You can have my heart.
Mi chiamo GoGo.
GoGo Tomago, studente dell’università di San
Frastokyo e
fanatica della velocità, nerd ed eroina a tempo pieno da
ormai quattro anni a
questa parte.
È stato davvero un caso, non pensavo a questo quando mi
sono iscritta all’università, ma la vita ti porta
spesso su strade a cui non
pensi.
È successo perché Tadashi Hamada è
morto e io e i miei
amici volevamo acciuffare il suo assassino e assicurarlo alla
giustizia. Hiro,
suo fratello, ci ha trasformato in quello che siamo adesso.
Tadashi era il mio migliore amico, era una persona dal
cuore grande, non avrebbe dovuto morire così e
così presto. Mi manca molto,
anche se so che stiamo realizzando il suo sogno: aiutare le persone,
Passo davanti al padiglione dedicato a lui e mi si
stringe il cuore, ricordo la sua storia e la sua morte, come tutte le
volte che
passo di qui. Di
solito sono una persona
decisa, ma lui mi fa ricordare tutte le ingiustizie che la vita ti
butta sul
cammino e penso che sia giusto che – per un momento
– mi tolga la maschera e
gli mostri la mia parte più debole come omaggio al suo
sacrificio. È entrato
per salvare uno dei nostri professori e ci ha rimesso la vita, peccato
che il
prof in questione avesse utilizzato i microbot di suo fratello Hiro per
salvarsi e diventare un cattivo.
Un cattivo in cerca di vendetta che andava fermato, che
noi abbiamo fermato.
Hiro è davvero un genio, ha creato dei costumi per noi
per l’occasione, non roba da cosplayer, ma veri e proprie
armature adatte per
combattere. Usando le nostre ricerche le ha sviluppate, io ho ricevuto
una tuta
dorata con dei pattini composti da una ruota a sospensioni al plasma,
con altri
due cerchi più piccoli all’interno che posso
lanciare.
Prima usavo quel sistema per ottenere una bici
velocissima, sono una fanatica della velocità, adesso vedo
di applicarla alle
moto.
Ho ottenuto la bici che volevo ed è stata messa in
commercio, ha costituito una grande innovazione per il mondo del
ciclismo e io
ne sono orgogliosa, perché è stata una donna a
farlo.
Sono convinta che noi donne ci dovremmo far sentire di
più in ogni campo.
“Ciao, GoGo!”
La voce di Hiro mi riscuote dai miei pensieri.
Il ragazzino dai capelli spettinati è diventato un
ragazzo con i capelli spettinati, dietro di lui
c’è Baymax, il robot-infermiere
progettato da Tadashi.
Io non sono cambiata, ho gli stessi capelli corti e
spettinati con meches viola e blu, lui invece è diventato un
bel pezzo più alto
di me, e pensare che una volta lo prendevo per il collo e gli
strofinavo i
capelli.
“Pensi a Tadashi?”
Lui con lo sguardo mi indica il padiglione con il nome
del fratello, io annuisco.
“Sì, ma non solo. Pensavo a come passa alla svelta
il
tempo.
Sembrava l’altro giorno che lo ascoltavo preoccuparsi per
te e il tuo futuro e ora i tuoi microbot hanno rivoluzionato il mondo.
Hai
trovato la tua strada e lui ne sarebbe
felice.”
“Sì, ha quasi fatto i salti di gioia quando gli ho
detto
che volevo mollare i bot duelli e venire qui.”
“Non sono mai stata a un bot duello.”
Gli dico sovrappensiero.
“Vuoi che ti ci porti?”
In fondo potrebbe essere interessante, c’è
abbastanza
adrenalina che una come me apprezzerebbe di sicuro e poi ammetto che mi
incuriosisce il mondo duro e illegale in cui i robot si fanno a pezzi
per
soldi.
“Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale.
Vorrei ricordarti che i bot duelli sono illegali e
pericolosi per la tua salute.”
“I bot duelli non sono illegali, è scommettere sui
bot duelli che è illegale,
anche se parecchio redditizio.”
Gli risponde ridendo Hiro, forse ricordando il suo
passato.
“Questo lo dissi a Tadashi anni fa.”
“Non vorrai mollare l’università per i
duelli? E lui che
ti disse?”
“No, sei matta?
Ma portarti a uno, perché no?
Comunque Tadashi non ha fatto in tempo a rispondere, la polizia
ci ha catturato prima.”
Io rido, immaginandomi una persona onesta come Tadashi in
guardiola per un bot duello a cui nemmeno aveva partecipato.
“È un appuntamento?”
“Hiro, il tuo battito cardiaco accelerato, questo
indica…”
“Niente, Baymax. Niente.”
Io rido, credo abbia una cotta per me.
“Comunque ci vengo.”
Dico piano.
Hiro piace anche a me, ma abbiamo quattro anni di
differenza. Non sono troppi?
Io non so nulla dell’amore, non me ne sono mai
interessata. Ero sempre presa dalla scienza e dalla velocità
e da come
collegare le due cose. Sono anche troppo decisa e molti ragazzi hanno
paura di
me e si tirano indietro, non molti amano le donne che portano i
pantaloni in
casa o nelle relazioni.
Devo parlarne a Honey, lei ne sa più di me di sicuro.
Ci sa fare con le questione amorose oltre che con la
chimica.
Io e Hiro ci avviamo insieme dentro l’università,
ognuno
nel proprio angolo di laboratorio, io a migliorare la mia moto, lui i
suoi
microbot per conto di Krei.
Sì, dopo avergli salvato la vita ha deciso di vendergli
il brevetto con la promessa di poterlo però continuare a
migliorare qui in
università. Visto che gli deve la vita, il miliardario ha
accettato.
Sono nel mio angolo a lavorare tranquillamente quando
Wasabi passa di lì per andare al suo di angolo. Guarda
dubbioso come sempre la
mia moto e si gratta la testa.
“Dimmi quando hai finito, GoGo. Così mi chiudo in
casa,
io non mi fido di una come te su una moto.”
Mi dice Wasabi, ma che problemi ha con la mia passone per
la velocità quell’uomo?
“Perché?”
“Sei troppo spericolata.”
“Wasabi, fai la donna!”
Gli dico gonfiando il petto, lui sbuffa e se ne va
scuotendo la testa.
Adesso sta lavorando a un altro progetto, collegato al
suo microplasma-affetta cose, non so bene cosa sia, so solo che tiene
come un
maniaco dell’ordine il suo banco da lavoro e sclera ancora se
io gli frego
qualche attrezzo.
È divertente vederlo dare di matto, mi mette di buon
umore e calma la mia ira per i miei insuccessi.
Adesso però la priorità è chiedere
aiuto a Honey e
cercare di capire cosa stia succedendo nella mia testa, non mi sono mai
presa
una cotta prima d’ora, il lavoro veniva sempre davanti a
tutto.
Ah, che bel casino!
A ventidue anni la stagione dell’amore è arrivata
anche per me, giusto ora che
stavo per finire il mio studio sulle moto. Non so se sia una fortuna o
una
punizione divina.
“Honey.”
La chiamo, lei sta trasportando un enorme palla azzurra,
sta ancora lavorando all’infrangimento chimico dei metalli.
“Ciao, Gogo!”
Urla lei, come al solito ha gli auricolari nelle
orecchie.
“Honey, togliti quella roba! Ti devo parlare.”
“Fammi portare questa cosa e arrivo.”
Trasporta la palla fino alla sua scrivania e poi torna da me con il suo
solito
sorriso, devo riuscire a mettere la cosa nel modo più neutro
possibile o lo
sapranno tutti i nerd del dipartimento in tre secondi.
“Ascolta ho bisogno del tuo aiuto per il mio progetto,
non è che verresti da me?”
“Tu che hai bisogno di aiuto?
Per me c’è altro sotto.”
Interviene di nuovo Wasabi, ma perché oggi ce l’ha
così
tanto con me?
Forse perché gli frego troppo spesso cose, distruggendo
il maniacale ordine della sua scrivania?
Senza dire do una manata all’ordinatissima scrivania di
Wasabi, sconvolgendo
l’ordine e mandandolo fuori di testa, almeno sta zitto.
“Ok, va bene.”
Abbassa la voce.
“Anche se secondo me Wasabi ha ragione.”
“Sì, ma non dirlo in giro.”
Lei mi fa l’occhiolino e poi torna alla sua scrivania,
lasciandomi al mio lavoro. Hiro, qualche porta più in
là sta lavorando su degli
upgrade di Baymax, è questo che fa oltre a sviluppare
ulteriormente i suoi
microbot.
È diventato tanto carino e tanto sfacciato che mezza
università gli muore dietro, ma lui non si decide a
impegnarsi con nessuna.
Questo è quello che dice Honey, almeno.
A lei i pettegolezzi piacciono e quindi si tiene
informata, al contrario di me che ho sempre odiato il gossip, ma forse
dovrei
iniziare a stare al passo con i tempi. Honey mi ha detto che settimana
scorsa è
uscito con quella nerd, Macarena, che sta lavorando da anni a cuscini
per far
volare i gatti.
Adesso basta, però.
Va bene la cotta, ma adesso devo lavorare.
Alla fine delle lezioni io e Honey ce ne andiamo a
mangiare e per avere quella che i comuni esseri umani chiamano una
serata tra
amiche. A volte lo facciamo, gli altri lo sanno.
È uno dei suoi grandi rimpianti e una delle poche cose in
grado di renderla triste, quando di solito è sempre
un’ottimista incallita e pronta
al sorriso.
Honey voleva farlo dopo l’ammissione di Hiro, ma il
padiglione
è saltato per aria e con lui Tadashi. Ancora oggi la sua
morte mi pare
ingiusta, era un ragazzo così vivace e pieno di sogni. Uno
di quelli buoni
dentro, che si fanno in quattro per gli amici e gli estranei. Non per
niente il
su capolavoro è Baymax, un infermiere personale, questo dice
molto del suo
carattere.
No, non avrebbe dovuto morire e punire Callaghan ha
lenito solo in parte il dolore per la sua morte, non oso immaginare
quanto
abbia sofferto Hiro.
Era molto attaccato a suo fratello al punto che quando ha
visto il vero responsabile della morte di suo fratello voleva ucciderlo
e
questo non era da lui. Certo, è una testa calda, ma
è fondamentalmente buono
come suo fratello.
“GoGo, a cosa pensi?”
“Tadashi. La sua morte è stata ingiusta e nemmeno
dopo quattro anni riesco a
farmene una ragione. Cioè, ho accettato che sia morto, ma
penso ancora che sia
ingiusta e insensata.”
“Lo amavi?”
“Mannò, eravamo solo amici. Non farti strane idee,
Honey.”
Entriamo in un locale e ordiniamo una pizza.
“Eppure hai l’aria di una persona
innamorata.”
Io impallidisco.
“Tranquilla, l’ho capito solo io perché
ti conosco bene.”
“Non è Tadashi, Honey. Non ti farei o avrei mai
fatto
questo torto.”
Abbasso la voce.
“È Hiro.”
“Cosa?”
“Beh, da un po’ non lo vedo come il fratellino di
Tadashi
da proteggere, un fratellino o un amico, ma come qualcosa di
più. Spesso quando
sto con lui ho dei doloretti allo stomaco e le palpitazioni, non se ne
accorge
nessuno, ma ci sono. E poi lo trovo davvero carino con quei capelli
spettinati
e amo il suo essere dolce e sfacciato allo stesso tempo, ma so che non
sono la
sola.”
“Oh, GoGo! È meraviglioso!
Avevi bisogno di innamorarti, innamorarsi fa bene alla
salute.”
Io alzo un sopracciglio.
“Beh, se l’innamorato sopravvive, ovvio.”
“Oggi mi ha invitato a un bot duello.”
“Ma i bot duelli sono illegali!”
“No, è scommettere che è illegale,
anche se redditizio o
così dice Hiro.”
“Cioè, ti ha invitato fuori lui?”
Io annuisco.
“Sì, e Baymax ha detto qualcosa sul battito
accelerato,
ma lui l’ha fatto stare zitto.”
“Ooh! E tu che hai detto?”
“Di sì, ovvio no?
Vuoi che mi perda questa possibilità?
E poi mi interessa davvero assistere a un bot duello.”
“Quindi vai a un appuntamento con Hiro, devi metterti
qualcosa di carino.”
“Sì, così se arriva la polizia il mio
vestito carino
renderà più facile la fuga.”
Il mio smartphone vibra per un messaggio: è Hiro.
“Prima
mangiamo da mia zia Cass, ti va?
Fa le ali di pollo, non
piccanti sta tranquilla, e
vorrebbe vederti.
Non metterti troppo
elegante o non ne usciamo più.”
Io mostro il messaggio a Honey che lo studia a lungo, come se fosse uno
dei
nostri libri di testo.
“Messaggi confusi, eh?”
“Eh, in che senso?”
“Gli piaci abbastanza da invitarti a cena con la zia, ma
non da dirle qualcosa sul fatto che sia un appuntamento.”
“I maschi si vergognano, e poi come sai che gli
piaccio?”
“Ho questa sensazione e le mie sensazioni raramente si
sbagliano.”
“Se lo dici tu…
Oddio, domani andrò a un appuntamento con lui e ancora
non l’ho realizzato, che ansia!
Se non gli piacessi o mi trovasse poco femminile o peggio
non gli piacessi affatto?”
“Buona buona, andrà tutto bene. Te lo prometto io.
Cerchiamo di pensare al look.”
“Sì, una cosa alla volta.”
“Sareste una bella coppia.”
“Cosa te lo fa dire?”
“Tu non te ne sei mai accorta, ma sono anni che Hiro ti
spia e non per prendere spunto dal tuo lavoro, ma come un ragazzo che
ha una
cotta per una ragazza.
Ah, che cosa romantica!
E se vuoi saperlo ha rifiutato tutte quelle ragazze
perché vuole te.”
“Deve essere matto allora. Onestamente sono un maschiaccio
amante della
velocità e i ragazzi non mi hanno mai calcolato per
questo.”
“Hiro ha due cervelli, uno nel pisello, come tutti i
maschi e uno nella testa e sa come usarli bene insieme. Ha visto che
sei una
bella ragazza e rispetta la tua intelligenza il tuo lavoro.
Provaci, GoGo.
Pensiamo ai vestiti, adesso.”
Confortata dalle parole di Honey inizio a pensare ai
dannati vestiti, ammesso che siano così importanti.
Cosa hanno che non vanno i miei shorts e i miei leggins?
Ce ne andiamo dalla pizzeria e andiamo all’appartamento
di Honey che è un trionfo di rosa. Mi fa vedere il vide di
“Aint it fun” dei
Paramore e mi chiede se mi piace il look di Hayley.
Io scuoto la testa e guardo i miei vestiti.
“No, Honey. Non cambierò il look per questo
appuntamento.
Andrò con i soliti vestiti e al massimo un paio di anfibi
al posto delle scarpe da ginnastica. Se piaccio a Hiro gli devo piacere
per
come sono e non per come potrei essere con un look che non mi
appartiene.
Io sono un maschiaccio, la donna decisa ed è questo che
deve amare di me.”
“Ne sei davvero sicura? Sarebbe solo una camicia bianca al
posto della tua
solita maglietta.”
“No, Honey. I vestitini stanno bene e fanno per te. Io sono
fatta per degli
shorts e una maglietta.”
La mia amica annuisce, cedo che abbia capito il ragionamento.
“Allora vai così, GoGo.
È il tuo
appuntamento e devi essere tu a scegliere come gestirlo, non io.
Sono sicura che a Hiro piacerai lo stesso.”
“Grazie Honey, sono felice che tu abbia capito.
Adesso spero solo che vada tutto bene. E che lui mi
apprezzi per quella che sono.
“Lo farà.”
Mi incoraggia Honey, mi piace avere un’amica positiva come
lei: calma gli
eccessi del mio carattere.
Il giorno dell’appuntamento indosso un paio di leggins
neri, degli shorts di jeans, una maglietta gialla e la mia solita corta
giacca
di pelle.
Le uniche impercettibili differenze sono il trucco
leggermente più marcato del solito, gli anfibi al posto
delle scarpe da tennis
e l’unica borsa che ho: una capace borsa di pelle nera in cui
metto tutto il
necessario.
Poi me ne vado dal mio appartamento, in macchina sono
leggermente nervosa, ma guardo il mio riflesso nello specchietto e
assumo
un’espressione decisa.
“Fai la donna, Gogo.”
Mi dico a voce alt e sento la solita sicurezza tonare,
metto in moto e mi avvio verso il mio appuntamento.
Parcheggio vicino a casa di Hiro e poi percorro pochi
passi, questi anfibi sono davvero comodi.
Entro nella caffetteria di Cass Hamada sorridendo, lei
ricambia. Indossa i soliti jeans a tre quarti, una maglia verde a tre
quarti
anche quella e un paio di ballerine nere.
“Ciao, GoGo! Che piacere, vederti!
È bello che Hiro abbia degli amici che sappiano stargli
accanto.
Hiro mi ha detto
che dovete solo lavorare insieme a un progetto per
l’università.”
“Grazie, signora Cass.
Siamo amici, è questo che fanno gli amici .”
“Ah, hai perfettamente ragione.”
“Dov’è Hiro?”
“In camera sua, Sali.
Tra poco le alette saranno pronte.”
Io salgo e lo trovo sdraiato sul letto che legge un
fumetto, indossa larghi pantaloni neri e una maglia dello stesso colore
e
somiglia a Tom DeLonge.
Io busso sullo stipite della porta.
“Ehm, ehm.”
“Ciao, Gogo.
La scusa è che andiamo a lavorare su Baymax.”
“Lo so, tua zia mi ha informata.”
Lui mi guarda, nei suoi leggo approvazione.
“Sai che stai benissimo anche vestita come al
solito?”
“Davvero? Grazie.”
“Sì, stai benissimo.”
Io arrossisco leggermente.
Fai la donna, GoGo.
“Non dire “Ahia” per nessuna ragione al
mondo o Baymax si
attiverà e mia zia ci friggerà come le
alette.”
“Fai la donna, Hiro.”
Faccio giusto in tempo a dirlo che dal piano di sotto arriva
l’urlo di Cass.
“Genietti, è ora di nutrire le vostre menti!
È pronto!”
“Arriviamo, zia Cass!”
Risponde Hiro.
“Allora hai capito?”
Io faccio cenno di sì con la testa.
Che Dio ce la mandi buona.
La cena non è stata male.
Le alette di Cass sono buone e lei non ha sospettato
nemmeno per un momento che quello fosse il preludio di un appuntamento.
Nessuno
si è fatto male, così Baymax non si è
attivato e speriamo che non si attivi
quando noi non ci saremo.
Prima di uscire ho visto Hiro guardare con nostalgia il
suo vecchio robot da combattimento, ma alla fine non lo ha preso.
Entriamo nella mia macchina e lui mi detta le
indicazioni, finiamo in un angolo particolarmente squallido della
periferia
della città.
“È qui che combattete?”
“Ah ah. Vieni, entra.”
Entro in un sordido locale pieno di gente che urla,
scommette e beve.
“A Tadashi non piacerebbe.”
“A Tadashi importerebbe solo che io non combatta.”
“Come mai hai deciso di venire qui proprio stasera?”
“Oggi combatte una mia vecchia amica.
Vieni, te la presento.”
Il mio cuore sprofonda sotto gli anfibi, vuoi vedere che è
la sua ragazza?
Una ragazza dai capelli fucsia raccolti in due codini e
con un paio di googles in testa si avvicina sorridendo.
“Violet, lei è GoGo.”
“GoGo, lei è Violet.”
“GoG è un nome strano.”
Io faccio scoppiare la cicca che ho in bocca, come faccio
sempre quando sono incazzata.
“Mi piace la velocità e GoGo mi sembra un nome
adatto,
Violet non mi sembra adatto a una botduellante, non dovresti chiamarti
qualcosa
come “Terrore”, “Incubo”,
“Demone della lotta”?”
“Pff… Tutte cazzate. Quei nomi non fanno
più paura a
nessuno, si vede che sei una che non è mai stata un bot
duello.”
Io mi trattengo dal darle una sberla, la novellina in
questione sa costruire delle ruote così veloci che sarebbero
in grado di
tagliare il suo robot e la sua faccia a metà.
“Oh, devo andare.
Oggi serata déjà-vu, mi devo scontrare con il
piccolo
Yama.”
Lei se ne va e io e Hiro prendiamo posto, lui punta dieci
dollari sulla cosa, io dieci su questo piccolo Yama, sperando che la
faccia a
pezzi.
“È la tua ragazza?”
Gli chiedo spiccia.
“No, è un’amica.
Non è che sei gelosa?”
“Ma che dici?”
Peccato che il rossore mi abbia tradita. Piccolo Yama,
falla a pezzi in nome di GoGo Tomago!
Violet però, purtroppo, passa subito in vantaggio e
colpisce duramente l’avversario, forza Yama!
Non deludermi!
La ragazza continua a picchiare duro, ma l’omone si
riprende e uno strano ghigno si dipinge sul suo volto, tra poco quella
tizia le
prenderà, ne sono sicura.
E infatti il piccolo Yama si riprende e fa letteralmente
a pezzi il robot di Violet, che rimane scioccata. Il suo prezioso robot
è
ridotto in pezzi e ha perso la scommessa. Yama guarda compiaciuto il
mucchio di
soldi che ha guadagnato e poi lascia il ring.
Poco dopo una cameriera con un occhio coperto da una
benda a mo’ di piratessa annuncia l’inizio di un
altro duello, ma Hiro mi fa
cenno di andarcene.
“Non vorrai consolare la tua ragazza?”
“Ma chi? Violet?
Non è la mia ragazza e non voglio consolarla, sta
arrivando la polizia. Sento degli strani rumori.”
Io annuisco e lo seguo fuori dalla bettola e infatti la polizia la sta
circondando.
“Lascia fare a me.”
Sputo la cicca ed entro nella macchina di Hiro, parto con
l’acceleratore a tavoletta, districandomi tra i vicoli della
città con una
volante che tenta vanamente di starci dietro.
“Ci avranno preso la targa?”
Hiro guarda un po’ preoccupato dietro di noi.
“Non hanno fatto in tempo, reggiti.”
"Ma…”
“Fai la donna, Hiro.”
Esco dai vicoli e lascio che la sua macchina si lanci al massimo della
velocità
nelle vie centrali della città e poi in quelle periferiche
fino a una vecchia
strada panoramica che si inerpica sulle colline. Ormai non ci segue
più nessuno
e rallento, poi mi fermo in una piazzola strategicamente piazzata in un
punto
particolarmente panoramico.
Scendiamo tutti e due e saliamo sul tetto.
“Che appuntamento! Non pensavo che la polizia sarebbe
stata incusa nel prezzo.”
“Era un vero appuntamento?”
“Certo!”
Lui gonfia le guance come un criceto e incrocia le
braccia sul petto magro.
“Se ti avessi invitato in un ristorante o una pizzeria mi
avresti detto di fare la donna o qualcosa del genere.”
In effetti non ha tutti i torti.
“Non è facile accontentare una fanatica della
velocità e
ho dovuto guardare più volte le cose sa un’altra
prospettiva prima che mi
venisse in mente questa cosa.
Ho pensato che un bot duello sarebbe stato figo.”
“Ragionamento corretto.”
“Vuoi dire che ti sei divertita?”
“Mh, sì! Mi è piaciuto molto come Yama
ha distrutto il robot di Violet.”
Lui mi guarda un attimo.
“Sei gelosa di lei, ma perché?”
Io mi sdraio sul tetto e sospiro.
“Non ci arrivi proprio, Hiro?”
“No, ti ricordo che le donne vengono da Venere e gli
uomini da Marte.”
“Gran cazzata, basta usare il cervello per capire una
donna.”
Lui sbuffa di nuovo.
“E allora illuminami, perché io non ci capisco
nulla!”
“Mi piaci, Hiro.”
Lui sgrana gli occhi.
“Davvero? Pensavo mi considerasti un ragazzino e
basta.”
“Ok, non sono ricambiata, andiamocene.”
“Lasciami parlare, GoGo, accidenti.”
E quando fa così somiglia così tanto a Tadashi
che non si
può dirgli no.
“Parla.”
“Mi piaci, ma visto che sei una vera tosta, figa, una che non
ha bisogno di
nessuno, pensavo di non servirti nemmeno io. In fondo sono solo un
ragazzino
con un caratterino un po’ difficile e pensavo che volessi
qualcuno più
intelligente o calmo come Tadashi.”
“Non ti ricordo tutte le tue invenzioni perché le
conosci meglio di me, io ho
bisogno di uno che mi sia complice nelle mie follie, che le capisca e
dica che
sono fighe.”
“E lo sono.”
“È per questo che mi piaci.”
“E tu piaci a me.”
Io sorrido.
“Siamo in un punto panoramico, da soli e ci simo
confessati che ci piacciamo, sai cosa si fa in questi casi?”
“Credo di saperlo.”
Si avvicina a me e mi bacia piano, ma io sono sempre la solita
impetuosa e il
bacio si approfondisce.
Le stelle ci guardano benigne mentre ci baciamo come i
ragazzini inesperti che siamo.
È una bella serata.
È stato un bell’appuntamento che solo Hiro avrebbe
potuto
organizzare.
Ho già detto che lo amo?
No, perché lo amo e tanto.