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Autore: Egomet    01/04/2009    9 recensioni
Lui era solo un ragazzo tranquillo che aspirava ad uscire con la sua bellissima quanto irraggiungibile collega. Lei era solo una ragazza complicata che aveva voglia di divertirsi. Ma insieme a questo, una pancia grande e gonfia, e soprattutto ciò che conteneva, erano il suo problema. Lui cerca di aiutarla, ma non ha fatto i conti con il suo carattere impossibile. Davide prova a capirla, ma Francesca gli nasconde un segreto. -Ascolta, Davide… sicuramente tu mi hai già visto, ma non ti ricordi di me. Sai, io sono incinta- Davide inarcò le sopracciglia scuotendo la testa. “Ma cosa voleva quella da lui?”. -Beh, tanti auguri, mi fa piacere…- stava già per chiudere la conversazione. Lei intuendo ciò che voleva fare si affrettò a vuotare il sacco. -Sono incinta di te-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche giorno dopo, erano nuovamente in macchina, lui che guidava tranquillo e lei che era agitatissima. Fece un respiro pesante, ripetendosi il discorsetto che si era preparata.
Lo ricordava tutto e le sembrava abbastanza dignitoso.
Davide, piacevolmente sorpreso dal fatto che fosse stata lei ad insistere per quella visita extra parcheggiò nel piazzale dell’ospedale e la guardò.
-Andiamo?-
-No- fece lei, appoggiandosi allo schienale.
Aveva abbandonato il giubbino, essendo ormai aprile inoltrato, e la maglietta aderente ne risaltava le piccole forme da ragazza.
Non poteva fermarsi ora, non adesso che aveva quasi raggiunto il suo obiettivo.
Ma si vergognava terribilmente.
Del tutto ignaro dei pensieri che passavano per la testa della bionda, il ragazzo aprì lo sportello e scese giù, aspettandola.
Poco dopo anche lei si decise a scendere e a percorrere assieme a lui il viale e il corridoio dell’ospedale fino ad arrivare al reparto. Come l’altra volta, la sala d’attesa era semi vuota eccezion fatta per una sola signora. I due ragazzi si sedettero e aspettarono pazientemente che arrivasse il loro turno.
Quando arrivò il momento Francesca si affrettò verso la porta e sulla soglia si girò.
-Senti…- iniziò incerta guardandolo e tentando di apparire convincente –non c’è bisogno che vieni anche tu… aspetta qua-
-Sicura?-
-Sicurissima- confermò fiduciosa lei, annuendo.
Un po’ stupito e preso in contropiede, Davide accettò, tornando a sedersi.
Una volta che lei fu scomparsa dietro la porta, poi, iniziò a rimuginare su quello strano comportamento. Perché l’aveva lasciato fuori questa volta?
Cosa aveva da nascondergli? Non l’avrebbe mai scoperto.
Passò circa mezz’ora, e ancora lei non si faceva vedere.
Il ragazzo si insospettì parecchio e si domandò se non fosse stato il caso di controllare; quel dottore gli era stato raccomandato per professionalità, perché era uno dei migliori, e non costava nemmeno poco. Ma che cavolo stavano facendo quei due là dentro?
A dir la verità un mezzo sospetto, il più terribile, ce l’aveva ma desiderò che non si avverasse.
Oltre a tutti i problemi che gli creava la ragazzina, ci si aggiungeva pure un dottore maniaco, come quello di prima.
E va bene, non aveva potuto fare a meno di constatare, in quel mese, che la ragazza bionda con la quale si era trovato a convivere non era affatto brutta.
Anzi, era l’esatto contrario della bruttezza.
A parte quando faceva quei bronci o si faceva rossa per la rabbia, in tutti gli altri momenti della giornata era estremamente carina per la sua età.
I bei capelli biondi, lisci e luminosi, erano tenuti in una riga laterale in modo che si formasse una frangia verso sinistra. Si sapeva tenere bene, diciamo, vestiva né troppo appariscente né trasandata, ma la osservava spesso quando si preparava per la scuola. E chissà se aveva il suo fidanzatino per cui farsi bella, comunque ci teneva quanto bastava.
E che begli occhi che aveva; non avrebbe mai osato dirglielo naturalmente, ma aveva veramente dei bellissimi occhi azzurri. Insomma, a farla breve era una bella ragazza e il fatto che fosse in una situazione così difficile induceva di pensare che qualcuno avrebbe potuto approfittarsene.
Se quel suo dottore di prima non l’aveva già fatto, si disse mentalmente.
La sua carrellata di pensieri venne interrotta dalla porta, che si aprì facendo uscire la ragazza bionda, che pareva soddisfatta, e il dottore, un po’ crucciato. Quando questo incontrò lo sguardo interrogativo del ragazzo, gli sorrise.
-Tutto a posto- lo rassicurò.
Perplesso, molto perplesso e sospettoso, Davide guardò la bionda.
Francesca fece un respiro sollevato, dopodiché sorrise, cosa rarissima.
-Dove vai ora?-
-Al bar-
-Vengo con te-
Dopo che furono passati a prenderle i libri per farle fare i compiti, i due oltrepassarono la soglia del locale, spingendo la pesante porta munita di una vetrata.
Davide andò nel retro a cambiarsi, mentre la ragazza si issò su uno sgabello, stese sul lungo e liscio banco i suoi quaderni e prese una penna.
Bruto, un omaccione alto e provvisto di bei muscoli evidenti, da far concorrenza ad un culturista, la guardò male.
Aspettò un po’ per vedere cosa avesse fatto, e poi le si avvicinò.
-Cosa ordini?- domandò.
-Niente, non ho soldi-
Francesca alzò gli occhi e si trovò davanti il muso duro dell’uomo, che teneva gli occhi neri fissi su lei.
-Se non mangi, niente posto- proferì burbero, senza staccarle gli occhi da dosso.
La bionda aveva tutt’altri pensieri per la testa, così non si scompose né si arrabbiò.
-Davide ha detto che posso restare qui- disse calma.
Bruto sembrò spiazzato dalla notizia, e stringendo sospettoso gli occhi si allontanò.
Il ragazzo, ignaro di tutto ciò, chiacchierava amichevolmente con Silvia riguardo un qualcosa che era successo la sera prima.
-Quello stupido continuava a spogliarsi…-
-E ballava anche da schifo tra l’altro… certa gente non sa cosa inventarsi pur di farsi notare…- rise la ragazza.
Stava riponendo in un vassoio tanti bicchieri alti e griffati dalle marche di birre.
Anche lei era molto bella.
I capelli scuri, lisci e quel giorno aggiustati con una schiuma che li rendeva mossi, la scivolavano con grazia sulle spalle. La sua maglietta era provvista di una scollatura, e mancavano sempre alcuni centimetri alla sua gonna perché potesse rientrare nella norma della decenza.
Davide non si era reso conto che era rimasto a fissarle ebete il fondoschiena ben tornito finché due dita gli afferrarono la nuca, sollevandolo leggermente in alto.
Gridò di sorpresa e girandosi si trovò il mento del suo capo, crucciato e arrabbiato.
-Perché c’è una ragazzina che sta seduta senza mangiare nulla?-
Ancora inebetito dall’esame delle curve della mora, lui non comprese subito il senso della frase. Poi allargò gli occhi, comprendendo.
-Oh andiamo!- esclamò, liberandosi della sua presa –Può stare lì, lei è con me!-
-Chi non mangia non occupa i posti!-
-Sì però al suo ragazzo l’hai fatto stare quanto voleva!- ribatté imbronciandosi lui.
Quel che è giusto è giusto.
Bruto gettò un rapido sguardo a Silvia, che gli sorrise.
Non seppe ribattere nulla, poi quando la ragazza gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla, la sua espressione si sciolse.
-Dai, non è gentile trattare così la fidanzatina di Davide!- sorrise raggiante lei.
-Ecco appunto, e poi non è la mia fidanzata!- precisò rapido lui.
-Certo, certo…- commentò sarcastica la mora, prima di sparire dietro la tenda.
Bruto guardò Davide, decidendo il da farsi.
Non disse nulla ma tornò di là, e lui, rimasto senza risposta, lo interpretò come un assenso.
Anche lui tornò nel locale, e si sedette davanti alla bionda.
-Complimenti, a momenti mi facevi licenziare. Meno male che c’era Silvia- le disse sottovoce.
La ragazzina alzò lo sguardo dal libro e osservò la cameriera dirigersi verso un tavolo.
-Ma chi, quella?- chiese scrutandola accigliata.
Che razza di poco di buono, pensò immediatamente osservando i suoi movimenti.
-Secondo me…- cominciò con tono saputo mentre il ragazzo dietro al banco alzava gli occhi, esasperato. Notandolo, lei si interruppe e lo fissò accigliata, ma lui rispose con un gran sorriso.
-Dicevo- continuò, tenendolo d’occhio –che mi sembra proprio una di quelle cameriere dei film, quelle bionde americane tutte tette e niente cervello-
A questa affermazione Davide arrossì un po’ sulle guance, e sbuffò scettico.
-Perché scusa, mi vorresti dire che oltre a servire bicchieri, sventolare le braccia, alzare la gonna e aprire le gambe quella sa fare altro?- ribatté acida.
-Sei un po’ troppo dura nel giudicare chi non conosci, non credi?-
-Ah e saresti tu quello che la conosce? Quello che mentre fa l’amore dice il suo nome?- sogghignò la ragazzina, sicura di aver vinto.
Lui si fece ancora più rosso e sibilò in fretta, stizzito
-Zitta e fai i compiti-
Lei riprese a guardare il libro, ma con aria soddisfatta e sorridendo.
Lui la fissò imbronciato perché aveva perso, e nel frattempo aprì una busta di arachidi e le versò in un contenitore di vetro che posò sul banco.
Francesca lo notò e subito ne afferrò una manciata con la mano, ficcandosele in bocca.
-Ehi quelle non sono per te!- la rimproverò.
-Beh, scusa, ho le voglie da incinta!- sorrise lei, masticando.
Mentre ingoiava le venne in mente un pensiero furbo.
-Ciao Davi- sorrise provocante, per stuzzicarlo.
Lui tolse il porta arachidi dalla portata della sua mano, che già stava per afferrarne altre, e la fissò scocciato.
-Ti diverti a prendermi in giro?- domandò.
-Tantissimo- e eludendo la sua buona guardia, fece scorta di altre arachidi che si mise subito in bocca.
Alla sua occhiata di rimprovero alzò le spalle.
-Tanto offri tu, vero?-
Sorpreso e incuriosito, lui la guardò appoggiare una mano sulla tempia e leggere il rigo del paragrafo.
-Mi sbaglio oppure oggi sei contenta?- domandò cauto.
Lei alzò gli occhi e annuì.
-E… si può sapere perché?-
La ragazza bionda alzò un sopracciglio, apposta maliziosa e accattivante e scosse la testa.
-Mi spiace, no-
Davide sospirò, scuotendo la testa ma sorrise, felice che fosse meno propensa alla lotta quel giorno.
Il tempo passò scandito da commenti poco educati a proposito dei suoi compiti, di una bevanda rovesciata a terra nel tentativo di sbirciare meglio la scollatura di Silvia, e del conseguente quarto d’ora passato a ripulire il pavimento con lo straccio.
-Sei patetico, lo sai?-
-Taci, ragazzina- sbuffò imbronciato il ragazzo chino a terra.
-Cioè, ti rendi conto, vero, che quella non ti filerà mai?- continuò imperterrita e spietata lei, girandosi verso il centro del locale, dove Davide era chinato a terra, intento a ripulire.
-Ma tu non ti fai mai i fatti tuoi?- chiese, ma era una domanda retorica, stizzita.
Raccolse con cura un vetro da terra e lo gettò in un secchio prima di domandare
-E poi scusa, tu cosa ne sai? Non si può mai sapere-
-Caspita, sei proprio cotto. Sei così rincitrullito che le permetti di non lavorare, coprendola con quello lì-
Con “quello lì” la bionda si riferiva a Bruto che si era momentaneamente assentato. Il bar era chiuso, avrebbero aperto fra mezz’ora, e lì dentro c’erano soltanto lei, lui, e la bella cameriera.
Stufo delle sue provocazioni, Davide lanciò lo straccio nel secchio con un rumore secco, e la guardò accigliato, una mano sul ginocchio.
-Senti saputella, non ti permetto di parlarmi così. Sono più grande e devi portarmi rispetto-
Francesca non si scompose a quella battuta, anzi lo rimbeccò con rinnovato entusiasmo, ormai presa dalla voglia di giocare a stuzzicarlo.
-Pensa un po’ se lei sapesse che ti piace…- si mordicchiò un labbro, maliziosa e del tutto dimentica dei compiti.
-Non oseresti-
Davide si alzò a fronteggiarla, stringendo gli occhi sospettoso.
La bionda avanzò con la sedia in modo da trovarsi vicina a lui. Abbandonò l’aria strafottente e si fece seria d’un tratto.
Sorrise piano, senza derisione, malizia o null’altro.
-Sicuro, Davi?- mormorò piano, guardandolo negli occhi.
Sconcertato dal suo cambio di posizione, prese un po’ di colore sulle guance per l’imbarazzo in cui si trovò. Era tanto vicina a lui, come non era mai successo prima d’allora.
-Ehi Davi, mica sai dove sono…?-
La voce di Silvia e il rumore delle sue scarpe che tamburellavano sul pavimento riscossero i due dall’ambigua posizione.
La mora li guardò con aria divertita.
-Ops, scusate… ho interrotto qualcosa?-
-Non hai interrotto nulla- si affrettò a precisare il ragazzo che subito afferrò il secchio e andò nel retro del negozio.
Francesca scosse la testa, distogliendo lo sguardo dalla cameriera, che invece le si avvicinò.
-Piacere, Silvia-
-Francesca- le sorrise giusto per ricambiare forzatamente al suo sorriso cordiale.
Le due si guardarono fintamente gentili per un po’, poi chiesero all’unisono
-Tu e Davide state insieme?-
La bionda fu sorpresa dalla domanda che le rivolse; non aveva nemmeno lontanamente sfiorato l’idea di poter essere considerata in qualche modo la sua ragazza, tanto che per un momento ebbe la tentazione di scoppiare a ridere. Ma anche solo il fatto che gliel’avesse domandato significava che ad un occhio esterno potevano veramente sembrare fidanzati. Il che la spaventò.
-Senti, io e Davide non siamo fidanzati. Lui è… diciamo… un mio amico- la buttò lì per troncare ogni sospetto.
-Amico?- chiese con una punta di ironia calcolata.
-Amico- ribatté sicura e un po’ accigliata la ragazzina, tornando a chinarsi sul suo libro.
Dopodiché, mentre Silvia si allontanava, lasciandola in pace, Davide tornò da lei.
Si sedette accanto a lei, stavolta, guardando spasmodico la cameriera.
-Cosa ti ha detto?-
-Ha detto che sei proprio bono, non vede l’ora di sbatterti su questo bancone… dice che sei proprio bello quando ti metti la divisa…- 
Mordendosi il labbro, compiaciuta del rossore provocato sulle sue guance, un secondo dopo scoppiò a ridere di gusto, facendo ondeggiare la chioma bionda.
Lui appoggiò i gomiti sul banco e si rivolse al pavimento.
-Te l’hanno mai detto che sei incredibilmente sadica e perversa?-
-Caspita, un complimento del genere non me lo perdo- commentò, sorridendo e guardandolo.
Francesca non l’aveva mai considerato nulla più che uno sfigato senza speranze, ma forse perché quel giorno era molto allegra, forse perché si erano sbloccati e iniziavano a scoprire più cose l’uno dell’altro, notò per la prima volta qualcosa di carino in lui.
Il broncio triste che aveva assunto ora; sorrise semplice, un sorriso largo e gli si avvicinò.
-Secondo me non dovresti perderci tempo addietro-
-Perché no? Non sono alla sua altezza? Grazie mille lo so già…- fece depresso.
-Secondo me lei si fa il tuo capo- decretò convinta.
-Ma che dici?- disse il ragazzo dopo un attimo di smarrimento per l’assurdità dell’informazione.
-Ti dico di sì-
-Ma che vai dicendo? Bruto non si farebbe mai Silvia, e lei non andrebbe mai a letto con lui! Ma figurati-
Francesca sospirò teatralmente, guardandolo persa nei suoi pensieri.
-Tu ti fidi troppo delle persone-
Davide ricambiò arrabbiato lo sguardo.
-Beh, e tu ti fidi troppo poco-
Rimasero a guardarsi, l’uno depresso e corrucciato, e l’altra tranquilla e sorridente.
Poi ad un certo punto la bionda spinse il suo libro in grembo a lui.
-Che fai?-
-E ora renditi utile, ascoltami mentre ti ripeto la lezione-
Così fece, e quella sera oltre al fatto che c’era un modo di far sciogliere quella ragazzina e renderla più spontanea nei gesti, nelle parole e nei sorrisi, imparò che Carlo Magno era francese e che, ahimè, era stato lui a favorire la diffusione della scuola.
 
Purtroppo il ragazzo pagò a carissimo prezzo quell’allegra e più rilassata giornata passata con lei. Infatti al sorriso scherzoso e a quella complicità strafottente, che dopotutto non era malaccio e anzi li avvicinava, si sostituì, già dalla mattina dopo, un broncio cupo e nuvoloso accompagnato da risposte sgarbate.
Davide aveva potuto conoscere il motivo del suo comportamento lunatico come il tempo a marzo solo la sera, quando più che mai arrabbiata lei aveva gettato stizzita la forchetta nel piatto.
-Che, non ti piace?- domandò lui cauto.
-Mi fa schifo. Mi fa schifo tutto. Vai al diavolo e non rompere!- esclamò gettandosi contro lo schienale a peso morto, come se volesse romperlo, lei.
Lui sbuffò impercettibilmente quando udì l’ultima di una lunga serie di rispostacce.
-Scusa…- disse alzando le mani verso l’alto e levandole il piatto da davanti.
Francesca attaccò a mordersi il labbro freneticamente, come fosse un sacco da pugile contro cui sfogarsi.
-Stupido… stupido idiota…- diceva mentre con le sopracciglia sottili, unite, si mangiucchiava le mani.
Lui sentì quello che diceva ma non fu tanto stupido da arrischiarsi a domandare informazioni ulteriori.
Ma non ce ne fu bisogno, perché un attimo dopo, come se non potesse reprimere la sua rabbia, iniziò a parlare fra sé, ma ad alta voce.
-Che idiota! Che stupido! Ma sai quanto ca**o me ne fo**e se lui si è messo con quella… str***o…-
Il ragazzo roteò gli occhi mentre sciacquava le stoviglie, curandosi di non farsi vedere.
La bionda continuò la sua arringa, aggiungendovi epiteti poco cortesi, finché non arrivò il capolinea del suo sfogo.
Allorché alzò lo sguardo lentamente, intensa sulla sua schiena dalle spalle larghe e forti.
-Pensi che sia una stupida, vero?- domandò, con la voglia da attaccabrighe.
Davide, riposte le posate e i piatti sul ripiano, si voltò a guardarla.
Non era, come aveva sospettato lei, insofferente o ironico, sarcastico divertito dal suo essere ancora troppo bambina per lui.
Era semplicemente serio, a braccia incrociate e soppesava la ragazzina con lo sguardo mezzo preoccupato, mezzo concentrato e pensoso.
-No- disse con un sospiro che non voleva significare noia, poi si grattò il mento coperto da un piccolo strato di barba.
-Non penso che sei stupida- aggiunse, sempre guardandola dritto negli occhi azzurri, pensieroso –penso che un ragazzo ti ha fatto qualcosa di male-
La bionda si dondolò nervosa contro il tavolo, ballando sulle gambe della sedia, ondeggiando pericolosamente sospesa fra la caduta e la salvezza.
-Puoi dirlo forte- commentò, la faccia indurita e corrucciata.
Erano così diversi, anche negli atteggiamenti, nelle reazioni e nel tono che assumevano. Davide era molto calmo, come persona e carattere, non esternava facilmente le sue sensazioni più intime, ma a differenza di Francesca, che non lo faceva per principio, era forse perché aveva paura del giudizio altrui.
Quando doveva rapportarsi con gli altri, lo faceva con timore, forse un po’ timido.
Non perdeva mai la calma messa certamente a dura prova dalla ragazzina, e risultava sempre paziente, disposto a perdonarle tutti quegli scatti d’umore che la rendevano quasi odiosa.
Francesca era simile in questo, ma tutta diversa in altro.
Anche lei, timida e insicura con le nuove persone, aveva bisogno di tempo per svelare qualcosa di più riguardo se stessa ad una persona; per questo le sue amicizie, quelle vere e sincere, erano pochissime.
Arrossiva a complimenti esterni, non era certo una che andava a mettersi in mostra con gli altri, benché ne avesse molte, di qualità da mostrare.
Bellezza, intelligenza, un po’ di buonsenso e seduzione, quando voleva erano armi non indifferenti per farsi apprezzare dai ragazzi e invidiare dalle ragazze.
Ma non era tipo a cui interessava questo, ed era da ammirare.
D’altra parte, quello in cui erano opposti, proprio agli antipodi, bianco e nero, era il carattere.
Se uno era calmo e tranquillo, lento ad arrabbiarsi e a scatti impulsivi, l’altra era fuoco sulla benzina.
Nel senso che bastava un nonnulla per farla accendere e scatenare la sua furia, dirompente peggio di un uragano. Sapeva distruggere con le parole, e menava forte come un maschio pur di difendersi e fare male nel vero senso della parola.
Quando qualcuno non le andava affatto a genio, o l'aveva ferita in qualche modo, non aveva speranze di ottenere il suo perdono, e non aveva altra scelta che sparire per sempre dalla sua vita.








Jiuliet: grazie della recensione. Si beh, certo Davide non getta la spugna, anche se non so quanti, di fronte al carattere di Francesca, avrebbero fatto altrettanto. Continua a leggere

00glo00: sia chiaro, anche se tu attaccassi Francesca, credo che lei saprebbe bene come difendersi! Saprai cosa ha letto Francesca... beh se continui a seguire la storia. Grazie d'aver recensito.


Devilgirl89: che bella domanda. Cosa sta cercando Francesca? In effetti, credo che le persone dall'animo buono siano in genere quelle che vengono più maltrattate da tutti. Però si può sempre cambiare atteggiamento (riferito a chi maltratta).


wanda nessie: d'accordo, proverò a rispondere... 1 e 2: cosa sta pianificando Francesca? beh...................viva l'intuito, ma non ti dirò nulla. 3: fatto. 4: spiacente di doverti correggere, ma sono un ragazzo.


Mary____02: (spero d'averci messo i giusti trattini) grazie. Temo che per sapere qualcosa in più di Davide la situazione si debba prima risolvere un po'...


MissQueen: dannazione, ti devo una brioche allora... Grazie per i nuovi complimenti, mi lusinga molto che tu pensi queste cose. Ma se continui mi monterò la testa. Grazie d'aver recensito.

  
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