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Autore: pipponium    04/04/2016    0 recensioni
Chris Maxwell è costretto a contare solo su se stesso per sopravvivere alla dura situazione politica mondiale.
In un paese dove la guerra contraddistingue la vita di ogni giorno per milioni di persone sarà compito dell'agente 117 fare luce sulle connessioni tra il governo e le organizzazioni criminali che agiscono indisturbate.
L'intera opera si basa su luoghi e persone fittizie, ogni riferimento a fatti o persone realmente esistite sono puramente casuali.
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il piccolo velivolo sobbalzò più volte.
Lo stridio dei freni che entravano in azione e lo sballottamento provocato dal toccare terra lo risvegliarono.
La forte luce della mattina yemenita filtrava attraverso i finestrini socchiusi.
Si stropicciò gli occhi e vide che l'hostess aveva liberato il tavolino dagli oggetti che vi aveva poggiato.
Il giornale era ripiegato ordinatamente sul sedile a fianco.
Lo scotch invecchiato era sparito.
Si domandò per un istante se non fosse stata proprio Sarah a finire il jack daniel's che era rimasto.
-Signore e signori, la temperatura all'esterno è di 38 gradi, la sabbia è ovunque e l'aria irrespirabile non è con molto sollievo che vi do il mio benvenuto in Yemen-
La voce del pilota usciva dall'altoparlante gracchiante.
Alzò lo schienale del sedile in pelle, che nei voli privati non andava tirato su per l'atterraggio, e prese la valigetta dal sedile accanto.
Inserì il codice 0905 e la serratura si sbloccò con un rumore improvviso.
La sua pistola era propriò lì,al centro della ventiquattrore, assicurata ai suoi supporti.
Una M9 nera lucida.
Bellissima.
Le ruote dell'aereo finalmente si bloccarono e la hostess si sganciò la cintura.
-Siamo arrivati signor Maxwell-
Mentre una scaletta veniva avvicinata al velivolo, Sarah aprì la porta.
Chris osservò il pacchetto di 100 proiettili da 9 millimetri con aria soddisfatta e il caricatore che accompagnava l'arma.
Con un sorriso sul voltò richiuse il suo bagaglio e si alzò dalla sedia.
Non aveva sentito fin da subito l'aria torrida che proveniva dalla portiera spalancata.
Stava invadendo completamente l'abitacolo dell'aereo.
Sentiva già la gola secca,e la polvere nell'aria quasi non gli permetteva di respirare.
Era ciò che di più distante c'era dall'umido clima inglese.
Si avviò verso le scalette e le discese con calma, guardandosi intorno.
La pista era isolata, immersa in un paesaggio inverosimile, e l'insieme di sabbia e desolazione lo rendevano un paesaggio molto interessante.
Attorno al piccolo aereo privato lo spazio era vuoto.
Il pilota aveva portato il velivolo a pochi metri dalla pista di atterraggio, di fronte ad una struttura bassa e squadrata.
Non si vedevano altri aerei privati nella zona e, poco distante dalle scalette, era parcheggiata una berlina nera.
La BMW M3 era lì.
Macchiata dalla sabbia e sferzata dal vento, immobile nella sua maestosità.
La sua figura risaltava rispetto a quel luogo ameno e le bandiere inglesi sul suo cofano anteriore sventolavano senza sosta.
Appoggiato alla fiancata, con uno smoking nero e un cappello dello stesso colore, c'era un uomo dalla carnagione olivastra.
-Dottore, benvenuto nel magnifico YEMEN!- 
Caricò di enfasi l'ultima parola.
Maxwell rise tra se incredulo.
Dottore...
-Lei è?-
Mentre i due uomini si avvicinavano intravide l'autista abbassare lo sguardo verso il terreno.
-Mark Evergreen, ma lei può chiamarmi Mark.-
Sembrava davvero entusiasta.
-è un piacere conoscerti Mark, non sai che gran voglia abbia di farmi una doccia!-
Il sorriso, corredato da uno sguardo d'intesa, che si scambiarono lasciò cadere ogni velo di formalità.
L'autista lanciò un occhiolino al nuovo arrivato e iniziò a dirigersi verso la BMW.
-E... Mark, non è che lascerebbe guidare me? Dovrei sgranchirmi un po' le gambe.-
L'uomo dalla carnagione olivastra lanciò le sue chiavi all'indietro e si diresse verso il posto del passeggero.
Max si sedette al volante.
Sentì una scossa eccitante quando il 6 cilindri si mise in moto.
Si stirò nelle spalle e ingranò la marcia.
Uscì dall'aereoporto e notò subito il contrasto.
La strada era semi-deserta.
Le uniche vetture che circolavano avevano ammaccature evidenti e parti arruginite.
Tralasciando il bruttissimo fumo nero che usciva dai tubi di scappamento.
L'agente 117 si guardò intorno perplesso.
-Se è quello che stai per chiedere, la macchina è importata.-
Ovviamente.
Non si dovevano vendere molte macchine di quel tipo in quel posto.
La macchina sfrecciava sullo sterrato sollevando manciate di polvere.
Le bandiere diplomatiche sventolavano quasi con violenza.
Quel tipo di auto non era adatta ad un operazione sotto copertura.
-Dovremo procurarci qualcosa di più...-
Si fermò a riflettere.
Quale diamine era il termine giusto?
Mark girò il capo verso il nuovo arrivato.
-Modesto, signore?-
Con un cenno della testa, segnalò il suo assenso.
Si guardava intorno.
Osservando quel luogo estraneo c'era solo una frase che si rincorreva nei pensieri del giovane agente.
"Si parte".




 
   
 
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