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Autore: Elwing Lamath    30/03/2016    4 recensioni
[Orchestra!AU, conductor!Arthur, pianist!Merlin]
Arthur Pendragon è il giovane direttore della London Symphony Orchestra, un dio dorato della musica classica internazionale, adorato dai suoi musicisti e dal pubblico.
Merlin Emrys è il miglior pianista solista al mondo, un prodigio d'oltreoceano che ora tutti i teatri del mondo si contengono.
I guai iniziano quando Uther, padre di Arthur e direttore amministrativo dell'orchestra, decide di assoldare Merlin come solista per il finale di stagione. Dovranno suonare il concerto n°5 per pianoforte e orchestra di Beethoven.
Arthur ama Beethoven, ma odia Emrys.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE: Buondì cari lettori di EFP! Sono ritornata dopo secoli di inattività su questo sito. Ho diverse fanfic ancora da terminare, ma purtroppo non riesco ad avere ispirazione per continuarle. Al contrario invece, un po' per farmi perdonare, vi voglio regalare questa storia leggera. Nasce dal mio amore (sebbene un po' ignorante XD) per la musica classica. Nella mia mente è nata come one shot, poi si è allungata, per cui ho deciso di dividerla in capitoli brevi... In ogni ciaso non sarà molto lunga. Nasce anche dal fatto che ho sempre amato le AU sui musicisti, e se mi sono sempre immaginata Merlin come solista, Arthur è diventato immediatamente direttore d'orchestra, come il condottiero che è nel canon. Ed eccoci qua! Spero che la gradirete.

Il mio consigio è di ascoltare insieme i pezzi musicali di cui vi metto il link capitolo per capitolo, per provare veramente le sensazioni dei personaggi. La storia è incentrata soprattutto sul concerto n° 5 per pianoforte e orchestra di Beethoven (soprannominato L'Imperatore), come avrete modo di leggere. Ve lo propongo già tutto intero in questo primo capitolo, interpretato da Wilhelm Kempff, che è il mio esecutore preferito di Beethoven, oltre che uno dei più grandi pianisti del Novecento. Ecco, io quando mi immagino Merlin suonare il pianoforte, me lo immagino come lo suona lui, celestiale. XD

Buona lettura!

Un bacio,

Elwing...

 

Concerto n° 5 per pianoforte e orchestra (Beethoven) --> https://www.youtube.com/watch?v=XMuzOeasxEM

Baba Yaga (Mussorgsky) --> https://www.youtube.com/watch?v=KNdOMcbuiiA

 

≈ L'IMPERATORE ≈

 

Capitolo I

 

“Che cosa???”

Il ringhio esasperato di Arthur risuonò ben oltre le pareti dell’ufficio del Direttore della London Symphony Orchestra. Un paio di impiegati che stavano giusto transitando lungo l’algido corridoio della direzione amministrativa del Barbican Centre si lanciarono un’occhiata significativa, sorprendentemente complice. Fu questione di un attimo, dopodiché entrambi continuarono per la propria strada, lasciando il corridoio deserto a riempirsi delle botte e risposte di quel duello verbale attutito dalle pareti. Era come se tutti tacitamente sapessero che quello che stava avvenendo nella stanza adiacente, era uno scontro tra titani.

“Spero che tu stia scherzando.” Rimarcò Arthur esterrefatto, in piedi davanti alla grande scrivania in cristallo, le mani appoggiate al vetro, con un’espressione allibita in volto e la bocca distorta in un ghigno indecifrabile, quasi schifato.

Dall’altro capo della scrivania, seduto sulla sua poltrona di pelle vermiglia, le mani congiunte in grembo e le gambe accavallate, Uther Pendragon studiava suo figlio con un’espressione impassibile e per nulla impressionata dalla sua reazione alla notizia che gli aveva appena comunicato.

“Assolutamente no, Arthur. Abbiamo bisogno di un nome di rilievo per concludere la stagione. Sai benissimo quanto sia fondamentale la presa sulla stampa ora che l’Arts Council minaccia di tagliare altri fondi a noi e alla LPO.” Gli rispose senza scomporsi minimamente.

“Sì, ma…” Fece per ribattere il figlio, ma Uther lo fermò con un semplice cenno della mano.

“È vitale per noi chiudere questa stagione coi fuochi artificiali, e per farlo abbiamo bisogno del miglior solista in circolazione. La decisione è già stata presa, il contratto firmato. Perciò mi aspetto che tu ti adegui di conseguenza.” Disse Uther duro, con un tono che non ammetteva repliche.

Ma certamente, Arthur aveva in parte preso da lui in quanto a testardaggine, per cui non tardò a ribattere: “Molto bene. Allora vorrà dire che dovrai trovare un altro direttore, perché io non intendo dirigere quel concerto, né nessun altro concerto in cui ci sia lui seduto al pianoforte.” Sputò fuori le ultime parole quasi come se fossero un insulto.

Uther sospirò, esausto: “Arthur, perché?” gli domandò, poiché davvero non riusciva a capire la ragione per cui suo figlio, il più brillante e giovane direttore d’orchestra che avesse mai conosciuto, si ostinasse a comportarsi come un bambino di cinque anni in quella circostanza. “È Beethoven! Sei stato tu stesso a voler chiudere con un suo concerto, non ti tirerai indietro adesso.”

Anziché placarlo, l’osservazione di suo padre ebbe esattamente l’effetto contrario, riuscendo ad esasperarlo ancor di più: “Non è solo un concerto di Beethoven! È l’Imperatore, per la miseria!” Sbraitò Arthur alzando gli occhi al cielo.

“E io ti ho dato il migliore solista al mondo per suonarlo!”

“No, tu hai ignorato i miei suggerimenti e mi hai dato un idiota sopravvalutato che mi faceva venire la nausea già quando eravamo al conservatorio, e per fortuna non ho mai dovuto lavorarci a diretto contatto all’epoca! E adesso io dovrei dirigere Merlin Testa di Legno Emrys? Nossignore, te lo puoi scordare!” Il sangue gli ribolliva nelle vene, e avrebbe giurato di sentirlo evaporare mentre pronunciava quel nome.

A quel punto anche Uther perse le staffe, alzandosi in piedi e fronteggiando suo figlio. Il suo volto era furente, e le parole uscirono tanto tonanti quanto gelide: “Tu salirai sul palco dietro di lui, dirigerai questo concerto, e alla fine, quando ti volterai per ricevere gli applausi del pubblico, gli stringerai la mano e gli sorriderai pure. Ci siamo capiti?” sibilò infine.

Arthur gli lanciò ancora uno sguardo truce, ma non si osò a replicare oltre. C’era sempre qualcosa che lo bloccava e gli impediva di spingersi fino in fondo e andare contro il volere di suo padre. Perciò si limitò a voltargli le spalle e guadagnare l’uscita con un paio di ampie falcate. Senza aggiungere altro, sbatté la porta nel chiuderla dietro di sé, lasciando Uther solo nel suo ufficio.

 

 

 

Camminava fatto su nel suo cappotto nero lungo il Tamigi, incedendo contro il vento che gli sferzava il volto e gli faceva lacrimare gli occhi, i capelli dorati tutti scompigliati e le orecchie ancora rosse di rabbia per la litigata con suo padre. Il proposito di Arthur di far sbollire la rabbia con una passeggiata non stava funzionando granché, il grigio della città che scorreva aldilà del fiume non aiutava a migliorare il suo umore.

Arthur Pendragon era il più giovane direttore d’orchestra al mondo a dirigere stabilmente una sinfonica, una importante come la LSO, peraltro. Osannato dalla critica europea come il figlio prodigio della musica britannica e desiderato dal panorama asiatico come se fosse un nuovo dio dorato della musica occidentale. Nato in una famiglia di antica tradizione musicale, in cui tutti pensavano che le note di Bach, Tchaikovsky o Beethoven scorressero più forti del sangue, sin da bambino fu educato dal padre alla rigida disciplina del pentagramma, studiando nelle migliori scuole e sotto i migliori maestri del mondo, eccellendo in ogni campo e sviluppando un talento mostruoso al pianoforte. Uther però aveva previsto per lui fin dalla nascita un cammino ben preciso, che mirava a portare il suo figlio prediletto nel pantheon dei direttori d’orchestra, facendolo crescere con il mito di Dei come Leonard Bernstein, Herbert Von Karajan e Riccardo Muti. Non aveva mai voluto che intraprendesse la carriera del solista, era come se pensasse che il Destino avesse previsto un altro tipo di grandezza per Arthur, una gloria maggiore, come quella di un condottiero.

Arthur aveva abbracciato con tutto sé stesso quella sorta di destino, come se fosse una carica ereditaria che suo padre gli aveva passato insieme al cognome Pendragon, che era da generazioni diventato sinonimo di grandi talenti nel panorama della musica classica. Arthur amava la musica sopra sé stesso, aldilà di qualsiasi altra cosa nella sua vita, e non avrebbe voluto cambiare niente, se non fosse stato per quello sgabello davanti a una tastiera bianca e nera che lo aveva sempre attratto come una calamita da quando ne aveva memoria. Aveva studiato pianoforte, eccome se lo aveva fatto, ma non era mai riuscito ad eseguire nulla davanti a un pubblico sedendo a quel maledetto sgabello. E questo in verità gli procurava una dolorosa fitta al cuore ogni volta che si soffermava a pensarci.

Fu all’altezza del ponte dei Black Friars che il suo cellulare squillò con Baba Yaga di Mussorgsky come suoneria personalizzata. Non guardò nemmeno lo schermo per rispondere, sapendo perfettamente di chi si trattasse.

“Morgana.” La salutò con un sospiro, prevedendo la ragione della chiamata.

“Trattieni la gioia, fratello! Potresti rischiare di contagiare qualcuno.” Rispose lei sarcastica dall’altro lato del telefono.

Con un altro sospiro infastidito, Arthur si fermò, appoggiandosi alla ringhiera del ponte e fissando lo sguardo sul Tamigi.

“Che vuoi?” disse lui.

“Una sorella ha bisogno di un motivo per voler sentire il suo adorato fratellino?” Cinguettò lei.

“Sei a Vienna, tra due giorni hai Rachmaninoff, è esattamente il momento in cui diventi una suora di clausura. Sei capace di non parlare con anima viva per giorni…”

“Esagerato!”

Morgana, pienamente in linea con la tradizione della famiglia Pendragon, era diventata sin da giovanissima una stella della concertistica internazionale. Arthur probabilmente non glielo avrebbe mai detto esplicitamente, ma pensava fosse il violino solista più talentuoso che avesse avuto il privilegio di ascoltare. Anche lei come il fratello era contesa tra le più importanti orchestre di tutto il globo, e nonostante il suo sogno nel cassetto fosse quello di dirigere, aveva sempre e solo girato il mondo come violinista solista, portando il suo incredibile virtuosismo e la sua tecnica perfetta nei più grandi teatri.

“Fai così da quando avevi sedici anni. Prima della serenata di Tchaikovsy a Parigi non mi hai parlato per due giorni. Due giorni, Morgana! Eravamo nella stessa camera d’albergo. E adesso mi telefoni!?”

Arthur riuscì a sentire Morgana alzare gli occhi al cielo dall’altro capo del cellulare e gli parve di udire il suo sorriso come un fruscio contro il microfono: “Touché. Papà mi ha chiamato.”

“Non so perché la cosa non mi sorprenda.”

 “Io davvero non ti capisco Arthur!” Sbottò lei con un tono per metà di rimprovero e per metà eccitato, la notizia che Uther le aveva comunicato aveva evidentemente sortito un effetto completamente diverso sui suoi due figli. “Dirigerai l’Imperatore e avrai Merlin Emrys come solista! E ti lamenti pure! Che problemi hai!?”

“Merlin Emrys è il mio problema.” Brontolò a denti stretti Arthur, fissando lo sguardo su un punto indistinto dell’acqua grigia del fiume, come se volesse incenerire qualcosa.

“Mi sembri tornato a quando avevi quattro anni e volevi il cavallo a dondolo al posto del triciclo.”

“Parlo sul serio.”

“Anche io quando ti dico che non comprendo il tuo rifiuto. Merlin è un pianista brillante e una persona deliziosa. Come fai a…”

Non la lasciò finire: “Merlin? Lo conosci così bene da chiamarlo per nome?” le ringhiò.

Anche la voce di Morgana si indurì, quando si trattava di battaglie, nessun Pendragon si era mai tirato indietro. “Beh, può darsi. Non tutti sono dei babbei scorbutici come te, Arthur. Mi meraviglio che ci sia ancora qualcuno a suonare con te, se è questo il modo in cui tratti i tuoi musicisti.”

“Questo non è vero, e tu lo sai…”

“Va bene! Metà dei musicisti che conosco si taglierebbe il piede sinistro per suonare con te…” Il tono della ragazza suonò ancora arrabbiato, ma Arthur percepì il suo intento di riconciliazione. Il bello di essere fratello e sorella tra lui e Morgana era proprio quello, che per tanto furenti potessero essere le loro litigate, non duravano per più di qualche minuto.

Arthur si lasciò strappare un sorriso: “E l’altra metà?”

“Si taglierebbe quello destro.” Rispose lei con un broncio che Arthur era certo volesse nascondere una risata. Un attimo di silenzio. “Dico solo che non riesco a capire il tuo astio giovanile nei confronti di uno che praticamente non conosci. L’hai più visto dopo Chicago?”

“No.”

“Ecco. Io sì invece. Ha lavorato per diverso tempo qui con la Wiener, abbiamo anche suonato insieme un trio per piano, violino e violoncello, e ti posso assicurare che è la verità quando dicono che è un mago… Potreste persino andare d’accordo.” Disse Morgana con un cenno di malizia.

“Non credo proprio.” Borbottò Arthur stampandosi in faccia un ghigno sarcastico.

Merlin Emrys era diventato negli ultimi anni il ragazzo prodigio del nuovo mondo, il sogno americano del pianoforte, amatissimo dal pubblico e idolatrato dalla critica. Nonostante la sua giovane età, non c’era allievo pianista che non avesse un suo album sulla propria libreria, i direttori d’orchestra di mezzo mondo cercavano letteralmente di strapparselo di mano a vicenda, e nei teatri nessuno sembrava nemmeno osar respirare quando le sue mani toccavano la tastiera.

Arthur aveva conosciuto Merlin Emrys quando entrambi erano stati per un periodo studenti al conservatorio di Chicago, sotto il patrocinio della Chicago Symphony Orchestra, che aveva già visto lungo su entrambi i loro talenti. Non che avessero mai avuto delle vere e proprie interazioni, a parte qualche saluto stiracchiato e qualche occhiataccia di sfida, lanciata da parte di entrambi più per il gusto di farlo che per altro.

Poi, casualmente, un giorno Arthur l’aveva sentito suonare, suonare per davvero. Si era sul serio scoperto a trattenere il fiato. La sua musica l’aveva colpito con la forza di un incantesimo. Arthur ne aveva compreso la grandezza prima ancora che tutto il resto del mondo scoprisse chi fosse Merlin Emrys. Inaspettatamente, gli aveva fatto male. Senza saperlo, Merlin aveva aperto una ferita in Arthur. Gli aveva mostrato la vita che lui non avrebbe mai avuto e che aveva sempre segretamente sognato, quella del pianista. Proprio appena prima di sentir quel ragazzo suonare, Uther aveva definitivamente stroncato ogni ambizione di solista del figlio. Merlin non poteva saperlo. E neanche Arthur in realtà l’aveva fatto apposta, ma questo era il motivo per cui aveva caricato di tanto odio la figura di Emrys. Anche se non l’aveva mai veramente conosciuto, in una sorta di lotta intestina, Arthur ne aveva fatto il suo acerrimo nemico. Intanto, pensava, non avrebbe mai dovuto averci niente a che fare. O almeno, era quello che aveva creduto fino a quella mattina.

 

 

NOTE:

LPO = London Philarmonic Orchestra

LSO = London Symphony Orchestra

Baba Yaga = Strega del folklore russo

Wiener = Wiener Philarmoniker (Filarmonica di Vienna, una delle migliori al mondo)

 

  
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