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Autore: Naraku_74    05/04/2009    7 recensioni
[3x9] Scritta solo per poter dire: “Buon compleanno, baka saru”! E quale modo migliore per farlo che (tentare) di rappresentare quello che lui è per Sanzo?
Una voce. Insistente. Lagnosa. Che chiamava. E chiamava. E chiamava qualcuno senza nome.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The smile on your face.
Rating: Verde
Characters: Genjo Sanzo Houshi
Pairing: 3x9 (SanzoxGoku)
Legal Disclaimer: I personaggi ovviamente non sono i miei, ma appartengono a mamma Minekura e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Questa è solo una fan fiction fatta per puro diletto personale.
Note: Scritta solo per poter dire: “Buon compleanno, baka saru”! Perché non posso non augurare buon compleanno ad una scimmia che adoro così tanto, e che, nonostante sia solo un tratto di china su un foglio bianco, è capace di regalarmi ogni volta delle emozioni fortissime. E quale modo migliore per farlo che (tentare) di rappresentare quello che lui è per Sanzo? Non so nemmeno io se classificarlo come nonsense o meno. Ho solo tentato di fare una specie di quadro generale, in ordine cronologico, di quella che è la loro storia. Lo so che sono concetti triti e ritriti, ma se avessi un po’ di originalità non sarei qui a scrivere storie con personaggi non miei, vi pare? ^__^




THE SMILE ON YOUR FACE



The smile on your face lets me know that you need me
There's a truth in your eyes saying you'll never leave me
The touch of your hand says you'll catch me whenever I fall
(written by Paul Overstreet and Don Schlitz)(1)




Una voce. Insistente. Lagnosa. Che chiamava. E chiamava. E chiamava qualcuno senza nome.

[Che seccatura]

Occhi dorati. Enormi. Innocenti. Limpidi. Che nonostante tutto non perdevano mai la capacità di guardare stupiti il mondo. Da quanto tempo avevano iniziato a seguirlo con stolida adorazione?

[Che espressione idiota]

Un animo ingenuo. Fiducioso. Sincero. In grado di cogliere sempre la bellezza in tutto quello che lo circondava. Che con entusiasmo emanava gioia di vivere. Con un candore che gli donava serenità, che gli rendeva le lunghe notti di pioggia un po’ meno dure da sopportare.

[Invidio la tua semplicità]

“Sanzo.” “Sanzo!” “Sanzo…?” “Saanzo.” “Sanzooo.”

[L’unico che può pronunciare il mio nome con tanta familiarità]

“Aaahh… che fame!!!”

[Un piccolo moccioso dall’espressione stupida con un incredibile appetito]

ma non solo…

Artigli affilati. Iridi ferine. Zanne acuminate. Forza. Potenza. Crudeltà. Distruzione. Una presenza generata dall’energia stessa della terra, che racchiudeva in sé un potere paragonabile a quello divino. Un essere eretico che affrontava chiunque gli si parasse davanti per puro divertimento. Un demone senza inibizioni che non faceva distinzioni tra amici e nemici; che, in preda alla sua furia omicida, non poteva nemmeno riconoscere la voce dei propri compagni.

[Sfortunatamente, non ho pallottole da sprecare per uno stupido come te]

perché…

Le sue mani… sempre lì, protese verso di lui… erano le prime a sostenerlo quando vacillava. Sempre presenti per frenare la sua caduta. Il suo tocco, delicato, lo sorreggeva quando si accasciava esanime colpito da un suo ex compagno di tempio, dal veleno di un demone del deserto, dalle percosse di una banda di sicari.

[Nessuno può competere con Goku]

Un cuore talmente grande da sentirsi in colpa per aver desiderato che qualcuno morisse per poter ridare vita ad un bambino morto per una malattia incurabile. Da rimproverarsi di non aver saputo offrire la sua anima per lui. Un cuore con la capacità di vivere solo il presente. Che era quasi riuscito a convincerlo che si potesse vivere anche così, dimenticando il passato ed ignorando il futuro.

[-Se fossi tu a morire… vorresti che qualcuno ti resuscitasse?
-Per me… non ha alcuna importanza]

e poi…

In una notte senza luna, un attacco improvviso. La sua vita che gli scivolava tra le dita, insieme al sangue che sgorgava dalle ferite. Un'altra volta mani sporche del rosso calore di un’esistenza strappata.

[In quel momento, ho sentito qualcosa che si spezzava…]

Nuovamente vedersi morire qualcuno davanti agli occhi. Ancora una volta sentirsi sommergere dal dolore, dall’impotenza.

[Conosco il dolore di chi resta in vita]

Ma questa volta era diverso. Questa volta non era solo sentirsi in colpa per essere rimasto inerme. Era sentirsi strappare via un pezzo di anima. Rendersi conto in quell’istante di quanto vuote fossero le parole “rinuncia a tutto”. Perché ora che lo stava perdendo capiva quanto avesse bisogno di lui. Sentirsi sommergere da un odio smisurato verso qualcuno che aveva osato toccare quanto di più importante avesse al mondo.

[Uno sconfinato e genuino istinto omicida]

e reagire nell’unico modo in cui era capace…

Fuggire. Lontano. Andandosene con nuovi compagni, senza voltarsi indietro. Perché qualcuno, una presenza oscura, buia e vuota come il nero abisso della notte, aveva sferrato quell’attacco proprio per colpire lui, facendola diventare una questione personale. Ma, soprattutto, perché non aveva avuto il coraggio di incontrare nuovamente i suoi occhi - sapendo che era scappato traumatizzato perché credeva di non poter fare niente per aiutarlo - temendo di vedervi il biasimo che sentiva di meritare.

[Sono così fragile?]

L’ennesima sigaretta. Con un gusto amaro che non aveva mai avuto prima. Le notti, solitarie e insonni, non erano più accompagnate dal suo leggero russare. E quel senso di vuoto, che si allargava sempre di più nel suo petto. Lo scorrere lento e monotono del tempo, cercando di convincersi che saperlo vivo, anche se lontano, gli era sufficiente.

[Quello lì… non ha bisogno di me]

quante menzogne…

“Smettila - Sei fastidioso - Guarda che ti ammazzo - Sei un inetto” E lui allora, cos’era? Lui, che non era stato capace di mantenere la promessa che gli aveva fatto. Anche se gliel’aveva detto perché era un incapace. Perché era un fagottino spaventato. Quando ancora non sapeva quanto si sarebbe attaccato a lui.

[Io non ti lascerei mai da solo]

e un’unica verità…

Una stupida scimmia che gli aveva ricordato che anche lui aveva un cuore. Ed ora stava vivendo senza, perché lo aveva lasciato con lui.

[Non bisogna allontanarsi dalle cose per noi preziose]

allora…

Fermarsi. Ad aspettare. Guardando nella direzione in cui il cielo si schiarisce all’alba. Scrutando l’orizzonte in cerca di tre figure in cammino verso il tramonto. Finalmente, un raggio di sole riflesso da un cerchietto tra capelli castani. Occhi simili all’oro fuso che si spalancano stupiti nel riconoscerlo tra la folla di una delle tante città senza nome. Un sorriso che non può non ricambiare. Passi incerti che si trasformano in una rapida corsa verso di lui. Il suo cuore che riecheggia il ritmo di quei passi. E la sua mano, stretta sull’harisen prima ancora che arrivi a tiro: “Sei in ritardo, scimmia!”

[Essere davvero liberi… significa avere un posto in cui tornare]




(1) Il sorriso sul tuo volto mi fa capire che hai bisogno di me
C’è una verità nei tuoi occhi che dice che non mi lascerai mai
Il tocco della tua mano dice che mi prenderai ogni volta che cadrò

  
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