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Autore: Giulz95    30/03/2016    0 recensioni
"-Grazie.- Accennò al cadavere dietro di lei. –Se non fosse…-
-Sei sola?- La interruppe. La ragazza lasciò un sospiro abbassando le spalle. Mentire non sarebbe servito a nulla.
-Sì.-
L’uomo la guardò per un secondo facendo scorrere i suoi occhi sulla sua figura. Devo avere un aspetto terribile. Fanculo, non che lui sia meglio. Non che nessun altro sia meglio. L’apocalisse arriva con una ventata di carne marcia e malnutrizione, condita con la scarsa igiene personale e la spossatezza. Cristo, devo fare davvero schifo. Slegò velocemente un paio di scoiattoli dalla corda e li lanciò ai piedi della ragazza, che alzò lo sguardo verso di lui. L’uomo alzò le spalle voltandosi verso il bosco, cercando con gli occhi una traccia della preda ben più grande. Della mia preda.
-Il cervo è mio.- E si incamminò sparendo tra la boscaglia."

PS: Per meglio comprendere gli avvenimenti precedenti alla storia vi consiglio di leggere la fanfiction su Wattpad "Novocaine". Il link è alla fine del primo capitolo, ed è un AU sui pentatonix durante l'apocalisse Zombie. Io ho solo aggiunto un personaggio e rivisitato alcune cose. Diciamo che l'ho usata come spunto, ecco.
Buona Lettura!
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Glenn, Lori Grimes, Nuovo personaggio, Sophia Peletier, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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I capelli sparpagliati sul cuscino accanto al suo, le ciglia lunghe posate sulle sue guance arrossate dal caldo. Julie spostò una ciocca di capelli castani dietro il suo orecchio con il tocco leggero della sua mano prima di tracciare la linea della sua mascella fino alle labbra livide dalla sera prima. Avi aprì gli occhi lentamente, il verde più limpido che lei avesse mai visto. 

“Buongiorno, signor Kaplan.”

“…’giorno.”

L’aveva abbracciata e dopo pochi secondi si era riaddormentato di nuovo.

“Avi? Amore, devi alzarti, Kevin ti ha già chiamato una volta.”

“Ssssh…” La strinse di più a sé, nascondendo il proprio viso nel suo collo. 

“Va bene. Altri cinque minuti.”
 
Julie aprì gli occhi e guardò la stanza attraversò le lacrime. Le asciugò velocemente con il dorso della sua mano e si chiese se sarebbe mai riuscita a dormire senza svegliarsi in quel modo. Era in una camera. Quattro mura e un tetto. Protezione, un letto comodo e aria condizionata. Erano ancora al CCM, e la sua testa le stava scoppiando. Si voltò sull’altro fianco, chiuse di nuovo gli occhi e li riaprì di scatto, la memoria della sera prima la colpì come un pugno nello stomaco. Come aveva potuto? Come…? E lui non era qui. Doveva essersi svegliato prima di lei per tornare nella sua camera senza che qualcuno lo vedesse. Cosa siamo, al liceo? Non aveva le forze di affrontarlo, e tanto meno di parlare di ieri notte, ma ogni volta che sbatteva le palpebre spezzoni del loro incontro le tornavano alla mente. Decise di alzarsi e vestirsi, per raggiungere la caffetteria dove trovò già quasi tutto il gruppo seduto a fare colazione.

-Buongiorno.- La ragazza forzò un sorriso a Rick prima di scorgere la macchina del caffè posata sul bancone. –Oh Dio, sì.- Si lanciò alla ricerca di una tazza e quando il caffè le toccò le labbra lasciò un sospiro di felicità. Fa schifo, ma è un mese che non tocco un goccio di caffeina, e comunque mi sta dando una mano con questo schifo di mal di testa.

-Non preoccuparti, non sei l’unica.- Dale le sorrise bonariamente accennando a Glenn. Il ragazzo stava con la testa bassa appoggiata alle mani, i gomiti sul tavolo e gli occhi chiusi.

-Mmmmmh… non fatemi mai, mai, mai più bere.-

-Credo tu abbia perso amaramente, ieri sera.- Julie sorrise apostrofando il ragazzo che emise solo un altro lamento prima di zittirsi di nuovo.
Shane entrò nella caffetteria, portando con sé un’aurea che fece sentire a disagio la ragazza. Guardò Lori abbassare lo sguardo. Qualcosa non va. Ma quando Daryl entrò dopo di lui senza neppure guardarla pensò che forse era il caso di pensare ai propri problemi, non a quelli di Lori. L’uomo le passò davanti riempiendo il suo piatto delle uova che T Dog aveva preparato prima di sedersi accanto a Glenn dandole le spalle. Che stronzo.

-Ragazzi che facce, voi tre.- T Dog scherzò riferendosi ai volti sbattuti si Glenn, Daryl e Julie. –Si può sapere cosa è successo ieri sera?-
Julie aspettò per un secondo. Daryl non alzò nemmeno la testa dal piatto, così rispose lei per lui.

-Solo un sacco di cattive decisioni.- Vide le spalle dell’uomo irrigidirsi per un istante prima di ricominciare ad ignorarla. Cosa stavi pensando, che ti avrebbe portato la colazione a letto? Stupida, stupida Julia. Non è una soap opera questa. Non c’è tempoNon ho tempo per tutte queste cazzate. 

Jenner salutò entrando nella stanza e prima che potesse versarsi una tazza di caffè Dale iniziò a parlare. –Dottore non vorrei scocciarla con delle domande di prima mattina…-

-Ma lo farai comunque.-

-Non siamo venuti per le uova.- Andrea insistette. Jenner annuì chiedendoci di incontrarlo nella Zona 5 non appena fossimo pronti prima di sparire con il suo caffè. Julie decise di aspettare che Daryl uscisse prima di seguirlo con nonchalance. Una volta fuori dalla stanza lo chiamò a bassa voce e lui si voltò di scatto.

-Che cosa vuoi?- Le ringhiò contro.

-Ah, è così che vuoi approcciare la questione?- Il tono dell’uomo non le era piaciuto per nulla.

-Quale questione, donna? È stata solo una cattiva decisione, no?- Julie abbassò lo sguardo sotto quello pesante di Daryl. –Non c’è niente di cui parlare.-

-Fa come meglio credi.- Si voltò di scatto camminando verso la Zona 5 prima di sentire la porta della stanza dell’uomo sbattere sonoramente. Non ci posso credere.
 
...

-Fammi rivedere il TS-19.- Lo schermo di fronte a Jenner si illuminò e la voce metallica assecondò la richiesta del dottore. Julie si appoggiò ad una scrivania accanto a Sophia e Carol, dalla parte opposta della stanza di Daryl. Non lo posso nemmeno vedere ora. –Poche persone hanno avuto la possibilità di vedere quello che state per vedere voi. Pochissime.- Sullo schermo comparve la figura di un cranio umano, prima, e successivamente una luce blu scannerizzò quello che doveva essere il cervello del soggetto TS-19.

-Quello sarebbe un cervello?- Chiese Carl, e Jenner gli rispose sorridendo.

-Uno straordinario.- Tornò a guardare di fronte a sé. –Non che importi, in fin dei conti. Vi, ingrandisci.-
L’angolo dell’immagine cambiò, e le luci blu all’interno dell’area celebrale iniziarono a farsi più intense e a lampeggiare.

-Cosa sono quelle luci?- Shane chiese.

-Sinapsi.- Jenner guardò la ragazza annuendo.

-È la vita di una persona. Esperienze, ricordi, tutto quanto. Da qualche parte tra tutti quei circuiti organici, tra i lampi di luce… Ci sei tu.- La ragazza sentì lo sguardo di Daryl sulla sua schiena, ma decise di ignorarlo, continuando ad ascoltare Jenner. –Quello che ti rende unico e umano.-

-Non dici mai cose sensate?- L’uomo dietri di lei parlò e Julie dovette trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo. Daryl la stava infastidendo. Più di quanto avrebbe dovuto lasciarsi infastidire da uno sconosciuto.

-Come ha detto la signorina,- Jenner la indicò per un secondo. –quelle sono sinapsi. Impulsi elettrici nel cervello che trasportano messaggi. Determinano tutto quello che una persona fa o pensa dal momento della nascita a quello della morte.-

-È uno stato di veglia?- Julie gli chiese interessata. Doveva distrarsi, e lo schermo davanti a lei con le parole del dottore ci stavano riuscendo benissimo. Lo studio dell’attività cerebrale l’aveva sempre affascinata, sin da piccola, come d’altronde un sacco di altre cose. Le piaceva imparare, e nell’era diinternet imparare non era mai stato più facile.

-Sì. O piuttosto la ripetizione della veglia.-

-Questa persona è morta.- Andrea si avvicinò di più allo schermo. –Chi è?-

-Soggetto sperimentale 19. Qualcuno che era stato morso e infettato. E si è volontariamente offerto di farci registrare il processo. Vi, esamina il primo evento.- La scansione sullo schermo cambiò mostrando lo stesso cervello invaso da delle diramazioni nere e verdi. –Invade il cervello come fosse meningite. Scatena un’emorragia alle ghiandole surrenali. Il cervello si spegne, seguito dagli organi principali.- La figura analizzata smise di muoversi. –E così muori. Tutto quello che eri o saresti stato sparisce.-

Era così che era successo quindi. Kirstin. Era così che era morta. E Jim. Julie prese un lungo respiro abbassando la testa, sentendo nuovamente lo sguardo di Daryl su di lei. Questa volta si girò incontrando il suo sguardo, che l’uomo distolse velocemente. Bambino.

-Esamina il secondo evento.- L’immagine cambiò di nuovo, la zona cerebrale ormai spenta. –I tempi di resurrezione sono molto variabili, abbiamo casi in cui è successo dopo solo tre minuti, il tempo massimo è stato otto ore. Nel caso di questo paziente sono state due ore, un minuto e sette secondi.-
Una luce rossa si illuminò alla base del tronco cerebrale, diramandosi debolmente verso l’esterno.

-Fa ripartire il cervello?- Chiese Lori.

-No, solo il tronco cerebrale. In pratica li fa alzare e muovere.-

-Ma non sono vivi?- Rick sembrò quasi cercare conferma.

-Dimmelo tu.-

-La maggior parte del cervello muore.- Julie parlò attirando l’attenzione di Jenner e Rick. –Il lobo frontale, la corteccia cerebrale…La parte umana non torna indietro.- Il dottore annuì.

–È come un guscio. Guidato da un istinto irrazionale.- Una luce improvvisa attraversò il cranio del paziente. Gli ha sparato. Non che potesse fare altrimenti, è chiaro. -Vi, spegni lo schermo centrale e i terminali.-

-Non hai idea di cosa sia vero?- Andrea si avvicinò a Jenner asciugandosi gli occhi. Lei aveva perso Amy. Quelle immagini dovevano averla colpita almeno quanto lo avevano fatto con Julie.

-Potrebbe essere un batterio, un virus, un parassita, un fungo.-

-O l’ira di Dio?- Jacqui commentò e Jenner annuì.

-Sì, anche.-

-Qualcuno deve sapere qualcosa.- Andrea sembrava non volersi arrendere. –Qualcuno da qualche parte! Ci devono essere altre strutture.-

-Potrebbero esserci. Con persone come me.-

-Ma perché non lo sai, come puoi non saperlo?- Rick si fece avanti.

-Si è interrotto tutto. Non ci sono più comunicazioni. Io sono isolato qui da un mese.-

-Quindi non è solo qui. Non è rimasto niente, da nessuna parte?-

L’infezione era mondiale dunque. Julie chiuse gli occhi sentendosi svenire. A casa, dall’altra parte dell’oceano… Aveva voluto credere che non fosse successo niente. Che la sua famiglia stesse bene, che non fossero stati costretti a vivere in questo modo, amorire in questo modo. Il modo in cui Jenner le aveva aperto gli occhi era stato come prendere uno schiaffo a mano aperta sul volto. Dale parlò di nuovo spostandosi verso il grosso orologio digitale appeso alla parete. Julie non aveva notato che stava contando alla rovescia.

-Dottor Jenner, capisco che sia stata dura per lei e detesto doverle fare un’altra domanda, ma quell’orologio sta contando all’indietro. Che succede a zero?-

-Finisce il carburante per il generatori del sotterraneo.- Aveva esitato a rispondere, voltandosi e camminando verso l’uscita.

-Vi, che succede quando il carburante finisce?- Julie aveva posto la domanda alla voce computerizzata, che rispose immediatamente.

-Quando il carburante finisce comincerà la decontaminazione generale di tutta la struttura.-

Non suona bene per nulla.
...
 
Era tornata nella sua camera come gli altri, a testa bassa, con il vuoto nello stomaco. Era troppo bello per essere vero. Un rifugio sotterraneo, cibo, elettricità… Julie si diede della stupida per aver pensato, anche solo per un secondo, che potesse rimanere qui. Jenner era stato vago, si era ammutolito di colpo, ma la voce metallica di V le risuonava nella testa.

“Decontaminazione generale di tutta la struttura.”

Quanto avevano ancora? Un’ora? Quarantacinque minuti? Non mi farò trovare impreparata.

Prese lo zaino dalla poltrona accanto alla parete e iniziò a preparare l’occorrente per la fuga. Cibo negli armadietti della stanza, acqua nel frigobar… La sua idea sembrava essere sempre più quella giusta. Chiuse lo zaino quando qualcuno bussò alla sua porta.

-E’ aperto.-

-Te ne vai?- Daryl. Julie non alzò nemmeno lo sguardo da quello che stava facendo.

-Mmh mmh.-

-Dopo ieri sera...-

-Una cattiva…-

-Cazzate.- L’uomo fece un passo avanti, ottenendo l’attenzione della ragazza. Aveva una bottiglia d’alcool in mano. Questo ne spiegava l’improvvisa spontaneità.

-Senti,- Legò la felpa rossa in vita prima di continuare. –Non so cosa è successo ieri sera. Non sono il tipo, fidati. Ma so che non aspetterò che quell’orologio arrivi a zero per scoprire perché Jenner è sembrato colpevole tutto a un tratto.- Lo guardò per un secondo. –E nemmeno voi dovreste.-

-Non sei il tipo?! Donna, se stata tu ad infilarmi la lingua in gola per prima!-

-Non è questo il punto!- Prese un respiro prima di continuare. –Io non lo so per quanto ancora rimarrò in questo gruppo. Non posso…- Chiuse gli occhi. –Ho una cosa da fare. Una persona, da cercare. Non posso lasciare che…-

-Sai cosa ti dico?- Daryl fece un passo avanti, fumante di rabbia. –Vuoi andare? Vattene. Vattene via, puoi morire sbranata sul lato della strada per quello che mi riguarda. Non sei stata altro che un peso per tutti noi.- La fissò negli occhi, sostenendo lo sguardo apatico della ragazza. –Sei ancora qui? Vai! Levati dalle palle! Sai cosa me ne importa. Un problema in meno a cui pensare.- Si voltò dirigendosi verso la porta. –Stupida puttana.-

-Ehi.- Julie lo prese per un polso obbligandolo a fermarsi e voltarsi verso di lei. Non appena fece ciò, la mano della ragazza si alzò volando verso il volto di Daryl, che la fermò prontamente stringendole la mano fino a farle male. La sovrastava, il fuoco negli occhi azzurri, e l’espressione di chi sta cercando di chiamare ogni briciola di autocontrollo a se stesso.

-Non. Provarci.- Le ringhiò un attimo prima che il buio legasse la stanza, e Julie pensò di essere stata salvata dalla campanella. Daryl la lasciò andare di colpo spingendola all’indietro.

-Che diavolo succede ora?-

-Le luci, l’aria condizionata… Non c’è più tempo.- La ragazza uscì dalla porta superandolo, e quando la raggiunse il resto del gruppo era affacciato al corridoio. Jenner le passò davanti, raccogliendo la bottiglia di alcool dalle mani di Daryl.

-Jenner, cosa sta succedendo?-

-Perché si è spento tutto?-

-Jenner!-

-L’uso energetico ha delle priorità.- Jenner continuò a camminare, ignorando le domande degli altri.

-L’aria non è una priorità?-

-Non dipende da me, la zona cinque si sta spegnendo da sola.- Un sorso di whiskey, continuando a camminare davanti al resto del gruppo.
Daryl prese nuovamente il polso della ragazza, stavolta curandosi bene dal stringere eccessivamente, e la tirò verso se seguendo Jenner. Si ritrovarono nella sala principale.

-Che cosa significa? Ehi! Sto parlando con te.- Lasciò andare il polso di Julie prima di continuare. –Che significa? Come può un edificio fare qualcosa da solo?-

-Rimarresti sorpreso.-

–Dobbiamo andarcene subito.- L’uomo davanti a lei si fermò guardandola.

-Jenner!- Rick, tornato dallo scantinato con Shane, Glenn e T-Dog, si avvicinò al dottore guardandolo negli occhi. –Che cosa succede?-

-Il sistema interrompe i sistemi energetici non essenziali. È progettato per fare andare avanti i computer fino all’ultimo secondo. Ha cominciato poco prima dell’ultima mezzora, è puntuale.-

-Rick!- Julie lo raggiunse quasi correndo. –Rick, dobbiamo andare via, adesso.-

-Cosa?-

-Dobbiamo andare via!-

-Il mondo si regge sul carburante fossile, insomma non è una cosa stupida?-

-Rick!- Afferrò il suo braccio stringendo appena. –Adesso!-

L’uomo la guardò per un attimo prima di annuire e voltarsi verso il resto del gruppo. -D’accordo, Lori! Prendi le nostre cose. Anche gli altri. Ce ne andiamo, adesso!-

Un allarme. Julie chiuse gli occhi. Troppo tardi.

-Che succede?-

-Dottore?-

Trenta minuti alla decontaminazione.

Morirai qui, e non lo troverai mai più. Avriel? Non lo rivedrai mai più.

-Andiamo via, avanti!- Shane incitò il gruppo a muoversi verso le porte, ma era troppo tardi, e Julie lo sapeva. Per questo non si mosse mentre le porte di uscita si chiudevano davanti al naso di Rick e Glenn.

-Non ci avrai chiusi dentro?- L’asiatico fece un passo indietro continuando a fissare la porta. –CI HA CHIUSI DENTRO!-

Daryl guardò la ragazza appoggiarsi alla macchina, il terrore chiaro sul suo volto. Avrebbe dovuto lasciarla andare. A quest’ora sarebbe stata fuori dall’edificio, in salvo. Ma no, stupido coglione, adesso è chiusa qui con gli altri. Il sangue gli pulsò nelle orecchie e improvvisamente guardando Jenner vide tutto rosso. Non sentì le gambe corrergli incontro, ma prima che potesse rendersene conto, la bottiglia di vetro era stretta nella sua mano. Io lo uccido. -Figlio di puttana! Facci uscire da qui!-

Shane, T-Dog e Julie riuscirono a fermarlo in tempo, prima che spaccasse la bottiglia in testa al dottore seduto alla scrivania. Quando i due uomini lo lasciarono andare, la mano della ragazza rimase fissa sul suo petto, tenendolo indietro.

-Non fare cazzate, o non usciremo mai di qui.-
Gli sussurrò, e lui si ritrovò ad annuire respirando pesantemente.

-Jenner, apri quella porta. Adesso.- Rick. Ma non c’è più via di scampo, Julie pensò, è tardi.

-E’ inutile. Di sopra è tutto chiuso, le uscite di emergenza sono sigillate.-

-Apri quella dannata porta!- Daryl ringhiò al sua fianco e la ragazza sentì la mano vibrare sopra il suo petto. Si scostò di qualche millimetro, rimanendo però vicina all’uomo.

-Non è una cosa che controllo io ma i computer! Ve l’avevo detto: una volta che quelle porta si chiudeva non si sarebbe più aperta.- Stupidi. Quanto siamo stati stupidi. –Comunque è meglio così.-

-Cosa è meglio così? Che succede tra ventotto minuti?- Nessuna risposta. –CHE SUCCEDE TRA VENTOTTO MINUTI?!-

-VOI LO SAPETE A COSA SERVE QUESTO POSTO?!- Jenner si alzò in piedi, urlando in faccia ai due poliziotti accanto a lui. –ABBIAMO PROTETTO LE PERSONE DA COSE DAVVERO TERRIBILI! ARMI CHIMICHE CHE DIFFONDEVANO VAIOLO, TIPI DI EBOLA CHE AVREBBERO FATTO FUORI META’ DELLA NAZIONE! COSE CHE NON AVRESTE MAI VOLUTO CHE SI DIFFONDESSERO!- Si risiedette davanti al suo computer. –In caso di un crollo energetico catastrofico, un attacco terroristico… Vengono sganciate le PTI per impedire che esca qualsiasi organismo.-

Oh mio Dio.

Julie afferrò il braccio di Daryl sentendosi mancare.

Era una bambina, solo una bambina. Seduta sul divano di casa sua, era la seconda volta che i notiziari interrompevano il suo programma di cartoni preferito. La prima, otto anni prima, le torri gemelle. E adesso questo. Sua madre comparve quasi subito dietro di lei, mentre la donna del telegiornale parlava ancora.

“E' di 31 morti, 3 dispersi e 25 feriti di cui 15 in pericolo di vita il bilancio della tragedia ferroviaria di stamattina, dove un treno merci ha deragliato nella tarda nottata di ieri, provocando la fuoriuscita di gas GPL da una delle cisterne, che a contatto con l’ossigeno si è incendiato provocando un’esplosione termo-barica ad impulsi che ha coinvolto tutta la zona.”
 
Sua madre sembrava sconvolta, ma la bambina non capiva molto, oltre al fatto che erano morte delle persone, e che c’era stato un incendio. No, non un incendio.
 
Un’esplosione.
 
-V, definisci.-
 
-E’ una bomba termo-barica a impulsi.- Julie chiuse gli occhi respirando profondamente. Moriremo tutti. –Consiste nella detonazione in due stadi di un areo-sol che produce un’onda d’urto di potenza e di durata infinitamente superiore ad ogni altro esplosivo che non sia nucleare.-
 
Julie smise di ascoltare in quel momento, guardandosi attorno per un attimo. Carol stava piangendo, stringendo Sophia. Lori sembrava voler svenire, Carl in lacrime tra le sue braccia. Dale, Rick, Shane, Glenn… Tutti davano l’idea di stare per cadere nel panico più assoluto.
 
-Fa incendiare l’aria.- Jenner continuò dopo V, sostituendo la voce metallica. –Mette fine a tristezze, dolore, rimpianti.-
 
Avi scese dal bus per cercare sua sorella. Il suo grido. L’inizio della fine.
“ESTHER!!”
 
Mitch e Kirstin piegati sul corpo immobile di Scott, distrutti dal dolore. Kevin e il suo sguardo perso. Colpevole. Un incidente. Uno stupido incidente. “Che cosa facciamo?” Julie si volta verso il loro leader. “Lasciatelo. Dobbiamo andare.” Freddo. Come sempre.
 
La testa di Kirstie era sulle sue gambe, i capelli biondi sparpagliati attorno al suo viso e pregni di sudore. Quando Kevin la prende tra le braccia, i jeans di Julie sono macchiati di sangue.
 
I secondi lunghi un’eternità dopo lo sparo di Avi, prima che il corpo inerme di Mitch cadesse a terra con un tonfo, la carta da parati gialla dietro di lui sporca di sangue e pezzi di cervello.
 
Il corpo di Kevin sulla poltrona di fronte a lei. Occhi sbarrati, volto sfigurato, pallottola in mezzo agli occhi. La fissava in silenzio, mentre Avi urlava ammanettato a quel termosifone. Le chiedeva, la scongiurava di guardare lui, non il cadavere di fronte a lei. E pregava qualcun altro di fermarsi.
Avi tornò a maneggiare con il motore della sua range rover prima di sentire il rumore del metallo cadere sul cemento seguito da un respiro profondo. In un attimo era accanto a lei, la mano destra imbrattata di sangue premeva sul polso sinistro. 

“Sei ancora viva.”

“Vai, sono dietro di te, vai!”

“Sei sola?”
 
-A tutto.-
  
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