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Autore: Miss_Sunshine    03/04/2009    2 recensioni
Una giornata grigia può spingere due persone a riflettere sulla propria vita, sulla propria solitudine? E se queste riflessioni portassero ad un’ happy ending? Romanticamente Huddy.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Rieccomi con un’altra fanfic sulla coppia Huddy… non ci posso fare niente… questi due mi ispirano troppo! Spero che vi piaccia nonostante sia un po’ malinconica. Sono graditi consigli e critiche. Enjoy!

 

Disclaimers: I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a chi li ha creati. La storia è frutto della mia fantasia.

 

Era una piovosa sera di fine autunno. La musica di un pianoforte proveniva dall’appartamento che altrimenti sarebbe sembrato disabitato ad un occasionale passante. Era in quelle sere che Gregory House si rifugiava nella musica per non pensare, per non riflettere sulla sua solitudine. Da quando era finita con Stacy si era chiuso sempre più in sé stesso ed aveva allontanato tutti gli altri. Non poteva fare a meno di pensare che aveva reso la vita di sua moglie un inferno dopo l’incidente alla gamba. L’aveva costretta ad allontanarsi da lui per non soccombere. Gregory House suonava. Suonava per dimenticare. Suonava perché solo la musica poteva alleviare la sua tristezza.

 

Lisa Cuddy lasciò cadere il libro che stava leggendo che atterrò con un tonfo ed un fruscio di pagine. Era distesa sul divano di casa sua. Da sola. Pensava che in una giornata del genere tutti dovessero essere a casa in compagnia di qualcuno davanti ad una tazza di cioccolata calda mentre lei era da sola in quella casa enorme. Era in giornate come quella che sentiva la mancanza di un uomo, il desiderio di un figlio. Si sentiva sola, svuotata, proprio come una di quelle giornate.

 

Quella era una giornata statica al PPTH. Solo raffreddori, congestioni, laringiti, emicranie. Era in giornate così che Gregory House si annoiava. Non c’era niente che lo distraeva, niente che lo allontanava dai suoi pensieri. Decise di andare a torturare Cuddy per svagarsi un po’, ma non appena entrò nel suo ufficio notò in lei qualcosa di diverso dal solito. Era…come dire?...triste. Lei non gli diede neanche il tempo di aprire bocca.

-Non oggi, House. Ho da fare.

Quel giorno non se la sentiva proprio di affrontarlo.

-Fare cosa, scusa? La noia si avverte in ogni angolo! Anche le piante si annoiano!

-House, ti prego…

Stop. Time out. Lisa Cuddy lo stava pregando? Forse c’era davvero qualcosa che non andava. Glielo leggeva negli occhi. I suoi meravigliosi occhi color del mare.

-D’accordo.

Un attimo. Gregory House stava desistendo? Che gli era preso? Forse il suo stato d’animo era così intuibile? Che lui avesse intuito i suoi sentimenti e la lasciasse in pace almeno per un giorno? Che gli importasse davvero qualcosa di lei?

-House…

Lo chiamò e stava per chiedergli qualcosa, qualsiasi cosa pur di trattenerlo lì con lei perché quando era con lui le sembrava di sentirsi meno sola, ma poi ci ripensò.

-Niente, vai pure.

 

Gregory House suonava. La musica del pianoforte gli teneva compagnia. Un’altra serata passata da solo con i suoi pensieri e i suoi rimorsi. Ma qualcosa quella sera lo distrasse dai tasti bianchi e neri. Qualcuno aveva bussato alla porta. Quando aprì restò meravigliato dal trovarsi di fronte Lisa Cuddy con la faccia di una che non sa perché si trova in un posto in cui si presume sia arrivata da sola.

-Ciao.

Esordì, incerta, non sapendo bene nemmeno lei perché quella sera aveva sentito il bisogno di correre da House per vedere se stava bene perché quella mattina le era sembrato strano, diverso. Come se avesse bisogno di avere qualcuno accanto. Proprio come lei.

-Oggi in ospedale eri strano e…insomma…volevo solo sapere se va tutto bene…

-Si, certo.

Ma qualcosa lo trattenne dal mandarla via sgarbatamente come le altre volte.

-Vuoi entrare?

-Grazie.

Lisa notò che i tasti del pianoforte erano scoperti.

-Suonavi?

-Si.

-Ti va di suonare per me?

-Se ti va di ascoltarmi…

House andò al pianoforte e Lisa si sedette sul divano poco lontano da lui. La musica era così bella che quando House finì di suonare lei non poté trattenere un sospiro di stupore.

-È meravigliosa. L’hai composta tu?

-Si.

-Ha un titolo?

-“Solitudine”.

-Somiglia molto a come mi sento ora.

House andò a sedersi accanto a lei. Notò che aveva gli occhi lucidi, ma quando si voltò verso di lui sorrideva.

-Sei molto bravo. Non lo credevo, sai?

Non poté trattenersi dal prenderle il viso tra le mani e baciarla. Lei accarezzò la guancia dell’uomo ispida di barba e ricambiò il suo bacio.

Restarono abbracciati a baciarsi su quel divano con la musica del pianoforte ancora nell’aria. Lisa sapeva che il giorno dopo ci sarebbero state delle spiegazioni da dare in ospedale, ma non le importava. Greg non sapeva che il giorno dopo avrebbe cambiato il nome di quella musica bellissima e malinconica in “Lisa”. Entrambi sapevano che ci sarebbero stati dei compromessi da fare, delle discussioni da affrontare, ma in quel momento niente importava. Non esistevano né tempo né spazio. C’erano solo loro, la loro felicità. Solo questo contava. Sì, perché tutti hanno bisogno di avere qualcuno accanto.

  
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