Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: Juliet88    16/04/2016    0 recensioni
Una spugna per cancellare il passato,
una rosa per addolcire il presente
e un bacio per salutare il futuro.
(Guy de Maupassant)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
hjvhjvju "Che significa tutto questo?" domandò, seccato, Chuck dopo qualche secondo di silenzio.
Il viso di quella che si presentò come "nonna di Chuck" parve intristirsi.
"Io non ti ho mai visto durante tutta la mia vita" continuò.
Quei boccoli argentati si mossero verso il basso, insieme allo sguardo della donna.
"Lo so. Ci sono...delle cose... che non sai" disse, tornando a osservarlo negli occhi.
Chuck non parlò prima di rivolgere un'espressione sospettosa alla donna.
"Chi sei?" semplicemente disse.
"Che cosa vuoi?" con una punta di rabbia, mettendosi in piedi.
Io non riuscivo a dire parola. La famiglia di Chuck non era mai stata una cosa spontanea. Sempre con intrighi, complotti, bugie. Capivo la sua rabbia, era stanco. La sua famiglia era il suo tallone d'Achille. Era come se tornasse ad avere tre anni.
"Charles, ti prego, capisco la tua insofferenza verso tutto il male che ti hanno fatto, che ti abbiamo fatto. Ma lasciami spiegare, lasciami raccontare, lasciami chiederti scusa"
"Ascolta ciò che devo dirti, e poi deciderai se chiudere anche con me. Ma devi venire a conoscenza della verità"
"Per quel che ne so io, tu potresti anche essere una bugiarda. Non ti ho mai vista in tutta la mia vita" furono le parole di Chuck.
"Hai ragione. Fai bene a non fidarti di nessuno, in questo hai preso da Bartholomew"
Chuck tremò per una frazione di secondo al suono del nome di suo padre.
La donna cercò qualcosa nella pochette, ne prese ciò che sembrava un orologio da tasca dorato. Tuttavia quando spostò la parte di sopra, non furono scoperte delle lancette, ma una fotografia. Lo consegnò a Chuck, comunicandogli che lo portasse con lei da anni. Senza scordarsene mai.
Chuck si sedette nuovamente, io fui immediatamente accanto a lui. Gli presi poco il braccio, guardando la fotografia, subito dopo i suoi occhi.
Nella fotografia era ritratta una donna stupenda, teneva in braccio un bambino, somigliava molto a Chuck. Era Chuck.
Gli occhi di lui sempre più vuoti.
"Chuck..." riuscii a bisbigliare, con la voce spezzata.
Lui girò il capo verso di me, visibilmente sconvolto. Sembrò domandarmi aiuto con gli occhi.
Io mi alzai.
"Signora, posso sapere qual è il suo nome?" chiesi.
"Adaline. Adaline Bass." rispose, guardando con apprensione Chuck.
"Lei capirà...conosco Chuck da quando eravamo bambini. Innumerevoli sono state le persone che hanno tentato di usarlo, di prenderlo in giro, di sfruttarlo. Arrampicatrici sociali e persone senza coscienza. Comprenderà che adesso non riusciamo più a fidarci di nessuno".
"Certo. Capisco perfettamente. Ma io non rientro in quella categoria. Se avessi voluto ricavare qualcosa da mio nipote, l'avrei cercato già precedentemente." disse, senza far trasparire niente.
"Piuttosto mi chiederei perchè non abbia mai tentato di trovarlo" risposi, dubbiosa. Ero entrata nello spirito complotto/stronza.
"Come?"
"Ha capito benissimo"
"Ho una spiegazione per qualsiasi domanda mi farete. Ma con tutto il rispetto, signorina..."
"Waldorf. Blair Waldorf".
"Signorina Waldorf...vorrei che fosse mio nipote a chiedere, a dimostrare interesse nel sapere chi io sia".
Abbassai appena lo sguardo.
Chuck fu al mio fianco.
"Vorrei farti sapere che chiamerò il mio investigatore personale, vedrò se ci sia qualcosa che mi possa far pensare che tu menta." disse ad Adaline.
"Non avresti certo il primato per quanto riguarda la famiglia Bass"
"Non pensare che io sia uguale a loro. Bartholomew e tuo nonno, Charles...loro erano praticamente i medesimi. Hanno mentito tante volte anche alla sottoscritta..." pronunciò, rammaricata, gli occhi che fissavano il vuoto.
"E' così bello averti qui di fronte a me" comunicò, all'improvviso,  con gli occhi che annunciavano lacrime. La sua mano sul volto di Chuck.
Lui la guardò, senza dire nulla. Era confuso, come frenato.
"E' meglio che vada, ora. Tornerò." disse, semplicemente Chuck
"Lo spero tanto. Ciao Charles. Arriverderci signorina Blair Waldorf" cantò, rivolgendo un sorriso.
Girammo le spalle, mentre ci avviavamo verso l'uscita. Guardai il viso di Chuck e notai gli occhi lucidi, sembrava piangessero da un secondo all'altro.
Lo fermai un secondo, la mano sul suo petto, il mio sguardo su di lui.
Mi guardò con le sopracciglia inclinate, come se in silenzio gridasse di stargli accanto.
Gli sorrisi.
Gli dissi di stare tranquillo, che io sarei stata con lui qualunque cosa accadesse, mentre gli sfioravo appena la gota. Ed ero sincera, l'avrei fatto sul serio.
Lui posò il suo palmo sulla mia mano, sulla sua guancia, e la strinse, chiudendo gli occhi per un istante.
"Ho bisogno di te" bisbigliò così piano che mi sorpresi di sentirlo.
"Sono qui, sono con te"
Gli presi il braccio, e ricominciammo a camminare. Lo tenevo come se fosse un malato appena uscito dalla clinica, e in un certo senso lo era.
Eravamo finalmente fuori, a Manhattan pioveva. Guardammo un secondo il cielo, e lui sembrò essere felice di ricevere un po' di frescura sul viso. Salimmo sulla limousine, e ci avviammo verso casa.

"Hey, Upper East Siders! E' Gossip Girl che parla...guardate cosa ho appena ricevuto, una vera e propria delizia prima dell'ora di cena. Venite con me per l'happy hour, e guardate gli ultimi aggiornamenti. Che ci fanno Blair Wladorf e Chuck Bass a braccetto sotto la pioggia? Molto "Colazione da Tiffany", Queen B...Peccato che Audrey non aveva il cattivo gusto di riprendere delle banali minestre riscaldate. Pare invece che a te avdano molto bene...che si sia riaccesa la fiamma? Eppure in fisica è scientificamente approvato che per la combustione vi sia necessità di un combustibile e di un comburente, amici miei. Un prodotto che viene ossidato, e un prodotto che lo ossida. Ma cosa succede quando sono entrambi comburenti come C e B? Lo scopriremo. XOXO, Gossip Girl."

Durante tutto il tragitto verso casa guardò quella fotografia consegnatagli da Adaline. La sua testa poggiata sulla mia spalla.
"Smetteranno mai?" chiese all'improvviso.
"A che ti riferisci?"
"I miei demoni. Smetteranno mai di seguirmi ovunque io vada?"
I suoi occhi lucidi fissi sui miei.
"Per far in modo che questo avvenga, bisogna sconfiggerli tutti. Io sono accanto a te per aiutarti".
"Grazie" disse semplicemente, ma con occhi sinceri.

Arrivammo in hotel, e la prima cosa che Chuck fece fu giustamente chiamare un investigatore privato, avevamo bisogno di risposte. L'uomo si accordò con Bass di vedersi nel pomeriggio del giorno successivo, indicando il Victrola come luogo d'incontro.
"Victrola".
Non sapevo l'avesse ricomprato...
Trascorremmo il resto della serata in compagnia dell'adorato scotch, cercando di elaborare piani d'azione, strategie difensive, complotti, cercare di capire come ciò fosse possibile, come non fossimo mai venuti a conoscenza della signora Adaline.
Mi chiese di prendere un caffè insieme il pomeriggio successivo, e presenziare all'incontro con l'investigatore.
Non mi aspettavo lo facesse. Mi faceva piacere, chiaramente...ma Chuck aveva sempre voluto riservare le sue faccende familiare per sè, occuparsene da solo. Il fatto che mi abbia domandato di partecipare, di stare al suo fianco in questa faccenda mi stupì.
Accettai, e lessi la stanchezza sul suo volto, così decisi di dargli la buonanotte.
"Chuck, adesso è meglio che torni a casa. Sei stremato e sono sicura che tu abbia bisogno di riposo. Chiamami qualsiasi cosa accada, se ne senti la necessità, non importa la fascia oraria".
Lui mi guardò con occhi grati.
"Buonanotte, Chuck" bisbigliai, dandogli un piccolo bacio sulla guancia.
"Buonanotte, Blair" fu la sua risposta, stringendo le mie mani.

Quella notte non dormii un solo istante. Non facevo che pensare a Chuck, a quella signora raffinata dai boccoli di platino, a Bart. Come aveva potuto nascondere tutto questo al figlio? Come poteva provare tanto odio verso di lui?
Provai rabbia verso Bart, verso il suo comportamento così orribile. Provai rabbia per ciò che era riuscito a fare a Chuck, in ciò che voleva farlo diventare. Un mostro senza sentimenti.
Nel pomeriggio guardai con sospetto ad Adaline, non le credevo, semplicemente perchè pensavo fosse impossibile, perchè pensavo fosse la solita bugiarda in cerca di denaro. Ma nella mia camera, in solitudine, con il buio della notte come unico spettatore, avevo la possibilità di liberare la mia mente. Ripensare a tutto ciò che Bart aveva fatto a Chuck. Quante volte l'aveva fatto sentire come se non fosse all'altezza, le bugie sulla madre, i complotti per distruggerlo, il tentativo di ucciderlo. In fondo non era così scioccante se avesse nascosto anche le radici e gli affetti a Chuck.
Negli occhi color cacao della donna, così intensi, avevo cercato di guardare più profondamente possibile. Volevo scorgere segni di inganno, di bugia.
In verità mi sembravano sempre sinceri, trasparenti. Lo sguardo dolce, ancor più luminoso quando si fermava su Chuck.
Forse non mentiva.
Quella notte, probabilmente per l'ora, probabilmente per lo scotch di Chuck, ero convinta che stesse dicendo la verità Adaline, sebbene non potessi dimostrarlo.

"Dorota!" gridai.
"Dorota!"
Qualche parola in russo, forse non proprio d'amore seguì le mie urla.
"Signorina...ma cosa fa già in piedi?" domandò, sorpresa.
"Sei stupita? Sai cosa sorprende me? Non vedere le tue mani cingere una tazza di caffè"
Dorota alzò gli occhi al cielo.
"Chiamo Gerard per accompagnarla a fare shopping..."
"almeno con questo umore non dovrò sopportarla io..." disse dopo, sottovoce.
"Ti ho sentita"
"Nessuno shopping. Devo andare in atelier. Dillo all'autista."
"Va bene, signorina."
"E portami un caffè"
"Va bene, signorina" ribadì, con tono differente rispetto la precedente battuta. Sembrava esasperazione.

Feci una doccia, e scesi al piano sottostante per fare colazione.
Trascorsi la mattina al lavoro, occupandomi di atti di burocrazia, e revisione di modelli, sebbene la mia mente andasse sempre a lui, a come stesse.
Pranzai con Serena, a cui non raccontai niente delle scoperte svolte da me e Chuck il giorno precedente. Volevo attendere che l'investigatore portasse a termine le sue ricerche, e pensai che fosse più corretto gliene parlasse Chuck.
La vita di Serena sembrava così semplice, così chiara...
Dan amava lei, lei amava Dan. Vivevano insieme, stando l'una al fianco dell'altra. Serena faceva apparire qualsiasi cosa una passeggiata. Non nascosi di sentire un po' d'invidia. Un'invidia non malvagia, non avrei mai augurato l'infelicità alla mia migliore amica, probabilmente sarebbe più corretto definirla "ammirazione".
Lei mi sorrise, abbracciandomi, e sussurandomi che anche per me sarebbe arrivata la felicità.
Chissà dove si trovava la mia felicità. Chissà se l'empire che si materializzò nella mia immaginazione un quarto di secondo dopo fu una casualità. Non volevo pensare.
"Ho visto la foto tua e di Chuck su Gossip Girl...Blair, che stai facendo?"
"Foto?"
Accidenti. che cosa avrei dovuto dirle? Confessare tutto? Mentire per metà?
Scelsi la seconda via.
"Non andare lontano con la mente, S. Dovevo solo pagare una scommessa a Bass."
Lei sembrò poco convinta, ma non domandò ulteriormente.
Era diventata più saggia.
Guardai l'orologio. Le 17.00. Fui sorpresa, e quasi scappai, salutandola con un bacio sulla gota, per tornare immediatamente a casa e prepararmi all'appuntamento con Bass e il signor Thorne.
Indossai un abito di Prada, un tubino, con delle trasparenze verticalmente ai lati dell'abito, e la schiena nuda.
Finii di mettere il rossetto rosa antico, il display dello smartphone divenne luminoso. Chuck. Mi chiedeva di scendere.
Presi il capospalla, e andai verso la limousine.
Lo salutai avvicinando leggermente la mia guancia alla sua, la mia mano sulla sua spalla.
Lui mi diede un bacio sulla guancia, socchiudendo gli occhi.
Mi spostai, accavallando le gambe.
"Non hai cambiato profumo, decisamente non l'hai fatto" sorrise, spostando lo sguardo.
"Potrei mai cambiare Chanel, Bass?"
Ero silenziosamente contenta che si ricordasse il mio profumo.
"Ci sono cose che non cambiano mai" disse, criptico.
Lo guardai per più secondi, cercando di capire cosa volesse tutelare dietro quella frase assolutamente non di circostanza. Sapevo che non fosse di circostanza.
Ma non esasperai la situazione.
Poggiai le mie spalle sul sedile, mentre riprendevo la conversazione. "Il Victrola è sicuramente tra questi. Non sapevo te ne fossi appropriato di nuovo..."
"Amo troppo quel posto perchè non sia mio. Egoistico, forse. Non sono mai stato molto altruista, a dir la verità"
Guardai l'orologio Cartier che portavo, guardando poi lui.
Capì immediatamente, e sorrise, "Sai che non parlo di quelle cose..."
"Come stai?" chiesi improvvisamente, come in un tuffo a testa da un trampolino.
Rimase in silenzio per qualche secondo.
"Non lo so. Lo saprò dopo la discussione con il signor Thorne."
Gli strinsi la mano, in un contatto forse non appropriato, ma volevo sapesse che lo comprendevo.
La limousine arrestò il moto, eravamo giunti a destinazione.
Quando scesi dalla macchina guardai in tutte le direzioni, controllai che nessuno volesse scattare foto. Non avevo nessuna intenzione di dover inventare nuove giustificazioni a Serena.
Il signor Thorne era seduto ad un tavolino, l'ultimo, il più vicino al termine del locale. Ordinammo dei bicchieri di bourbon, e camminammo verso l'investigatore.
Un saluto formale, e parlò senza perdersi, molto professionale, pensai.
"Signor Bass, ho lavorato tutta la notte, e questo è quello che ho trovato" comunicò, guardando una busta bianca.
Chuck la aprì, e vidi dei documenti, fogli, e poi una foto.
Una foto che immortalava un Bart Bass appena dodicenne, o quattordicenne, un uomo e una donna seduti accanto a lui.
Il padre e la madre di Bart.
Presi l'immagine, guardai la donna. Stessi occhi, stessi boccoli, sguardo dolce, proprio come Adaline.
Era Adaline, non c'erano incertezze.
"Signor Bass, quella donna è davvero sua nonna." disse il signor Thorne.
Gli occhi di Chuck erano tesi, le sopracciglia inarcate.
Stava ostentando un'immagine di orgoglio, ma sapevo che fosse devastato.
"Atto di nascita, di matrimonio con Charles Bass si trovano nella busta che le ho fornito".
"Se abbiamo l'assoluta certezza che quella donna sia chi dice di essere...allora perchè solo adesso? Perchè non è mai venuta a cercarmi? Tutto ciò non riesce a non sembrarmi sospettoso." comunicò, Chuck.
"Nelle mie informazioni e ricerche non posso conoscere anche il tipo di relazioni che intercorrevano tra chi quella foto immortala, signor Bass" disse, con delicatezza e tatto l'uomo.
"Tuttavia ho notato qualcosa che certamente potrebbe destare il suo interesse..."
Chuck lo guardò con occhi d'esortazione.
"In quei fogli che le ho consegnato, potrà leggere il testamento di suo nonno Charles Bass. Mi è apparso abbastanza poco ordinario che quella donna, Adaline...non sia citata per nessun bene"
Chuck portò i suoi occhi a quel documento, verificando ciò che stesse dicendo il signor Thorne. Incrociò le mani al livello del mento, con gli occhi smarriti, mentre stringeva le labbra. Stava riflettendo.
"Parli con lei. E se le andrà, ci rivedremo. Mi dispiace doverle dire questo ma possono accadere delle situazioni che nemmeno il primo investigatore d'America potrebbe scoprire."
Così dicendo, l'uomo diede la mano a Chuck, che dopo avre preso il denaro, se ne andò.
"Chuck"
Lui mi guardò.
Fui subito in piedi, offrendogli la mia mano. "Andiamo a parlare con lei, ti va?"
Annuì appena, prendendo la mia mano.
Era davvero ciò che mi aveva sempre affascinato il lato fragile di Chuck. Qualcosa che poche persone avevano conosciuto. Non riuscivo a non sentirmi lusingata per essere una di quelle persone. Lui si fidava di me, lo sentivo.
Sentivo come cercasse di mantenere il controllo di tutto, come odiasse la consapevolezza che le cose potessero sfuggirgli. Quell'espressione così seria e composta, celava una tristezza che riusciva a far soffrire anche me e
quel lato così privo di difesa di Chuck era il lato che mi aveva fatto provare amore per lui.
Ricordai il momento in cui desiderai che la mostrasse, in cui dissi che l'amavo, dopo il "finto" funerale del padre.
Quanto desiderai che lui si rifugiasse in me, che non avesse paura di dirmi che aveva paura.
Adesso stringeva le mie mani, esposto in tutte le sue debolezze a me.
Quella corazza che si era costruito, che il padre stesso aveva voluto che costruisse aveva un punto morto. Il punto morto ero io.
Guardai Chuck negli occhi, e ci dirigemmo verso la limousine.

"Salve, siamo qui per la signora Adaline Bass" comunicai alla donna dietro il computer. Lei annuì, dirigendosi verso una porta, diligente e compita.
Ci sedemmo aspettando che quei boccoli d'argento fossero dinanzi a noi, e non trascorse molto tempo prima che accadesse.
"Charles..." esclamò, sorridendo Adaline.
Lui le rivolse un sorriso.
"Vorremmo andare a prendere un thè in un posto più tranquillo. Le va?" domandò, Chuck.
"Certo, ma per favore...non darmi del lei"
"D'accordo" disse con un'espressione solo apparentemente tranquilla.
Ci recammo in uno dei posti favoriti di Chuck, "il migliore thè al frutto della passione della zona" come usava dire sempre lui, non l'avevo dimenticato.
Guardai Chuck, sperando di aiutarlo a farsi forza, a dire tutto ad Adaline, a richiedere le scuse e le spiegazioni che per diritto sarebbero state sue.
Ma fu Adaline a parlare per prima.
"Charles, hai parlato con chi dovevi, visto ciò che mi hai detto ieri?" nel suo volto serenità e comprensione.
"Sì" fu la semplice e riassuntiva risposta di Chuck.
"Ebbene...il fatto che ti riveda qui mi fa ben sperare che quell'uomo abbia saputo svolgere in modo appropriato il suo lavoro".
Sembrava non temere alcuno scheletro, sicura di ciò che era e ciò che diceva.
Le credevo di minuto in minuto, e sembrava che anche Chuck cominciasse a pensarla così.
Le mostrò la foto che l'investigatore solo qualche ora prima gli aveva consegnato, come se fossero tutte le spiegazioni che reputava di dover dare ad Adaline.
Lei sorrise con nostalgia al vedere quella foto.
"Come l'hai avuta? Avrei ucciso per avere questa foto..." disse Adaline, quasi sardonica.
La foto che il signor Thorne ci aveva consegnato sembrava essere la stessa della medaglia che quella signora consegnò il giorno prima a Chuck, solo senza tagli, e sbiaditure.
"Quell'uomo di cui parlavamo ieri" rispose secco, Chuck.
"Sono qui per ascoltarti, credo tu abbai delle cose da dirmi" continuò, qualche secondo dopo.
Adaline sorrise, annuendo.
"E' difficile per me, parlare di tutto ciò. Non l'ho mai fatto, ma tu hai il diritto di sapere tutto su di me, sulla mia storia, e scoprire anche un po' della tua. Non appena l'avrai saputa potrai decidere, in modo maturo e cosciente, se voler conoscermi davvero o meno."
Presi la mano di Chuck. Lui la strinse.
"La mia vicenda non è facile da raccontare, figurati l'averla vissuta. Mi sposai con tuo nonno Charles quando ero solo una ragazzina, diciannove anni circa. Era un uomo sicuro di sè, fermo, determinato. Non uno di quei tipi che amano scendere a compromessi. Il nostro matrimonio non fu voluto da noi, fu semplicemente la conclusione di una negoziazione, era quasi un clichè per gli anni in cui io era una ragazza. Inutile dirti che non fossi favorevole. Ero sempre cresciuta con l'utopia dell'amore, e del matrimonio dettato da sentimenti reali. Nonostante ciò, con il tempo cominciai a voler bene a quell'uomo così severo e sempre serio, nonostamnte non voglio nasconderti io non l'abbia amato mai sul serio".
Prese un sorso di thè al mirtillo.
"Qualche anno dopo, conobbi un uomo, rivale in affari per quel periodo a tuo nonno. Era un uomo affascinante e lo capii immediatamente, anche se le uniche occasioni in cui avevamo modo di conversare furono quelle noiose feste costruite di glitter e apparenza. Non perdeva occasione di avviare qualche conversazione con me, di fermare i suoi occhi sui miei. Non trascorse molto tempo prima che cedessi al suo fascino. Ti prego, non pensare che io non provassi affetto verso tuo nonno. Gli volevo bene, nonostante lui probabilmente non ne volle mai a me. Charles voleva bene solo a se stesso, al potere, ai soldi. Io non ero così. Io non volevo essere così. Mi innamorai di quell'uomo quasi subito, e lui si innamorò di me. Non perdevamo momento in cui sapevamo di poter stare insieme, architettavamo la mia fuga, il nostro futuro. Lui sembrava disposto a fare rinuncia di qualsiasi suo possedimento pur di stare con me. Comprenderai...che ciò mi fece innamorare di lui sempre più intensamente. Mi dispiaceva non amare l'uomo per cui portavo un anello sull'anulare, mi sentivo una traditrice, e nessuno può negare che non lo fossi. Eppure volevo seguire il mio istinto, fare un tentativo per la felicità."

Un altro sorso di thè.
Picchiettò due o tre volte il piano in legno con l'anello di smeraldo e diamanti che mostrava sull'anulare, come per infondersi forza. Fu un gesto che mi ricordò Chuck.

"Poi, un declino. Mi accorsi d'essere incinta, ed ero sicura che non fosse figlio di mio marito. Figlio di tuo nonno. Mi sentivo smarrita, incredula, ma in fondo mi ripetevo d'essermela meritata. In realtà lo penso tutt'ora.
Lo dissi all'uomo che amavo, e progettammo la fuga immediata. Avrei cresciuto mio figlio via da quell'ambiente così ostile all'amore, via da quel mondo così di ghiaccio e crudele.
Ma...Charles se ne accorse, mi fermò immediatamente, picchiandomi quando scoprì cosa avrei portato in grembo. Un figlio non suo. L'avevo disonorato.
Insistette per capire chi fosse l'altro traditore, ma non glielo rivelai mai. La vita che mi avrebbe aspettata sarebbe stata una vita grigia e dissociata da qualsiasi rapporto sociale, ma tuo nonno non mi avrebbe mai uccisa, e purtroppo non avevo la stessa certezza anche per il padre del bambino. Riuscimmo a rivederci una sola volta, e gli dissi addio.
Charles volle riconoscere il bambino, togliendo il suo cognome dallo scandalo che ne sarebbe derivato. Diceva che...non sarebbe stato positivo per lui, il suo onore e i suoi affari.
Lo chiamammo Bartholomew."
Chuck portò le sue mani sul viso, era scosso, forse mai come quel momento. I suoi occhi che cercavano di fermare un pianto impossibile da biasimare.
"Scusa. Scusami Charles, l'ultima scelta che farei sarebbe quella di farti del male. Non voglio farti del male...se preferisci, continuerò un'altro giorno" bisbigliò Adaline, con occhi di commozione e comprensione.
"No. Continua con la tua storia" disse piano, Chuck, i palmi sulla superficie in ciliegio.
Adaline sfiorò le mani di Chuck, e lui osservò quelle mani chiare toccare le sue. Si irrigidì, ma non volle fermarla
.
"Bartholomew crebbe in un tempo che sembrò essere un'istante, la sua educazione avvenne prettamente sotto il sigillo di Charles, e con l'avvicinarsi dell'età adulta questa mia paura fu la verità del suo essere. Non volevo e cercai sempre di allontanarlo dal tipo di pensiero che Charles voleva che lui avesse, e fallì. Come ogni volta, vinse lui. Bart era esattamente come il "padre",  ma sono certa che tu abbia potuto vederlo anche da te questo..."
"Non posso darti torto" disse Chuck.
"Io e Charles avevamo scelto di non far sapere nulla a Bart, volevamo che fosse certo della sua famiglia, che non conoscesse il passato dei suoi genitori, o...come diceva tuo nonno "la vera natura della madre". Eppure, quel giorno fu lui a tradirmi. Quel giorno, una fresca mattina di primavera, decise di dire tutto a Bart, aveva diciotto anni. Rivelò il mio passato a mio figlio senza nemmeno domandare se fossi d'accordo. Il motivo fu chiaro come questo cielo. Voleva che Bart odiasse la madre, e ci riuscì eccellentemente. Bart non volle più saper nulla di me, riuscivo a notare solo odio nel suo cuore, e  io andai via da quell'inferno che solo per lui, solo per il mio piccolo Bart, avevo scelto di sopportare.
Da quel momento, cercai di persuaderlo a perdonarmi, scrissi lettere su lettere, il mio cuore in fogli di carta...che forse furono ogni volta strappati. Ed era così che riusciva a farmi sentire. Sentivo un taglio nel petto ogni volta che ignorava le mie telefonate, le mie lettere, le volte in cui in segreto volevo incontrarlo. I mesi furono presto anni, leggevo di lui su riviste e giornali. Giornali che lo osannavano per l'abilità di contrattare che possedeva. Sembrava sempre più Charles e meno Bart.
Seppi di te solo dall'investigatore che in modo costante mi informava su di loro. Era nato il mio nipotino, e io ne ero stata informata da un uomo sconosciuto."

Sul mio palmo sentì qualcosa di umido...stavo piangendo, senza che me ne fossi realmente resa conto.

"Solo il cielo sa quanto io abbia cercato di convincere Bart a farci incontrare, a farti conoscere me. Ero d'accordo anche quando saresti stato più adulto, ero d'accordo anche se lui avesse detto tutto di me a te, del mio passato, di ciò che avevo fatto. Non mi importava che potessi giudicarmi, avrei scelto d'essere considerata una ridicola, per conoscere mio nipote Charles.
Non credo sia uno shock per te sapere che lui me lo impedì in qualsiasi maniera. Cominciai a leggere amnche di te sui giornali quando crescesti. E temevo.
Temevo che anche tu fossi come tuo padre. Che il nome che portassi fosse anche indicativo della tua personalità, ma adesso...adesso sei qui, ho desiderato quest'attimo dal momento esatto in cui hai visto la luce. Se vorrai avermi con te, io sarò la nonna che non hai mai avuto, la famiglia che non hai mai avuto."
Guardai Chuck, determinata a capire cosa gli passasse in mente. Il suo volto faceva trasparire incertezza, confusione, rabbia, ma anche comprensione.
"E...io, io posso sapere chi fu il padre di Bart?" domandò, un tono che lo faceva avvicinare all'innocenza dei bambini quando chiedono un abbraccio.
Adaline sembrò riflettere per qualche secondo.
Probabilmente si rivelò complesso per lei rivelare tutta la sua storia, denudare la sua anima, raccontare la sua vita. E Chuck le domandava un particolare che non aveva mai scelto di far sapere a nessuno per anni.
Non doveva essere una passeggiata. Ma lei sapeva di dover costruire la fiducia di Chuck, piano piano. Rivelare chi fosse il padre di Bart era certamente una prova della sua sincerità.
"William Van Der Bilt."








  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Juliet88