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Autore: _hayato    15/04/2016    1 recensioni
Riapri gli occhi, di anni ne hai trentadue e non riesci a dimenticare niente. Sei su una spiaggia e sei con lui ma non è in Grecia e non sei tra le sue braccia. Sei a Burnmouth, quella patetica striscia di sabbia - resa ancora più grigia e fredda dal cielo nuvoloso - che qualcuno si ostina ancora a chiamare spiaggia e il tuo Elliot, il tuo amore che era alto e biondo e forte, adesso sembra poco più che un bambino accasciato al tuo fianco.
[one shot au Elliot/Leo ispirata a The normal heart]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Ti chiami Leo Baskerville.
    Chiudi gli occhi ed hai ventinove anni. Sei sulla spiaggia, tra le braccia dell'amore della tua vita che hai trovato in un isolotto della Grecia bagnato dalla luce del tramonto. Ti abbraccia da dietro, la testa posata sulla tua spalla, a guardare con te il sole che viene ingoiato dal mare piatto che è uno specchio. Ci siete solo voi o almeno a te così sembra perché senti e vedi solo lui.
    Si chiama Elliot Nightray e lo hai conosciuto tre mesi fa. Sei venuto qui per trovare la pace ed invece hai incontrato lui, non sai molto di quello che fa e chi è e del suo passato, sai solo che è alto e bello e biondo e ti fa sentire vivo. Ti sei innamorato di corsa, senza poterti fermare, senza chiederti nulla, mettendo tutte le tue convinzioni in un cassetto che speri di non dover aprire mai più.
    Tu nell'amore non ci hai mai creduto, d'altronde, da cosa avresti potuto difenderti? Hai sempre creduto nella tolleranza reciproca, nelle amicizie con interessi, nelle nottate brevi con sconosciuti poco interessanti, ma nell'amore mai.
    Ma hai incontrato lui che è diverso da chiunque l'altro nel modo meno cliché possibile e anche se lo conosci da poco sei così felice che quasi stai male. Quasi ti dimentichi che vi siete conosciuti con un litigio e hai passato tre ore ad urlargli contro ed insultare lui ed i bagagli che ti sono caduti addosso in aeroporto. Quasi dimentichi il sospiro esasperato che ti è scappato nello scoprire che la tua camera d'albergo è orribilmente vicina alla sua, quasi dimentichi qualsiasi cosa al di fuori di quanto sia bello e perfetto questo momento.
    Riapri gli occhi, di anni ne hai trentadue e non riesci a dimenticare niente. Sei su una spiaggia e sei con lui ma non è in Grecia e non sei tra le sue braccia. Sei a Burnmouth, quella patetica striscia di sabbia - resa ancora più grigia e fredda dal cielo nuvoloso - che qualcuno si ostina ancora a chiamare spiaggia e il tuo Elliot, il tuo amore che era alto e biondo e forte, adesso sembra poco più che un bambino accasciato al tuo fianco. Ha insistito lui a venire qui, a festeggiare il vostro terzo anniversario in riva al mare, come stava diventando vostra abitudine fare. Fosse stato per te lo avresti costretto a letto, lo avresti avvolto nelle coperte e gli avresti preparato un pranzo forse leggermente più complesso del solito e al massimo avresti osato qualche bacio, sempre intriso del terrore di minare ulteriormente la sua salute ormai completamente sbriciolata.
    Ma lui ha insistito e come sempre ha ottenuto e quindi eccolo qui, stretto a te, minuscolo nel giaccone nero che prima gli calzava a pennello, i bei capelli biondi nascosti in un berretto di lana che non basta nemmeno un po' a ripararlo dal gelo che può infilarsi in tutte le fessure e portargli via un'altra settimana di vita. Sai che sotto quel cappello tremendo e quel giaccone di tre stagioni fa è vestito elegante, con uno dei suoi completi di Valentino o qualunque altro stilista che tu non ti curi di distinguere ma a lui importa. E infatti sei in tiro anche tu e ti illudi che sia per l'anniversario ma in realtà lo sai, lo sapete benissimo entrambi, che quella è una piccola anteprima di funerale. Lo sospetti dalla sera in cui hai visto la prima macchia rossa, dietro la schiena che allora era ancora ampia abbastanza da dare l'impressione di poter superare ogni cosa. Lo sai con certezza da un mese, quando il medico dopo l'ennesima visita ha detto ad Elliot che l'unica cosa che può fare è un testamento. È un miracolo che sia arrivato fino a quel giorno, ma chiunque conosce Elliot sa bene che i miracoli con lui sono una cosa comune. Chi lo conosce sa che è invincibile, che lo è sempre stato, che se è sopravvissuto alla sua famiglia, al suo lavoro e a tutte le risse in cui si è lanciato per difendere quello che è "il suo diritto di amare chi cazzo gli pare dove cazzo gli pare" può fare qualsiasi cosa.
    O meglio, lo era prima di diventare un'ombra di cinquanta chili che teneva stretto il tuo braccio per non precipitare di schiena della sabbia. Senti la presa farsi più forte, ti volti verso di lui e ti sta guardando. E vorresti urlare nel momento in cui incroci i suoi occhi, stanchi ma ancora così azzurri e pieni di vita e determinazione che ti uccide dentro constatare che probabilmente non reggeranno fino alla prossima alba.
    《Leo.》
    Vorresti urlare perché non se lo merita, perché è giovane e pieno di vita e determinazione e voglia di prendere il mondo a calci nel culo e non è giusto, non è giusto per niente.
    《Non ho mai amato nessuno quanto amo te.》
    Vorresti urlare perché la sua voce è debole ma un tempo era forte e calda e potente e pronta a ferire quasi quanto i suoi pugni.
    《Forse non ho mai amato nessuno al di fuori di te e basta.》
    Vorresti urlare perché non puoi esserci tu al suo posto, a spegnerti in silenzio per un veleno che sta sterminando i tuoi amici ei tuoi colleghi ed una comunità intera mentre il mondo intero sta a guardare.

    《Ti amo, Leo Baskerville, davvero.》
    Vorresti urlare e vorresti interromperlo, perché sai che le prossime parole saranno le ultime, lo capisci dal modo in cui la presa diventa debole e la voce affaticata e dio no, non vuoi restare solo con il suo silenzio e la sua mancanza.
    《Avrei voluto avere più tempo.》
    Vorresti urlare perché la tua vita ha dato un senso alla tua, perché ti ha salvato, perché è tutto quello che hai, perché le lacrime ti attraversano gli occhi con tanta violenza che non riesci nemmeno a parlare anche se sai che non ce n'è bisogno. Perché lo ami ed è tuo, solo tuo, e nessuno dovrebbe arrogaesi il diritto di portartelo via.

    《Leo...》
    Vorresti urlare perché è talmente debole che adesso ti guarda soltanto, straziato non al pensiero che stia morendo ma al pensiero di lasciarti su questa spiaggia deserta da solo e disperato. Vorresti urlare ma invece con una forza che non hai mai avuto gli accarezzi il viso, gli sussurri che lo ami e lo baci, con la delicatezza di chi sa che è l'ultima volta, e quando ti allontani ti sorprendi di trovarlo ancora lì, che ti guarda con l'ultima luce che ha negli occhi.
    《... mi dispiace.》
    Vorresti urlare perché il suo ultimo pensiero è stato per te e per quanto tu sia infinitamente miserabile. Perché adesso sei solo, solo sul serio, con le braccia che si aggrappano al nulla e quel mare che odi e il tuo Elliot che non è più Elliot ma solo un guscio vuoto come ti senti tu adesso. Vorresti urlare e lo fai, lo fai forte e il perché non lo sai con precisione ma non ti riesci a fermare. Urli perché il solo pensiero di essere vivo senza di lui la gola ti si stringe fino a soffocare, perché non hai niente e non sei niente e vorresti chiudere gli occhi e tornare i Grecia, vorresti dimenticarti della malattia e dei problemi e di Elliot pallido in un letto d'ospedale ma non puoi. Urli perché è colpa tua, perché sai che glie l'hai passata tu e che si sarebbe presa solo te se non avesse avuto la disgrazia di incontrarti.

  • Urli finché urlare non ti brucia la gola come l'inferno e allora piangi, piangi e non riesci a fermarti, piangi e vorresti morire, piangi perché il vuoto non si riempirà mai e non riesci nemmeno a respirare al solo pensiero di esistere senza di lui.
     
   
 
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