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Autore: Mitsunari    03/04/2016    1 recensioni
A volte immedesimarsi troppo in qualcosa fa male.
Deamon ha, suo malgrado, sperimentato una brutta esperienza a causa della celebre "Divina Commedia" di Dante.
Vi auguro buona lettura e spero vi piaccia
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daemon Spade, Giotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai paura dell’inferno?

Tornai a Residenza Vongola con una sera d’anticipo, la missione assegnatami era stata molto semplice. Mi diressi subito nella mia stanza, troppo stanco per svegliare gli altri, avrei fatto rapporto al Primo l’indomani. 
Entrai in camera e mi tolsi la giacca con noncuranza; dopo un po’ mi resi conto che la lanterna sul mio comodino era accesa. Sbattei le palpebre sorpreso, mi spogliai restando solo con i pantaloni e mi accinsi a spegnerla quando notai qualcosa sul divano. Mi passai una mano sugli occhi; stavano succedendo cose strane. Mi avvicinai al divano e sopra vi trovai un Giotto addormentato con un libro in grembo. Sospirai e a quella vista non potei fare a meno di sorridere dolcemente. Quant’era carino quando dormiva: quei lineamenti fanciulleschi, quei capelli dorati e quell'aria rilassata lo facevano sembrare un angelo.
Mi sporsi piano verso di lui e gli diedi un casto bacio sulla fronte; gli presi poi il libro e ne lessi il titolo: “Divina Commedia”. La mia espressione divenne seria e preoccupata; Giotto aveva sempre avuto paura della suddetta opera dantesca: iniziava a farsi paranoie e sensi di colpa per qualcosa che la maggior parte delle volte era colpa mia.
Riposi il libro nella mia libreria con fare pensieroso; avevo detto mille volte a Giotto di provare a leggere altro, ma è testardo come un mulo.
“Deamon, secondo te andrò all’Inferno?” Sentii la voce di Giotto rivolgermi quella domanda in un sussurro; eccolo che ricominciava con quella storia.
“Primo, sa bene che non sono credente e le ho più volte consigliato di cambiare genere di lettura” ripetei rispondendo come facevo sempre quando mi poneva quel quesito.
Giotto si alzò “Perdonami, lo so. Ti chiedo sempre le stesse cose” si scusò.
Sospirai e mi voltai verso di lui “Oya~ oya~. E mi dica da quanto tempo è che viene nella mia stanza a dormire quando non ci sono?”
Abbassò lo sguardo, i suoi occhi erano pieni di tristezza e tormenti “Da sempre. Vengo ogni volta che mi sento smarrito” sussurrò. 
Quelle parole mi lasciarono per un attimo interdetto ma mi ricomposi subito “Oya~ oya~. Mostra debolezza, Primo?” lo punzecchiai.
Mi guardò tristemente “Sono un essere umano e in quanto tale è normale che io abbia delle debolezze. Non tutti la pensano come te, Deamon, anche il più freddo degli umani può cedere alle tentazioni” sussurrò.
“ Si sbaglia, le debolezze non devono influenzare l'essere umano, gliel'ho sempre detto” dissi con strafottenza imponendo quella che manifestavo come mia idea ma la verità era che la pensavo esattamente come lui, anche se non avevo il coraggio d'ammetterlo. Anch’io avevo una debolezza; era lui la mia debolezza ma non avrei mai potuto dirglielo, lui era un angelo e non potevo permettermi di macchiarlo.
“Si lo so, non ti si può smuovere dalle tue idee” disse distaccato e se ne andò.
Rimasi solo in quella stanza che diventò improvvisamente fredda.
Me ne andai a letto e mi addormentai con difficoltà, non riuscii a fare altro che pensare a lui. 
L’indomani andai a fare rapporto ma il suo ufficio era vuoto, lui non c'era. Lasciai il rapporto sulla scrivania e andai a cercarlo con agitazione. Lo trovai nel cortile che guardava il cielo e assunsi il mio solito comportamento.
“Primo, le ho lasciato il rapporto sulla scrivania” dissi avvicinandomi.
Lui si voltò e sbancai a vederlo; era pallido, due occhiaie si potevano ammirare sotto i suoi occhi spenti.
“Deamon mi tradiresti mai?” mi chiese sussurrando, la sua voce era rotta come se stesse per piangere.
Mi inchinai evitando il suo sguardo “No, Primo, non la tradirò mai” pronunciai a mo’ di giuramento.
Lui s'inginocchiò davanti a me ed iniziò a piangere “Insegnami Deamon… insegnami ad essere forte…” mi supplicò.
Lo abbracciai mettendomi al suo livello “Io non so come fare Primo… non posso insegnarglielo… io non sono forte, ho una debolezza purtroppo” sussurrai.
Mi guardò incredulo con i suoi occhioni azzurri ed io sorrisi tristemente “È lei la mia debolezza, Primo” confessai più a me stesso che a lui cercando di evitare il suo sguardo.
“D-Deamon… perché hai aspettato tanto per dirmi una cosa del genere?” sussurrò; la sua voce era ancora rotta dal pianto ma il suo tono era dolce.
Alzai lo sguardo e vidi un largo sorriso sul suo volto “Primo… Perché sta sorridendo?” balbettai.
“Non dovrei farlo?” mi guardò confuso e mi baciò sulle labbra.
Senza esitare approfondii il bacio lasciando che le nostre lingue si scatenassero in una danza sfrenata, preda della passione.
Senza staccarmi dalla sua bocca, mi alzai costringendolo a fare lo stesso. Gli misi le braccia intorno alla vita e lo presi in braccio lasciando che incrociasse le gambe attorno ai miei fianchi.
Dopo un po’ lui si staccò, purtroppo, per riprendere aria “Non hai risposto alla mia domanda… perché hai aspettato tanto?” ansimò.
“Non potevo di certo venire da lei ad urlarle i miei sentimenti” spiegai.
Rise “Sarebbe stata una scena esilarante però”
A sentirlo ridere rimasi incantato. Non riuscivo a distogliere l'orecchio dalla sua voce o lo sguardo dal suo viso angelico e dai suoi occhi azzurri, specchio del cielo più bello che si potesse mai immaginare.
Mi svegliai dai miei pensieri quando vidi Giotto sventolarmi una mano davanti al viso “Mi senti, Deamon?”
“Si, Primo, la sto ascoltando” sorrisi.
Mise il broncio “No, chiamami solo Giotto e dammi del tu” 
Risi dolcemente; era troppo carino “Come vuoi”
Lo lasciai; era stato in braccio a me fino a quel momento e quando lo miei giù mi abbracciò “Scusa, ora che so che ricambi i miei sentimenti non riesco più a staccarmi da te” mormorò, nascondendo il viso contro il mio petto.
Sorrisi e lo baciai sulla fronte per poi passargli una mano in quella zazzera dorata scompigliandola ancor di più di quanto già non fosse.
Giotto rise dolcemente ma anche un po’ amaramente “Non tradirmi mai, Deamon, promesso?” 
Annuii e lo baciai a fior di labbra “Non lo farò mai” pronunciai anche se dentro di me sapevo che era una bugia.
Sciolse l'abbraccio, mi prese per mano e mi portò nel suo ufficio “Resta con me mentre lavoro” mi sussurrò sulle labbra dandomi un leggero bacio. Io annuii obbedendo fedelmente.
Restai in piedi immobile alla sua destra ma, dopo aver compilato un mucchio di scartoffie, Giotto si alzò e mi fece sedere al suo posto per poi mettersi sulle mie gambe.
“Primo? Non dovrebbe lavorare?” gli chiesi interdetto da quell'azione.
“Con chi parli Deamon?” mi guardò con un faccino innocente come se non mi stesso riferendo a lui.
“Dicevo… Giotto, non dovresti lavorare?” riprovai di nuovo e Giotto mugolò contrariato.
“Mmh~ no~… sono stanco~” si lamentò.
“Ma Giotto se non lavori finirai all’Inferno, tra gli oziosi” lo rimproverai con una forte nota l’ironia nella voce. Non l'avessi mai fatto. A quella mia sparata, infatti, il viso di Giotto si rabbuiò.
“L-l'Inferno?” balbettò tenendo la testa bassa.
“Giotto si, stavo scherzando, l’Inferno non esiste” cercai di persuaderlo.
“Deamon, io a differenza tua sono credente”  scese dalle mie gambe “Vai, hai anche tu del lavoro da fare e poi…” si fermò in attimo.
“P-poi…?” titubai. Stavo iniziando ad avere paura ed era raro per me.
“Non voglio più che ci sia alcun tipo di confidenza o effusione amorosa tra noi”
Quelle parole mi spezzarono il cuore in un istante. Quello davanti a me non era il Giotto che conoscevo e amavo; possibile che avesse avuto un cambiamento così repentino e radicale?
Non riuscii a parlare o a muovermi; i miei occhi erano fissi sui suoi pieni di freddezza e odio.


Mi svegliai di soprassalto; ero sudato e avevo il fiatone. Mi misi seduto e mi portai una mano sulla fronte ad asciugare il sudore.
Ringraziai tutte le creature dell'universo per avermi salvato da quell'incubo.
Sospirai e dopo un istante sentii delle calde mani accarezzarmi la schiena per poi scivolare in avanti a cingermi la vita.
“Va tutto bene, Deamon?” Sentii la sua voce dolce e soave dietro l'orecchio.
Mi volta i leggermente “Si, va tutto bene… Scusami se ti ho svegliato, Giotto” sussurrai e lui mi baciò sulla guancia.
“Non scusarti, è tutto a posto” mi sorrise rassicurante. 
“Non abbandonarmi mai, ti prego” supplicai.
“Mai, ti amo troppo per farlo” mi baciò.
Ricambiai il bacio, dolce, casto, pieno d'amore e gli sorrisi per poi riaddormentarmi tra le sue braccia.

A volte immedesimarsi troppo in un libro fa male.



*Note dell'autrice*
Oh, eccovi qui! Innanzitutto vi ringrazio per aver letto.
È un po' uno sclero questa storia, lo so, ma spero vi sia piaciuta lo stesso. È la prima volta che scrivo su questa pairing e mi scuso se per caso in alcune parti non ho rispettato i personaggpersonaggi.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione e ci si vede alla prossima!
Ciau Ciau! o(^O^)o

  
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