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Autore: sakura_kinomoto    03/04/2009    1 recensioni
- Ho trovato cosa fare questa sera assieme: campeggio! - Fu così che Andy entrò in camera di Patrick, di corsa e con gli occhi che brillavano per l’avventura serale. L’altro gli rispose con un grugnito senza spostare lo sguardo dal libro che stava leggendo. Andy gli passò la mano davanti alla faccia.
- Mi stai ascoltando? -
- No. -
[Scritta per la divano!challange / utilizzata per il Crack!fest]
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andrew Hurley, Patrick Stump
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: It’s warmer in the basement.

Autore: me medesima stessa.

Beta-reader: Harl. <3

Fandom: Real People / Fall Out Boy.

Personaggi: Patrick M. Stump, Andrew J. Hurley.

Rating: G.

Avvertimenti: fluff, AU!baby.

Conteggio Parole: 1803 W, one-shot.

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono anche se sono stati felicissimi di poter partecipare, non ci ricavo nulla, massimo degli insulti.

Note:
§ scritta per la
divano!challenge *__*

§ utilizzata anche per il crack!fest @ Bandomville.

§ sono consapevole del fatto che abbiano quattro anni di differenza e non siano nati/cresciuti nella stessa città, concedetemi questa licenza ai fini della storia T_T

§ il titolo è preso dall’omonima canzone dei Cobra Starship (sì sa, si fa tutto in famiglia ^^)

§ i commenti sono l'Amore <3

 

It’s warmer in the basement.

 

- Ho trovato cosa fare questa sera assieme: campeggio! - Fu così che Andy entrò in camera di Patrick, di corsa e con gli occhi che brillavano per l’avventura serale. L’altro gli rispose con un grugnito senza spostare lo sguardo dal libro che stava leggendo. Andy gli passò la mano davanti alla faccia.

- Mi stai ascoltando? -

- No. - Il più grande sbuffò infastidito. Odiava quando la gente non lo ascoltava. Rimase qualche istante ancora in silenzio.

- Che leggi? -

- Fisica quantistica. - Gli occhi verdi del più piccolo brillarono per qualche istante, si era preparato quella risposta da quasi un’ora con la consapevolezza che Andy sarebbe prima o poi arrivato.

- Hai otto anni. Non sai nemmeno cosa vuol dire quantistica. - Trick sapeva anche che sarebbe finita in quel modo, che lui avrebbe reso inutile quell’ora di programmazione per una battuta che lui considerava la migliore di sempre.

- Lascia perdere quel libro e ascolta me. Questa sera andiamo in campeggio. -

- Campeggio? - Il più piccolo lo guardò scettico. - Mia mamma non mi lascerà mai. -

- Sbagliato. Gliel’ho appena chiesto, ha detto che va bene visto che vieni con me, che ho dieci anni. - Assunse un’aria da uomo navigato, lui aveva dieci anni. Lui era grande.

- E poi ha anche chiamato la mia mamma, quindi siamo a posto. -

Era bello sapere che la tua vita veniva programmata in base alle esigenze del tuo migliore amico senza che tu potessi decidere autonomamente.

- E dove andiamo? -

- Ecco, qui tocca a te. Io ho trovato il progetto, tu scegli il posto. - Si abbassò per schivare il libro che Patrick gli aveva appena lanciato.

Rimasero tutto il pomeriggio a cercare un posto adatto per campeggiare, ma sistematicamente tutte le opzioni venivano rifiutate dal più piccolo, con scuse, a detta di Andy, inutili; ci sono i topi, è vicino all’autostrada e un camion potrebbe investirci nel sonno, o cose del genere. Quel bambino non aveva lo spirito dell’avventura.

- Andy, te lo scordi che andiamo nello stato di Washington solo perché ci sono dei bei boschi! Come ci andiamo? In bicicletta? -

- Sei noioso. -

- Non sono noioso. -

- Sì che lo sei. Non ti va bene nulla di quello che dico. Tanto vale che lo facciamo nel mio giardino. -

- Tu non hai un giardino. -

- Visto che sei noioso? -

Patrick preferì non replicare.

- Quindi che si fa? -

- Non so. A questo punto andiamo in un posto dove ci sia un giardino. Ti va di andare da mio nonno? -

Non è che a lui non andasse di andare dal nonno di Andy, il problema era che suo nonno era il classico tipo burbero che odia a morte i bambini, e Patrick sospettava qualsiasi essere umano. Un marine tutto d’un pezzo, con una collezione d’armi che neanche il Pentagono possedeva e che passava il tempo a ricordare i bei tempi andati della guerra in Vietnam.

L’unica persona che tollerava in casa sua era il nipote, sempre pronto ad ascoltare qualsiasi aneddoto, anche se era sempre lo stesso, basta che parlasse di storia. L’unica cosa che avevano in comune.

- Dai è perfetto, lui ha un giardino grandissimo e non farà storie. -

- Tuo nonno mi odia. -

- Non è vero! È solo che non ti conosce. -

Trick non volle iniziare un’altra discussione, ma sapeva di avere ragione. Il nonno di Andy lo odiava, come odiava il restante 99 percento della popolazione mondiale.

Presero le biciclette e si avviarono verso il loro personale campeggio. Il giardino in questione si trovava nella periferia della città, ci impiegarono un’ora per percorrere tutta la strada e al loro arrivo il sole era già calato e una leggera aria fredda si insinuava tra i loro vestiti.

Appoggiarono le biciclette vicino al cancello sul vialetto d’ingresso e iniziarono a cercare un luogo adatto al loro campeggio; lo trovarono sotto un grande ciliegio, abbastanza riparato dal vento e da possibili passanti.

- Ottimo. Trick, vai a prendere le tende. -

- Che tende? -

- Le tende per fare il campeggio. -

- Io non ho una tenda! -

- Come non hai una tenda? E come facciamo il campeggio? -

- Perché tu hai una tenda? -

- Certo che ho una tenda! -

- E dov’è? -

- Nel ripostiglio sull’armadio. -

Rimase qualche istante a ponderare sulla questione.

- Bene, non abbiamo le tende, faremo campeggio all’aperto. Prendi i sacchi a pelo. -

- Andy, non ho il sacco a pelo. -

- Come no? -

Patrick scosse la testa. Avrà anche avuto dieci anni, ma in quel momento sembrava che ne avesse sei.

- Tu hai il sacco a pelo? -

- Certo! Se no come facciamo a fare il campeggio? Trick, ma che domande fai? -

- E dov’è? -

- Nel ripostiglio vicino alla tenda. -

- Ottimo. Dove dormiamo? -

Andy capì solo in quell’istante che non si erano portati niente, a parte la giacca, per accamparsi. Come avrebbero fatto?

- Perfetto. Piano B. Si dorme nella taverna. -

- Cosa? -

No. Patrick non avrebbe mai dormito sotto lo stesso tetto del nonno di Andy, soprattutto nella taverna, dove l’uomo teneva tutte le armi che amava collezionare.

- No. Io lì non ci dormo. -

Il più grande non lo stava ascoltando, era già corso verso l’entrata della casa e stava cercando nel classico vaso accanto alla porta la chiave di riserva.

- Trovata! - Patrick non gradì molto quell’aria di trionfo dell’amico, non approvava il fatto che lo stesse spingendo dentro la casa e che avesse chiuso la porta rimanendo immerso nell’oscurità più completa.

- Non si può accendere una luce? -

- No, perché mio nonno non sa che saremmo venuti qui e se vede delle luci penserà che siamo del ladri e potrebbe venirci incontro con un fucile e spararci prima di riuscire a spiegare perché siamo qui. -

Il più piccolo iniziò a tremare leggermente, l’idea di campeggiare a casa del nonno di Andy gli sembrava pericolosa ogni secondo che passava.

Riuscirono a raggiungere la taverna senza farsi troppo male e finalmente una luce fu accesa e un bambino rischiò l’infarto a soli otto anni. In quella stanza, racchiuse in vetrinette, c’erano più di cento tipi di armi diverse, dai classici fucili dai manici raffinatamente intagliati alle pistole usate per la guerra di secessione.

- Perché tuo nonno ha così tante armi? -

- Le colleziona. Gli piacciono di più quelle antiche, le pulisce, le restaura e poi le tiene lì. Quando a qualche fiera trova dei fucili fa lo stesso, però fa apposta l’impugnatura lui, la intaglia. - Mentre lo diceva si stava avviando verso le scale per salire al piano superiore.

- Dove vai? - La voce di Trick tremò leggermente.

- A prendere lenzuola e coperte, magari anche qualcosa da mangiare e a lasciare un messaggio a mio nonno per avvisarlo che siamo qui. Intanto tu prepara il letto. È dentro il divano. -

Detto ciò se ne andò lasciandolo solo. Sconsolato si avviò verso il divano. Era abbastanza perplesso, non aveva mai avuto a che fare con un divano letto, si chiese cosa dovesse realmente fare. Tolse i cuscini mostrando così il letto ripiegato, prese con la mano la struttura di ferro, e tirò in modo deciso, sicuro che il letto sarebbe uscito fluentemente. Peccato che i suoi calcoli furono completamente sbagliati e si ritrovò con la faccia spiaccicata sullo schienale. Arrabbiato si rialzò velocemente per afferrare con entrambe le mani la barra di ferro, si puntò con i piedi sul divano e iniziò a tirare più forte che poteva ma il divano letto ebbe la meglio anche quella volta: Trick finì dolorosamente con il sedere per terra.

Quando Andy tornò con le provviste e le coperte lo trovò mentre tirava calci contro il divano.

- Che cosa stai facendo? -

- Questo divano non vuole collaborare! -

Andy lo guardò con un sopracciglio alzato.

- Sei tu che non sei capace. Guarda si fa in questo modo. - Si avvicinò al letto, afferrò la barra metallica e tirò. Patrick iniziò a ridere.

- Ah ah. Divertente. - Andy si rialzò dal divano sistemandosi gli occhiali.

Lo stavano prendendo entrambi a calci quando, magicamente e rischiando un’amputazione di massa, il letto si sbloccò e uscì autonomamente dal divano. I due bambini si guardarono stupiti.

- Facciamo il letto? -

Trick andò verso il tavolo a prendere le coperte che aveva portato Andy trovandovi accanto una ciotola piena di carotine.

- Carotine? -

- O queste o della pappa d’avena, e dal colore sembrava lì da parecchio tempo. -

 

Finalmente erano entrambi a letto a sgranocchiare le carotine come due coniglietti felici.

- Perché tuo nonno tiene un divano letto in taverna? -

- Per sicurezza. Sai, quando tutta la famiglia si riunisce. -

A Patrick risultava impossibile immaginare tutta la famiglia Hurley sotto un unico tetto, soprattutto dato il fattore ‘amore pari a zero per il prossimo tuo’ tipico del nonno.

- Ah. Quindi la tua famiglia si riunisce spesso. -

- No. Mio nonno odia avere gente per casa. -

Trick era perplesso. Quando l’occhio gli cadde nuovamente sulle vetrinette si spaventò ulteriormente, odio per la gente e armi a portata di mano non era mai stato un binomio che portasse alla pace nel mondo. Iniziò a tremare leggermente.

- Patrick, hai freddo? -

- Cosa? -

- Hai iniziato a tremare. - E mentre lo diceva Andy gli si avvicinò e iniziò a sfregargli le braccia per riscaldarlo. Stava per rispondere quando un animale non meglio identificato iniziò ad ululare, e fu allora che si spaventò realmente.

Patrick non lo aveva mai detto a nessuno, ma lui odiava i campeggi e la vita all’aria aperta, troppi animali che conoscono troppi metodi per ucciderti: avvelenamento, stritolamento, sbranamento. Non faceva decisamente per lui, e nonostante il forte senso di vergogna che stava provando nel starsene attaccato all’amico come un koala all’eucalipto, la paura era più forte.

- Ma cos’hai? -

- Non hai sentito? -

- Certo! -

- Era un coyote Andy! Adesso viene qui e ci sbrana, io non voglio essere sbranato. - Il tremore non accennava a diminuire.

- Macché coyote! Non siamo mica nel deserto del Nevada o in un cartone animato! Caso mai è un lupo di montagna o qualcosa del genere. -

- Credi che i lupi non ci sbranino? -

- Certo che ci sbranano. -

Andy vide gli occhi diventare lucidi di lacrime.

- Cioè, volevo dire no. Noi siamo in casa al sicuro. Ci sono io a proteggerti. - L’altro annuì leggermente accoccolandosi ulteriormente al suo fianco, aumentando la presa.

Era bello stare abbracciato a Trick, lo faceva sentire bene e orgoglioso. Orgoglioso del fatto che lui non avesse paura e lo potesse proteggere e poi c’era il fatto che Patrick fosse speciale.

Lui era Trick, era soffice, morbido, come abbracciare un cuscino, in più aveva anche un buon odore. Da quando lo conosceva aveva sempre avuto quel profumo di caramello e aria pulita; come Chicago di notte, quando sei sulle rive del lago e una leggera brezza fresca ti accarezza il viso.

Ecco, per Andy, Trick sapeva di quello, caramello e fresco.

Si sistemò meglio sul divano letto, continuando ad abbracciare Patrick, perché lui doveva assicurarsi che niente e nessuno potesse sbranarlo, anche se era un campeggio casalingo.

  
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