Quiet room
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Simon entrò cautamente nell'atrio dell'Hotel DuMort, consapevole che i suoi inquilini possedevano un udito piuttosto sensibile, ma le scarpe eleganti ticchettavano sul pavimento in marmo lucido, scandendo i suoi passi leggeri.
“Com'era il matrimonio?”
Sobbalzò nel sentire la voce di Raphael, così chiara e profonda, spezzare la quiete della stanza. Si guardò intorno – una gamba ancora alzata a mezz'aria, immobilizzata in un passo che non era riuscito a compiere – e lo trovò seduto sul divano in oro damascato; era ancora stretto in un completo nero, nonostante l'ora tarda, ma le maniche della camicia erano arrotolate fino ai gomiti, le gambe aperte in una posa rilassata e un libro dalla copertina blu in grembo.
“Gay” disse a voce bassa, tornando lentamente in una posizione meno imbarazzante.
Raphael alzò un sopracciglio e chiuse il libro, in attesa di spiegazioni.
Simon si meravigliò che volesse ascoltarlo, ma gli si avvicinò e si sedette sul divano, a mezzo metro da lui, per spiegargli a grandi linee la situazione.
“Magnus ha interrotto la cerimonia” mormorò e l'altro interruppe lui.
“Perché sussurri?” domandò stringendo gli occhi. Fu folgorato da un'idea e lo guardò con un sorriso. “Siamo vampiri, Simon” gli ricordò. “Siamo liberi solo di notte, a quest'ora non c'è nessuno qui.”
“Oh, giusto.” Si rilassò e si sistemò contro lo schienale del divano, posando la testa sulla struttura in oro. “Dicevo, Magnus è arrivato appena prima che pronunciassero i voti e Alec gli è andato in contro per baciarlo. Mi è sembrato di assistere a Ben che interrompe il matrimonio di Elaine.”
Raphael si accigliò per l'ennesima volta e Simon rimase un po' deluso. Davvero nessuno conosceva quel film?
“Anche gli Shadowhunters se le sono suonate?” domandò con un mezzo sorriso.
Simon sorrise a sua volta. Raphael l'aveva visto e la cosa lo faceva più felice del dovuto.
“No” disse, scuotendo la testa ancora poggiata alla spalliera. “Mi sa che la signora Lightwood le avrebbe prese da suo figlio.”
Raphael mosse le sopracciglia in accordo e continuò a sorridere per qualche secondo, immaginando – Simon ci avrebbe scommesso – una rissa tra Shadowhunters in abiti eleganti.
Si alzò e si diresse alla porta per lasciarlo al suo libro, ma si voltò di nuovo verso di lui prima di uscire.
“Grazie per avermi prestato il vestito” gli disse con un filo d'imbarazzo. Aveva cercato di non pensarci per tutto il giorno, ma ora che lo rivedeva, non poteva fare a meno di ricordare come le sue dita erano scivolate sulla stoffa ruvida della giacca, sulle sue spalle magre, mentre la misurava.
L'altro lo guardò da capo a piedi, bevendo la sua immagine con gli occhi come fosse un bicchiere di B positivo, esattamente come la sera prima.
“Non c'è di che” rispose dopo qualche secondo, la voce roca. Adesso era lui a sussurrare. “Prima o poi ti vestirai decentemente anche tu, vedrai” aggiunse poi, smorzando la tensione che era calata nella stanza. “Magari tra un paio di secoli.”
Simon alzò gli occhi al cielo, ma non se la prese.

AN:
Forse sto un po' esagerando e sto ricamando come una pazza su una frase all'apparenza così insignificante come “Raphael mi ha prestato il vestito”, ma sono fatta così: quando due sono OTP immagino le peggio cose.
Ora me ne vado e torno la settimana prossima, se tutto va bene. Ho già visto delle still e ho letto la sinopsi dell'episodio. Ci sarà da soffrire. Non vedo l'ora.

Red