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Autore: addict_with_a_pen    31/03/2016    3 recensioni
“Gee muoviti! Faremo tardi!”
“Dammi un minuto!” E così mi butto sul divano, perchè “un minuto” nella mente di Gerard equivale a mezz’ora minimo. Non posso arrabbiarmi o innervosirmi però, non oggi, perchè non sono mai stato così felice in vita mia.
“Arrivo Frankie, giuro che sono quasi pronto!” Grazie al cielo che quella sera ero scoppiato a piangere, altrimenti dove l’avrei trovato un Gerard tutto per me?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Questa fanfiction è vecchia, stupida, ignorante e... sì, fa cagare. Scusatemi.
Buona lettura comunque (?)
Baci :* :*







“Gee muoviti! Faremo tardi!”
“Dammi un minuto!” E così mi butto sul divano, perchè “un minuto” nella mente di Gerard equivale a mezz’ora minimo. Non posso arrabbiarmi o innervosirmi però, non oggi, perchè non sono mai stato così felice in vita mia: è il nostro quinto anniversario come coppia e tutto quello a cui riesco a pensare è quanto bella sia la mia vita da quando “mi ha salvato”. Ricordo perfettamente il nostro incontro, come fosse ieri: lavoravo come barista in un locale gay squallidissimo e il mio capo, essendo io il più giovane ed inesperto, mi trattava come fossi un sacco di merda, urlandomi contro, mandandomi a quel paese ogni volta che facevo cadere un bicchiere e spedendomi a tavoli interi di omosessuali ubriachi ed eccitati a chiedere se volevano altro da bere, così che ogni volta me ne tornavo a casa in lacrime e col sedere dolorante per tutte quelle sberle che ricevevo perchè “hai un culo davvero scopabile.”
Odiavo particolarmente la mia vita in quel periodo.
Una sera però, forse per volere divino, in quel bar entrò un angelo che si andò a sedere in un angolino del locale e che subito attirò la mia attenzione.
Era meraviglioso.
Ma dato che ero lo sfigato per eccellenza, mi fu affidato l’ennesimo tavolo traboccante di ubriachi che non la finivano più di toccarmi ovunque e fare apprezzamenti sul mio bell’aspetto. Fu la prima sera in cui scoppiai a piangere nel bel mezzo del locale, così che andai ad accucciarmi in un angolo del bagno, credendo di essere finalmente solo.
“Perchè lavori ancora in questo posto?” Mi chiese una voce dolce e rilassante dritta nell’orecchio, calmandomi all’istante. Appena alzai lo sguardo, per poco non morii sul colpo.
“Come sei bello...” Disse nuovamente accarezzandomi una guancia e sorridendomi, così che mi asciugai il viso all’istante e cercai di smettere di frignare come una ragazzina.
“Andiamo via da qui? Per una volta ti offro io qualcosa da bere.” Ed ubbidii senza battere ciglio, scoprendo che non era la prima volta in cui veniva in quel bar, ma che era una sua abitudine ormai, che stava solo “escogitando il piano perfetto”, come diceva lui, per parlarmi e portarmi via da quel luogo pidocchioso.
“Arrivo Frankie, giuro che sono quasi pronto!” Grazie al cielo che quella sera ero scoppiato a piangere, altrimenti dove l’avrei trovato un Gerard tutto per me?
Alle otto e mezza passate finalmente si fa vivo, non essendo comunque del tutto pronto.
“Secondo te è meglio se metto la camicia o direttamente il golf? Perchè io sto congelando, ma non voglio sembrare un poveraccio, quindi non so se...”
“Va bene qualunque cosa” gli bisbiglio sulle labbra, per poi mordergliele piano “basta che ti dai una mossa.” E opta per il maglione.
Alle nove, con ben trenta minuti di ritardo, finalmente riusciamo a presentarci al ristorante dove il tavolo da me prenotato ci aspetta già con una bottiglia di Champagne e un vaso di rose sopra, come da me richiesto.
“Aww sei un tesoro!” Dice col suo sorriso da bambino, prendendomi per mano e dirigendosi verso il tavolo. Subito dopo esserci accomodati e sistemati, verso un po’ di vino nei bicchieri e gli sorrido, perchè che altro posso fare?
“Sono ridicolmente tanti cinque anni, lo sai?” Gli dico per scherzare, accarezzandogli piano il dorso di una mano poggiata sul tavolo. Alza gli occhi al cielo.
“Sei ridicolmente idiota per la tua età, lo sai?” Ridacchiamo appena, per poi venire interrotti dal cameriere che ci porta i menù. Ringraziamo per poi ricominciare a ridere non appena ci lascia soli di nuovo.
Siamo ridicolmente idioti entrambi.
“So che odi i brindisi, ma me ne devi concedere uno...” Dico prendendo in mano il mio bicchiere e aspettando speranzoso che faccia lo stesso.
“E che cosa mai dovremmo festeggiare?” Mi chiede col suo sorrisino storto da presa in giro che trovo dannatamente dolce.
“Che ti amo.” Rimaniamo qualche istante a fissarci, per poi avvicinarci l’un l’altro nello stesso momento e unire le nostre labbra in un piccolo bacio leggero e dolce.
“Buon anniversario Amore...” Ci sorridiamo per poi fare “cin cin” e bere.
“Sai una cosa? Forse questa sera avrai l’onore di fare più di un brindisi.” Mi dice arrossendo appena ed abbassando lo sguardo, così che capisco subito che c’è qualcosa sotto.
“Ah sì? E per quale motivo?” È agitato, lo capisco da come si muove sulla sedia e da come si tortura il colletto del maglione per far entrare un po’ più d’aria, così che gli afferro entrambe le mani, gliele poggio sul tavolo e prendo ad accarezzargliele piano e delicatamente.
“Hey Gee, tranquillo... So che i brindisi si fanno per festeggiare qualcosa di bello, ma mi stai preoccupando.” Sorride e comincia a mangiarsi le unghie e farsi piccolo piccolo sulla sedia, raggiungendo perciò il limite massimo di adorabilità.
“No è che... non so come dirlo, è da una vita che penso a questo momento e adesso mi sono incasinato... Scusami.”
“Abbiamo tutta la serata, tranquillo.” Gli dico portando una mano sulla sua guancia e accarezzandola piano, mentre lui volta il viso verso lei e le da un piccolo bacio sul palmo. Forse si sta calmando un po’.
“Scusate, potreste evitare?” Dice un uomo seduto al tavolo accanto al nostro, così che entrambi ci giriamo verso lui e la sua allegra famigliola che ci sta fissando come fossimo mostri.
“Come scusi?” Chiede Gee voltandosi meglio verso lui.
“I miei figli, non penso vogliano vedere cose del genere.”
“Di cosa sta parlando?” Mi intrometto, disturbato da quell’osservazione inutile e ignorante.
“Di voi, insomma, siamo in un luogo pubblico, non credo sia opportuno comportarsi così, in presenza di bambini poi men che meno...” Non posso credere alle mie orecchie.
“Non abbiamo fatto niente di inopportuno.” Rispondo secco, guardando di sfuggita Gerard e notando che, come da me temuto, si è rabbuiato ed ha abbassato la testa, triste e colmo di vergogna. Anche se può sembrare il contrario, Gee è sempre stato quello più sentimentale della coppia, quello che esterna di più le emozioni e che non riesce a tollerare gli insulti e le critiche. Con il mio “allenamento” al bar sono riuscito a raggiungere un punto in cui le critiche mi rimbalzano addosso e non mi fanno nè caldo nè freddo, ma lo stesso non vale per il mio ragazzo...
“Ascoltate, se ve ne andate adesso è meglio per tutti. Facciamo che non è successo nulla, okay? Pagate il vino e andate da qualche altra parte.”
“Lei non può essere serio...” Dico avvicinando la sedia al suo tavolo e poggiando le mani su di esso. Sono abbastanza furibondo, in questo momento potrei benissimo prenderlo a pugni, perchè Dio solo sa quanto difficile sia far tornare il sorriso a Gee dopo episodi come questi.
“Mai stato così serio in vita mia. Non sono uscito di casa per vedere due froci che amoreggiano accanto a me e la mia famiglia.”
“Amoreggiare!? Gli ho solo fatto una carezza, per l’amor di Dio! Cosa c’è di sconvolgente??” Le teste di alcuni clienti seduti accanto a noi si voltano verso la scenetta patetica che questo pezzo di merda sta mettendo in atto e allo stesso tempo il locale comincia a riempirsi di bisbigli.
Non andrà a finire bene, grazie e questo deficiente il nostro anniversario è rovinato. Perfetto.
“E anche il bacio, non accetto questo genere di cose! Siete due uomini, lo capite o no!?” Mi urla contro e, davvero, quello ad urlare dovrei essere io.
“E c’è qualche legge che mi vieta di festeggiare il nostro anniversario in un ristorante!? Mi dica, c’è??”
“Anniversario, suvvia! Cosa dovete mai festeggiare? Ne ho piene le palle di finocchi come voi, uscite da qui prima che chiami qualcuno.”
“Se ne vada lei piuttosto, io non ho intenzione di andarmene proprio da nessuna parte!” Rispondo rimettendomi a posto al mio tavolo, sperando invano che sia finita lì.
“Io non ho niente che non va! Io e la mia famiglia siamo qui da quasi un’ora e voi ci avete disturbati, quindi dovete andarvene.”
“F-Frank andiamo, dai...” Mi dice timidamente Gee, tirandomi per una manica e facendo per alzarsi, ma lo blocco all’istante.
“No Gerard, noi stiamo qui.”
“Frankie ti prego... Andiamo a casa, possiamo festeggiare anche lì...”
“No.” Risponso fermamente.
“Dai, ascolta il frocetto, tornatevene a casa, nascondetevi com’è giusto che sia.” E questo non avrebbe dovuto dirlo.
Non ho idea del perchè nessuno stia dicendo nulla, ci stia difendendo o perlomeno sostenendo, ma ora, mentre vedo le guance di Gee rigarsi di lacrime, perdo quel minimo di pazienza rimastomi. Potrei ammazzarlo, giuro.
Nessuno deve permettersi di parlare così al mio ragazzo.
“Gli chieda scusa, immediatamente.” Dico alzandomi in piedi e puntando i pugni sul suo tavolo, fissandolo con odio e disprezzo.
“È pazzo per caso!? Se ne vada, non ho la minima intenzione di chiedere scusa, se lo può scordare.”
“Brutto stronzo chiedi scusa al mio ragazzo!”
“F-Frank basta...” Avverto appena la voce di Gerard, ma non ho tempo per rispondere.
“Come hai detto!?” Okay, adesso tutti nel ristorante sanno che sta succedendo qualcosa.
“Ho detto che devi scusarti!” Ripeto sempre più adirato.
“Frank ti supplico...”
“Mai!”
“Vuoi che ti prenda a pugni? È questo che vuoi!?” Giuro che ora come ora la forza per ammazzarlo ce l’ho, eccome se ce l’ho!
“Perchè no!? Così impari una volta per tutte come ci si comporta con la gente normale!” L’ha voluto lui... Proprio mentre sto per tirarmi su le maniche e colpirlo, vedo Gerard alzarsi di scatto, lanciare qualcosa a terra e scappare fuori dal ristorante in lacrime. Lo seguo con lo sguardo fino a quando non scompare dalla mia visuale, per poi dimenticarmi di quel povero idiota e riacquistare un minimo di umanità. Che cosa ho fatto?
“Gerard!” Lo chiamo, ma è troppo tardi...
“Scusi, questo penso sia suo...” Dice un cameriere porgendomi un anellino e una scatolina e a quel punto vorrei prendere a pugni solo me stesso: Gerard voleva chiedermi di sposarlo...
“Ci spiace per l’inconveniente, ora allontaniamo il signore così che lei e...”
“Lasci stare.” Dico sospirando e ponendo l’anello nella scatola. Ho rovinato tutto...
Afferro il giubbotto il più in fretta possibile e, prima di uscire, rovescio il vino rimanente sulla testa di quel povero coglione.
“Un vero spreco...” Dico facendo spallucce, per poi precipitarmi fuori seguito dagli insulti e dalle urla di quel pazzo. Appena metto il naso fuori, comincio a guardare ovunque alla ricerca di Gerard, anche se fortunatamente non devo cercare a lungo.
“Hey piccolino, vuoi congelare?” Lo trovo appoggiato a un muro, senza giubbotto, con le braccia strette attorno al busto nel tentativo di scaldarsi e con la testa bassa.
Ha appena battuto il record di adorabilità, caso chiuso.
“Vieni qui...” Mi apro il giubbotto, mi avvicino a lui e lo avvolgo in un abbraccio, sprerando di scaldarlo almeno un po’. Nasconde subito il viso nello spazio tra la mia spalla e il collo e non posso far altro che rattristarmi, perchè come cacchio faccio e mettere a posto la situazione ora?
“Hai lasciato il giubbotto dentro?” Chiedo accarezzandolo piano per confortarlo.
“Mi dispiace...” Bisbiglia piano nel colletto del mio giubbotto, stringendomi un po’ più forte. Sorrido.
“Ti dispiace per il giubbotto?” Chiedo tirandomi un po’ indietro per dargli un bacio sulla guancia.
“Mi dispiace di avere rovinato tutto... Adesso non vorrai più vedermi, non vorrai più sposarmi e non...”
“Hey, fermo un attimo” mi stacco da lui per poi puntare le mani sulle sue spalle e fargli alzare il viso, in modo che i suoi occhi arrossati incontrino i miei “Spiace a me di non averti dato retta e non essermene andato, di non aver lasciato perdere ed aver mandato a quel paese il nostro anniversario. Tu non c’entri nulla, okay?” e in effetti è così; che colpa ne ha lui? “E poi...” dico avvicinandomi piano al suo orecchio “...chi ha detto che non voglio sposarti?” Alza il viso, così che ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza e mi sorride.
“È la proposta di matrimonio più brutta del mondo, non è così? Ci avevo pensato un sacco di volte, mi ero immaginato ogni dettaglio e invece è finita uno schifo...” Ride amaramente e si riappoggia con le spalle al muro, mettendo su un muso degno di un bimbo.
“Forse ho un’idea per invece renderla la più bella del mondo...” Dico prendendo in mano la scatolina e inginocchiandomi davanti a lui, come si vede in quei film rosa di basso livello.
“Frankie ma...”
“Dato che stiamo andando verso il clichè più assoluto, allora rendiamolo ancora più clichè” dico aprendo la scatolina e sorridendogli dolcemente “Ci credi se ti dico che sono andato ieri dal gioielliere a cercare un anello, ma che dopo due ore di ricerca ho lasciato perdere perchè nessun anello era giusto, nessuno era perfetto per te? Ci credi se ti dico che ho passato tutta la notte a maledirmi perchè avrei voluto chiederti di diventare mio marito stasera, ma che non avendo trovato l’anello mi sarebbe stato impossibile farlo? Ci credi se ti dico che sogno il giorno del nostro matrimonio da più di un anno e che non riesco o voglio immaginarmi con nessun altro che non sia tu?” mi fermo un istante per ammirare il sorrisone comparso sul suo volto e per prendere la sua mano ghiacciata nella mia “Gerard Way, vuoi concedermi l’onore di diventare mio marito?” Scoppia a ridere, per poi portarsi le mani sul volto e nascondersi, imbarazzato e felice come un bambino. Che vi avevo detto riguardo al fatto che è il più sentimentale?
“Sì che lo voglio! Ovvio! Certo! Subito!” Gli infilo l’anello per poi alzarmi ed abbracciarlo stretto a me.
“Ti amo Frank, non dimenticarlo mai...” Lo stringo fortissimo e rimaniamo così per quelle che mi sembrano ore, l’uno al sicuro nelle braccia dell’altro a sorridere e ripeterci “ti amo”.
“Non è andato male come anniversario alla fine, non è così?” Dico sciogliendo l’abbraccio e dandogli un bacino sulla punta del naso.
“Beh, avresti potuto chiedermelo meglio, ma in fondo bisogna accontentarsi.” Mi dice con tono da presa in giro con il suo solito sorrisino storto.
“Stai zitto.” E lo bacio.
Che ci posso fare? In fin dei conti siamo ridicolmente idioti entrambi.
  
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