Mercuzio
Richiusi il portone dietro di
me e con la mano
spostai i capelli dal mio viso per poterlo guardare meglio:
“Dimmi
Romeo” mi rivolsi direttamente a lui, senza degnare di uno
sguardo lei…
“Mi
chiedevo se volessi essere il mio testimone…”
disse poggiandomi il braccio
sulla spalla e alzando gli occhi verso di me, essendo io più
alto.
“Credevo
che l’avresti chiesto a Benvolio…”
“Si pure
lui riceverà la tua proposta…ma i testimoni
possono essere due per
sposo o sposa. Quindi i miei testimoni sarebbero Benvolio e tu e i
testimoni di
Giulietta il Principe e un altro da scegliere” concluse
sorridendo alla
fidanzata.
“Se
così vuoi…allora accetto. Giulietta non ha nulla
in contrario?” chiesi a
lei sarcastico.
“Giulietta
è d’accordo sulle scelte di Romeo” mi
rispose per le righe. L’aria
era diventata piuttosto pesante e Romeo se ne accorse e colse
l’occasione per
salutare e andare via con lei.
“Zio!” lo
chiamai rientrando in sala.
“Nipote!”
rispose imitando il mio tono.
“Come mai
tutta questa benevolenza nei confronti di quei due?” chiesi
acido.
Valentino mi fissava incredulo.
“Se ti
ricordi, ti avevo detto che non volevo problemi a causa della figlia
del
Capuleti che doveva scegliere un marito, visto che tra i prescelti
c’eri tu e
che potevi combinare qualche disastro in modo da adirare i Montecchi.
Quindi,
sono più contento che la cosa non ci abbia riguardato
direttamente! La famiglia
Della Scala ne è rimasta fuori, evitando possibili
discordie.”
“Ora
capisco…bè, preparati un abito adatto da
testimone…” sentenziai.
“Perché
tu no?” rispose.
“Come fai a
saperlo?”
“Intuizione…e
poi non per niente sono il principe!”
Tebaldo
Nonostante il mio odio per
Benvolio, alla fine mi
ritrovai a collaborare con lui per il matrimonio dei nostri cugini.
Devo dire
che, in fin dei conti, non è così insopportabile
e con mia sorpresa ho scoperto
che abbiamo molte cose in comune. Stavamo per recarci insieme
dall’orefice per
scegliere gli anelli per gli sposi, quando delle mani mi coprirono gli
occhi,
facendomi piegare all’indietro, Benvolio da parte sua rideva.
“Benvolio
taci altrimenti dopo riderò io!”
“Ciao
cugino mio!” disse Giulietta mollando la presa e
abbracciandomi sempre da
dietro. Mi girai e notai anche Romeo.
“Giulietta,
piccola…Romeo…” salutai.
“Che ci
fate qui?” chiese Benvolio.
“Siamo
venuti qui per chiedervi un favore. Vorreste essere i nostri
testimoni?”
chiese Romeo.
“Certo
che si, cugino. E lo chiedi pure!” rise Benvolio
abbracciandolo.
“Aspetto
una risposta, Tebaldo” disse Giulietta.
“Ti
farò sapere” e le feci l’occhiolino. Poi
raccattai Benvolio dalle braccia
del cugino:
“Andiamo
Montecchi: non si è mai visto un matrimonio senza
anelli!” e salimmo a
cavallo.
“Tebaldo!”
mi chiamò Giulietta.
“Si?”
“Sai i
miei gusti, non mi deludere!” le sorrisi e spronai il
cavallo, inseguito
da Benvolio. Finalmente arrivammo alla bottega dell’orefice,
che appena mi vide
entrare, spalancò gli occhi, neanche avesse visto un
fantasma! Dietro di me, si
fece spazio Benvolio e l’orefice scosse la testa per
rinsavire: non si incontra
un Capuleti a spasso con un Montecchi ogni giorno…
“Miei
signori, so già il perché siete qui!”
disse l’orefice.
“Bene
allora facci vedere gli anelli più belli che hai!”
rispose Benvolio,
mentre io mi accomodavo su una seggiola vicino al bancone.
L’orefice iniziò a
poggiare sul banco casse, bauli e sacchetti, sembrava aver messo sotto
i nostri
occhi tutto quello che aveva nella bottega. Prese un cassetto alla
volta e
inizio a descrivere i vari anelli. Tutti banali! Non c’era
una coppia di anelli
all’altezza di Giulietta e Romeo… sbuffai
pesantemente e mi alzai, lasciando
Benvolio in balia di tutto quell’oro. Uscì sulla
porta a prendere aria, alzai
il viso e guardai il palazzo che si ergeva di fronte: molto semplice
come stile
ma con tanti dettagli particolari. E così ebbi un’
idea! Entrai dentro e
spostai Benvolio dal banco:
“Sentite
messere…avevo notato due anelli in oro con una linea
ondulata
centrale…”
“Si sono
questi?” disse voltandosi alla sua destra e tirando fuori da
una
cassetta due fedi.
“Si
proprio loro…si potrebbe avere un incisione?”
“Certo
ragazzo mio!”
“Che idea
hai?” chiese Benvolio confuso.
“Bene, su
quello di lei voglio incisa una rosa e su quello di lui…uno
scudo!”
dissi all’orefice e spiegando allo stesso tempo a Benvolio.
“Saranno
pronti adesso stesso!”
“Attendiamo
allora” rispose Benvolio. Uscimmo dalla bottega e subito fui
sbattuto al muro da Benvolio:
“Che
diavolo hai appena fatto? Una rosa e uno scudo?”
“Senti un
po’ Montecchi… i simboli scelti non li ho trovati
a caso! Hanno un
significato da associare agli sposi. Pensaci su, idiota!” ed
entrai di nuovo
dentro, lasciando Benvolio a bocca aperta davanti la bottega.
Giulietta
Chi
avrebbe mai immaginato che i preparativi per un
matrimonio siano così estenuanti! Fortuna che eravamo una
famiglia numerosa e
c’era stata la possibilità di dividerci i compiti.
Oggi i sarti più bravi di
Verona verranno a palazzo per iniziare a cucire il mio abito, dopo
andranno a
palazzo Montecchi per cucire l’abito di Romeo: spero solo che
sia elegante!
Forse potrei chiedere a una certa persona di aiutare
Romeo…in fatto di eleganza
non lo batte nessuno.
Mercuzio
“Mi stai
chiedendo di aiutare Romeo nella scelta
dell’abito?” dissi con un tono
molto più alto del solito e puntandole un dito addosso.
“Ti prego,
Mercuzio. In fatto di eleganza e raffinatezza non ti batte
nessuno!”
mi supplicò Giulietta. Sbuffai.
“Quando si
comincia?” chiesi rassegnato.
“Dopo
pranzo i sarti andranno al palazzo di Romeo, fatti trovare li mi
raccomando” disse abbracciandomi. Stranamente, quel contatto
non mi diede
fastidio, mi ci ero quasi abituato a vederla sempre tra i piedi, ma
questa
volta dovevo ringraziarla: mi aveva servito un piatto che non potevo
rifiutare…
dopo averla riaccompagnata al palazzo, mi diressi verso la piazza del
paese per
passare un po’ di tempo con gli amici rimasti: Romeo e
Benvolio, da quando
erano state annunciate le nozze, non si facevano più vedere
in giro poiché
erano sempre presi da mille questioni!
“Mercuzio!”
urlò un ragazzo del gruppo e mi fece cenno di raggiungerli.
Romeo
Dopo
il pranzo, come previsto, erano arrivati i
sarti: molto puntuali!
“Posso chiamarti con il tuo nome,
Messer…?” chiese la giovanissima sarta che
avevo davanti.
“Romeo, chiamami pure Romeo” dissi sorridendole.
“Bene Romeo, per prima cosa devo chiederti di allontanare
tutte queste persone.
Questo perché influenzerebbero le tue scelte e alla fine
l’abito piacerà più a
loro che a te!” mi spiegò con molta gentilezza.
Subito allontanai tutti, mia
madre compresa, e in quell’istante vidi arrivare Mercuzio,
con aria trafelata.
“Eccomi, scusa il ritardo!” mi disse facendomi
l’occhiolino. Quello era il
segnale che poco prima si era intrattenuto con una “gentil
donzella”…
“Fratello non puoi stare qui, la sarta…”
“No Romeo! Lui deve stare qui…è un
ordine della vostra futura moglie” mi
corresse la sarta.
“Dici bene, mia bella sarta. Giulietta stessa mi ha chiesto
di aiutarti nella
scelta del vestito. Non si fida dei tuoi gusti a quanto
pare!” rispose Mercuzio
sollevando un lembo della mia giacca per prendermi in giro.
“Va bene. Iniziamo allora!”
“Dunque” cominciò la sarta “
so che i colori dovranno essere quelli delle due
famiglie. Perciò queste sono tutte le stoffe che possiedo.
Decidetene una!” e
aprì davanti a sé un sacco con
un’infinità si pezzi di stoffa.
“Mercuzio aiutami sennò non ne esco
vivo…” sussurrai all’orecchio del mio
migliore amico.
“Scusami tanto dolcezza, potresti eliminare tutti i colori
scuri? Non vogliamo
che lo sposo sia scambiato per la morte in persona vero?”
disse rivolgendosi
alla sarta con il suo solito modo di fare. Per un attimo, dentro me,
intuì una
punta di… di…gelosia?
La sarta obbedì e dopo aver scelto il colore,
iniziò a prendere le misure,
sotto lo sguardo attento di Mercuzio.
“Chiedo scusa?” disse “ Ma per prendere
le misure precise non dovrebbe
togliersi gli abiti?”
“Il tuo amico non sbaglia Romeo, su spogliati”
disse tranquillamente la ragazza
che era intenta a tirare fuori le stoffe da abbinare a quella scelta.
Un po’
imbarazzato, iniziai a togliere la giacca e il resto aiutato da
Mercuzio…
Mercuzio
Dio, non ho parole per
ringraziarti! Vedere le
fattezze di Romeo è un conto, ma poterle toccare…
la sua pelle scottava, forse
per il caldo… quel ragazzino era venuto su davvero bene! Non
mi ero mai
soffermato sul fisico di un uomo, ho sempre guardato le donne. Ma con
Romeo era
tutt’ altra cosa: quando lo conobbi, mi ispirò
subito curiosità, sentivo che
per lui avrei fatto qualsiasi cosa e sarei stato qualsiasi cosa lui
avesse
voluto! Mi è capitato, di pensare di aver più
volte fatto un torto a Benvolio,
per via del mio essere protettivo nei confronti di Romeo. Dopotutto,
lui ne ha
più diritto di me essendo suo cugino e essendogli cresciuto
affianco. Adesso
arrivavo io e… e pretendevo di rubargli il posto! No, non
voglio che sia così…
e se non riuscirò a contenermi, sarò disposto ad
allontanarmi da loro, da lui.
Non mi posso permettere di rovinare i nostri rapporti!
Romeo
“Io…
io devo andare…” mormorò Mercuzio, che
finora
aveva tenuto tra le mani la mia giacca e non aveva più
proferito parola.
“Ma ancora mi serve il tuo aiuto!” lo supplicai
restando immobile, per non
rischiare di essere punto dall’ago della sarta.
“Ci vediamo Romeo…” e se ne
andò lasciandomi li. Non mi aveva dato nessuna
spiegazione, come ultimamente faceva! Da quando erano state benedette
le nozze
tra me e Giulietta, Mercuzio era cambiato con me: era freddo,
scontroso, non mi
sorrideva più, era ostile! E anche con Giulietta era
diverso, potrei giurare
che la odia adesso, quando prima aveva cercato di portarmela via! Era
incredibile questa sua svolta!
“Romeo, che modello vuoi per la camicia?” chiese la
ragazza che mi stava
dinanzi sorreggendo una serie di disegni che mi fecero distrarre da
quel
pensiero.
Giulietta
La
sarta era appena salita sulla sua carrozza e il
cocchiere non ebbe neanche il tempo di scoccare le briglie che il
cancello del
palazzo venne attraversato da un cavallo bianco dalla lunga criniera.
Su di
esso, un uomo vestito di rosso, guardava fisso in avanti, non curante
dell’aria
che gli accarezzava la pelle… Arrivato davanti a me, che mi
trovavo nel viale
per salutare la sarta, scese con un balzo dal cavallo e pieno di
sicurezza mi
venne incontro e mi strinse fra le sue braccia: il forte odore di rose
mi
arrivò alle narici e si impossessò di ogni mio
respiro.
“E tutto questo affetto a cosa lo dobbiamo
Tebaldo?” chiesi ancora stretta a
lui.
“Cerco di passare più tempo insieme a te, prima
che tu lasci il palazzo…” si
giustificò. Sorrisi inconsapevolmente. Si
allontanò da me ed estrasse fuori
dalla sacca della sella del cavallo una rosa bianca, tutta sbocciata
che
emanava lo stesso odore che poco prima mi aveva invasa.
“Per te” disse inserendo la rosa nella mia treccia,
proprio all’altezza
dell’orecchio.
“Grazie, ma io speravo di vedere
qualcos’altro…” dissi stringendomi nelle
spalle.
“Oh giusto!” e si portò le mani alla
giacca da dove prese un sacchettino con
dentro gli anelli. Me li poggiò sul palmo della mano e ne
fui meravigliata!
“Bellissima l’idea dell’incisione, non
sapevo che Benvolio fosse così ingegnoso!”
“Cugina, così mi offendi! L’idea
è stata mia!” disse facendo il finto offeso.
“Oh grazie ancora cugino! Senti, ma allora hai deciso se
essere il mio
testimone?”
“Si piccola, tutto quello che vuoi. Io adesso devo andare, ci
vediamo per
cena.” E ripartì…