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Autore: Gnarly    16/04/2016    5 recensioni
[Charlie's Angels!AU]; [CaptainSwan]; [soft!Rumbelle]
Emma, Regina e Belle sono le Charlie's Angels di Tremotino, anche se loro in realtà ancora non sanno chi lui sia. Un ragazzo di nome Uncino è il criminale che devono catturare, ma non tutto va come previsto...
[Seconda classificata al contest Il Club dei 50 indetto da Setsy sul forum di EFP]
[Vincitrice del premio "Questo è quello che si chiama gioco di squadra!"]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Operazione Jones


 

Regina era rimasta quasi senza fiato ed era quasi inciampata tre volte su tre radici di tre alberi diversi. Il motivo? Emma e la sua voglia di fare una scampagnata nel bosco per catturare il tanto ricercato Uncino – la cui identità era finalmente uscita allo scoperto: Killian Jones, scapolo newyorkese di 30 anni, hacker di professione. –

Normalmente il Coccodrillo[1]non si sarebbe tanto scomodato e mandare i suoi tre fidatissimi Angeli a catturare un informatico rifiutato da qualsiasi agenzia – c’erano problemi ben peggiori che minacciavano la tranquilla vita di una delle città più popolate d’America – ma, in questo caso, era proprio lui ad essere in pericolo.

Jones, per mostrare le sue capacità informatiche, aveva deciso di intercettare tutte le telefonate del Coccodrillo per svelare il suo vero nome, in modo da ricevere centinaia di richieste da varie agenzie (che fossero investigative, militari o appartenenti a semplici catene di supermercati). Il Coccodrillo, una volta scoperto cosa questo “Uncino” stava cercando di fare, aveva sguinzagliato i suoi migliori hacker per scoprire chi si nascondesse dietro quel soprannome ed era finalmente riuscito a risalire al suo nome: Killian Jones. Una volta scoperta la sua identità, organizzare il piano per smascherarlo fu semplice: una delle sue tre ragazze lo avrebbe incontrato “per caso” in un bar per poi farlo innamorare di lei (sapevano tutto di lui, andare incontro ai suoi gusti non sarebbe stato difficile) e convincerlo a svelare il suo vero piano per poterlo arrestare – violazione della privacy, hackeraggio… qualsiasi cosa andasse contro la legge, lui l’aveva fatta, quindi non sarebbe stato un problema trovare qualcosa che lo incastrasse. – La scelta ricadde su Emma, anche se “scelta” non è propriamente la parola esatta: una volta visto l’aspetto fisico del giovane, lei convinse Regina e Belle a lasciarle il lavoro ufficiale di innamoratrice.

«Belle, la prossima volta che mi convincerà a correre per i prati in stile Heidi tirami una bastonata in testa, ti prego» sbuffò Regina con un tono che potrebbe essere classificato come “utilizzo il sarcasmo perché altrimenti sareste già tutti morti”.

«Ne sarei onorata» rispose la ragazza con un sorriso sghembo sul volto, divertita dal rapporto di amore-odio tra le sue due amiche.

«Perché questo idiota abita nel bosco? New York è immensa, un appartamento non gli andava bene?»

Emma le rivolse un’occhiata furiosa: «È uno spirito libero e ama la natura. Te l’avevo detto che questa volta avresti fatto meglio a restare a casa…»

«Il fatto che sia il tuo ragazzo non ti conferisce il potere di difenderlo anche quando dovrebbe essere preso soltanto a sassate.»

La ragazza dai capelli biondi la guardò di traverso, arrossendo. «Non è il mio ragazzo!»

La risata sarcastica di Regina riecheggiò per l’area circostante, facendo volare via qualche uccello. «Credi che non ti osservi ogni volta che parli di lui? Sorridi, anche se involontariamente, e ti vengono gli occhi a forma di cuore.»

«Awww, adoro le storie d’amore! Io ne vivo una all’oscura di tutto e di tutti… finché sei in tempo, sii felice. Se lo ami dav-» Belle fu interrotta da una scontrosa Regina.

«Mi fai venire voglia di staccarmi un braccio solo per avere qualcosa da tirarti addosso. Sei insopportabile quando inizi a fare la romanticona. E poi un giorno ce lo dirai chi è questo principe azzurro di cui non smetti mai di parlare?»

Le guance della ragazza divennero rosee, poi, sorridendo, disse: «Mh… forse?»

Regina la adorava: era ingenua, credeva davvero nell’amore e, soprattutto, non era cinica come… beh, come lei.

«Io. Non. Lo. Amo.»

«Continuiamo a parlare dei vostri drammi adolescenziali dopo, okay? Adesso dovresti informarci su quello che è successo ieri sera – ti supplico, evita i dettagli piccanti – con Jones.»

Emma stava davvero pensando di annullare l’operazione. Sapeva che Regina aveva ragione, che lei provava davvero qualcosa per Killian, ma preferiva mentire a se stessa piuttosto accettare i suoi sentimenti. Ogni volta che lo guardava, ogni volta che gli mentiva, il cuore gli si stringeva in una morsa dolorosa perché sapeva che, prima o poi, sarebbe finito tutto. Se ne sarebbe andato dalla sua vita, proprio nel momento in cui stava finalmente riuscendo ad uscire dalla corazza di ferro in cui si era nascosta dopo la morte di Neal, il suo precedente ragazzo. A volte lavorare per il Coccodrillo aveva dei risvolti negativi.

«Sapete, ieri mi ha praticamente sbattuto in faccia l’identità del Coccodrillo.» A questa notizia Belle sussultò, ma nessuno ci prestò molta attenzione. «Era andato in bagno e io ho pensato di controllare il suo computer: è pieno di dati con la sua vera identità. C’è di tutto, dal suo indirizzo al suo numero di telefono. Ovviamente non li ho letti: voglio che sia lui a rivelarceli, scoprirlo in questo modo mi sembra una… non lo so, mancanza di fiducia. Comunque… stava per mandare un’e-mail – credo fosse un curriculum – al dipartimento informatico della polizia di New York. Ho cancellato tutto quello che aveva, poi sono scappata. Non ci vediamo da ieri sera e… ho paura che possa aver fatto qualcosa.»

«Wow, sei davvero sicura che questo ragazzo ti ami molto se pensi che si possa suicidare a causa tua.»

Emma strabuzzò gli occhi, immaginandosi lo scenario più deprimente possibile, poi scosse la testa. «Non essere stupida. Mi riferivo al fatto che magari possa avermi seguita.»

«Beh» Belle roteò gli occhi, come se la risposta fosse proprio sotto i loro occhi, «sappiamo come fargli dire la verità.» Guardò Regina in modo persistente, sperando che lei capisse al volo cosa intendesse dire.

«Oh, vi odio. Non posso usare sempre le mie pozioni, sapete? Credete che crescano sugli alberi? Io utilizzo i miei ingredienti e la mia magia per crearle, non quelli di Belle-sono-troppo-dolce-per-creare-pozioni-malvage. Se finissi tutta la mia scorta di erbe magiche? E se fossi legata alla mia magia e, una volta finita, morirei? E s-»

«Smettila, Miss Ottimismo. Perdonami se sono l’unica qui in mezzo senza pollice verde. Quanto liquido va ingerito affinché funzioni?» Emma interruppe il fiume di parole di Regina prima che potesse rifilarle un cazzotto che non avrebbe mai dimenticato.

«Ne bastano tre gocce. Mischiale all’acqua – o al rum, conoscendo il soggetto» la frecciatina lanciata da Regina colse nel segno e la ragazza si sentì chiamata in causa. La smorfia che la ragazza bionda fece mandò all’aria il piano della prima che prevedeva il non ridere di fronte a lei per una sua battuta – aveva barato a poker, doveva pur fargliela pagare in qualche modo. –

«Va bene. Sapete che dopo quello che farò lui non mi rivolgerà mai più la parola, vero?» domandò lei con un tono intriso di amarezza, sperando in un cambio di piano last minute.

«E tu lo sai che non te ne saresti dovuta innamorare, vero?» le rigirò la domanda Belle che, nonostante la sua innocenza, a volte sapeva essere davvero fastidiosa.

«Lasciamo perdere» sussurrò lei con fare rassegnato. «Il piano è questo: io entro e gli metto questa… cosa nel bicchiere, poi gli do una botta in testa per fargli perdere i sensi. Anzi, fallo tu Regina. Ti prego. Avrai il telecomando della televisione per tutta la settimana. Poi, quando si risveglierà, si ritroverà legato alla nos-ehm, sua, alla sua sedia.»

«Ottimo piano» disse Regina, improvvisamente felice per la parte che le era stata assegnata in tutta la vicenda. «Avere un uomo svenuto ai miei piedi è quello che ho sempre sognato.»

Belle represse una risata, mentre Emma non si trattenne e scoppiò a ridere, trascinandosi dietro anche Regina. In quel momento, quando tutte e tre sembravano felici e spensierate, Emma pensò che forse anche per loro ci sarebbe stato un lieto fine, prima o poi.

 

 

Stavano fuori la porta dell’abitazione di Killian da almeno dieci minuti, ma Emma proprio non si decideva ad entrare.

«E se non fosse in casa?» domandò lei, ancora nella disperata speranza di far cambiare idea alle sue amiche.

«Lo aspetteremmo: abbiamo tutto il tempo del mondo, tesoro» le rispose Regina, che aveva iniziato a spazientirsi.

«Al mio tre entriamo» s’intromise Belle nella discussione che stava andando avanti da un bel po’ tra le sue due colleghe barra amiche barra compagne di bevute.

«Uno,» Emma sospirò talmente forte che temeva avrebbe abbattuto un albero, «due…» Regina tirò un calcio alla porta di legno, che crollò senza troppa resistenza.

«DOV’È IL TRE?» urlò Emma, furiosa con la ragazza che aveva appena distrutto l’abitazione del suo fidanzato, ma a cui era anche grata perché era talmente tanto agitata che pensava sarebbe svenuta prima del “tre”.

«Colpa mia, non so contare» disse la ragazza dai capelli mori con il suo tipico sorriso sarcastico che prima Emma odiava ma che, col tempo, aveva iniziato ad adorare.

Killian, disorientato dall’improvvisa visita della sua ragazza accompagnata da due angeli della morte – “perché sono vestite tutte e tre da dominatrici slave?” pensò il ragazzo –, resto per qualche secondo immobile nella sua posizione che tutti gli uomini over cinquanta adottano: sdraiato sul divano con il telecomando in mano.

Una volta ripreso dallo shock iniziale sorrise. Emma s’impietrì di fronte a quell’espressione: gliel’aveva vista fare nel momento in cui era venuto a conoscenza dell’identità del Coccodrillo. «Vi aspettavo» disse infine, suscitando un senso di ansia in Emma.

«Mi dispiace, tesoro» intervenne Regina, evitando che la Terza Guerra Mondiale si scatenasse nel salotto di una casa nel bel mezzo del nulla, «ma non siamo venute qui per restare a bocca aperta.»

Dopo essersi avvicinata all’uomo quel tanto che bastava per avere la possibilità di toccarlo, allungò il braccio verso il suo collo e premette sul nervo che lei adorava – e adora tutt’ora – chiamare “dello svenimento istantaneo”. Inutile dire che Killian crollò a terra come se gli avessero tolto la terra da sotto i piedi.

Quando si risvegliò la prima cosa che vide fu una sua scarpa volare dal camino alla porta d’ingresso, evitando per un soffio di vento la ragazza dai capelli castani. «Cosa volete da me? Non c’entro niente in questa storia perché 1)è stata Regina a scardinare la porta e 2)è stata Emma a innamorarsi di questo tipo, NON IO!»

Killian sorrise, un po’ per la scena a cui stava assistendo, un po’ perché era venuto a conoscenza dell’amore di Emma per lui – anche se non era stata lei a confessarglielo. –

«Che fine ha fatto il piano “entriamo piano senza demolirgli la casa”?!» urlò la ragazza a cui i suoi pensieri erano rivolti, furiosa.

La donna di fianco a lei – a cui probabilmente erano rivolte tutte le parolacce uscite dalla bocca di Emma – stava per dire qualcosa ma fu interrotta dal colpo di tosse dell’uomo:.«Mi dispiace sospendere la vostra discussione, ma avrei una certa fretta» disse sarcastico, rivolgendo un cenno col capo alla sedia – o forse alle catene con cui era stato legato ad essa, era difficile stabilirlo. –

«Un momento:» Regina portò il braccio in avanti col dito indice puntato verso l’alto, «perché non sei rimasto scioccato dopo che ti abbiamo messo KO, legato a una sedia e fatto praticamente nostro prigioniero?»

«Indovina indovinello…» rispose lui con fare annoiato; probabilmente si sarebbe portato una mano alla bocca, sbadigliando, se solo non l’avesse avuta legata. Girò la testa prima a destra e poi a sinistra ma, vedendo che nessuna delle tre ragazze era intenzionata a proferire parola, iniziò a parlare: «Sul serio? Va bene, significa che sarò costretto a spiegarvi tutto io. Sapete, per essere delle agenti barra ninja avete delle scarse doti deduttive…»

Emma, a quell’affermazione, spalancò gli occhi. «Sapevi tutto.» Boccheggiò alla ricerca d’aria: un pugno in pancia avrebbe fatto meno male. «Sapevi di me, di tutte noi» la risata che uscì dalle sue labbra era rauca, sarcastica… sapeva di dolore. «E io che volevo anche andarci piano con te. Dovevo permettere a Regina di torturarti con la tecnica della cremagliera[2]

«No tesoro, non mi fraintendere» cercò di spiegarsi l’uomo che, vedendo l’espressione affranta della sua quasi-ex ragazza, s’intristì. «Inizialmente magari era tutto programmato. Quello che dovevo fare era seguire i tuoi movimenti: cosa facevi, con chi uscivi, con chi parlavi. Sapevo che eri una delle “ragazze” del Coccodrillo e sei stata tu ad avvicinarti a me, quindi mi hai facilitato le cose. Poi si è fatto tutto più… reale» sussurrò talmente a bassa voce che le ragazze faticarono a sentirlo.

«Non lo ascoltare» intervenne Belle, sostenendo la sua amica – quando si parlava di relazioni la parte romantica che era in lei sbucava sempre –, «sta cercando di impietosirti.»

Un silenzio che sembrò infinito aleggiò all’interno dell’abitazione.

«Sinceramente non mi interessa» replicò Emma, lo sguardo freddo fisso nel vuoto e un tono di voce che somigliava più a quello di un robot che di un essere umano.

Erano state tre le volte in cui Regina aveva avuto davvero, davvero, paura: quando un cannibale che doveva catturare era in procinto di costruire una recinzione con le sue ossa, quando il suddetto cannibale le aveva morso la mano, e quando Emma fissò Killian Jones dritto negli occhi con uno sguardo così glaciale che se non ci fosse stato il camino acceso avrebbe iniziato a nevicare.

Al contrario di ciò che tutti in quella stanza – compreso Killian – pensavano Emma stesse per fare (una via di mezzo tra lo scuoiare vivo il pover’uomo e il bruciargli la casa), sempre rivolgendo i suoi occhi verso un punto vuoto nel salotto, disse semplicemente: «Pensateci voi, con lui ho chiuso.»

Una volta pronunciate queste parole si girò verso la porta, dando le spalle all’uomo che la stava guardando con lo sguardo di un cane abbandonato, e, senza voltarsi indietro, la chiuse dietro di sé.

Non ebbe così il tempo di sentire il “ti amo” che le labbra di Killian, ancora sotto l’effetto della pozione della verità, rilasciarono in un sospiro desolato.

Nel momento in cui la chiave viene infilata nella serratura del braccialetto elettronico, Killian prova un senso di libertà.

Stupidamente paragone questa sensazione a quella provata il giorno in cui suo padre lo portò a fare una gita in barca: si sente immortale, in questo momento, capace di qualsiasi cosa. E quando i suoi occhi incontrano quelli sorridenti della propria ragazza ne è ancora più convinto.

«Dimmi ancora perché non posso lasciarti il braccialetto» chiede Emma con il sorriso più bello che Killian avesse mai visto.

«Perché non potrei venire con te in vacanza alle Hawaii?» replica lui sarcastico, avvolgendo le spalle di Emma con il suo braccio sinistro.

«Ancora mi chiedo il motivo per cui il Coccodrillo abbia deciso di pagare anche a te il biglietto per il viaggio… voglio dire, alla fine il motivo di questa vacanza è la tua cattura!»

Le labbra dell’uomo si allargano in un sorriso, mandando in iperventilazione Emma che, dopo tutti questi mesi, ancora non si è abituata alla sua bellezza. Certo, avevano impiegato qualcosa come dieci settimane per dichiararsi l’uno all’altra direttamente – e il fatto che lei non volesse più vederlo aveva complicato un tantino le cose – e buttarsi il tutto passato alle spalle, ma alla fine ce l’avevano fatta. Regina e Belle l’avevano convinta a parlare, almeno un’ultima volta, con Killian, perché quando lui era ancora costretto ad essere sincero rispetto a qualsiasi domanda gli fosse stata posta a causa della pozione che gli avevano rifilato, aveva ammesso di amare davvero Emma. Loro all’inizio erano scettiche riguardo ai suoi sentimenti ma, vedendo che sia lui che la loro migliora amica sembravano due soldati depressi in guerra, decisero che organizzargli un incontro sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Per Emma, per Killian, e anche per loro stesse perché non ce la facevano più a guardare “Le pagine della nostra vita” a macchinetta.

«Neanche lui ha saputo resiste al mio fascino.»

Emma non riesce a trattenere una risata, di quelle risate vere, cristalline, che ti fanno venire i brividi a vibrare le ossa – o almeno è questo l’effetto che ha sul ragazzo. – «Idiota» sussurra lei infine, avvicinando sempre di più il suo viso a quello di Killian fino ad annullare completamente la distanza tra di loro con un bacio. Un puro e semplice sfiorarsi di labbra, come se si stessero promettendo di amarsi delicatamente, cercando di non ferirsi l’un l’altra.

Killian si rende conto di aver chiuso gli occhi solamente quando, riaprendoli, si ritrova di fronte un’immensa distesa di acqua cristallina e una montagna di sabbia.

«Sto iniziando a odiare questo tuo modo obsoleto di viaggiare.»

Lei scrolla le spalle. «Ops?»

Regina arriva di soppiatto e, quando con un dito tocca la spalla della ragazza bionda, si ritrova stesa a terra con un pugno puntato alla gola.

Emma scuote la testa. «Mai spaventare un’agente, Regina.» La ragazza che si trova ancora sdraiata sulla sabbia ride. «Vorrei davvero continuare questa conversazione, ma credo che abbiamo un argomento più importante su cui discutere.»

Emma si guarda in giro per poi chiedere: «Ehm… dov’è Belle?»

«Appunto…» sussurra Regina abbassando lo sguardo. «Se n’è andata una mezz’oretta fa verso l’albergo, dicendo di essersi dimenticata la crema solare.»

«Scusate se m’intrometto» interviene Killian, mano nella mano con Emma, «ma, a meno che la crema solare non se la sia fatta da sola, dovrebbe essere già qui.»

«Grazie, maestro della fisica,» ribatte Regina sarcastica, con un luccichio divertito negli occhi «fortunatamente ci sei tu qui a farmi da orologio personale.»

Osservando il modo in cui Regina e Killian battibeccano, con una sensazione di calore nel petto Emma realizza quanto sia fortunata ad avere delle persone così speciali che si preoccupano per lei e che, forse, anche lei un giorno sarà davvero felice.

 

Le labbra calde dell’uomo sfiorano il collo di Belle, che ha la testa poggiata sul cuscino. Si trova così bene sotto quelle coperte che resterebbe volentieri là se non fosse per il fatto che le sue amiche inizierebbero a cercarla per tutto l’arcipelago delle Hawaii.

Restano per qualche secondo in questa posizione: la sua testa poggiata delicatamente contro la fronte di lei, sorriso contro sorriso. «Pensi che dovremmo dirglielo?» chiede la ragazza pensierosa. «Non mi sembra giusto nei loro confronti, Tremo. Voglio dire: lavorano per te e non sanno nemmeno se sei un uomo o una donna.»

«Sono abbastanza sicuro di essere un uomo» soffia Tremotino sulle labbra di lei.

Belle ride: «Sei decisamente un uomo». Lui mette entrambe le braccia intorno ai fianchi, coperti dal velo bianco delle soffici lenzuola, della ragazza, posizionandosi sopra di lei.

«Neanche tu avresti dovuto scoprire chi fossi, in realtà…»

«Aver letto libri di spionaggio da bambina può aver aiutato. Non so perché ma tutti dubitano delle mie doti da agente» si lamenta la ragazza mettendo il broncio.

«Probabilmente, conoscendole, prima o poi lo verranno a scoprire da sole» asserisce infine lui, non sapendo se essere orgoglioso delle “sue ragazze” o se esserne stufo (sei anni di nascondigli e false piste non sono così facili come possono sembrare). «Adesso che sono riuscite a far uscire la loro natura magica, poi… sono fondamentali per le missioni, certo, ma se venissero a sapere dell’incantesimo di localizzazione…»

«Come dici sempre tu» conclude Belle tra un bacio e l’altro «la magia ha sempre un prezzo.»








Author's corner: aloha! ^w^
Lasciate che mi presenti: io sono Gnarly - anche se potete chiamarmi Silvia, visto che "Gnarly" è abbastanza ridicolo - e questa è la prima storia che scrivo su questo fandom, nonostante io
guardi OUAT da qualcosa come un anno e mezzo.
Non volevo approdare in questa sezione con una storia del genere, ma sapete cosa si dice quando succedono queste cose no non è vero "una cosa tira l'altra"...
Anyway, che ne pensate di questa OS? Avrei voluto svilupparla come long, in quanto avevo davvero molte idee, ma per il concorso era necessario non superare le 5000 parole, quindi... here we are.
Mentre scrivevo la storia ho pensato tipo cinque volte "okay, questa parte la spiegherò nelle NdA" ma non mi ricordo quali sono i passaggi che forse potrebbero risultare poco chiari, quindi se c'è qualcosa che non avete capito diiitemelooooo.
Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta e, se ho colpito nel segno, fatemelo sapere con una breve recensione - fa sempre piacere ricevere commenti^^"
Alla prossima, ragassuoli!
Un abbraccio,

Gnarly

 

   
 
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