell’oceano o
astinenza ad ogni forma sessuale, presumo. Inizio a sentire caldo,
molto caldo. Mi tolgo la felpa e resto a maniche corte con una
t-shirt turchese. Più lo guardo più vorrei toccarlo, ma
ho paura che mi possa urlare contro. Quindi faccio l’unica cosa
che mi viene in mente . Prendo i miei libri e inizio a studiare
lì, seduta e a guardarlo di sottecchi, ma sento le palpebra
pesanti.
Cosa..?
No, che diavolo devo essermi addormentata. Cerco di aprire gli
occhi delicatamente, ma allo stesso tempo avverto uno strano
tocco… le nostre mani sono intrecciate. Lo guardo e vedo che mi
sta fissando con quel suo folle sguardo d’assassino omicida.
Oddio , oddio che figuraccia. Lascio andaresubito la sua mano.
Con il suo sguardo indagatore cerca di capire il perché di tutta questa situazione. Perfetto, vorrei saperlo anche io.
Mi guarda insistentemente –Cosa diavolo stai facendo?-Questa domanda mi fa alzare di scatto.
- Scusa stavo studiando e mi serviva un libro proprio dietro la tua
schiena, però non volevo disturbarti quindi ho aspettato , ma
poi la stanchezza ha contagiato anche me. "Brava Claire , ottima
scusa." Il ragazzo resta in silenzio.
-Abbiamo iniziato con il piede sbagliato, Piacere io sono Claire.- Un
attimo di esitazione colpisce i suoi occhi. Ora sono insolitamente
calmi e curiosi, non come prima. Accusatori e psicopatici. Questo
ragazzo non deve essere sempre stato così. Forse
c’è una storia, per questo suo atteggiamento. Sicuramente
ce ne è una.
-Piacere, Dylan.- Si alza , mi fa un cenno con gli occhi ed esce dalla
biblioteca. Strano, avrei giurato di aver intravisto una
possibilità di parlare con lui, giusto per conoscere qualcuno
con cui seguo un corso. Però cerco di non farci caso. Prendo la
mia roba e torno nella mia stanza a studiare seriamente , per
l’esame della prossima settimana.
Sono
le 21,30 e ho appena finito di studiare tutto. Esco e vedo Ruby intenta
a chiamare qualcuno al cellulare. Ruby studia Arte, quindi dipinge
spesso, per questo c’è una grande tela bianca sul
pavimento. La guardo e lei stacca la chiamata.
- Claire , al secondo piano danno una festa pazzesca , che ne dici di
andare ? Ti prometto di non farti bere e di tornare massimo per
mezzanotte. -
La conosco abbastanza da capire che c’è qualcosa sotto. - Ruby, c’entra per caso un ragazzo?
-Mmm Forse, lo scopriremo. Dai ti prego !
Quando fa così è impossibile dirle di no.
- Okkey ,ma non voglio fare tardi , e non voglio bere . Intesi ?
-Certo, guastafeste- E ridendo ci avviamo in camera per vestirci in un
modo più appropriato del pigiama e pantofole giganti che abbiamo
ora.
Arriviamo
alla stanza 201 e vediamo la stessa impostazione della festa di ieri
sera. Alcol, musica, ragazze che ballano e ragazzi ubriachi. Ho messo
un jeans ed una maglia piuttosto anonima. Non voglio essere notata
stasera. Non so perché ma stasera sono un po’ triste.
– Hey Claire, vuoi una birra ? -, mi chiede Ruby . Mi avvicino e
la sorseggio molto tranquillamente. Per una sobria la festa non
potrebbe essere più noiosa di così. Vedo Ruby parlare con
due ragazzi e decido di allontanarmi. Esco dalla festa e vado sulla
veranda del secondo piano. Il secondo piano non è molto alto, ma
abbastanza per sederti e vedere le stelle , senza tutte le luci
artificiali del campus. Mi sdraio e poso la birra , ormai finita ed
inizio a pensare alle mie prime 48 ore di college. Mentre guardo le
stelle noto una figura incamminarsi e stopparsi di botto alla mia
vista. Oh dio, ma è una persecuzione.
–Che ci fai qui?-, mi chiede Dylan , con molto tatto ed educazione come al solito.
–Non sono obbligata a spiegarti i miei spostamenti-, dico leggermente stizzita. Mi guarda e si siede accanto a me.
-Stranamente si, visto che sei appoggiata proprio davanti alla mia finestra-
Mi volto e vedo che ho la schiena proprio sugli infissi grigi di una
finestra. Cerco di guardare l’interno. Sembra molto più
grande del mio appartamento. Ritorno a guardare le stelle per non dare
l’impressione di ficcanasare. Lui mi guarda tutto il tempo , ma
non dice nulla.
– Scusami, pensavo non ci fossero molte persone a quest’ora
, visto che la maggior parte degli studenti si trovano alle feste o
negli appartamenti delle confraternite. Escluso te , ovviamente - Forse
sono stata troppo brusca e me ne pento subito, mordendomi
l’interno della guancia. Ma lui sembra non farci caso.
-Non sono un tipo a cui piace andare alle feste, soprattutto quelle
delle confraternite. Tu invece si. Ci scommetto che però ti
annoiavi a morte e sei venuta qui fuori per prendere un po’
d’aria.
Lo guardo scioccata , un po’ per il fatto che abbia indovinato il
perché ero lì fuori, ma indignata per il fatto che mi
abbia affibbiato l’etichetta della ragazza che è attratta
dalle feste.
– Se pensi che mi piacciano le feste, il tuo radar ha sbagliato
di grosso. Preferisco di gran lunga un buon libro, buona musica e
guardare il cielo. Anche stare in riva al mare, è tra le mie
opzioni, ma qui è impossibile.
Mi lascio sfuggire un sorriso distratto, ma poi mi rendo conto che gli
sto parlando di me , e ritorno guardinga. Mi guarda un po’
curioso come quando mi ero svegliata accanto a lui, mano nella mano in
biblioteca .
–Non ho sbagliato, volevo solo vedere cosa mi rispondevi, e poi
chi ti dice che ho un radar ?- , sorride appena anche lui e perdo
totalmente la concentrazione. È davvero bello con la luce della
luna che gli illumina il volto. I suoi occhi color mandorla adesso sono
dolci e le fossette sono adorabili. Lo sguardo è dolce, ma allo
stesso tempo c’è sempre quella nuvola grigia che mi fa
credere che sia quasi sempre arrabbiato con il mondo, oppure solo
deluso da qualcosa che gli è capitato nella vita.
-Si vede che hai il radar per riconoscere le persone, cerchi sempre di
cogliere i dettagli, guardi sempre negli occhi e credimi sei
l’unico che non mi ha fissato le tette da quando sono al collage.
Mi scappa proprio questo commento, che potrebbe sembrare inopportuno.
Lui di tutta sorpresa, ride. Oddio , ha una risata fantastica,
contagiosa e un po’ rumorosa. Rido anch’io.
–Credimi , mi hai analizzato molto bene, ma se devo essere onesto
le ho guardate-. Improvvisamente non ride più e si incupisce.
– Cosa frequenti oltre letteratura inglese?- È curioso o solo educato? Non lo capirò mai.
-Frequento tutti i corsi di letteratura, incluso il corso di Storia del
Diritto Romano, e Geografia economica. Avevo pensato di unirmi alle
lezioni del club del libro, ma credo che per questo primo anno passo.
Ho troppe cose da fare. Tu invece?- Io sono decisamente
curiosa.
– Io studio Economia, e questo è il secondo anno. Ma da
quanto hai potuto vedere a lezione di letteratura, ho interessi
diversi.- Ora è un po’ triste e azzardo una domanda.
–Allora perché lo fai? Intendo studiare economia
…-, capisco che ho toccato un tasto dolente, perché
sbuffa ed è decisamente a disagio.
– Questioni personali, non si può sempre fare ciò
che si vuole.- Guarda il cellulare e si alza , lasciando un vuoto
accanto a me.
- Ora devo andare domani ho lezione presto, ciao Claire-. Io mi alzo per salutarlo.
-Scusa, ti dispiace se resto ancora un po’? So che può
darti fastidio , visto che ti occupo la vista dalla finestra, ma non ti
disturberò, fin quando la mia amica non torna.- Lui mi guarda
nel suo modo strano, con occhi visibilmente stanchi.
–Certo, perché no.
-Ciao Dylan, buonanotte.- Dico sorridendo.
– Notte Claire. - Mi fa il suo solito cenno con la mano e poi va
via. Mi risiedo e vedo sul cellulare che è mezzanotte passata e
Ruby ancora deve chiamarmi. La lascerò in pace ancora un
po’, ma per ora voglio solo vedere ancora il cielo.