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Autore: Rory Drakon    30/03/2016    3 recensioni
Alucard ha alle sue spalle un passato oscuro e doloroso, che l'ha profondamente segnato nel cuore e nell'animo, per tutti gli anni che ha passato al servizio dell'Organizzazione Hellsing.
Che cosa accadrebbe se nella sua vita entrasse qualcuno in grado di penetrare la corazza che ha costruito tra sé e la sua umanità perduta, i suoi sentimenti più profondi?
Anche i mostri hanno un cuore e sono capaci di amare.
Anche il Re Immortale, il Conte.
(ST0RIA SOSPESA)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Alucard, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Fuoco. Fiamme. Morte. Distruzione. Il demone.
Intorno alla piccola Rosemary imperversava l’incendio, divorando l’intero villaggio, le case, le persone. I guerrieri del villaggio avevano fatto di tutto per contrastare il fuoco e colui che l’aveva creato, invano.
Rosemary era inginocchiata, piangente, a terra, accanto al corpo di Christ, una ragazza che un tempo era stata sua amica, ma che ormai non c’era più: lui l’aveva uccisa mentre questa cercava di proteggere Rosemary.
Lui. Il demone.
Era in piedi, davanti alle fiamme, girato di spalle, le grandi ali membranose spiegate, i lunghi capelli raccolti in una sottile treccia che gli scendevano lungo la schiena, le orecchie grandi e appuntite…
All’improvviso il demone si voltò lentamente, e volse lo sguardo verso di lei, ghignando malvagio. Le fiamme illuminarono il suo volto. Un volto che Rosemary non avrebbe mai più dimenticato.
Di forma ovale, dai lineamenti dritti e perfetti, la carnagione ambrata, gli occhi a mandorla, le iridi di un castano molto scuro. Sopra le sopracciglia e sotto agli occhi aveva dei tatuaggi appuntiti di colore nero.
La bambina lo fissò, i grandi occhi azzurri pieni di lacrime, con il cuore stretto in una soffocante morsa di paura.
All’improvviso si udì il rumore di un potente sparo, e un potentissimo proiettile fendette l’aria, colpendo il demone alla spalla sinistra. La creatura liberò un urlo di dolore, mentre un secondo proiettile la colpiva alla gamba.
Poi un’ombra comparve davanti a Rosemary, si scagliò contro il mostro e lo colpì alla faccia e poi al ventre. Nella mano stringeva due immense pistole, una d’argento, l’altra nera come la pece.
L’ombra sparò ancora una volta contro il demone, che spalancò le ali, fece un balzò e si sollevò in volo nel cielo notturno, tra le urla agonizzanti.
Rosemary scoppiò a piangere a dirotto. L’ombra l’udì e si voltò verso di lei, avanzando. La luce della luna ne illuminò i lineamenti slanciati e spigolosi.
Era un uomo di circa venti, forse anche trent’anni, dalla carnagione liscia e di un pallore cadaverico. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, trefoli e nerissimi. Gli occhi erano a mandorla e affusolati come quelli di un gatto, dall’iride rosso sangue con una sfumatura rosso fuoco. Indossava dei guanti bianchi, un abito carbone, stivali in pelle da equitazione, una cravatta rossa annodata a mo’ di fiocco e un cappotto rosso scarlatto con mantella.

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Istintivamente Rosemary tacque e si sollevò in piedi, indietreggiando appena.
«Non avere paura, piccola. Non ti farò del male».
Rosemary, con un groppo in gola, fissò l’uomo dritto negli occhi di sangue. Aveva una bella voce, morbida e melodiosa, che l’avvolse come una coperta calda e rassicurante.
«Io non ho paura» mormorò la bambina, la voce rotta dal pianto. «Voglio la mamma e il papà!» Singhiozzò forte, poi seppellì il viso nelle manine e pianse senza ritegno. Ma la mamma e il papà non c’erano più, come non c’era più nemmeno Christ, lei lo sapeva.
L’uomo le si avvicinò, si inginocchiò di fronte a lei, arrivando alla sua altezza, e le prese una mano con dolcezza. Rosemary si sentì un po’ meglio: per qualche motivo, la presenza di quell’uomo la rassicurava e la confortava. Si asciugò un occhio con l’altra mano.

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«Non piangere, bambina» le disse l’uomo, dolcemente. «Adesso ci sarò io con te. Per sempre».
La piccola Rosemary lo fissò, con i suoi occhi grandi e azzurri. «Come ti chiami?»
«Ho molti nomi» disse l’uomo, sfoggiando un sorriso enigmatico. «Ma tu puoi chiamarmi Alucard».
«A-lu-card» sillabò la bambina, contando sulle dita. «Bello!»
«Grazie» sorrise Alucard. «E qual è il tuo nome?»
«Rosemary» rispose la bambina. «Rosemary Elizabeth Madelyn Willow Drakon».
«È un bellissimo nome» commentò Alucard. «Tuttavia, dal momento che ora ti ho salvato e sarai con me, avrai un nuovo battesimo». La fissò negli occhi, serio. «Tu sarai Rory».


   
 
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