Fanfic su artisti musicali > HIM
Ricorda la storia  |      
Autore: RacheLLe    04/04/2009    2 recensioni
Sai, non ce la faccio. Non ce la faccio a pensare che non potrò può rubarti qui cappellini che adoravi tanto, per poi farti arrabbiare. Non ce la faccio, a pensare che non ti rivedrò più barcollare verso di me, con quel sorriso deficiente che avevi sempre stampato in faccia.
È vero, ormai sono passati tre anni. Tre fottutissimi anni d’inferno, Ville. Ma vedere questa sottospecie di lapide con il tuo nome mi fa venire ancora un moto di rabbia.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NdA: Con questo mio scritto, non a scopo di lucro, non intendo rappresentare la realtà. E neanche augurarla a nessuno. I personaggi da me citati non mi appartengono e bla bla bla.

Scusate se vi lascio questa shot veramente troppo triste, ma ultimamente sno un po' cosi, quindi si prende quello che passa il convento. 

Fatemi sapere com'è! ^^

______________________________________________________________________________________

Non ho potuto fare a meno di venire, oggi. È il nostro anniversario, no?

Si dice che il primo amore non si dimentica mai … non so se sia vero. Perché tu sei stato il mio unico amore.

Sai, non ce la faccio. Non ce la faccio a pensare che non potrò può rubarti qui cappellini che adoravi tanto, per poi farti arrabbiare. Non ce la faccio, a pensare che non ti rivedrò più barcollare verso di me, con quel sorriso deficiente che avevi sempre stampato in faccia. Semplicemente, non ce la faccio.

Non posso pensarci. Perché pensarci fa male, e tanto.

Ma ormai, come dicono gli altri, dovrei averci fatto il callo. So che non lo dicono con cattiveria, ma perché mi vogliono bene, ma non hai idea di come vorrei prenderli a schiaffi, quando fanno così.

È vero, ormai sono passati tre anni. Tre fottutissimi anni d’inferno, Ville. Dovrei, almeno, riuscire a farmi scivolare tutto addosso, ma non ci riesco.

Vedere questa sottospecie di lapide con il tuo nome mi fa venire ancora un moto di rabbia. Perché per morire in primavera, come te, ci vuole tanto coraggio.

Ti ho portato la vodka. Quella che ti piaceva, la tua preferita, ricordi? Tutte quelle sere passate a parlare con te, mentre ti ubriacavi, sono ancora vivide nella mia mente. Tu ti ubriacavi, pensando a lei, e io cercavo di tirarti su il morale.

Potevo essere io, il tuo appoggio. Sarei stata la tua roccia, la tua spalla su cui piangere, la tua nota liberatoria. Sarei stata tutto quello di cui avresti avuto bisogno, se solo me lo avessi permesso.

Che differenza fanno 18 anni? Sapere che per te ero solamente la tua piccolina mi fa arrabbiare. Un tempo piangevo, per questo, ma adesso riesco solo ad arrabbiarmi con te. Perché pensavi che fossi troppo piccola e fragile, per tutti e due, eh?

Cazzo! Sei stato un deficiente, lascia che te lo dica.

A volte mi ritrovo a parlare con la tua chitarra. Triste, eh?

Beh, che devo fare? Sa ancora così tanto di te … Ha ancora il tuo profumo.

Ha ancora quel misto di fumo, alcool, e te. Tu avevi un profumo tutto tuo, particolare.

In un certo senso, lei è più comprensiva di te. Non fa caso al fatto che sono troppo piccola, in confronto a lei.

Certe volte ho provato a suonarla. Sfioro leggermente le corde, e quello mi basta per scoppiare a piangere ancora.

“Non piangere. Non è giusto. Gli angeli non devono piangere”

Me lo dicesti tu. La tua piccolina non poteva piangere.

Ma la tua piccolina non può andare avanti, senza te.

Gli altri lo hanno fatto. Hanno messo la testa a posto, dopo il tuo funerale. Hanno tutti una famiglia, e dei bambini, persino.

Io no. Loro dicono che sono solamente il fantasma, l’ombra di quello che ero.

L’altro giorno ho ritrovato la nostra ultima foto. Ci volle così tanto, per riuscire a farti fare almeno un sorriso. Io ti stavo abbarbicata addosso, come un polpo. Ti stringevo più forte che potevo, come per non lasciare che tu cadessi a pezzi, come stava accadendo.

Sei sempre stato un po’ cupo, ma in quegl’ultimi tempi eri veramente un mare nero.

Mi mancavano tutte quelle cavolate che sparavi, tutte le sere passate a vedere i filmini deficienti di quando eri piccolo. Mi piaceva vederti arrossire tutte le volte che ti prendevamo un po’ in giro, per poi scoppiare a ridere.

Me lo sono dimenticato, come si fa. A ridere, intendo.

E davvero, io ci ho provato. Ho tentato, te lo giuro. Cercavo di farti tornare quello che eri, ma non collaboravi.

Mi ricordo tutto di te, dei momenti passati insieme, ma la notte è più vivida, nella mia mente. Quella notte è incancellabile.

Perché l’unica cosa che riuscivo a pensare era “non lui”. Tu eri tutto quello che avevo.

L’unica cosa che avrei voluto fare era riuscire a prenderti per mano, a riportarti indietro, per poterti dire tutto quello che non ti avevo mai detto, tutto quello che non avevi mai saputo.

Ma riuscivo solo a piangere, guardando i tuoi occhi. Quegli stessi occhi, dello stesso colore del cielo di Helsinki, completamente spenti.

Penso tu manchi anche a lei. La amavi, no? Bè, credo che lei amasse te.

Migè mi ha chiesto di salutarti. Né io né lui eravamo al tuo funerale. In quell’occasione avresti avuto ragione, non era abbastanza forte per sopportare di dirti definitivamente addio.

Quando si tocca il fondo, in teoria, non si può far altro che risalire. O almeno, così dicono. Io ho continuato a scavarmi la fossa con le unghie.

Quindi, scusa se me ne vado. Scusa se alla fine non ce l’ho fatta, a rimanere, ma quello che provo è troppo grande per me.

Ho paura, davvero. Di non riuscire a risalire più. Devo fuggire.

Fuggire da te, da me, e da quel noi che non c’è mai stato, che non ci sarà mai.

Ero una sognatrice. Sognavo il vero amore, ma non pensavo fossi tu.

Ti ho visto piangere, ridere, e sono sempre stata con te. Ma adesso devo ritrovare un po’ di me stessa, capisci?

Sento ancora la tua voce. A volte mi sembra perfino di rivederti. È per questo che me ne devo andare.

Ho sempre pensato a te, prima di me, ma adesso devo mettermi un po’ in primo piano. So che se cadessi di nuovo, un’altra volta, non riuscirei più ad alzarmi.

Odiami, ti prego.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: RacheLLe