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Autore: libromangacubicularist    02/04/2016    0 recensioni
Irene Adler è una ragazza di 22 anni. Ma non è una semplice ragazza. Lei è una cacciatrice di mostri. Un giorno riceve inaspettatamente una telefonata dal suo "addestratore" che le chiede aiuto. Così comincerà un'avventura che la porterà ad incontrare Dean e Sam Winchester.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio, Prima stagione
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Dannazione. Era successo ancora. Ricoperta di sangue a cercare una macchina. Non era tanto il sangue o… qualunque cosa fosse quel liquido verde ad infastidirla. Ma la macchina. Il suono delle sirene era sempre più vicino doveva sbrigarsi… altrimenti sarebbe cominciata una serie di domande scomode a cui non avrebbe saputo rispondere. O meglio avrebbe saputo farlo, ma nessuno le avrebbe creduto… NINONINONINONINOOOOO. Dannazione. Neanche la fiat panda si apriva, le mani le tremavano mentre cercava di scassinare l’ennesima auto. Doveva calmarsi. “Fai dei respiri profondi” si diceva. Che poi non sapeva nemmeno perché. Con lei queste cose non hanno mai funzionato. Neanche mentre il mutaforma stava per strangolarla, dopo aver assunto le sue sembianze. Per un secondo le era sembrato di aver vissuto il suo incubo peggiore. Perché lei era la più grande nemica di se stessa. NINONINONINONIIINOOO. Le volanti erano dietro l’angolo. Era l’ora di essere poco ortodossa. Si tolse il cardigan pieno di liquido verde e melmoso e se lo avvolse intorno alla mano destra, e diede un pugno deciso al finestrino della fiat panda rossa. Aperto lo sportello e sedutasi rimuovendo i residui di quello che fino a pochi secondi fa era lo specchietto si chinò sotto il volante cercando i cavi di accensione. Eccoli. Provò una volta. NIENTE. Un’altra e un’altra ancora. SI. Aveva funzionato. Non ci era mai riuscita alla prima volta. John le aveva detto che era normale, doveva solo mantenere la calma. E ora addio polizia. La fiat aveva poco carburante. Pazienza. L’avrebbe lasciata lo stesso dopo pochi km per cambiarla. Era l’unico modo per far perdere le tracce. E lei era brava in questo. Quanto era bello sentire svanire il rumore delle sirene. Questa volta era stato più difficile del solito. Aveva sprecato le pallottole d’argento e ha dovuto ingegnarsi. Un coltello del servizio buono di una vecchietta. Si era ridotta proprio in basso. Ma almeno era sopravvissuta ed era questo che importava. GOODBAY ROSEWOOD. Da quando aveva cominciato a cacciare aveva visto almeno altre 10 cittadine con lo stesso nome. Erano passati due anni da quando John l’aveva contattata. E anche se non si direbbe l’aveva salvata da se stessa. Anche se quel burbero sergente non era la persona migliore del mondo lei era in debito con lui. Ma non era certa che l’avrebbe mai ripagato. O almeno fino a qualche ora prima. Non lo sentiva da più di un anno. Eppure l’aveva contattata per chiederle aiuto e John Winchester non è uno che chiede aiuto. A quanto pare era sulle tracce del demone che aveva ucciso sua moglie 22 anni prima. Ma non voleva il suo aiuto per rintracciarlo o almeno non subito. Le aveva chiesto di dare un’occhiata ai suoi figli. A quanto pare quello che andava a Stanford era tornato a cacciare insieme al fratello ed erano sulle sue tracce. Il suo compito era scoprire quanto sapevano. John gli aveva lasciato degli indizi, ma non poteva contattarli direttamente. “Qui dovrebbe andare bene”. Parcheggiò la panda sul ciglio della strada. A poco meno di un miglio c’era una nuova cittadina. Lì si sarebbe data una ripulita, avrebbe mangiato, capito quale sarebbe stata la prossima mossa e poi si sarebbe rimessa in marcia con una nuova auto. Mentre camminava sotto il tramonto non poté fare a meno di ricordarsi di quella volta in cui aveva dovuto tornare a casa ricoperta di liquidi corporei perché aveva finito i cambi e tutto quello che voleva fare era dormire. Certo le situazione erano profondamente diverse, ma il puzzo era dannatamente lo stesso. Prima di entrare a Pottstown sulla destra c’era un motel. Quello sarebbe andato bene. Aprì il borsone marrone che non abbandonava mai. Frugò nella tasca esterna. Eccole. Carte di identità e di credito. Ovviamente false o meglio non a suo nome. Per questa notte sarebbe stata Lilian Murphy. Se l’era immaginata come una dolce maestra delle elementari a cui piace viaggiare alla ricerca di piccole meraviglie storiche e questa era la volta di Pottstown. La sua vita sentimentale però non era così rosea e questa volta era partita per dimenticarsi dell’ennesima relazione finita. Il receptionist non fece molte domande e le diede le chiavi della camera 34. Una singola con vista su un palo della luce. Non era poi tano male se si ignorava l’odore stantio di muffa. Buttò la borsa sulla sedia della scrivania e si tuffò ad angelo sul letto. In quel momento si ricordò del fetido odore che emanava. Prima di dormire sarebbe stato meglio farsi una doccia. Uscita dalla doccia tolse l’alone di umidità sullo specchio con la manica dell’asciugamano. Doveva sistemarsi quel groviglio che si trovava in testa. Si guardò per un attimo allo specchio. Era cambiata davvero. Si fissò nei suoi occhi colore cioccolato. Non era più come Lilian Murphy ingenua e dolce. Era cresciuta. O almeno questo era quello che si raccontava per dormire sonni tranquilli. Non aveva voglia di sistemarsi i capelli. Non le importava se l’indomani si sarebbe ritrovato un cespuglio in testa. Aveva sonno. Si svegliò all’alba. Doveva allontanarsi da lì il prima possibile. La polizia di Rosewood stava ancora indagando. Guardandosi allo specchio si maledisse. Avrebbe dovuto asciugarli. Li legò un una treccia il più velocemente possibile. E dopo essersi vestita uscì con il suo fido borsone. Entrò in una tavola calda per fare colazione. Cappuccino e punkcakes allo sciroppo d'acero. Mentre sorseggiava il cappuccino decise che si sarebbe diretta verso Chicago lì avrebbe cercato tracce dei figli di John. Il tempo di prendere un altro sorso e aveva cambiato idea. Tornare a Chicago le avrebbe portato alla mente solo brutti ricordi. Forse avrebbe dovuto accettare la proposta di Bobby. In fondo le mancava. E forse lui avrebbe potuto aiutarla. No. John l’avrebbe ammazzata se avesse chiesto aiuto ad un altro cacciatore. Si fidava di lei. Però questo non le impediva di andare da Bobby… ci sarebbe andata per un po’ ma non gli avrebbe detto che cercava i figli di John. Si sarebbe inventata una storia. Forse Bobby non le avrebbe creduto. La conosce troppo bene… ma la considera come una figlia quindi non avrebbe chiesto niente. Bobby era un amico di famiglia. O meglio uno dei migliori amici di suo padre. Ma al contrario di lui Bobby aveva continuato a cacciare e si erano allontanati, anche se suo padre era sempre pronto ad aiutarlo. Ovviamente senza cacciare. Bobby l’aveva ospitata a casa sua poco dopo la morte del padre. Lei però non sapeva ancora niente della caccia. Finita la colazione prese un’altra macchina in prestito. Le dispiaceva farlo, ma doveva. La sua macchina era andata distrutta qualche settimana prima. Ne avrebbe chiesta una a Bobby. Però avrebbe fatto il pieno a… Joshua Anderson 38 anni. “Grazie Joshua”. Sarebbe stato un viaggio lungo ma ne valeva la pena. 

Note dell'autore: Ciao a tutti questa è la prima ff che decido di pubblicare, e a dire il vero non so che cosa mi abbia spinto a farlo ahahahha. Comunquespero che vi piaccia e se volete che la commentiate, così potremmo instaurare un rapporto di feedback tra di noi :3 Penso che aggiornerò la storia settimanalmente, però non so se riuscirò ad essere puntuale tutte le volte causa university :( Al prossimo capitolo si spera ahahahha


 
   
 
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