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Autore: Annie B    03/04/2016    1 recensioni
Missing Moment ambientato in Cols.
Lo sguardo di Clary inchiodato al pavimento si sollevò bruscamente quando la porta della camera di suo fratello si aprì e lui ne fece capolino con un espressione sorpresa.
Aveva i capelli argentati scompigliati intorno alla fronte,era scalzo e indossava un paio di Jeans scuri senza maglietta.
-Cosa ci fai sveglia?- chiese sinceramente stupito.
-Potrei chiederti la stessa cosa.- fece lei scontrosa portando istintivamente le mani lungo l'orlo della camicia da notte di seta nel vano tentativo di coprirsi le cosce pallide.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio a chiunque sia capitato qui a beccarsi i miei deliri! Spinta dal tedio della domenica pomeriggio, in attesa di finire la revisione del capitolo della FF, ho pensato di lasciare questa OS, giusto per farmi perdonare il ritardo dell'altra pubblicazione! :)
Vi chiedo di lasciarmi un parere e dirmi se vi è piaciuta!
Un bacio, grazie in anticipo a chi mi lascerà un commento!
Annie :*
 
 
 
Svegliandosi di soprassalto, Clary ci mise qualche secondo a rendersi conto di dove si trovasse.
Le gambe bollenti di Jace erano agganciate alle sue e le braccia di lui l'avvolgevano come la cintura di un accappatoio legata troppo stretta, quasi volesse essere sicuro che lei non sarebbe scivolata via da lui come un lembo di seta sfilandogli tra le dita. Sentiva le sue mani intrecciate contro il proprio ventre, il suo respiro caldo e rilassato che le solleticava la nuca dandole un misero sollievo dal caldo rovente che la stava quasi facendo sciogliere.
Cercando di muoversi lentamente, senza scuoterlo, Clary riuscì a sgusciare fuori dal letto e trovare un po' di sollievo poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo.
Si fermò solo un attimo di più a osservare il viso sereno di Jace mentre dormiva, sembrava davvero lui in quel momento, non il corpo vuoto in cui Sebastian l'aveva trasformato.
Un sospiro leggero le sfuggì tra le labbra, poi in punta di piedi si avvicinò alla porta e si ritrovò in corridoio.
Le luci a muro che lo attraversavano per tutta la lunghezza, per un momento l'accecarono lasciandola annebbiata, strizzando gli occhi finalmente riuscì a mettere di nuovo a fuoco ciò che la circondava e per poco non si morsicò la lingua per non gridare. Lungo la parete c'era una lunga striscia di sangue che partiva dal corrimano delle scale e spariva davanti alla porta della camera di Sebastian, e il pavimento era cosparso di gocce dense di un intenso color rosso scuro.
Lo sguardo di Clary inchiodato al pavimento si sollevò bruscamente quando la porta della camera di suo fratello si aprì e lui ne fece capolino con un espressione sorpresa.
Aveva i capelli argentati scompigliati intorno alla fronte,era scalzo e indossava un paio di Jeans scuri senza maglietta.
-Cosa ci fai sveglia?- chiese sinceramente stupito.
-Potrei chiederti la stessa cosa.- fece lei scontrosa portando istintivamente le mani lungo l'orlo della camicia da notte di seta nel vano tentativo di coprirsi le cosce pallide.
Lui con un sorriso pratico indicò i muri -Pulisco questo disastro.-
Clary non si fermò a indagare su che fine avessero fatto le due ragazze che erano salite in camera con lui, preferiva non saperlo, quindi sforzandosi di ignorare i segni rossi lungo i muri ingoiò le parole in silenzio e non disse nulla. Ma suo fratello guardandola con una punta di fastidio interpretò i suoi pensieri alla perfezione.
Sbuffò e disse -Stanno benissimo, dormono, a differenza di ciò che stai facendo tu. Vieni con me.- aggiunse camminandole di fianco senza aspettare di accertarsi che lei lo seguisse.
Dopo un attimo di esitazione Clary lo seguì in fondo al corridoio fissando il pavimento, fino a entrare in quello che si rivelò essere un enorme e lussuoso bagno di servizio, dotato di biancheria fresca e immacolata e due pile di salviette profumate, di spugna morbidissima.
-Cosa ci faccio qui?- gli chiese guardandosi intorno con l'aria di una che non aveva ancora capito perché non si fosse semplicemente rinfilata nella sua stanza.
Sebastian si sporse a prendere un asciugamano e con un espressione scocciata che Clary vide attraverso lo specchio, disse -Se mi guardassi lo capiresti.-
Clary per la prima volta alzò lo sguardo su di lui, e arretrò contro la porta alla vista della sua schiena -Ma che cavolo hai combinato?- quasi strillò vedendola. Oltre alle cicatrici che Clary aveva già visto in precedenza, c'erano segni di morsi e graffi ed era completamente ricoperta di sangue.
Sebastian ridacchiò -Mi vedi ricoperto di sangue e la prima cosa che ti viene in mente di chiedermi sia cosa io abbia combinato?-
-Sì, e se tu sei messo così non voglio pensare a quelle due poverette.- disse Clary prima di ricordarsi che sarebbe stato meglio tenere a freno la lingua.
-È sempre commovente vedere la fiducia che riponi in me Clarissa.- fece lui leggermente ferito. -Posso contare sul tuo aiuto o devo fare da solo? Non è un problema, ma dillo subito.-
Clary sospirò, riusciva quasi a farla sentire in colpa, com'era possibile che un assassino riuscisse a farla sentire in colpa? Ma lui non è solo un assassino, è tuo fratello. Le ricordò inopportunamente la vocina che ultimamente non riusciva mai a far tacere.
Avvicinandosi a Sebastian sussurrò -Scusa, cosa vuoi che faccia?- gli chiese cercando di essere gentile.
Lui si sporse verso di lei e le passò la salvietta inumidita -Solo che porti via il sangue.- rispose pratico.
Clary con la mano che tremava afferrò il panno. Le sue dita sottili sfiorarono per meno di un secondo quelle di lui, imponendosi di ignorare quella specie di bruciore che la pervase, iniziò a tracciare scie delicate sulla schiena di suo fratello portando via lentamente il sangue.
Mano a mano che il rosso restava impregnato sulla salvietta, Clary iniziò a vedere riapparire la sua pelle diafana solcata da tutte quelle cicatrici spesse, che, a contrasto con il sangue diluito con l'acqua e sotto i faretti bianchi delle luci, sembravano quasi sottili serpenti che gli strisciavano sinuosi in mezzo alle scapole, lungo la spina dorsale, sopra le reni, alcuni più piccoli e meno spessi perfino sulle spalle.
Cercando di essere delicata e non soffermarsi troppo sui singoli segni, Clary lentamente gli pulì tutta la schiena. Ogni tanto le sembrava di sentirlo irrigidirsi, Sebastian era sporto in avanti, le mani appoggiate al lavandino e il viso fisso sullo specchio, osservandola. Più di una volta Clary vide con chiarezza le nocche di lui sbiancare, mentre stringeva con più intensità il bordo di ceramica del lavello bianco.
Quando ebbe finito gettò la salvietta nella cesta dei panni e lo guardò in silenzio.
Sebastian dandosi un occhiata di traverso nello specchio, sembrò soddisfatto e infine, lentamente, dopo essersi passato una mano tra i capelli già scompigliati, sorrise in modo strano.
-Sai, non riuscivo a capire se il tuo fosse disgusto o compassione mentre mi toccavi, sorellina.- disse con un tono inespressivo, che non le diede la minima possibilità di intuire che filo stessero seguendo i suoi pensieri.
Clary inspirando agitata rispose -Né l'uno né l'altro. Mi chiedevo solo se ti stessi facendo male.- sollevò le spalle perplessa e lo fissò, incrociando le braccia sul petto nella speranza di coprire parte della scollatura almeno.
-Ti stavi preoccupando per me?- chiese lui con una punta di stupore, ma senza riuscire a nascondere del tutto un espressione compiaciuta.
A Clary venne quasi voglia di tirargli una ciabatta! Le stava bene, così imparava a mostrare sentimenti umani verso qualcuno che di umano non aveva un bel niente!
Osservò ancora un momento la pelle di suo fratello, così pallida, in qualche modo simile alla propria. Vide le ombre di vecchie rune ormai svanite e altri marchi che aveva già visto sul Libro Grigio, che solcavano la pelle delle sue braccia e del busto, poi, brillante come fuoco, il Marchio di Lilith sopra il cuore.
Abbassò lo sguardo maledicendo quel segno, maledicendo Valentine, Lilith, perfino sua madre. Li maledisse per tutto ciò che avevano fatto a Jonathan, per tutto quello che gli avevano tolto senza dare mai nulla in cambio. Si chiese se lui avrebbe mai potuto essere diverso da com'era...c'erano delle volte in cui sembrava così normale...
Le dita di Sebastian sotto il suo mento, la riportarono con il corpo e la mente in quel bagno, lui la guardò negli occhi, gemme verdi di giada, dentro pietre di ossidiana nere come le profondità dello spazio ignoto.
-A cosa stai pensando che ti turba tanto?- le chiese con una nota dolce e musicale nella voce, osservandola curioso.
-A...niente.- farfugliò Clary confusa, che senso aveva aprirsi con lui?
Eppure non era del tutto convinta che in lui non ci fosse niente, era quello che voleva credere con tutte le sue forze per non rischiare di rimanere delusa, per non rischiare di farsi male...però le immagini di come lui si fosse preso cura di lei in più di un occasione, continuavano a danzarle davanti agli occhi, quasi come se il suo cervello volesse tormentarla per confonderla.
Per un momento, con lui così vicino, il suo odore speziato e pungente a inebriarle la mente, ricordò la sensazione di calore e sicurezza che aveva provato quando lui l'aveva avvolta con la propria giacca di pelle, facendola sentire protetta e quasi...felice. Sorpresa e grata.
-Andiamo Clary, sei qui con me, ormai hai preso la tua decisione, smettila di tenere sempre la guardia così alta e prova a fidarti, io sto facendo lo stesso. Credi sia facile?- le domandò continuando a guardarla, dando le spalle allo specchio e offrendole una visione completa della sua schiena muscolosa e marchiata. Marchiata da anni di lotte, ma anche da anni sicuramente bui di torture e tormenti.
-Perché dovrebbe essere difficile fidarti di me?- fece Clary scontrosa, allontanandosi da lui e sedendosi sul bordo della vasca.
-Perché vedo il modo in cui mi guardi, come se fossi un mostro e tu un cucciolo indifeso. Dovresti smetterla di vedere le cose in questo modo.- rispose semplicemente lui appoggiandosi al lavandino.
-E come dovrei vederle allora?- ribatté lei guardandolo scettica.
-Dovresti darmi una possibilità. Pensi di poterlo fare?-
-Sei un assassino, non sei tu quello che deve fare uno sforzo per fidarsi di me, se mai è il contrario. Un assassino non si sveglia una mattina decidendo che improvvisamente il mondo merita una chance. Mi sbaglio?-
Ok, stava esagerando, ma perché non se ne tornava in camera con Jace invece di rischiare di dare vita a una lite disastrosa? Il sonno iniziava a farsi sentire forse, doveva essersi scollegato il filtro bocca/cervello. Sicuro.
-Sei proprio come me.- si limitò a ghignare lui, tirando fuori uno stilo dalla tasca dei jeans e rigirandoselo tra le dita, giocandoci distrattamente.
-Cosa dovrebbe voler dire?- ringhiò lei.
Sebastian sfoderò un sorriso tutto miele e sarcasmo e con una voce di velluto disse -Ferma sulle tue convinzioni, non sai perdonare, sai di essere migliore di chiunque tu abbia di fronte.- si spostò dal lavandino e si inchinò davanti a lei, poggiandosi le mani sulle ginocchia, fissandola sfacciato.
Clary istintivamente serrò le gambe appena coperte dalla camicia da notte e indietreggiò sul bordo della vasca.
Guardandolo con un broncio da gatto bagnato, il meglio che a quell'ora potesse tirare fuori, disse -Io non sono così, tu non sai niente di me e non mi importa nemmeno che tu mi conosca! Togliti di mezzo, voglio andare a dormire.-
Sebastian ridacchiò, ma non si mosse, continuando a tenerla costretta in quella posizione scomoda, solo con la sua presenza, bastava quella per far sì che Clary indietreggiasse come un topolino davanti a un cobra.
-Perché ti arrabbi tanto se ho detto delle cose così assurde?- le chiese con un sorriso bianchissimo e divertito.
Clary spostandosi inconsciamente all'indietro perse l'equilibrio e aspettò di sentire il bordo di ceramica della vasca che le colpiva la nuca, non accadde.
Sebastian con uno scatto in avanti, nemmeno fosse stato un proiettile schizzato a tutta velocità, l'afferrò per un braccio prima che cadesse nella vasca.
Clary sussultò, ogni volta che lui la toccava, sentiva come tante piccole punture sotto la pelle, era un misto tra fuoco e filo spinato, una sensazione dolorosa inizialmente, ma in un modo strano e inspiegabile, in quel momento le percorse le terminazioni nervose qualcosa di simile a una scossa elettrica, non era doloroso, solo intenso.
-Grazie.- disse secca. Più che un ringraziamento sembrava una minaccia detta in quel modo.
Clary si tirò su e pose un po' di distanza tra loro, lui continuava a rimanerle fastidiosamente vicino e lei ne aveva abbastanza, la sua presenza la confondeva e la faceva arrabbiare allo stesso tempo.
La infastidiva che facesse sempre come voleva lui, ogni volta trovava il modo di accerchiarla e farla sentire in trappola, o troppo lenta e debole per potersi sottrarre alle sue mani.
-Di niente, sorellina.- fece lui con un sorrisetto. Ma non se lo toglieva mai dalla faccia?
-Allora, vuoi dirmi cosa c'è che ti fa arrabbiare tanto?- chiese di nuovo, incrociando le braccia sul petto e fissandola mentre si risedeva in una posizione meno rischiosa.
Clary ripensò al sangue nel corridoio, alle due ragazze salite vive in camera con lui e che non aveva idea se avrebbero lasciato quella casa sulle loro gambe o trascinate da morte attraverso la porta di servizio. Ripensò a tutte le cose orribili che Sebastian aveva fatto, al modo in cui Jace per colpa sua, fosse completamente schiavo di suo fratello senza la possibilità di decidere niente, privato delle sue emozioni e della sua luce.
Un moto d'odio che non riuscì a trattenere le incendiò gli occhi, erano due smeraldi in fiamme quando li puntò in quelli di lui, neri e silenziosi.
-Sei tu. Il tuo modo di fare, le cose che hai fatto, il fatto che menti in continuazione e non riesco mai a capire cosa ti passi in quella cavolo di testa!-
Le parole erano uscite prima che lei potesse fermarle o addolcirle. Quasi timorosa di quello che lui avrebbe fatto, si portò le braccia al petto, era il punto migliore per parare un eventuale attacco, non troppo lontane dal viso, ma nemmeno dal ventre.
Lui però non si mosse, la osservò in silenzio per qualche secondo, poi con la voce piatta come una nota bassa disse -Dunque vuoi fare questo gioco? Mi accusi di cose fatte quando era Valentine a decidere per me, e non mi dai nemmeno la possibilità di dimostrarti che forse potrei essere cambiato?-
Clary sorpresa dalla sua reazione si limitò a mugugnare -Non ti credo. Non mi importa.- non era la verità, nel profondo del suo cuore voleva credere davvero che Sebastian fosse cambiato, che non fosse più il mostro spietato che aveva ucciso Max a sangue freddo, ma...il sangue lungo i muri raccontava un'altra storia. Sperava solo che lui non le leggesse il dubbio negli occhi, a volte sembrava in grado di leggerle dentro con una facilità disarmante.
Sebastian sentendo le sue parole, fu come percorso da una scossa e afferrandola per le spalle la tirò su dal bordo della vasca costringendola in piedi, contro il suo corpo.
-Sei una bugiarda, sorellina. Capace di mentire quanto me, ma non altrettanto brava.- le ringhiò con un tono smorzato contro la fronte, solleticandole i capelli.
Clary sentendosi punta sul vivo, lo afferrò per le spalle e lo spinse al muro, nonostante fosse più bassa di lui di quasi due spanne, riuscì comunque, per il tempo che le serviva, a inchiodarlo contro le piastrelle fredde e azzurrine.
-Io non mento! Non osare paragonarmi a te nemmeno per un secondo! Va bene, forse mi importa di te. E allora? Sei un demone, né io né nessun altro possiamo fare niente per cambiare questo fatto!- gli urlò addosso percependo le lacrime che si agitavano sul fondo dei suoi occhi, minacciando di colare lungo le guance.
Non la stava guardando in faccia, Clary si rese conto che la stava osservando attraverso lo specchio alle sue spalle, quanto doveva sembrargli piccola e indifesa? L'avrebbe presa in giro, come poteva capire quello che lei aveva fatto?
L'aveva spinto contro quel muro nella speranza di riuscire fermarlo, a fermare tutto, tutte le sensazioni che la stavano tormentando, tutte le parole che lui avrebbe detto andando a colpirla come un ago affilatissimo infilandosi letale in mezzo alle costole e pungendola al cuore. Per una volta, voleva poter essere lei a tenere le redini di una conversazione con lui.
Ma suo fratello non sembrava d'accordo, strinse le nocche nei pugni chiusi come stesse trattenendo la rabbia, poi con un movimento brusco e improvviso, infilò una mano in tasca, prese lo stilo e lo lanciò bruscamente contro lo specchio mandandolo in frantumi.
Clary sentendo il rumore dei vetri che cadevano nel lavandino sussultò spaventata, cosa gli era preso adesso? Si girò di scatto e vide come lo stilo fosse rimasto incastrato perfettamente al centro, creando intorno a sé una ragnatela di vetri che continuavano a riflettere la loro immagine, ora distorta e sinistra.
-Cosa cavolo ti prende adesso?- urlò Clary frustrata, stare dietro ai suoi scatti di rabbia e cambiamenti d'umore a volte era massacrante, come camminare sempre su una corda tesa, con il timore di mettere male un piede e precipitare già da un momento all'altro.
Sebastian prendendola per le spalle, come aveva fatto lei un secondo prima, ribaltò la scena e spinse la schiena di Clary contro la parete gelata.
-Che stai facendo?- sussurrò lei guardandosi intorno, forse nella speranza che Jace avesse sentito quel baccano e si presentasse sulla porta da un momento all'altro. Ma non arrivò nessuno.
-Se tu vuoi la verità da me, adesso dovrai offrirmi altrettanto, mi sono stufato di sopportare i tuoi modi.-
Le braccia di lui erano fisse sulle sue spalle nude, le sue gambe la tenevano premuta contro il muro incastrandosi a quelle di lei e il busto di suo fratello era talmente schiacciato contro il suo petto, che poteva sentirne il respiro rabbioso e la cassa toracica salire e scendere a ritmo rapido.
-Cosa vuoi che ti dica?- chiese lei con la voce flebile, sentendo l'aria schizzare fuori dai polmoni ad ogni parola.
-Tutto.- rispose lui in un sussurro quasi inudibile. Sembrava tormentato. I faretti bianchi che brillavano sulla sua testa argentata, gli davano un aspetto strano, i capelli chiarissimi pieni di luce, così come gli zigomi alti illuminati di luce bianca, tutta la seconda metà del viso invece, restava in ombra, rendeva perfettamente l'idea di cosa fosse Sebastian.
Guardandola negli occhi con insistenza, abbassò un po' il capo in modo che i loro visi fossero uno di fronte all'altro, poi aggiunse -Cosa provi per me? Ti importa davvero qualcosa o stai solo recitando?-
Clary sentì il fiato venirle meno, e non era solo per la pressione del torace di lui contro il proprio petto, era la domanda. La risposta. Doveva dirgli la verità?
In un momento di vuoto mentale, decise che sì, gli avrebbe detto la verità, non aveva niente da perdere, molto da guadagnare, incluso il dolore, ma nelle ultime settimane ne aveva sopportato talmente tanto che non la spaventava più, non era più la mondana spaesata che doveva farsi proteggere da delle bugie, era in grado di gestire le sue emozioni e le conseguenze delle sue scelte, non voleva fare come sua madre.
Ritrovando un po' di voce mormorò -Ho paura di te, ma una parte di me ti vuole bene lo stesso, a me importa di te ma non so come fartelo capire, né se ti interessi.-
Lo vide sgranare gli occhi, incredulo, un espressione che raramente gli aveva visto sulla faccia.
Si avvicinò con le labbra alla sua guancia con la voce quasi spezzata le sussurrò -Allora smettila di fingere che non ti importi e dimostramelo!-
La sua vicinanza la lasciava stordita e confusa, come se non riuscisse a ragionare bene, non era abituata a quel tipo di contatto. Cercando di mantenere la lucidità chiese -E come?-
-Prova a fidarti di me, abbi fiducia in noi.-
-Sembra difficile.-
-Non quanto credi,- mormorò lui piano, spostando una mano dalla sua spalla e accarezzandole delicatamente la guancia -Non ho mai lasciato avvicinare nessuno a me, tu sei l'unica alla quale abbia dato addirittura le spalle, ero disarmato, mi fido di te.- le disse depositando un bacio dove fino a un attimo prima c'erano le sue dita.
Clary sbuffò piano -Non conta, tu sei molto più forte, ero disarmata anche io, non avrei potuto farti del male in nessun modo.-
Lo sguardo di lui si scurì, gli occhi divennero ancora più neri se possibile, poi qualcosa li attraversò, durò un secondo, ma Clary era certa di averlo visto.
Qualcosa di simile all'imbarazzo, o forse la paura, sembrava impossibile... d'un tratto capì cosa lui intendesse.
Le aveva permesso di toccarlo nell'unico punto del suo corpo in cui si vedeva quanto un tempo anche lui fosse stato vulnerabile, avrebbe potuto lavarsi da solo, ma aveva scelto di chiedere il suo aiuto, forse proprio per dimostrarle che qualcosa di umano, con dei ricordi e dei sentimenti, era ancora vivo in lui.
Con una punta di stupore e la leggerezza della speranza che nonostante le sue difese sentì fiorire nel cuore, si sporse verso di lui e gli diede un bacio delicato ma deciso contro la mascella. Non riusciva ad arrivare più in su.
Liberando le braccia lo strinse a sé accarezzandogli dolcemente la schiena e sussurrò -Forse mi sbaglio, ma voglio provare a fidarmi di te.-
Lui sorrise e sussurrò -Grazie Clarissa.- poi infilò il naso nel collo di Clary e la strinse a sua volta.
Solo le piastrelle azzurre e specchiate, videro il sorriso freddo di Sebastian che gli tagliava il viso e lo sguardo trionfante e calcolatore che incendiò i suoi occhi neri come pietre morte.
   
 
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