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Autore: genesisandapocalypse    29/03/2016    5 recensioni
Gli occhi di Luke sono vitrei, nascosti da una nube di pensieri e ricordi. Dice di aver superato tutto, ma nessuno ci crede, Eloise per prima, che riuscirebbe a mettere da parte il suo odio colossale per Michael Clifford, se potesse aiutare.
Essere scappata nell’università al centro di Sydney è stata un po’ una salvezza, per Gioia. E che lo sia pure per qualcun altro?
Ashton ha perso fiducia nelle donne da tempo e scorbutico com’è, riesce a togliersele di mezzo, ma ogni tanto sa anche essere gentile.
A Cardiff c’è stata per soli tre anni, Eva, abbastanza per tornare a Sydney con qualcosa di troppo e far rimanere secco Calum.
E Scarlett, non sa bene come, finisce più spesso in quel bar che in camera propria.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Home is wherever I am with you.

MENZOGNE.
 
“Esiste un candore nella menzogna che è il segno della buona fede in una qualche causa.”
“Mentiamo ogni giorno, agli altri o a noi stessi.”
 
Un enorme casino ha il potere di farla svegliare di soprassalto. Sente qualcosa che cade a terra, provocando un tonfo, e uno sbuffo.
La sveglia segna le sei e undici, avrebbe potuto dormire altri venti minuti, ma tanto vale andare a controllare cosa sta succedendo. Non sembra spaventarsi, di ladri non ce ne sono, nel suo quartiere, e non è la sola ad avere le chiavi del proprio appartamento.
Si stropiccia gli occhi, prima di tirarsi in piedi e infilarsi le pantofole.
Con passo calmo e la mente ancora tra i sogni, finisce in cucina dove, con sua sorpresa, Andrea si sta preparando del caffè, la faccia rilassata e la camicia slacciata ai primi bottoni.
«Andrea?» Scarlett si lascia sfuggire un mormorio sorpreso, mentre osserva l’uomo della sua vita girarsi verso di lei e sorriderle amabilmente.
«Buongiorno, amore! - la saluta lui, avvicinandosi velocemente a lei e strappandole un bacio - ho due giorni di riposo, ti dispiace?» ammicca, sapendo benissimo quale sarà la risposta.
Scarlett boccheggia per un po’, prima di sorridere - o fingere di sorridere - e grattarsi il collo.
Le dispiace? Forse un po’.
«Amore, ma io questi due giorni lavoro! In più questa sera ho una cena di lavoro,» dice, stringendosi nelle spalle e avvicinandosi al caffè, che ha finito di farsi. Prende un tazza e ce ne mette un po’, allungandolo con del latte.
«Oh, figurati, la mattina andrò a trovare i miei - risponde il ragazzo, sorridendole - e penso che al tuo capo non dispiaccia che mi aggiunga, stasera, no?» le accarezza un braccio.
Scarlett arrossisce, poi annuisce.
«Glielo chiederò, allora.»
Fanno colazione in completo silenzio, colmato solo da sguardi e sorrisi dolci. Poi Scarlett si alza, dà un bacio sulla guancia del proprio ragazzo e fila in camera, a prepararsi. Si trucca, nella testa tutto confuso e attorcigliato. Si infila le scarpe e guarda sul comodino dove, in bella vista, c’è il suo anello.
Lo infila quasi controvoglia, già sa che finirà in tasca presto.
«Ci vediamo dopo,» si avvicina ad Andrea ed è già pronta ad andarsene, senza un saluto, ma il ragazzo le afferra il viso, unendo le labbra in un bacio passionale, che Scarlett ricambia con fatica.
Perché non sente altro che fastidio?
Si stacca a forza, sorridendo per addolcirlo.
«Sarò in ritardo, sennò,» si scusa, prima di filare dritta verso la porta, lasciandosi sfuggire un sospiro appena ne è fuori.
E in venti minuti, poco più o poco meno, è di fronte al Nirvana, una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Si infila l’anello nella tasca, poi entra e punta subito lo sguardo chiaro sulla figura longilinea di Ashton. Si sente meglio, ma per poco.
Subito, l’idea che il suo futuro marito è a casa, la colpisce di nuovo.
Lei è al Nirvana, per vedere un altro ragazzo. Come può farlo?
«Scarlett!» Ashton si avvicina e Scarlett non riesce a muovere un passo, né a sorridere come fa sempre, in sua presenza. Appena si cala sulle sue labbra, si scosta e quasi si sente male.
«Buongiorno,» mormora, con voce strozzata, ‘ché evitare un bacio di Ashton non è il modo migliore per iniziare una giornata.
«È tutto apposto?» chiede Ashton, invece, aggrottando la fronte e scontrando a forza i loro occhi.
«Io, uhm.. sì, certo! - sorride falsamente, prima di arretrare di due passi - questa sera non possiamo vederci, ho una cena di lavoro,» aggiunge, accarezzandosi  un braccio, quasi a volersi riscaldare.
«Oh, va bene, tranquilla - le risponde lui, tentennando leggermente per la stranezza della ragazza - possiamo vederci un altro giorno,» aggiunge, sorridendole.
«Beh.. io allora vado,» Scarlett arretra ancora di più e alza una mano, scuotendola leggermente in segno di saluto.
«Sì, ciao,» borbotta lui, stringendosi nelle spalle mentre la guarda sparire oltre la porta.
Cosa sta succedendo?
 
Michael entra fischiettando nel Nirvana, sul viso un’espressione serena che non sembrava vedersi da anni. Ashton lo osserva dal bancone, un sopracciglio inarcato e l’espressione confusa, ‘ché è da un po’ che non vede Michael così.
«Ehi!» urla il tinto, attirando l’attenzione di più clienti, mentre saltella sullo sgabello e poggia entrambi i gomiti sul legno, quasi a volerci fare un solco.
«Michael - borbotta Ashton, facendo un cenno del capo come saluto - come mai così allegro?» aggiunge, prima di poggiare una lattina di coca-cola di fronte all’amico, ‘ché è un po’ troppo presto per una birra.
«Mi dispiace, amico, ma è top secret,» ridacchia tra sé e sé, gli occhi brillano di luce propria e Ashton è sempre più curioso, ma sa che è inutile affogarlo di domande e insistere, Michael sa essere una tomba, se vuole.
«Va bene, non insisto!» ribatte Ashton, alzando le mani in segno di resa e scuotendo la testa, come sconsolato, se non fosse per quel sorrisino sempre più luminoso sul volto.
Michael tracanna la coca-cola in un sorso, guardandosi intorno con fare assorto, perso in chissà quali pensieri che non gli tolgono la felicità dal viso. È un attimo, che si gira verso Ashton e lo trova nelle sue stesse condizioni, solo che le sopracciglia sono unite e formano un solco confuso sugli occhi.
«E tu, amico? Cos’hai? Non ti vedo al massimo della felicità,» Ashton sembra risvegliarsi in quel momento, alza gli occhi cangianti sul tinto, di fronte a lui, e stira le labbra fra loro, quasi come a trattenere un sussulto.
«No, nulla, non ho nulla,» ammicca un sorriso che, a dirla tutta, a Michael non rassicura per niente.
«Seriamente, Ashton, vuoi farmi davvero credere che sia tutto apposto? Ti conosco da una vita,» alza un sopracciglio folto, stringendosi nelle spalle.
Il riccio gira per qualche secondo lo sguardo e, davvero, non sa cosa dire. Cos’è che lo fa stare così, alla fine? Il comportamento di Scarlett giusto poche ore prima? O i forti sentimenti che sta provando per quest’ultima e la paura di finirci male nuovamente?
Che poi, diciamola tutta, Scarlett è forse troppo perfetta per uno come lui. Bella da impazzire, capace di far girare chiunque, simpatica e solare, con un sorriso da urlo e una dolcezza invidiabile. Ancora si chiede come possa, lei, riuscire a trovare interesse verso di lui.
Non che abbia seri problemi di autostima, Ashton, ma Scarlett è fuori dalla portata di praticamente chiunque, a parte Johnny Depp.. perché sì, insomma, cosa vuoi dirgli a quell’uomo?
Alla fine sospira, e si decide a rispondere.
«C’è una ragazza: Scarlett.. sì, ve ne ho già parlato,» borbotta, passandosi una mano sulla nuca, imbarazzato nell’intrattenere il determinato discorso.
«Ah, quella strafiga? Dannazione, Ashton, non dirmi che ci esci insieme! - esclama, quasi con emozione - che se è così, giuro, potrei stimarti ancora di più,» Ashton ride, scuote la testa per l’esasperazione, ‘ché Michael è un tipo tutto strano.
«Sì, Michael, la strafiga - annuisce, ridacchiando - e sì, ci sto uscendo insieme.. ma il fatto non è questo. Andava tutto bene, poi stamattina si è comportata tutta strana.»
«Ovvero?»
«Ovvero.. che era distaccata, ha schivato il mio bacio e.. non lo so, era strana, e non so perché - si stringe nelle spalle e sospira nuovamente, vagando con gli occhi sul tavolo - e pensare che giusto ieri era tutto perfetto.»
L’amico non sa cosa dire, alza le spalle e fa una smorfia. Del resto, per lui le donne sono tutte un po’ strane, sarà solo un giramento.
«Stai tranquillo, ogni tanto succede che si straniscono - dice, sorridendo rassicurante - aspetta questa sera e sicuro che tutto si risolve, magari era nervosa per conto suo.»
«Tu dici?»
«Avresti altre spiegazioni, sennò?»
«Beh, in effetti.»
 
«Cal?» borbotta una voce flebile, dall’altro capo del telefono.
Calum tira su gli angoli della bocca, prima di alzare gli occhi scuri verso la strada, in bella vista dall’officina.
«Eva, ciao!» esclama, euforico. Del resto, la voce di quella ragazza ha il potere di renderlo felice. Strano a dirlo, è passato poco da quando è tornata in città e lui non provava che rabbia, nei suoi confronti.
«Cosa stai facendo?» chiede lei, giusto per fare conversazione, mentre  Calum si gira tra le dita un foglietto appena preso dalla scrivania nell’officina. Si guarda attorno e continua a sorridere delicatamente.
«Ho appena sistemato il motore di una macchina, nulla di che, per oggi sono totalmente libero, e tu?» sembra cercare di far ben intendere la sua libertà, con il tono di voce più che allusivo.
«Ah sì? Bene, quindi non vedo che problema ci sia se oggi mi accompagni da una parte,» Eva sembra felice, lo sente da come abbia ripreso a parlare svelta.
Calum si gratta il naso, poi lo arriccia, alzando lo sguardo sulla strada nuovamente.
«Esattamente, dove dovrei accompagnarti?» chiede, lasciandosi sfuggire l’ennesimo sorrisetto.
«Da una parte.»
«Eh, dove?»
«Non te lo dico.»
«E allora non ti accompagno.»
Eva sbuffa, ringhia tra sé e sé e si chiede perché proprio così testardo, doveva trovarselo. Calum ridacchia, gli piace farla esaurire, ma a lui le sorprese non piacciono.
E si sa.
«Devo fare un’ecografia, e non voglio farla da sola..» borbotta, con voce flebile, quasi il terrore di ritrovarsi a parlare al vuoto, ‘ché Calum potrebbe attaccarle in faccia.
Calum trattiene il fiato e, per diversi secondi, non si azzarda a parlare, mentre nella sua testa la frase si riformula più e più volte.
L’ecografia? Per vedere il bimbo di Eva? Che non è suo, poi. Perché gliel’ha chiesto? Lui non c’entra nulla con questa storia.. eppure.
Forse ha solo bisogno di un appoggio sicuro, o forse ha solo bisogno di lui. Ma non crede di essere pronto a farsi sbattere in faccia ancora di più la gravidanza di lei. Che poi, che senso ha scapparne? Comunque c’è, e ci deve stare.
«Calum?» sente dall’altro lato del telefono il suo nome, detto tremolante e quasi preoccupato.
«Io.. io.. - si schiarisce la voce e sbiascica qualche parolina dopo quasi due minuti senza parlare - io.. uhm, ok,» dice, alla fine, ‘ché tanto è inutile non andarci. Cosa pensa di rimediarci? Lì il bambino è e lì rimane.
Sente un sospiro di sollievo e sembra immaginarla sorridere.
«Grazie Cal, è davvero importante per me,» commenta Eva, prima di salutarlo velocemente con un “alle 16.00 passa da me” e chiudere la chiamata.
Calum continua a guardare la strada, dove un paio di macchine stanno passando, prima di abbassare il braccio, e con esso il telefono, e aggrottare le sopracciglia.
Continua a pensare che sia strano, ma che se l’ha chiesto a lui non deve che esserne contento. Alla fine, è una cosa importante per lei.
Che non possa diventarlo, prima o poi, anche per lui?
Alla fine è un bimbo, nulla di che.. se non fosse di qualcun altro.
Ma che ci può fare?
Tanto vale rimboccarsi le maniche e far sì che, un giorno, si sveglierà con l’idea che i figli sono di chi li cresce, più di chi li fa.
 
Scarlett non crede di voler Andrea con sé, la sera. È una cena, ma nemmeno. Sembra più una sorte di cena di gala, che il suo capo ha soldi da spendere e si sa, gli piacciono le cose sfavillanti.
Sa già che ci saranno buffet su lunghi tavoli, pieni di cibo particolare e fontane di dolci, con dei camerieri che servono tutte le portate. Si aspetta un tavolo delle bevande dove non ci sarà altro che vino rosso, di alta qualità, champagne e tutto ciò che si può ben definire costoso.
E sa già che, a una certa ora, dopo tutta la stanchezza per il sorriso forzato e tremendamente finto e i tacchi troppo alti sotto il vestito rosso e lungo, avrà voglia di fare un salto al bar di Ashton.
Ma non può.
Andrea le sorride, passandole le mani lungo i fianchi e dandole un leggero bacio sul collo.
«Sei proprio sexy, in questo vestito,» le dice, languido, e Scarlett non lo sa perché, ma quei brividi che sentiva spesso proprio non ci sono, ‘sta volta. Sorride forzatamente, e si maledice che deve iniziare a farlo già da adesso, e abbassa lo sguardo, cercando una distrazione.
E l’unica cosa a cui pensa è che non vede realmente l’ora di finire questa giornata, andarsene a dormire e non trovare Andrea accanto a sé, sebbene sa che ha ancora un giorno da passarci assieme.
Sospira, poi si allontana, mostrandogli l’ennesimo sorriso.
«Che dici di entrare? Non mi va proprio di starmene qua fuori, questo vestito è davvero leggero,» dice, toccandosi con il pollice l’anello di fidanzamento, quasi a volerselo togliere ma non ne ha proprio il coraggio.
Andrea la segue, le afferra la mano con forza, o con naturalità, Scarlett non sa dirlo con precisione.
Come ben pensava, l’interno della sala più grande dell’edificio è adornato con tavoli lunghissimi riempiti di ogni prelibatezza e bevande costosissime, quasi a voler far sentire fuori luogo chiunque non può permettersi più di uno champagne al giorno.
I suoi colleghi sono tutti elegantissimi e accompagnati da donne splendide o uomini perfetti, quasi ad averli comprati. Sa che dovrà salutare persone su persone, fingere con chi non sopporta e addirittura sorridere a gente spregevole, ma Scarlett è troppo nel personaggio per permettersi di perdere anche la sua maschera.
Già la sua vita è incasinata così com’è.
Gira per la sala scambiando saluti su saluti, senza far notare la sua noia, e presentando a tutti Andrea, accarezzandogli il braccio e cercando di fingere il più possibile, che deve far notare a tutti quanto amore prova per il suo ragazzo.
«Vado al volo al bagno,» le dice Andrea, lasciandole un bacio sulla fronte. Scarlett si lascia sfuggire un sospiro di sollievo, una volta allontanatosi, e riesce ad individuare il proprio capo, vestito elegantemente e con il solito sorriso perfetto sul volto. Si avvicina a lui e, per la prima volta nella serata, si lascia sfuggire un sorriso sincero.
«Signorina Young, che piacere vederla - esclama il signor Clifford, allungandole una mano - aspettavo di presentarle finalmente mio figlio, ha su per giù la sua età!» si gira, toccando la spalla di un ragazzo dai capelli corti e di un azzurro ormai slavato.
Il ragazzo si gira, una mano davanti alla bocca piena e gli occhi spalancati e curiosi. E a Scarlett quel viso sembra così familiare.
«Lei è Scarlett - dice, guardando prima lui e poi la ragazza - e lui è mio figlio, Michael,» e Scarlett l’ha capito chi è.
Ashton non ha fatto altro che parlarne, dei suoi amici. E di quel Michael, che cambia colore di capelli ogni mese, ci ha speso tanto tempo, facendole quasi conoscere ogni sfaccettatura.
E Scarlett lo capisce dal sorrisetto beffardo che le ha rivolto, che anche lui sa chi è lei.
«E dimmi, Scarlett, il tuo futuro marito dov’è?» deglutisce rumorosamente, il sorriso le è scomparso dal volto, così come a Michael, che ora ha un’espressione spaesata sul volto.
«Sono qui, signor Clifford - Andrea le appare da dietro, sorride apertamente e allunga una mano al capo della propria ragazza - è un piacere conoscerla,» aggiunge, mentre il signor Clifford ricambia la stretta.
Michael è lì che capisce il motivo per cui la mattina stessa Scarlett si è comportata in modo strano con Ashton.
E lei, invece, ben capisce di essere fottuta, che la rabbia negli occhi di Michael non è una finzione.
 
***
Ehilà,
come va? 
Ebbene sì, non so proprio come scusarmi per questo assurdo e lunghissimo ritardo, ma ho avuto impicci su impicci e un blocco dello scrittore che è durato pure troppo. Ora, ve lo dico da subito, non sono ben sicura che si sia sbloccato, ma sto cercando di riprendere in mano la mia vita e i miei hobby, risistemare il mio tempo libero e cercare di darmi dei tempi per fare ogni cosa.
Vi posso assicurare che questa storia, comunque, la finirò, che a me le cose incomplete non piacciono.
Ovviamente il capitolo non è bellissimo, l'ho fatto anche un po' di fretta e mi sono sforzata perché di lasciarvi per così tanto tempo senza un continuo non mi andava e visto che oggi è un giorno di nullafacenza mi sono azzardata  a scrivere.
Spero che vi piaccia comunque e che vi abbia reso felici!
Mi dispiace per i fan di Gioia, Eloise e Luke, che magari aspettavate solo loro, ma non ho avuto modo di infilarli. 
Un grosso ed enorme bacio a tutti, anche a chi è rimasto dopo così tanto tempo e mi ha aspettato.
Bye bye,

Judith. 
  
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