Distesa su di un fianco
cerchi di trovare un senso ai tuoi dubbi.
Ti senti in colpa fin dalla prima volta che hai fatto l’amore con lui.
Ti senti in colpa perché senti che lui non ti appartiene.
Ti rannicchi sotto le
coperte, nascondendo la testa sotto le lenzuola mentre senti il materasso
abbassarsi e lui stringerti a sé facendo aderire il suo torace alla tua
schiena.
“ Ehi, piccola” ti sussurra
all’orecchio. “Cos’hai?”
Cos’hai Kazue? Perché non
riesci a dirgli quello che pensi?
“ Nulla” biascichi piano.
Senti la sua bocca posarsi sul tuo collo e lasciare piccoli baci.
Dovresti rilassarti, ma non
ci riesci. No, che non ci riesci.
“ Mick...”
sospiri, mentre ti accarezza il ventre. “ Mick.” ti mordi un labbro, sentendolo
mordicchiarti una spalla. “ Mick, basta.” mormori affranta.
“ Mh?” il suo fiato caldo
contro l’orecchio ti confonde. “ Dimmi cos’hai.”
“ Non ho nulla.” ti mordi un
labbro, mentre guardi diritto di fronte a te. Il vento giocherella con la tenda,
tu fai la stessa cosa con il lenzuolo.
Il materasso si abbassa di
nuovo. Chiudi gli occhi emettendo un altro sospiro.
Quando li riapri lui è lì,
davanti a te.
“ Cosa ti succede Kazue?” ti
accarezza le guance. Ti ritrai.
“ Io non sono lei.” sospiri imbronciata. “ Io non sono Kaori.” abbassi lo
sguardo. “ Io non sono la donna che ami.” sorridi piano. Lui crede di amarti,
ma non è vero. E’ questo quello che credi.
“ Kazu...”
ti alzi dal letto. Lo guardi fisso negli occhi e poi scappi via.
Ti chiudi in bagno,
vergognandoti di avergli esternato quello che credi.
Non dovresti vergognartene...
Lo senti picchiettare alla
porta, trattieni i singhiozzi.
Ti senti una bambina che si è
appena fatta male. Porti le ginocchia al petto.
Mick apre la porta e ti si
avvicina. Piangi.
“ Kazue...”
ti accarezza dolcemente. Gli fai soltanto
tenerezza.
“ Vattene Mick.” le lacrime
ti solcano il viso. Lui non ti ama.
“ Non me ne
vado. Non ti
lascio Kazu.” ti stringe a sé con fare protettivo.
Come ci si sente a sentirsi
protette da chi ti sta facendo soffrire?
“ Mick, ti prego.” lo guardi
con i tuoi occhioni color cioccolato ricolmi di pianto. Lo stai pregando. Vuoi
che ti lasci, anche se ti sentirai persa senza di lui.
“ Shh...non parlare.” chiudi
gli occhi. “ Io so che tu non sei lei. Sarei uno stupido a pensare che tu e lei
siate la stessa persona o comunque simili. Ascolta se non ti avessi amato,
sarebbe stato cretino chiederti di venire ad abitare da me. Se non ti avessi
amato, mi sarei limitato a fare l’amore con te e poi non farmi vedere più. Se
non ti avessi amato, non ti ammirerei ogni giorno, mentre prepari la colazione
o il pranzo o la cena, mentre canticchi. Ed infine se non ti avessi amato ti
avrei detto che sei stonata e che dovresti smetterla di cantare mentre ti fai
la doccia.”
“ Smettila.” fremi. “ Mick, smettila. Non...non dirlo.” ti
stacchi da lui. “ Non dirlo, ti prego. Ti faccio soltanto pena, lo so.
Forse ora sono orribile -quando piango lo sono sempre- ma...non dire quello che
non pensi. Non dirlo, ti prego.”
“ Kazue” ti manca il fiato.
Dice così bene il tuo nome che quando senti pronunciarglielo ti viene un colpo
al cuore.
Ti alzi. Apri la porta del
bagno. Cacci le valige dall’armadio. Le riempi, nonostante la vista offuscata.
“ Cosa credi di fare?” ti chiede, il tono leggermente alterato. “ Non puoi andartene
via senza darmi una ragione.”
“ Non
riesco più a guardarti negli occhi.
Non ci riesco più Mick. Ogni volta che ti guardo io...”
stringi i denti. “ Io vedo lei. Io ti vedo con lei.
Forse sono troppo gelosa, forse...forse...” ti guardi
la mano sinistra. Giocherelli con l’anello che ti ha regalato. “ Forse questo
dovrei ridartelo.” lo sfili e glielo dai. Ti guarda contrariato. Sai che stai
facendo tutto da sola, ma non ti importa.
“ Kazu.” scuoti il capo.
“ Niente Kazu, Mick.” chiudi
la chiusura lampo del trolley.
Ti vesti e prendi le valige.
Il silenzio vi avvolge.
Ti afferra un polso e ti fa
girare. Lo guardi negli occhi e ti senti morire.
Mick sospira e ti lascia
andare, capendo che è finita.
Singhiozzi andando verso la
porta, la apri e tiri su con il naso.
Ti volti un’ultima volta e lo
vedi sedersi sul divano con la testa tra le mani. Disperato. Triste. Solo.
Abbassi lo sguardo ed esci da
lì. Chiudi la porta e ti appoggi ad essa.
Anche tu sei disperata. Triste. Sola.
Eppure ti senti sollevata.
Sollevata di esser stata sincera per una volta nella
tua vita.