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Autore: Persephxne    01/04/2016    0 recensioni
Il capitano dell'Undicesima Divisione, Zaraki Kenpachi, parte portando con sé il suo tenente, Kusajishi Yachiru, diretto chissà dove ma, soprattutto, all'insaputa dei suoi subordinati.
Fra situazioni equivoche, conflitti inevitabili e problemi sentimentali questa è la storia del nuovo capitano dell'Undicesima Brigata, Urahara Amelia.
Genere: Comico, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Byakuya Kuchiki, Kyouraku Shunsui, Madrame Ikkaku, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Cosa poteva mai volere il Comandante Generale da un Quarto Seggio tanto da convocarlo al Quartier Generale? Questa era la domanda con cui si era svegliata Amelia.
Si mise a sedere sul letto guardando distrattamente fuori dalla finestra di camera sua e si accorse che il sole era già abbastanza alto e questo significava una cosa e una cosa soltanto: era, come sempre d'altronde, in ritardo. In men che non si dica era già sulla strada per il Quartier Generale usando lo shunpo ogni volta che vedeva qualcuno di sua conoscenza per evitare di perdere tempo.
Arrivò appena in tempo per essere ricevuta dal Comandante Yamamoto il quale non le disse una parola ma le porse un haori da capitano bianco come la neve e perfettamente piegato con una busta sopra.
Senza dire una parola tornò alla sua divisione con una strana sensazione che non lasciava presagire niente di buono.

"Non ci credo... Non può essere vero..." pensò tra le lacrime leggendo la lettera.
"Io e Yachiru siamo partiti, lascio il comando a te perché sei l'unica che può tenere a bada quella massa di cretini che comandavo fino a ieri. Mi fido di te, prenditi cura di te stessa, vai fiera del tuo ruolo e schiaccia qualsiasi minaccia. Sei la sorella che non ho mai avuto, un bacio.
Kenpachi e Yachiru.
PS: per favore mantieni la calma e non rompere il sigillo o quando torno ti squarto. Ti vogliamo bene."
Amelia stava singhiozzando ormai da una buona mezz'ora fissando la lettera e l'haori chiedendosi perché se ne fosse andato, perché l'avesse abbandonata. Non ci fu modo per lei di rispondere a quelle domande, non dopo che la porta di camera sua si aprì mostrando un Madarame Ikkaku visibilmente irritato e un Ayasegawa Yumichika preoccupato. Entrarono con passo svelto dentro la camera chiudendosi la porta dietro di loro, con lo sguardo fisso sul pacchetto bianco piegato sul letto di Amelia. Yumichika si affrettò ad abbracciarla e a consolarla mentre Ikkaku se ne stava impalato a fissare il pacchetto con la lettera appoggiata sopra. La prese in mano ed iniziò a leggere ad alta voce. Ogni parola era una pugnalata al cuore per ognuno dei tre shinigami e Amelia tornò a singhiozzare pesantemente e a versare una quantità incalcolabile di lacrime ripensando ai momenti spesi con il suo capitano.
Le venne in mente un episodio in particolare in cui erano nella stanza di Kenpachi a bere del sakè. Ad un certo punto la guardò fissa negli occhi e le disse:
«Tu sei strana. Quando sto con te mi sento in pace con me stesso e credo di provare un sentimento speciale per te.»
A quel punto Amelia si irrigidì, sperando che non dicesse quello che stava pensando.
«Per me sei come una sorella maggiore.»
Con le lacrime agli occhi lei si alzò e lo abbracciò con tutta la forza che aveva.
«Sei il fratellino che non ho mai avuto.» rispose Amelia fra le lacrime.
In realtà lei un fratellino ce l'aveva e anche uno bello tosto, ma questa è un'altra storia e verrà raccontata più avanti.

Quando iniziò a calmarsi gli ingranaggi del suo cervello di colpo iniziarono a ripartire in modo stabile e le fu chiaro che quello di Kenpachi non era un addio e che lei adesso aveva un ruolo importante da svolgere. Si alzò in piedi, si lavò la faccia e indossò l'haori che prima apparteneva al suo "fratellino".
«Radunate tutti nella sala principale.» disse ai due che, annuendo, sparirono dalla finestra.

Amelia era sempre stata una ragazza dalla quale tenersi alla larga, con una famiglia problematica, un caratteraccio e una carenza di tatto e compassione da essere considerata quasi una malattia. Nessuno le si avvicinava e a lei non dispiaceva di certo. Le era sempre piaciuto stare da sola, tuttavia quando uscita dall'Accademia le fu assegnato il posto di Quarto Seggio dell'Undicesima Brigata fu assalita da una quantità ingente di noiosissimi uomini che volevano una dimostrazione di forza tra cui, ovviamente, il rompicoglioni numero uno al mondo: Madarame Ikkaku. L'aveva perseguitata per mesi e mesi chiedendole di combattere, perché una donna non poteva diventare Quarto Seggio di una brigata come l'Undicesima senza avere nascosto un enorme potere o una buona raccomandazione. Dopo l'ennesimo rifiuto della proposta Ikkaku si impuntò sulla seconda ipotesi accusandola di essere raccomandata perché sorella di Urahara Kisuke, essendo stato anche lui un capitano. Dopo svariato tempo di tortura psicologica decise di rispondergli, così, forse, avrebbe smesso di perseguitarla.
«Se non mi ricordo male mio fratello fu esiliato, o sbaglio? E tu credi che il Comandante Yamamoto mi abbia assegnato questo posto perché sono imparentata con una persona che lui considera un disertore? Sei forse cretino?»
Ikkaku rimase di sasso. Non sono per la risposta ma anche per il tono completamente pacato e privo di emozioni con cui la disse. Si aspettava uno scoppio d'ira, uno sfogo di esasperazione dato quanto l'aveva perseguitata e invece niente, totale indifferenza. Fu qui che l'interesse nei confronti di Amelia si accese di colpo.

Ma torniamo ai fatti principali.
Quando Amelia uscì dalla sala riunioni si sentì uno straccio. Era stanca fisicamente e psicologicamente, irritata e con le spalle e il collo indolenziti. Niente la faceva innervosire come quegli stupidi dolori muscolari che si presentavano puntualmente nei momenti meno opportuni e desiderati. Aveva bisogno di rilassarsi e quale posto migliore se non il bar?

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Salve a tutti sono Persephxne, detta Sam. Spero che vi piaccia la mia storia, che vi faccia provare qualcosa e che recensiate in tanti. 
Baci, Sam.
   
 
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