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Autore: Reshop Heda    29/03/2016    3 recensioni
Clarke fugge da Polis con l'AI di Lexa e troverà il tempo di pensare alla sua Heda.
Questa è una storia scritta per far sentire un po' di lutto a Clarke, dato che il nostro carissimo showrunner non la farà soffrire neanche mezzo episodio.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Mourning Lexa'
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WITHOUT YOU

WITHOUT YOU

 

 

-Without you
I feel broke
Like a half of a whole
Without you
I’ve got no hand to hold-
Sad song-We  the kings

 

-We don’t have to talk at all-
Il sorriso di Lexa si aprì quando Clarke pronunciò queste parole, come se il suo cuore si fosse finalmente ricomposto, libera dagli ordini imposti dal suo ruolo di Heda e libera dal fantasma di Costia.

Clarke si svegliò in Arkadia, stringendo il chip che aveva rubato prima di scappare da Polis. Non avrebbe lasciato che nessuno all’infuori di lei lo avesse, Lexa era sua e la bionda sentiva ancora di appartenerle.
L’aria si era fatta più fredda e Wanheda si avvolse intorno al collo la stoffa rossa del comandante, prima di uscire mettendo l’AI nella tasca della sua giacca, senza mai perderlo al tatto.
-Ehi Principessa, finalmente esci dalla tua camera, è ormai pomeriggio inoltrato.- disse con voce incerta quello che un tempo era il suo braccio destro.
Clarke lo guardò con astio prima di distogliere lo sguardo ed andare verso le stalle, alla ricerca di Octavia.
Non era certo l’idea migliore uscire quando l’Azgeda ti da la caccia, ma aveva bisogno di uscire a cavallo per un po’.
Le cose erano cambiate da quando Lexa era morta: la coalizione era quasi sciolta e nessuno tranne la Nazione del Ghiaccio seguiva la nuova Heda. Titus aveva fatto in modo di convincere gli altri ambasciatori a non muoversi prima che “La Fiamma” fosse entrata nel nuovo Comandante.
Roan era un mistero, per qualche ragione aveva appoggiato Ontari e aveva fatto dare la caccia a lei, per riportarla alla capitale.
La Blake sorrise leggermente, quando la vide arrivare alle stalle e le indicò un cavallo prima di trattenerla per un braccio.
-Non è sicuro per te uscire da sola. Lascia che ti accompagni, abbiamo anche una questione in sospeso non ti pare?-
-Non ho molta voglia di parlare con qualcuno sinceramente. Non abbiamo nulla in sospeso, ho capito quello che volevi dire, va tutto bene.- sospirò salendo sul cavallo.
-Lo sai che vengo insieme a te vero?- disse prendendo il suo quadrupede.
Clarke sorrise esasperata, prima di mormorare qualcosa di simile ad un “Non avevo dubbi”.

Il viaggio durò una decina di minuti, la bionda iniziò a piangere una volta arrivate al campo che ora veniva soprannominato “Hakeldama”.
Octavia la guardò stranita avvicinando il suo cavallo e le mise una mano sulla spalla, prima che l’altra tra i singhiozzi, la scacciasse malamente.
Non osò fiatare quando vide Clarke alzare la sciarpa rossa e portarsela al naso.
Non osò fiatare quando la vide estrarre il chip e stringerlo al petto.
-Senza te non ho più una mano a cui aggrapparmi…- sussurrò tra le lacrime ricordando le loro mani intrecciate quando fecero l’amore. Si pulì gli occhi, osservandosi intorno.
-You bring them justice.-
-You bring them justice.-
Lexa sorrise, quasi orgogliosa.
-We bring them peace.-
-Sai- disse ad Octavia –quella volta abbiamo fatto questa strada per portare Nia. Lei mi stava dicendo che non dovevo preoccuparmi, che mi avreste visto come un’eroina e non come il mostro che vedevo in me stessa. Invece Bellamy ha visto il mostro e mi ha ammanettata al tavolo. Se tu non fossi intervenuta io sarei morta.-
-Bellamy ha fatto delle cavolate ma…- non poté finire di parlare che Clarke la interruppe.
-È colpa sua se queste- mostrò alla mora il chip e la stoffa rossa- sono le uniche cose che mi rimangono! Se lui non avesse seguito Pike e non avesse ucciso trecento uomini mandati a protezione della nostra base, Titus non avrebbe pensato a me come una debolezza per lei! Non avrebbe sentito il bisogno di uccidermi!-
Le lacrime tornarono a rigare il suo viso e la più piccola capì che niente avrebbe fatto cambiare idea alla sua amica, quindi annuì rimanendo in silenzio ed abbassando lo sguardo.
“Noi stavamo portando loro la pace, invece siamo finite in un’altra guerra…cosa posso fare senza di te?” si chiese la bionda scendendo da cavallo e dirigendosi nel campo, ricordandosi tutti i volti dei guerrieri massacrati.
Si diresse verso la tenda, che nessuno aveva tolto a differenza dei corpi, ed entrò quasi aspettandosi una Lexa che la guardava preoccupata, ma lei non c’era e non ci sarebbe più stata.
Crollò al suolo e finalmente liberò tutte le sue lacrime.
Tutto quello che non aveva potuto esprimere in Arkadia, tutto quello che non aveva potuto esprimere in Polis, lo mostrava in quel campo ancora sporco di sangue.
Sangue di cui si sentiva responsabile.
-Lei mi capiva Octavia. Lei mi capiva veramente. Noi la pensavamo allo stesso modo, veramente. Io non..- venne interrotta dalle braccia della più giovane che la stringevano ed a cui si aggrappò nella speranza di non lasciarsi andare completamente.
Dopo dieci minuti la castana avvertì il respiro di Clarke calmarsi, segno che si era addormentata. Era così indifesa in quel momento, ma sapeva essere anche letale.
-Forse avrei dovuto darle una possibilità quando ancora ne avevo il tempo…- mormorò in preda ai sensi di colpa.
Sistemò i capelli della bionda e la adagiò sulla brandina che avevano usato per dare le prime cure a Indra, sorvegliando il suo sonno e promettendo a se stessa di aiutare la sua amica a risollevarsi per quanto adesso sembrasse impossibile. Sicuramente il Comandante non avrebbe voluto vederla in quello stato, se tra di loro c’era il tipo di relazione che aveva intuito.
Avrebbe davvero dovuto fidarsi più dei sentimenti di Clarke e non del suo orgoglio da Blake.

Quando tornarono la bionda continuò ad evitare Bellamy ed Octavia non poté far altro che capire, consigliando al fratello di lasciarla sola, per il bene di entrambi.
Wanheda entrò nella sua stanza e prese il disegno che fece la mattina del processo di Emerson. A volte le veniva voglia di strapparlo, ma era l’unica immagine quasi completa che le era rimasta.
Quasi completa, esattamente come si sentiva lei: perché senza la sua Lexa, il freddo Comandante che poteva essere un’amorevole amante, non si sentiva completa e mai lo sarebbe più stata.

-Little do you know
all my mistakes are
slowly drowning me.
Little do you know
I’m trying to make it better
piece by piece.
Little do you know I…
I love you until the Sun dies.
Little do you know –Alex & Sierra

   
 
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