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Autore: meriluna    02/04/2016    5 recensioni
Con uno strattone Alec gli tolse le coperte di dosso [...]
< Magnus... ma che?! >
< Ho preso l'influenza, fiorellino! > piagnucolò Magnus.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da premettere che non ho ancora letto i libri, quindi non so assolutamente niente sull’universo di Shadowhunters – e voi direte, “e ti permetti anche di scriverci!?” ehm… già!
Vi avviso già che mi sono presa alcune licenze poetiche – molte licenze poetiche – e se riuscite a capire da dove vengono gli “stregoni” di cui parla Magnus vi do un biscotto!
Detto questo, vi lascio alla storia.




 
Anche gli stregoni si ammalano





Si era sempre chiesto se Magnus – o i Nascosti in generale – si ammalassero. Sapeva per certo che ai vampiri non succedeva, essendo loro morti, ma le fate, i licantropi, gli stregoni?

Questa curiosità gli era sorta quando, la settimana prima, fu preda di un brutto raffreddore.
 

****
 

L’istituto di Shadowhunters di Londra aveva richiesto il supporto di una loro squadra di cacciatori per abbattere un demone particolarmente coriaceo e lui, insieme a Jace, era stato inserito nella scorta da mandare in Inghilterra.

Alla fine erano riusciti a rispedire quello schifo all’Inferno ma in compenso lui aveva fatto un acrobatico tuffo nel Tamigi, che in pieno inverno non era esattamente il massimo – questa l’avrebbe fatta pagare molto cara al suo maledetto e sconsiderato parbatai.

Alla fine erano stati rispediti a New York attraverso un portale e lui era stramazzato al suolo con la febbre alta e i tremiti.

Aveva cercato di protestare in tutti i modi contro i suoi fratelli quando questi lo avevano messo a letto, ordinandogli di starsene buono e al caldo, quando invece il suo unico desiderio era rivedere Magnus che non sentiva da quando la missione era iniziata, quasi il mese prima.

Aveva solo un vago ricordo dello stregone che sradicava, con la magia, la porta della sua camera mentre qualcuno cercava di fermarlo – Izzy? Jace? Entrambi?

<< Lui viene via con me! >> aveva tuonato Magnus con voce fonda e minacciosa, prima di prenderlo in braccio e scomparire in un portale.

Si stava così bene tra le braccia di Magnus.

Quando si fu risvegliato si accorse di trovarsi non più all’istituto ma nella loro camera da letto, con Magnus che lo teneva stretto al petto, accarezzandogli i capelli e mormorando una dolce litania che sembrava tanto una ninna nanna. In quel momento si accorse di non sentirsi più tano febbricitante, né la gola bruciante come l’inferno.

<< Ti  ammalerai anche tu… >> fu l’unica cosa che riuscì a bisbigliare, prima che lo stregone lo baciasse con dolcezza mormorando un “dormi” e tornando ad intonare quella dolce melodia che, pian piano, lo fece stare meglio
 
****
 
 
Alec avvampò a quel ricordo ma poi sorrise mentre un ben noto calore gli scaldava il cuore.

Infilò le chiavi nella toppa e fece scattare la serratura.

<< Sono a casa! >> borbottò con voce abbastanza alta da essere sentito.

Ancora non era abituato  a quella routine.

Si accigliò quando non ricevette risposta.

<< Magnus? >> chiamò ancora.

L’unica risposta che ottenne fu il “meow!” di Presidente.

Abbassò lo sguardo verso il gatto che zampettava verso di lui, salvo poi prendere a grattare con insistenza sulle sue scarpe alternando lo sguardo da lui al soggiorno per poi scattare in quella direzione, continuando a miagolare forte.

Se il Presidente era così allarmato c’era una sola spiegazione.

<< Magnus! >>.

Entrò di corsa in salotto e restò sgomento: la stanza era un disastro. C’erano vestiti sparsi dappertutto; sul tavolo il piccolo calderone nel quale Magnus preparava le sue pozioni, ricettava fuori uno strano liquido verde e viscoso;  boccette di pozioni, libri di incantesimi, bottiglie di liquori – era trucco quello? – riversavano un po’ ovunque.

<< Meow! >> ancora una volta il gatto richiamò la sua attenzione, graffiando contro la porta della camera da letto.

Senza pensarci due volte si fiondò contro la porta, cercando di aprirla ma trovandola sbarrata.

<< Magnus, sei lì dentro? Apri subito! Magnus! >> inveì, picchiando forte contro il legno.

La preoccupazione gli stava stritolando il cuore.

Non ricevendo risposta sfilò lo stilo dalla tasca, iniziando a tracciare la runa sul pannello di legno e solo quando questo iniziò a sfrigolare e bruciare gli arrivò un bisbiglio.

<< Alec, ti prego, non entrare… >> la voce era roca e sofferente.

Ora, insieme alla preoccupazione, una cieca rabbia gli infiammò il sangue nelle vene; se solo qualcuno aveva osato sfiorarlo, fargli del male, non ci sarebbe stato Angelo che lo avrebbe salvato dalla sua ira.

Senza una parola terminò la runa e fece scattare la porta.

Dentro, la stanza era avvolta nel buio.

Accese la luce, rivelando lo stesso caos che c’era in salotto.

Sul letto, sotto un cumulo di coperte, stava nascosto lo stregone.

Alec si guardò con circospezione attorno, avvicinandosi.

<< Magnus, cos’è successo? >>

<< Alec, per favore, vattene! >> protestò.

Con uno strattone Alec gli tolse le coperte di dosso. All’inizio non notò niente di strano ma poi incontrò il suo sguardo e raggelò; i suoi occhi non erano più di quel fantastico colore verde-oro che tanto amava, così com’era scomparsa la spaccatura verticale della pupilla. Quegli occhi che lo scrutavano, ora di un caldo color cioccolato, erano tremendamente umani.

E allora si accorse che anche il suo viso era cambiato; la carnagione più pallida e con una spruzzata di efelidi sul naso – sul serio!? – i capelli più chiari.

<< Magnus… ma che?!>>

<< Ho preso l’influenza, fiorellino! >> piagnucolò Magnus.

<< Ma porca merda, Magnus! >> imprecò, lasciando fluire tutta la preoccupazione e la rabbia e l’ansia in un sospiro di sollievo.

Lasciò cadere lo stilo, scivolando poi a terra a sua volta. Il Presidente che si strusciava contro la sua gamba.

<< Eri preoccupato per me, fiorellino? >> chiese commosso, gattonando giù dal letto e acciambellandosi tra le sue braccia.

In risposta Alec lo strinse forte a se.

<< Ma è ovvio! Sono arrivato e tu non hai risposto e poi la casa è un casino e tu non volevi aprire la porta e il Preside…! >> prima che potesse concludere la sua tiritera sconclusionata, Magnus si sporse a baciarlo.

Alec finalmente si rilassò, rispondendo al bacio.

 
****
 
 
Guardò soddisfatto il suo operato, srotolandosi le maniche della maglia.

Dopo che si furono – si fu – calmati Alec aveva aiutato Magnus a rialzarsi e, buttandogli un plaid sulle spalle, aveva provato a dare un ordine a quel caos, rimandando – non mi chiedi niente? – le spiegazioni a dopo.

Aveva iniziato dalla camera da letto, aprendo le impostaste e rassettando il letto, rimettendo i vestiti puliti nell’armadio e tenendo su un braccio quelli sporchi; poi era passato al soggiorno, svolgendo le medesime operazioni – aveva dovuto chiedere a Magnus per il calderone, fosse stato per lui avrebbe scaricato tutto nel bagno – posando i libri e le pozioni sulle mensole e nei mobiletti, sistemando i liquori nell’armadietto del bar – non dovresti bere così tanto, specialmente se hai l’influenza! – e niente aveva risparmiato a Magnus, che intanto gli ciabattava dietro avvolto nella coperta, dei rimproveri continui.

Gli aveva insegnato come programmare e caricare la lavatrice – com’è possibile che tu ce l’abbia ma non sappia usarla!? – e risistemato i trucchi nel mobile del bagno – non puoi buttare tutto alla rinfusa! – e – smettila di fingere di usarli, sappiamo entrambi che sei dipendente dalla magia per tutto!

Avrebbe preferito di gran lunga combattere un’orda di demoni.

Finalmente, dopo aver sistemato, pulito e lavato – e aver anche arrangiato qualcosa da mangiare – si permise di stravaccarsi sul divano.

<< Allora – iniziò, mettendosi seduto e arraffando qualche biscotto dalla busta posata sul tavolino – Cos’è che ti è successo? >>

<< Possiamo dire che ho preso l’influenza – borbottò, alzandosi dalla poltrona e andando ad acciambellarsi sul divano vicino a lui, premendosi contro il suo fianco – Anche se non è così facile. C’è una cosa riguardo a noi mezzi demoni che non sapete. A volte ci capita di perdere i poteri e con essi anche la nostra parte demoniaca – si prese un secondo, accettando il biscotto che gli veniva offerto, alla ricerca delle parole per spiegarsi al meglio – Una volta conobbi uno stregone che a ogni alba perdeva i poteri, riacquistandoli poi la sera, un altro ancora li perdeva ad ogni plenilunio… >>

<< E a te quando succede? >> lo esortò a continuare.

<< Quando mi sforzo troppo… – bisbigliò con voce piccola piccola, sapeva che quanto stava per dirgli lo avrebbe fatto sentire in colpa – Non è la prima volta da che ci conosciamo che mi succede, capitò già quando ti salvai la vita ma di solito basta una giornata di riposo per riprendermi, ora è diverso. Quando sei tornato da Londra ti ho curato coi miei poteri, ero talmente tanto preoccupato che, senza rendermene conto, ho prosciugato tutta la mia energia nel desiderio di vederti guarito quanto prima, ma tu allora avevi l’influenza e… – si strinse di più nel suo abbraccio – Penso che tu mi abbia contagiato >> finì in un sussurro, alzando con cautela gli occhi su di lui.

Trovò esattamente ciò che si aspettava di trovare. Alec si era irrigidito e lo sguardo era diventato freddo.

<< Quindi è colpa mia… >> affermò, cercando di scostarsi  dal suo abbraccio ma Magnus glielo impedì, trattenendolo e, anzi, salendogli a cavalcioni, lasciando che la coperta scivolasse intorno alle sue cosce.

<< Sciocco Nephilim! Non ti azzardare a darti la colpa di niente! Non avresti fatto esattamente lo stesso per me? >> non aveva intenzione di lasciare che si demoralizzasse, meglio chiarire fin da subito e cercare di sfruttare quella convalescenza in modo più proficuo.

<< Ovvio che sì ma…! >> non ebbe modo di protestare che Magnus prese a baciarlo con impeto.

<< E allora smettila di farti inutile paranoie, io ti amo e preferire perdere i poteri e restare umano se ciò significasse farti star bene! – lo disse di getto, senza pensarci ma col cuore, col più sincero e profondo amore, lasciandolo spiazzato –
Sciocco Nephilim! >> sorrise, ritornando a baciarlo.
 

 
****
 
 
La camera era di nuovo immersa nell’oscurità, i loro vestiti sparpagliati sul pavimento.

Steso su un fianco, puntellato sul gomito, Alec osservava il suo stregone riposare sereno.

Sorrise, tracciando con la punta delle dita le piccole efelidi che gli decoravano gli zigomi subito sotto gli occhi.

Anche da umano restava bellissimo.

Per un attimo si chiese se, in quella forma, il tempo scorresse anche per lui ma cacciò via quel pensiero, compagno di ricordi dolorosi.

Fu però proprio un ricordo che gli si affacciò alla mente a dargli l’idea su come aiutarlo: quando condivise la propria energia con lui.

Magnus gli aveva spiegato di aver cercato una soluzione per quell’influenza e di averne anche trovate ma senza i suoi poteri gli intrugli che preparava restavano tali, intrugli dall’orribile sapore.

Molto probabilmente dovevano solo aspettare che facesse il suo ciclo e passasse, eppure si chiese se…

Infondo perché non provare?

Magnus aveva fatto esattamente lo stesso per lui.

Con delicatezza intrecciò la mano alla sua e, abbassandosi, prese a baciargli a fior di labbra la zona intorno all’orecchio.

<< Magnus – lo chiamò piano – Prendi la mia energia… >>

Sentì lo stregone mugugnare nel dormiveglia e ricambiare piano la sua stretta.

Alec chiuse gli occhi,  appoggiando la testa sul cuscino, e lasciò che le forze fluissero dal proprio corpo, sospingendole verso l’uomo al suo fianco.

Magnus sospirò di piacere sentendo le forze tornargli e, inconsciamente, strinse di più la mano. Un’ondata di energia più forte delle altre lo destò e solo allora si rese conto di ciò che stava facendo. Di scatto liberò la mano dalla presa ormai debole di Alec.

<< Idiota! Avrei potuto prosciugarti! >> lo rimproverò.

Alec sorrise stanco, gli occhi che lottavano contro il sonno per restare aperti.

<< Sei tornato… >> ebbe solo modo bisbigliare, sfiorandogli una guancia e ammirando di nuovo quegli occhi di cui era tanto innamorato, prima di scivolare più vicino a lui e addormentarsi.

Un “ti amo” sospirato ancora aleggiava sulle sue labbra.


 
 
Spazio Autrice
E niente, questa è la piccola storiella che mi gironzolava in testa da un po’.
Spero vi sia piaciuta
Baci!

 
  
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