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Autore: arangirl    09/04/2016    6 recensioni
Clarke Griffin sta vivendo il giorno più bello della sua vita, il giorno in cui finalmente sposerà il suo migliore amico e fidanzato dai tempi del liceo, Finn. Clarke non ha mai avuto dubbi sul suo futuro, e sposare Finn, costruire una famiglia con lui, ha sempre fatto parte dei suoi piani. O almeno così credeva prima di incontrare per sbaglio, camminando verso l'altare, uno sguardo verde smeraldo destinato a cambiare la sua vita per sempre.
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Imagine Me and You AU
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Finn Collins, Lexa, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Clarke era seduta sul letto a fissare il nulla davanti a sé ormai da quasi un’ora prima che la sveglia finalmente si mettesse a suonare. Aveva seguito il passare lento di ogni singolo minuto con impaziente attesa e timore allo stesso tempo; non voleva alzarsi dal letto, non ancora. Perché se si fosse alzata, tutto sarebbe diventato improvvisamente reale, ma mentre era lì, ancora parzialmente avvolta dalle coperte, poteva fingere che fosse tutto un sogno.
 

Spense la sveglia con un gesto distratto e prese un respiro profondo. Era tutto vero. Dopo anni di attesa era arrivato il fatidico giorno, il giorno del suo matrimonio.

 
Il solo pensiero di Finn che l’aspettava all’altare con la sua aria tenera e impacciata nel vestito che gli aveva visto provare settimane prima la fece sorridere. Stava per sposare non solo l’amore della sua vita, ma anche il suo migliore amico, si disse mentre si lavava i denti con cura e si guardava allo specchio, sollevata nel vedere che l’orribile macchia rossa che le era spuntata il giorno prima sulla guancia era svanita; quante donne poteva dire la stessa cosa?

 
I suo pensieri furono interrotti dal suono del campanello, e Clarke finì di lavarsi i denti in tutta velocità prima di correre ad aprire. Si fermò solo un attimo prima di girare la maniglia, prendendo un respiro profondo. Da quel momento non si poteva tornare indietro.
 

Non appena aprì, si trovò faccia a faccia con le sue due migliori amiche, Raven e Octavia, che la guardarono per qualche secondo con dei sorrisi giganteschi prima di cominciare a gridare e saltare. Non era esattamente da lei, ma tutta l’agitazione che Clarke aveva tenuto dentro di se in quelle ultime settimane esplose in un attimo mentre iniziava a saltare anche lei, stringendo le amiche in un abbraccio quasi fossero ancora delle adolescenti, e non delle donne adulte.

 
“Oggi Clarky si sposaaaa” Raven le arruffò i capelli mentre tutti e tre non riuscivano a smettere di sorridere. “Raven lasciale stare i capelli, già sarà difficile sistemarli in tempo.” Octavia allungò la mano per aggiustare il danno dell’amica ma Clarke scosse la testa “Mia madre ha chiamato non solo quale famoso parrucchiere per modelle, sono sicura che sarà in grado di combinare qualcosa.” Raven entrò nella sua stanza e si sedette sul letto, dove solo pochi minuti prima era seduta Clarke, a fissare l’inesorabile scorrere del tempo.

 
“Abby si sta davvero impegnando per queste nozze, eh?” Clarke alzò gli occhi al cielo al pensiero della madre “E’ più agitata lei di me. Non è poi questa grande cosa, io e Finn stiamo insieme da… da sempre! Questa è solo una formalità.”

 
Octavia la fissò per un attimo “La solita Clarke… è il giorno delle tue nozze, puoi anche permetterti di essere felice e poco obiettiva per una volta.” “Devi permettertelo Clarke!” Sorrise Raven “Così poi mi dirai com’è il sesso da sposati.” Clarke arrossì violentemente “Tu ed io non faremo mai questo discorso.” “Dai Clarke! Sei l’unica che me lo può dire!” “Sposati e lo saprai.”

 
Raven si alzò dal letto e si diresse verso il bianco vestito da sposa che Clarke aveva appeso all’armadio la sera prima, prendendolo senza troppa cura e mettendoselo davanti a se, per poi guardarsi allo specchio “Nah, non mi ci vedo in bianco.” Nel vedere l’amica Octavia sbiancò “Raven, lascia subito quel vestito.” Clarke chiuse la porta e non riuscì a non sorridere guardando le due bisticciare.

 
Quello era il suo grande giorno. Tutto sarebbe andato come previsto.
 

 
 
“Mi serve qualcosa che dica –Mi dispiace che sia morto, ma neanche tanto. Era solo un cane, e non avresti dovuto amarlo più di me.-” Lexa alzò lo sguardo dall’orologio alla cliente davanti a sé. Era in ritardo. E lei odiava essere in ritardo.
 

La donna dovette vedere la sua espressione confusa, perché si avvicinò di un passo e le disse “Può farmi un mazzo che dica questo?” Lexa non era una persona che amava lamentarsi, questo era sicuro. Ma in quel momento avrebbe tanto voluto urlare. Perché la gente più strana doveva sempre bussare alla porta del suo negozio, il giorno in cui aveva una qualche cerimonia importante da organizzare, due minuti prima dell’ora stabilita per la partenza?
 

Si sforzò di sorridere alla donna davanti a lei, e prese un mazzo di rose bianche che aveva accanto al bancone “Queste. Queste sono perfette.” La donna la guardò poco convinta, e Lexa imprecò mentalmente “Offre la casa. Mi dispiace molto per il suo cane, arrivederci.” “Ma era il cane di mio…” non sentì la fine della frase, perché chiuse la porta dietro alla cliente, girando finalmente il cartellino da aperto a chiuso prima di ricominciare a sistemare i fiori per il matrimonio.
 

Sarebbe stata una lunga giornata.
 

 
 
“Ho una domanda” Clarke sentì Aden esclamare nell’altra stanza, insieme ad un irritato brontolio di sua madre “Perché l’alfabeto è in quell’ordine?” “Nessuno lo sa” tagliò corto Abby mentre cercava di sistemare i capelli al bambino “E a nessuno interessa. Per una volta nella tua breve vita potre…” Sua madre si fermò mentre la guardava uscire dalla stanza, il vestito da sposa che le calzava perfettamente, candido come la neve. Clarke non riusciva a fare a meno di sentirsi una principessa mentre tutti la fissavano a bocca aperta.
 

“Allora… che ne dite?” Kane, nell’angolo opposto della stanza la guardò con occhi quasi lucidi “Sei divina.” Sua madre per una volta non poté che essere d’accordo con suo marito “Oh tesoro…” Aden rise, sottraendosi alle mani della madre che ancora cercavano di sistemargli i capelli ribelli “Sembri una meringa.” Clarke rivolse un sorriso al fratello, l’unico che sembrava essere rimasto normale nel caos intorno a loro “Carino.”
 

Kane camminò verso di lei, e la strinse la spalla in un gesto affettuoso “Posso parlarti un attimo in privato?” Clarke vide sua madre alzare gli occhi al cielo, ma annuì e seguì il patrigno nella stanza che aveva appena lasciato “Clarke, lo so che ne abbiamo già parlato, ma voglio che tu ne sia sicura…” Clarke gli strinse una mano con un sorriso. “Kane, ascoltami. So che abbiamo avuto le nostre divergenze, soprattutto all’inizio, ma… Tu sei la mia famiglia. Sei il padre di Aden, il marito di mia madre, e il mio patrigno. Sì, vorrei tanto che mio padre… che lui fosse qui oggi.”
 

Clarke provò un nodo alla gola al pensiero del padre. Aveva cercato di non pensarci, ma era inevitabile; nonostante fossero passati tanti anni dall’incidente, suo padre le mancava come il primo giorno. Ma Kane si era dimostrato un patrigno perfetto, dolce e comprensivo con la figliastra adolescente che non vedeva di buon occhio il nuovo compagno della madre, fino a quando lei non aveva imparato ad apprezzarlo, ed era felice di averlo al suo fianco il giorno delle sue nozze. Kane ricambiò la stretta “Sono sicuro che Jake rimarrebbe estasiato nel vederti così.”
 

Clarke annuì cercando di non piangere “Vorrei che fosse qui per portarmi all’altare. Ma sono felice che ci sia tu a farlo al posto suo. Gli saresti piaciuto.” Kane annuì con un sorriso “Sarà un onore per me portare la sua splendida figlia all’altare. Finn è davvero un uomo fortunato.” Clarke sorrise, a Kane, al contrario della madre, Finn era sempre piaciuto. “Forza, è ora di andare. Tua madre starà già impazzendo.”
 

 
 
Lexa lasciò andare l’ultimo scatolone di fiori dentro il bagagliaio con uno sbuffo guardando in cagnesco la donna che era appena arrivata davanti al negozio “Sei in ritardo.”

Anya le rivolse il suo solito sorriso sornione “Ho rimorchiato. Che roba è?” Lexa alzò gli occhi al cielo mentre cercava di sistemare le ultime cose “Matrimonio. Rimorchi sempre?” L’espressione di Anya si fece ancora più divertita “Una delle due deve. Bella coppia?”

Lexa entrò in negozio a prendere i fogli che aveva preparato per Anya. Sapeva che l’amica non li avrebbe nemmeno guardati, ma doveva almeno provarci “Non lo so, non li ho mai visti. Ha organizzato la madre di lei.” Anya alzò gli occhi al cielo “Come sempre, no? Che cosa sono questi?” Anya agitò i fogli Lexa la guardò esasperata “Sono i fogli delle istruzioni per il negozio. Quelli che ti do ogni volta che mi sostituisci, e che tu inevitabilmente finisci per perdere.” “Senti non è colpa mia, loro… spariscono.” Lexa si avvicinò e la guardò negli occhi “Spariscono? Anya…” L’alta donna bionda la bloccò avvicinandole un dito alle labbra “Non eri in ritardo?”
 

Lexa imprecò sottovoce, era maledettamente in ritardo per quello stupido matrimonio. Lei odiava i matrimoni.
 

“Esci con me dopo?” Anya la guardò con un sorriso, le carte spiegazzate in mano. Un giorno al suo ritorno avrebbe trovato il negozio in fiamme, ne era sicura. “Assolutamente.” Si concesse un piccolo sorriso nel vedere l’espressione sorpresa di Anya “Oh, bene. Allora andiamo insieme?” Lexa indicò la macchina completamente piena di fiori di ogni forma e colore “No, ti raggiungo dopo.”
 

Anya incrociò le braccia davanti a sé “Quindi non vieni…” Lexa aprì la portiera dell’auto, guardando l’amica con espressione esasperata “Fanno la mia serie preferita in tv.” “Lexa, non hai una vita affettiva.”
 

Ancora con questa storia. Perché tutti non potevano semplicemente smetterla e lasciarla in pace “Ne ho una che ci assomiglia, e mi va perfettamente bene.” Stava mentendo, lo sapevano entrambe. Ma Lexa aveva un gatto ad aspettarla a casa, e per lei era più che sufficiente. Vide Anya aprire la bocca per ribattere, ma prima che potesse aggiungere altro chiuse la portiera dell’auto. Non poteva arrivare più in ritardo di così.
 

 
 
Finn si guardò intorno leggermente nervoso, salutando alcuni ospiti che entravano sorridendo nella chiesa. Bellamy accanto a lui lo guardò con curiosità “Il nervosismo comincia a farsi sentire? Se vuoi scappare sei ancora in tempo.” Finn gli lanciò un’occhiataccia “Non sono per niente nervoso. E…”

 
“Congratulazioni!” una ragazza spuntata dal nulla si avvicinò ai due, con un sorriso che a Finn sembrò leggermente forzato “Tu sei Finn giusto? Lo sposo?” Finn rimase un momento interdetto guardando gli occhi verdi e brillanti della ragazza. Non aveva idea di chi fosse. Un’amica di Clarke? Non gli sembrava di averla mai vista prima, ma Abby aveva invitato così tante persone alla cerimonia che quella ragazza avrebbe potuto essere chiunque. “Sì, sono io.” Vide la ragazza tirare un sospiro di sollievo mentre il suo sorriso assumeva una piega più naturale “Io mi sono occupata dei fiori.”
 

Finn rimase in silenzio per qualche secondo. I fiori… i fiori non li aveva minimamente notati “Bè sono… splendidi. Vero Bellamy?” Guardò il suo testimone sperando che potesse aiutarlo a uscire da quella situazione, ma il ragazzo sembrava più concentrato ad analizzare ogni centimetro della bella fioraia davanti a loro “Certo, splendidi” disse con fare distratto, osservando con poca delicatezza il decolté della donna, per poi alzare lo sguardo solo qualche secondo dopo “Anche se io non so distinguere un fiore da un pugno in un occhio.”
 

“Ma sono splendidi. Splendidi, Bellamy.” Finn lanciò l’ennesima occhiataccia all’amico, temendo che non sarebbe stata l’ultima della giornata; era peggio di un bambino.
 

Lexa non sembrò accorgersi di niente e porse ai due uomini un paio di fiori rosa che Finn non riuscì a riconoscere, ma che era sicuro sarebbero stati precisamente uguali a quelli del bouquet di Clarke. “Siamo arrivati!” la voce di Abby si fece largo tra la folla, seguita dal piccolo Aden che lo salutò con un sorriso, dandogli il cinque, e Finn si dimenticò ben presto dei fiori.

 
 
 
“Puoi aiutarmi?” Il ragazzo, Bellamy o comunque si chiamasse, la guardò negli occhi mentre le si avvicinava con un sorriso, agitando il fiore che lei gli aveva appena dato. Lexa dubitava altamente che l’uomo non fosse in grado di metterselo da solo all’occhiello, ma inghiottì la risposta sarcastica che aveva sulla punta della lingua e si avvicinò, cercando di ignorare il penetrante profumo di dopobarba lo avvolgeva.
 

Quando lei gli toccò il petto per sistemare meglio il fiore, lui le sorrise “Sai, faccio molta palestra.” Lexa fece finta di non aver sentito “Questi non sono pettorali.” Lexa imprecò mentalmente ancora una volta, l’ennesima di quell’infinita giornata “No?” Doveva sforzarsi di essere cordiale, o almeno provarci. “No, sono montagne rocciose.” Il suo sorriso si fece ancora più ammiccante “Vuoi arrampicarti?”
 

Lexa riuscì grazie ad un grande autocontrollo a non ridergli in faccia, e scosse la testa, allontanandosi leggermente “Non vado pazza per gli uomini muscolosi.” O per gli uomini che ci provano con questo genere di battute. O per gli uomini in generale, pensò distrattamente.
 

“Ma la cosa bella è che sono molto sensibile in aggiunta.” E sei anche molto idiota pensò lei, finendo di sistemargli il fiore con un sorriso che avrebbe potuto valerle l’oscar come miglior attrice non protagonista di quel matrimonio infinito.
 

“Finn posso farti una domanda?” Lexa notò per la prima volta il bambino che cercava di catturare l’attenzione dello sposo, impegnato a salutare gli ultimi invitati che si accalcavano in chiesa. “Non ora Aden…” La madre della sposa, di cui Lexa aveva dimenticato il nome, toccò la spalla del bambino ma Finn sorrise “Che domanda è?” “Che cosa succede se una forza inarrestabile incontra con un oggetto inamovibile?”
 

I quattro adulti rimasero interdetti dalla domanda, e per un attimo nessuno disse nulla. Poi Finn scosse la testa “Non ne ho idea.” “Ecco lo vedi?”
disse la madre cercando di far allontanare il ragazzo “Adesso lo lasci sposare in pace?” Il bambino assunse un’aria delusa che strappò un sorriso a Lexa.
 

“Non può accadere.” Disse facendosi avanti e guardandolo “Se esiste qualcosa che non può essere fermato, non è possibile che esista qualcos’altro che non può essere mosso, e viceversa.” Si accorse troppo tardi di aver cominciato a gesticolare, nervosa per aver attirato tutta l’attenzione su di sé “Non possono esistere entrambi, capisci? E’ una domanda tranello.”
 

Sorrise guardando la madre della sposa, che la fissava con evidente sorpresa “E la risposta è questa.” Concluse, sentendosi un’idiota mentre il ragazzo veniva trascinato dentro la chiesa dalla madre. Pensò di essergli suonata noiosa e saccente, invece poco prima che entrassero, riuscì a sentire chiaramente la voce di Aden “Può sedersi vicino a me?”
 

E fu così che l’orribile, infinta giornata di Lexa la portò a sedersi in una delle prime panche della chiesa, a domandarsi che diavolo ci faceva seduta lì con un bambino che non doveva avere più di dieci anni, che le chiedeva con sguardo ammirato quando secondo lei, i pesci andavano a dormire.
 

Lexa odiava i matrimoni.
 
 

 
Finn fissò l’altare per l’ennesima volta, cercando di concentrarsi sul respiro. Pensò a Clarke, così bella e gentile, la sua fidanzata, presto sua moglie, che sarebbe arrivata da lì a poco. Perché sarebbe arrivata, giusto?
 

Si guardò intorno con nervosismo “Arriverà vero?” Bellamy lo guardò con un sorriso “Arriverà.” Finn si sentì uno stupido “Certo, arriverà.” Si girò di nuovo verso l’altare, cercando di rimanere fermo in quella posizione, ma l’istinto di guardare dietro di sé era troppo forte “Quando, quando arriverà?”
 

Bellamy non sembrò nemmeno sentirlo “Sono attratto dalla fioraia.” Finn, che continuava a guardare l’entrata della chiesa, annuì distrattamente “E lei da me, vero? Sento la vibrazione del suo richiamo.” A quelle parole, Finn si girò a guardarlo negli occhi “Mi sto sposando, si può parlare di me?”
 

Bellamy scosse la testa “Certo certo, scusami.” Aspettò solo qualche secondo per aggiungere “Tu non senti la vibrazione del suo richiamo?”
 

 
 
“Bene, l’ultimo che arriva all’altare è una sciacquetta!” Raven sorrise e uscì dalla macchina mentre Clarke prendeva un altro respiro profondo. Il viaggio verso la chiesa le era sembrato il più lungo e insieme il più breve della sua vita. Non era sicura di essere pronta, in quel momento non era sicura di nulla.
 

Octavia le strinse la mano e si guardarono per un attimo, mentre Clarke si sforzò di sorridere “Bene, eccoci qua.” L’amica annuì stringendole la mano “Dimmi buona fortuna.” “Buona fortuna a te?” Octavia la guardò stupita “E’ un matrimonio, le damigelle rimorchiano sempre ai matrimoni!” Raven da fuori sorrise “E io ho intenzione di rubare tutti gli spasimanti O, non farti strane idee. Posso lasciarti tuo fratello se vuoi, lo sai che ci ho già fatto un giro.”
 

L’espressione che Octavia le lanciò fu di puro disgusto “Non ricordarmelo ti prego. E’ stato un trauma. Avanti Clarke, dimmi buona fortuna.” Clarke rise, sollevata dalla presenza delle amiche “Buona fortuna a tutte.”
 
 

 
“Sono loro!” Abby, ecco il nome della madre, andò a sedersi vicino a loro e quello fu il segnale per Lexa di levare le tende. Il suo lavoro lì era finito, ora doveva solo andare a sistemare i fiori per il rinfresco. Era la parte del suo lavoro che preferiva, perché non c’era nessuno intorno che potesse darle fastidio, e lei era libera di andarsene non appena avesse finito.  
 

I fiori erano la sua vera passione, l’unica cosa che riusciva a farla sentire in pace e tranquilla; le persone al contrario, non erano davvero il suo forte. Gli adulti soprattutto, pensò mentre salutava Aden, che si era rivelato molto più simpatico del previsto. La marcia nuziale iniziò a suonare mentre tutti si alzavano in piedi per guardare la sposa camminare sulla navata, e Lexa pensò con ironia al fatto che il percorso della ragazza era parallelo al suo, ma dal verso opposto. Quella poteva tristemente dirsi una metafora della sua vita.
 

Aveva in programma di uscire senza nemmeno lanciare uno sguardo alla sposa, ma poi senza alcuna ragione, si voltò a guardare.
 
 

 
Clarke sentiva come in un sogno risuonare intorno a lei la marcia nuziale, il braccio di Kane stretto attorno al suo mentre camminavano lungo la navata. Non riusciva ad alzare lo sguardo tanto era tesa, ostinandosi a fissare le immacolate scarpe bianche ai suoi piedi, l’orlo dell’abito che accarezzava il pavimento freddo della chiesa. Prese un respiro profondo, decisa a guardare finalmente in avanti, a cercare Finn con lo sguardo, ma quando finalmente riuscì ad alzare gli occhi, girò il capo a sinistra, non ancora pronta per guardare l’altare.
 

E allora la vide. Fu un attimo, eppure a Clarke sembrò infinito; una ragazza camminava verso l’uscita, quasi uno spettro silenzioso in contrasto con l’animata folla che la circondava. Si guardarono negli occhi, e anche se subito dopo Clarke non riuscì a ricordarsi bene i contorni del suo volto, o il colore dei suoi capelli, il verde dei suoi occhi le rimase impresso a fuoco nella mente, come se ci fosse affogata dentro.
 

Per la prima volta in quella lunga giornata Clarke desiderò fermare il tempo, rimanere lì ancora e ancora, a perdersi in quello sguardo. Ma fu solo un attimo, e presa alla sprovvista da quell’imprevista emozione, Clarke si girò, guardando davanti a sé. Quando si girò di nuovo alla ricerca di lei, la ragazza era sparita.


Mentre Clarke alzava lo sguardo per incontrare quello calmo e pieno d’amore di Finn, si chiese se quella ragazza non fosse stato solo un sogno.
 

Troppo occupata a guardare il suo futuro sposo, non notò nemmeno la figura silenziosa che, a pochi passi dall’uscita, si era girata a guardarla un’ultima volta prima di uscire.








Note: Ciao a tutti! Vi starete chiedendo, quale mente contorta e problematica può avere unito due cose tanto agli antipodi come The 100 e Imagine Me and You? Non c'è un motivo particolare, semplicemtente adoro questo film, e dopo i recenti avvenimenti dello show, mi sembrava carino scrivere qualcosa che non finisse in tragedia. La maggior parte delle scene sono prese dal film (che se non avete visto dovete assolutamente vedere perché oltre ad essere super dolce e carino c'è Lena Headey e mi sembra già un motivo sufficiente!), ma ne aggiungerò di originali andando avanti! Mi sto già divertendo un sacco a scrivere Bellamy come Cooper, e ad immaginarlo mentre ci prova con Lexa! Lasciatemi un parere se vi va, alla prossima!
  
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