Quando la vide entrare nella
stanza senza che
neanche Rodolfo de Oliveira avesse detto “avanti” ,
Christopher pensò che
quella era una delle donne più belle che avesse mai visto.
Poteva
avere una ventina
d’anni e la sua figura perfetta era messa in risalto dalla
luce che le arrivava
alle spalle attraverso la porta socchiusa. I capelli neri come
l’ebano
contrastavano con il biancore della pelle di porcellana ed il corpo,
fasciato
in un elegantissimo abito di seta e pizzo rosa, era perfetto.
-
Insomma, Maria, che
modi sono mai questi! – la rimproverò Rodolfo
senza alzarsi dalla scrivania e facendo
quasi sussultare l’ospite che per un istante era rimasto ad
osservare incantato
quella inattesa apparizione.
-
Scusatemi papà, ma
Ruggiero ed io stiamo aspettando voi per fare l’annuncio ed
è già tardi! – si
giustificò la ragazza guardandolo con gli occhi luminosi ed
un’espressione mortificata.
Era
talmente garbata
che nessuno avrebbe potuto resisterle e Christopher sospettò
che fosse abituata
a farsi perdonare in questo modo i suoi sbagli. Ma non doveva essere
una
richiesta tanto strampalata perché il padre
sospirò e gli disse:
-
Dovete scusare mia
figlia: è una pazzerella viziata e capricciosa ma le avevo
promesso che durante
la festa per il suo ventunesimo compleanno avrei annunciato anche il
suo
fidanzamento con il tenente Ronghi e così adesso non
sopporta che me ne stia
nello studio a parlare d’affari …
L’aveva
giustificata
con il sorriso bonario di chi era abituato a dargliele tutte vinte,
però,
almeno per forma, si rivolse alla figlia ancora con un tono di
rimprovero.
– Vieni qui e
saluta come si deve il marchese
di Norhal, lord Christopher Riddell.
Quest’ultimo
si era
alzato in piedi senza staccare gli occhi dalla ragazza che intanto gli
faceva
un inchino grazioso.
-
Non ho il titolo,
cavalier de Oliveira. Per ora l’unico
marchese di Norhal è mio nonno – ci
tenne a precisare rispondendo al
saluto con un cenno cortese del capo.
Maria
lo osservò e
notò quanto quel gentiluomo fosse affascinante. Aveva una
figura imponente,
lunghi capelli color del rame, una curatissima barba dello stesso
colore ed un
viso aristocratico, sul quale spiccavano gli occhi penetranti di un
meraviglioso
colore tra l’azzurro ed il verde. Era ancora giovane, doveva
avere forse una
trentina d’anni ma l’
aspetto severo e
l’abbigliamento fin troppo austero lo facevano sembrare
più anziano. Però era un
bell’uomo e lei se ne sentì immediatamente
attratta. Se ne vergognò
perché in quel momento non doveva ammirare
altri che il suo Ruggiero e così si affrettò a
scusarsi ed a sollecitare
ancora una volta il padre a far presto.
-
Chiedo di nuovo scusa
per aver interrotto il vostro colloquio, però per me
è un momento davvero importante
e non vorrei che papà, come fa di solito, si facesse
prendere dagli affari e si
dimenticasse di tutto il resto.
-
Non vi preoccupate,
signorina, abbiamo finito ed io stavo andando via – la
rassicurò Christopher
prendendo la tuba ed i guanti poggiati sulla scrivania.
-
Perché allora non venite
a bere una coppa di champagne con noi? – lo invitò
lei con un sorriso - Diteglielo
anche voi, papà, ve ne prego.
Un’espressione
un po’
strana che il giovane uomo colse
benissimo passò sul volto di Rodolfo.
-
No, signorina,
grazie, devo andare.
Ma
la ragazza
insistette, con un piglio deciso anche se molto seducente.
-
Come? Dovrei dedurre
che non volete brindare al mio compleanno ed al mio fidanzamento?
Potrei
offendermi, sapete! Vi prego, papà, spiegate a questo
signore a cosa va
incontro suscitando la mia collera.
Rodolfo
rise.
-
In effetti quando
Maria si mette in testa una cosa non è facile farle cambiare
idea. Perdonatela,
ma non ditele di no, per favore, ve la fareste nemica! –
intervenne perorando
la richiesta della figlia.
-
Quand’è così, non mi
resta che arrendermi – osservò l’altro
scherzosamente – se dobbiamo concludere
un affare insieme non mi converrà farmi nemica la vostra
deliziosa figliola.
-
Oh bene, così mi
piace! -
esclamò questa e si
girò per ritornare nel salone da ballo seguita
dai due uomini.
Quando
si fu un po’ allontanata,
Rodolfo de Oliveira afferrò l’ospite per un
braccio e piano, per non farsi
udire, gli sussurrò:
-
Per carità signore,
non una parola del nostro accordo con nessuno, soprattutto con la mia
famiglia!
Christopher
era
davvero soddisfatto di villa Helena perché
era proprio quanto cercava a Napoli. Quella
città, così viva e
movimentata, a suo avviso andava presa a piccole dosi per cui poter
rifuggire
la confusione ed il sovraffollamento delle strade del centro per
rifugiarsi
nella pace quasi campestre della collina, era il massimo delle sue
aspirazioni.
Rodolfo gliel’aveva appena mostrata per bene: era una bella e
moderna
abitazione in puro stile Liberty con un grande giardino e dalla quale
si godeva
anche una vista stupenda del golfo. Ancora una volta però,
il Cavaliere lo
aveva pregato di non far menzione con nessuno dell’affare
appena concluso, almeno
fino a quando non fossero passati i tre
mesi concordati nel contratto.
Stava
per l’appunto lasciando
la villa quando, nella bella strada alberata antistante,
incontrò una
carrozzella da cui stavano scendendo Maria de Oliveira e sua madre
Helena,
seguite da una cameriera che reggeva molti pacchi e pacchetti.
-
Buongiorno! – lo
salutò la più giovane con un sorriso ed
anche la madre gli si rivolse con molta cordialità. Per lei,
londinese di
nascita, l’aver conosciuto il gentiluomo erede del titolo dei
marchesi di
Norhal era stato un vero onore.
Riddell
rispose ai
saluti con cortesia e dopo qualche convenevole si stava accingendo ad
andar via
quando Maria gli chiese a bruciapelo:
-
Si potrebbe sapere,
di grazia, quali sono i misteriosi affari che state trattando con mio
padre? È
molto strano che lui non ce ne voglia parlare ed io sono curiosa come
una
scimmia.
-
Niente che possa
riguardarvi – mentì lui per tener fede alla parola
data, mitigando il tono un
po’ brusco della risposta con un sorriso che gli fece
brillare i denti candidi.
Intanto
guardava la
giovane donna che da sotto il largo capello ornato di piume, lo
osservava come
a volergli leggere dentro.
-
Va bene, prometto
di non essere indiscreta, ma in
cambio non ve ne scapperete così. Su,
entriamo.
Con
molta
disinvoltura, lo prese a braccetto ed incurante delle sue proteste, lo
condusse
all’interno della casa, in un salotto che dava sul terrazzo dove stavano giocando una
bambina di cinque o
sei anni ed un maschietto più grandicello.
-
Scommetto che mio
marito si è dimenticato di offrirvi il tè
– gli stava dicendo la signora de
Oliveira – Dovete perdonarlo, in tanti anni non sono mai
riuscita a convertirlo
a questa nostra sana abitudine né a fargli parlare
l’inglese in casa.
-
Vostra figlia lo
parla benissimo però – osservò
l’altro senza staccare gli occhi da quelli neri
ed intensi di lei che lo fissavano a loro volta senza alcuna timidezza.
-
Oh certo anche i due
più piccoli lo parlano bene! – rise la donna
– Aspettate, ora vi faccio conosce
i miei tesorini. Roberto!
Angela! Venite
qui a presentarvi a lord Riddell.
I
due bambini corsero
ad inchinarsi allo sconosciuto mentre la madre gli spiegava che
entrambi erano
arrivati quando lei stessa era già abbastanza in
là con gli anni e per questo
motivo erano divenuti la luce dei suoi occhi.
All’uomo
i bambini piacevano
molto e li trovò deliziosi, soprattutto la piccolina che
mostrava già la grazia
e la bellezza della sorella maggiore anche se a differenza di questa,
aveva i
capelli biondi come il grano. Scambiò con loro qualche
parola in italiano.
-
Anche voi parlate
bene l’italiano, però –
osservò Helena - È
da molto che siete a Napoli?
-
No, non da tanto.
Sono stato a Firenze prima.
-
Ed intendete fermarvi
qui?
-
Sì, a lungo. C’è un clima
ideale per la mia salute.
-
Siete malato?
– s’informò la ragazza con un tono
stupito.
-
Lo sono stato, ma
ora sto benone e non c’è niente di meglio
dell’aria di questa
città.
Helena
s’incupì.
-
Eppure questa città
ha ucciso due dei miei figli! – esclamò.
-
Mamma, per favore … –
la implorò Maria afferrandole una mano tra
le sue.
-
Perché non vuoi che
ne parli? Sono passato undici anni oramai, ma non
dimenticherò mai che per le
pessime condizioni igieniche e l’abbandono in cui era
lasciata Napoli, qui il
gran flagello del colera fu più terribile che altrove.
Si
passò una mano sul
viso ad asciugarsi le lacrime che le erano spuntate e poi
proseguì il suo
racconto.
-
Nel 1884 Rodolfo ed
io avevamo quattro figli, Maria
era ancora
piccina e Roberto non aveva nemmeno due anni. C’erano due
maschi prima di loro,
due giovanotti già grandi oramai, e quando
l’epidemia si propagò, essi furono
tra i primi a prodigarsi nell’assistenza, entrando persino
nei tuguri infetti e
negli ospedali per portare medicinali ed assistere gli ammalati. Non
sopravvissero al contagio. Per salvare almeno i piccoli, mi rifugiai
con loro qui
sul Vomero in una
casa colonica.
-
Allora qui non c’era
nulla – spiegò la ragazza – ed
è stato dopo quella immane tragedia che questa
zona ha cominciato a svilupparsi con la costruzione di molte ville ed
abitazioni anche se è considerata ancora solo un luogo di
villeggiatura. Mio
padre è uno di quelli che invece crede
nelle potenzialità di questo nuovo rione e per questo motivo
si è impegnato
tantissimo sia come banchiere che come uomo.
-
Mi dispiace davvero.
Comunque questo luogo è un vero incanto ed avete tre figli
stupendi, signora
Helena, potete essere contenta - osservò Christopher, senza
sapere cosa dire.
-
Oh sì, ringraziando
il Signore, ora
siamo felici – gli disse la donna mentre
rivolgeva un sorriso affettuoso al marito che era entrato nel salotto
ed aveva
salutato di nuovo l’ospite con un cenno del capo, poi le si
era avvicinato e le
aveva preso una mano tra le sue con molta tenerezza.
Solo
qualche mese
dopo, aspettando in anticamera di essere introdotto, Christopher
Riddell non
riusciva a togliersi dalla mente quelle parole pronunciate dalla
signora
Helena: “Ringraziando il Signore, ora siamo felici”.
Gli
veniva da
riflettere sulla facilità con la quale la vita
può cambiare da un momento
all’altro. Appena l’autunno precedente la povera
donna non sapeva che suo
marito, accusato di aver concesso crediti su sollecitazioni
politiche e con troppa leggerezza a diverse imprese edilizie, dopo aver cercato in ogni modo di coprire gli ammanchi con i
propri
mezzi, senza più denaro ed incapace di sopportare la rovina
ed il disonore, si
sarebbe tolto la vita sparandosi un colpo di rivoltella.
Quando
ne era venuto a
conoscenza, si era sentito molto dispiaciuto per quella povera donna ed
i suoi
figli ma purtroppo non poteva farci nulla. Ora, convocato dal notaio,
attendeva
di parlare alla vedova per far valere i suoi diritti.
Una
cameriera lo
introdusse nell’ampio salotto dove una volta aveva
partecipato alla festa di
fidanzamento di quella giovane che ora lo guardava dritta in piedi,
interamente
vestita di nero e con i gli occhi rossi per il troppo piangere. Gli
fece cenno
di accomodarsi e si sedette lei stessa, le mani in grembo.
-
Dovete perdonare, mia
madre non è in grado di conferire con alcuno. Dopo quanto
è successo, è come se
tutto il dolore della sua vita fosse tornato a travolgerla come
un’onda dalla
quale non riesce a
riemergere.
-
Lo immagino – le
sussurrò - E voi come state?
La
ragazza sorrise
tristemente, il capo basso e gli occhi pieni di lacrime.
-
Come volete che stia
una persona il cui padre si è suicidato, che deve affrontare
la frenesia dolorosa
della madre, lo smarrimento dei fratellini ed in più la
povertà? Perche siamo
poverissimi adesso, non abbiamo
più
neanche un tetto visto che siete voi il legittimo proprietario di villa
Helena.
Erano dunque questi gli affari che vi legavano a mio padre? E diceste
pure che
non ci riguardavano!
A
quel velato
rimprovero, Christopher si sentì alquanto imbarazzato. La
loro situazione gli
dispiaceva ma lui non aveva fatto nulla di male a comprare una casa in
vendita,
anzi, aveva dato a Rodolfo già tutto l’importo
pattuito ed ora i tre mesi per poterne
entrare in possesso stavano quasi per finire.
-
Mi dispiace
signorina de Oliveira, era stato proprio il Cavaliere a chiedermi di
non parlare
alla sua famiglia della vendita ed io non potevo certo immaginare che non avesse
previsto dove portarvi
– si difese.
-
Lo aveva previsto,
infatti. Aveva preso in affitto un semplice appartamentino in via
Costantinopoli
dove, anche se ci saremmo dovuti molto adattare, avremmo
potuto ugualmente continuare ad essere
felici. Ed invece! Ormai neanche più quello possiamo
concederci perché per
pagare i creditori che si sono avventati tutti su di noi come tanti
squali non
appena si è saputo del suicidio, siamo rimaste prive di
mezzi. Mio Dio, ma come
ha potuto farlo – singhiozzò la giovane
– come ha potuto pensare che lo avremmo
disprezzato per tutte le calunniose accuse che gli sono state mosse!
Mio padre
era un uomo onesto, ve
lo giuro!
-
Non ce n’è bisogno.
Anche se l’ho conosciuto per poco, ho sempre avuto molta
stima di lui e poi so
bene quanto sia facile perdere il consenso altrui anche quando non si
ha colpa
– le disse mentre un’ombra cupa gli passava sul
viso.
Come
se fosse stato
mosso da un’improvvisa solidarietà verso
quell’uomo lasciato solo da tutti, si
sentì in dovere di offrire il suo aiuto:
-
Se posso fare
qualcosa per voi, non esitate a chiedermelo.
La
ragazza sollevò il
viso a guardarlo e lui notò come, nonostante il dolore,
fosse sempre molto
bella.
-
Sto cercando di
recuperare più denaro possibile. Come vi ho appena detto,
mio padre ci ha
lasciato molti debiti ed io devo pensare
alla mamma che sembra aver perso completamente il senno ed anche ai
ragazzi. Ruggiero,
quando ha saputo
della disgrazia, mi assicurato che appena potrà
verrà a Napoli per fissare la
data del matrimonio e mi aiuterà a sistemare le cose, ma per
adesso è in
Africa, impegnato nella guerra coloniale. Nel
frattempo . . . no,
non posso chiedervi tanto!
Si
era coperta il
volto con le mani, cercando di trattenere i singhiozzi ed esitava a
parlare.
-
Avanti, ditemi – la
invogliò con dolcezza.
-
Lasciateci restare
qui, vi prego, non sappiamo dove andare – gli disse
d’un fiato tornando a guardarlo
con il viso pieno di rossore.
-
Ma se anche vi
lasciassi restare, non sareste in grado di mantenere una casa, la
servitù, la
carrozza e tutto il resto – obiettò lui.
-
Lo so e so anche che
tra nemmeno quindici giorni dovreste prendere possesso della casa
libera da
persone e cose.
-
Vivo in un albergo
sul lungomare. È un posto piacevole ma vorrei sistemarmi,
far venire il mio
maggiordomo, avere anch’io una casa, insomma – le
spiegò l’uomo, piuttosto
freddo per timore che lei insistesse.
-
Vi faccio una
proposta semplice, allora. Potreste comprare voi tutti gli arredi della
casa,
tanto dovreste comunque arredarla. I soldi che ne ricaverei, insieme a
quelli
della vendita di una casetta di campagna che ci è rimasta a
Benevento, ci
consentirebbero di tirare avanti fino all’arrivo di Ruggiero.
-
Ma certo! –
acconsentì sir Riddell che non aveva problemi di denaro.
Lei
sorrise contenta poi
però abbassò di nuovo lo sguardo come se fosse
stata colpita da un nuovo
pensiero angoscioso.
- Lo stesso però
non avremmo dove andare! A
meno che non ci lasciate stare qui per un po’ anche dopo aver
preso possesso
della casa.
-
No, di questo non se
ne parla nemmeno!
Non
era disposto a
cedere perché in alcun modo avrebbe acconsentito a mettere in pericolo la sua
privacy con la loro
presenza.
-
Vi prego, vi prego!
– lo supplicò allora la ragazza con le mani
congiunte.
-
No, signorina, non
insistete, non è possibile.
-
Non vi daremo nessun
fastidio, lo giuro! Al terzo piano ci sono le stanze della
servitù, potremmo
sistemarci in quelle e non ci vedreste nemmeno.
Christopher
si alzò e
cominciò a passeggiare nervosamente per la stanza.
-
Ma possibile che non
abbiate nessuno disposto ad aiutarvi? Io cosa c’entro?
Perché devo tenervi qui?
Non avete parenti, che so, cugini, zii … –
sbottò.
La
ragazza scosse la
testa desolata.
-
L’unico parente che abbiamo
è un fratello di mia madre che vive a Londra. Non lo
conosciamo neppure, però.
Si era opposto al matrimonio della sorella con un semplice impiegato di
banca,
per giunta italiano e cattolico e quando lei ha voluto sposarlo lo
stesso, non
ha voluto saperne più nulla. Anche se è ricco
perché possiede un’importante
ditta commerciale, non vorrà mai prendersi cura di noi.
Siamo sole, signore,
non abbiamo nessuno che voglia aiutarci, tutti quelli che sembravano
nostri
amici ora ci hanno voltato le spalle, persino Ruggiero a cui avevo
proposto di
chiedere alla sua famiglia la disponibilità ad ospitarci
fino al matrimonio,
non mi ha fatto sapere ancora una risposta …
La
voce le morì e
scoppiò a piangere a dirotto.
Christopher
sapeva
bene cosa volesse dire sentirsi abbandonati da tutti e quella giovane
donna oltre
a piacergli infinitamente, gli faceva anche pena.
-
Non fate così – la invitò
alla fine – non sopporto veder piangere.
-
Aiutatemi allora –
proruppe lei e gli si buttò ai
piedi.
-
Smettetela! Non mi
piacciono queste scene! Su, rialzatevi
e decidiamo insieme il da farsi, ma senza lacrime o suppliche
strazianti.
L’aiutò
a risollevarsi
prendendola per le braccia di cui avvertì tutta la
morbidezza. Notò un lieve sorriso
sulle sue labbra tumide e rosse e si chiese se avrebbe ceduto lo stesso
così
facilmente se non fosse stata bella com’era.
Rientrando,
aveva porto
il mantello ed il bastone al maggiordomo con un moto di fastidio.
-
Si può sapere cos’è
tutta questa confusione, Anthony? – gli chiese indicando le
valige che
ingombravano l’ingresso.
Il
compito servitore
sospirò tra sé: sapeva di essere stato troppo
permissivo a consentire a miss de
Oliveira di lasciare lì i bagagli in attesa
dell’arrivo del vetturino, ma
proprio non riusciva a dire di no a quella creatura così
graziosa e gentile che
sapeva chiedere le cose con tanto garbo. Bisognava però
giustificarsi con il
padrone e lo fece senza che il viso facesse trasparire la minima
emozione.
-
Sono i bagagli dei
bambini. A momenti partiranno per il collegio –
spiegò.
Christopher
sospirò e
si diresse in salotto, ancora seguito dal maggiordomo.
-
Le signore sono di sopra?
– gli chiese.
-
Solo mrs Helena, la
signorina è andata a chiamare Don Mariano che
accompagnerà i piccoli nel
viaggio.
Lo
congedò con un
cenno del capo e poi andò ad accendersi un sigaro.
La
situazione in cui
si era cacciato diveniva giorno dopo giorno sempre peggiore. Aveva
fatto tutto
quanto lei gli aveva chiesto ed ora, dopo quasi due mesi, si stava
avvicinando
il momento che avrebbero finalmente lasciato la casa. Ne era contento
perché
sebbene avessero
cercato di dargli il
minor fastidio possibile, le più elementari regole di
cortesia gli avevano imposto
ogni tanto di passare qualche ora in loro compagnia o di invitarli a
pranzo.
Erano stati quelli i momenti peggiori perché avrebbe
desiderato starsene per
conto suo, senza doversi intenerire per quei deliziosi bambini che
apparivano
disorientati dal fatto che oramai erano solo ospiti in quella che una
volta era
stata la loro casa o dover provare pietà per la povera
Helena, diventata oramai
l’ombra della donna che aveva conosciuto tanto il dolore le
aveva devastato la
mente e la malattia il fisico.
Si
avvicinò al
pianoforte a coda posto davanti alla grande balconata da cui si godeva
uno
stupendo panorama del mare e della collina di Posillipo e lentamente ne
toccò i
tasti quasi a sentire su di essi ancora il tocco delle mani di Maria.
In quei
mesi trascorsi, l’aveva udita tante volte suonare. Aveva
capito che per lei quel
pianoforte, appartenutole sin da quando
era bambina, era il modo per sfogarsi.
Molte
volte se ne era
restato incantato ad ascoltarla suonare ed attraverso le note melodiose
aveva
indovinato se era serena o in preda alla tristezza ancor prima di
vederla in
volto e leggerne lo stato d’animo sul bellissimo viso.
Tra
poco anche quel
piano avrebbe taciuto per sempre e Maria se ne sarebbe andata lasciando
lui e
quella casa che era stata illuminata dalla sua presenza. Era questa la
cosa che
gli pesava di più e non poteva consentirsela.
Erano
passati solo
pochi giorni dalla partenza dei bambini e da allora non aveva
più veduto
nessuna delle due donne le quali, benché sotto il suo stesso
tetto, sembravano
essersi dissolte nel nulla. Per questo motivo fu molto stupito di veder
apparire Maria in salotto una sera di aprile così fredda e
ventosa che aveva
dovuto chiedere ad Anthony di accendere il fuoco nel camino.
-
Perdonate, vorrei
dirvi una parola – gli disse la donna entrando,
la voce quasi un sussurro.
Lui
scattò in piedi
nel vederla e si affrettò a farla accomodare accanto a
sé sul divano, notandone
l’aspetto stanco e triste.
-
Come sta la mamma?
Ho saputo che è molto malata e me ne dispiace – le
disse.
-
Infatti, da quando i
bambini sono andati via sta ancora peggio. Erano tutta la sua vita ed
ora per
lei averli lontano è come aver perduto anche loro.
-
Bisogna capirla.
D’altronde avete preso una decisione saggia. In questo modo
potranno essere
meglio seguiti ed avere un’educazione migliore.
-
Lo so, anche a me
dispiace essermi separata da loro, ma non potevamo tenerli. Padre
Mariano mi ha
aiutata a trovare dei buoni istituti dove staranno gratis e
così sono riuscita
a mettere da parte anche qualcosa per il futuro. Almeno potremo
sopravvivere.
-
Avanti signorina de
Oliveira, non siate tanto pessimista, tra poco vi sposerete ed i vostri
problemi
saranno finiti.
Lei
si mise a ridere,
ma di un riso amaro. Trasse da una tasca una lettera tutta spiegazzata
e guardandola quasi
come a volerne rileggere mentalmente il
contenuto, gli disse:
-
No, non mi sposerò
affatto. Vedete questo foglio? È tutto quanto il mio amato
Ruggiero ha saputo
fare: scrivermi per farmi sapere che è costretto a rompere
il nostro
fidanzamento perché la sua famiglia si oppone ad
un’ unione con la figlia di un
uomo morto nel disonore.
-
Come può un giovanotto
essere tanto pusillanime da
accettare
una simile imposizione!? – osservò lui corrugando
la fronte, davvero indignato.
-
Forse perché non è
un’imposizione. Probabilmente la pensa allo stesso modo. Non
sono abbastanza per
lui, almeno non tanto da fargli accettare di prendermi senza un soldo
di dote,
con due fratelli ed una mamma malata a carico e con il marchio
infamante di
essere la figlia di un malfattore. A nessuno importa se mio padre era
innocente, neanche a Ruggiero che, avendolo conosciuto, dovrebbe ben
saperlo!
-
E l’amore che vi
portava?
Maria rise di nuovo,
nervosamente.
-
L’amore? No signore,
io non ci credo più all’amore, ma forse
è meglio così: è inutile farsi
illusioni. E poi il tenente Ronghi non è certo
l’unico uomo sulla terra,
sopravvivrò di sicuro al suo vile abbandono. Comunque sono
venuta non per
lamentarmi del trattamento riservatomi dal mio ex fidanzato ma per
salutarvi. Padre
Mariano ha trovato anche a noi una
sistemazione e presto toglieremo il disturbo. È solo una
stanzetta a piazza San
Gaetano ma la padrona di casa ce la dà quasi gratis in
cambio delle lezioni di
latino che darò a suo figlio.
-
Potevate restare qui,
almeno fino a quando
non trovavate
qualcosa di meglio – le disse senza riuscire ad apparire del
tutto sincero.
-
Non siate ipocrita,
lo so bene che non vedete l’ora di sbarazzarvi di noi, solo
siete troppo
gentleman per venirmelo a dire in
faccia come fanno gli altri! Grazie, comunque.
Lo
salutò con un
sorriso mesto e se ne andò.
Christopher
pensò che
tutto sommato aveva ragione. La sua situazione gli dispiaceva ma
sarebbe stato
molto meglio per entrambi se fosse uscita dalla sua vita.
Ma
non fu affatto
così. Appena qualche giorno dopo la loro partenza, la vide
ricomparire. Avrebbe
voluto far dire ad Anthony
di non essere
in casa. Questi però gli disse che Maria gli era apparsa
veramente sconvolta.
Non
se la sentì di
mandarla via senza nemmeno aver ascoltato quel che aveva da dirgli e
così la fece
accomodare.
Gli
apparve bella come
al solito ma sofferente e stanca. Sembrava riluttante a rivelargli il
motivo
della visita in fine dovette trovare il coraggio di parlare.
-
So bene di stare
approfittando della vostra pazienza però ci è successa una
cosa orribile e devo
implorarvi di aiutarmi ancora una volta – gli disse.
-
Se posso, lo farò
volentieri.
-
Io sono fuori tutto
il giorno per dare qualche lezioncina privata che ci aiuti a sbarcare
il
lunario e, come sapete, la mamma è molto malata.
-
Avete bisogno di
denaro signorina? Non esitate a chiedermene, se è
così.
-
No, non è questo.
Purtroppo mia madre non ci sta più con la testa. Ed
è anche naturale
se si considera tutto quello che
abbiamo passato! Negli ultimi tempi però
le era presa la smania di andare dal banchiere Rotondi per
costringerlo a
dire la verità per riabilitare la memoria mio padre.
Lui
la guardò
perplesso, senza capire dove volesse arrivare.
La
ragazza sospirò e
cercò la forza di proseguire.
-
Io ho provato a trattenerla,
a calmarla. So bene che non riesce più a controllarsi e
neanche a vestirsi
decentemente e poi ritenevo
una tale
cosa inutile, se non addirittura dannosa per noi. Però un
giorno che era
restata da sola in casa, l’ha fatto. È uscita ed
ha a cercato di entrare
durante un consiglio di amministrazione per affrontare
quell’uomo ed i suoi
degni compari. Sono stati loro a gettare le colpe su mio padre
spingendolo alla
disperazione, loro che hanno causato con la propria
disonestà lo scandalo che
ha investito la banca! Come prevedevo, non l’hanno voluta
neanche ricevere. Il
fatto di essere stata respinta da chi soltanto qualche tempo fa
l’accoglieva
con tutti gli onori le ha
causato una
forte crisi. Ha dato in escandescenze, perdendo del tutto
l’autocontrollo per
cui hanno chiamato la pubblica sicurezza che l’ha condotta in
Questura.
-
Mio Dio, mi dispiace!
- Non aveva fatto nulla di
male ma si vedeva
che non era in sé. Così l’hanno fatta
visitare …. insomma, è da una settimana
che è chiusa nel manicomio di Santa Maria Apparente ed io
non riesco a tirarla
fuori! - concluse in fretta.
Christopher
non
commentò nulla ed allora lei lo incalzò:
-
Potete aiutarmi in
qualche modo? Un bravo medico mi ha detto che la sua pazzia
è innocua e non può
costituire una minaccia per nessuno. Ma a quei tali signori forse fa
comodo che
rimanga rinchiusa lì: una povera folle di certo non ha alcun
credito. Però ci
vorrebbe qualcuno di autorevole che garantisse per lei e consentisse
così al dottor
Rispoli di poterla dimettere. Secondo lui un ambiente del genere sta facendo peggiorare
moltissimo la sua
malattia e la cosa non mi meraviglia affatto, nemmeno riesco a
spiegarvi quanto
sia orribile un manicomio! Io sono disperata,
ma non so a chi rivolgermi. Per questo sono venuta da voi:
siete l’unica
persona importante che conosco e la mia unica speranza.
-
Non sono così
importante come credete e poi qui a Napoli non conosco nessuno. Forse
l’unica cosa
che potrei fare è rivolgermi al console di Gran Bretagna,
lui di sicuro
dovrebbe essere in buoni rapporti con il Prefetto ….
Christopher
però era
esitante. Per validi motivi preferiva stare alla larga dai suoi
connazionali ma
Powell era l’unico che avrebbe potuto fare qualcosa e davvero
desiderava
aiutare le due povere donne.
-
Vi prometto che se
si può fare qualcosa lo farò, signorina
– le disse alla fine.
Maria
gli lesse la
sincerità negli occhi e fu certa che non glielo stesse
dicendo solo per tenerla
buona. Pensò che Christopher
Riddell fosse
una persona meravigliosa.
Grazie
al suo
interessamento, qualche giorno dopo la madre fu dimessa dal manicomio.
Poiché
lo stesso
medico che l’aveva così ben consigliata le
suggerì pure di non lasciarla da
sola tutto il giorno senza sorveglianza
e soprattutto di tenerla in un ambiente a lei noto, la giovane fu
costretta a chiedere
a Riddell il permesso di occupare di nuovo la stanzetta della
servitù a Villa
Helena. Quando lui glielo concesse, provò ancora di
più gratitudine, una
gratitudine immensa che andò ad aggiungersi
all’attrazione di sempre. Pian
piano sentì
nascere dentro di sé un
sentimento che non osava confessare nemmeno a se stessa ma che si
portava dentro
come un tesoro e le dava conforto nei momenti peggiori. Però
non voleva
farglielo capire.
Dopo
il soggiorno in
manicomio la salute della mamma era ancora di più
peggiorata. Helena spesso
urlava o dava in escandescenze soprattutto quando nella sua mente
ottenebrata tornava
l’enormità dell’ingiustizia subita
che aveva portato alla
disperazione il marito. Quando
era costretta a
lasciarla, Maria si sentiva sicura perché restava sotto la
sorveglianza di
Anthony e delle fidate cameriere, ma tutti i rari momenti di
libertà dagli
impegni di lavoro, li trascorreva chiusa con lei nella loro stanzetta. Non voleva dar fastidio a
Christopher o forse
non accettava di suscitarne la pietà. Lui le piaceva molto
ma forse proprio per
questo, l’orgoglio
la spingeva ad
accettarne l’aiuto e non la compassione.
Purtroppo
le sventure
della famiglia de
Oliveira sembravano
non avere mai fine.
Una
notte Christopher fu
svegliato da un gran trambusto in casa.
Indossata la vestaglia, uscì nel corridoio per capire cosa
stesse succedendo.
-
Mrs Helena sta molto
male – gli spiegò il maggiordomo – con
il suo permesso mando il cocchiere a
chiamare il medico che abita qui vicino.
-
Sì, d’accordo – gli
disse e poi si diresse nella stanzetta occupata dalle due donne dove
trovò Maria
in grande agitazione e la madre in deliquio.
Doveva
essersi sentita
male all’improvviso perché la ragazza indossava
ancora la camicia da notte ed
aveva i lungi capelli neri sciolti.
Quando
le fu vicino,
alzò il viso a guardarlo. Aveva gli occhi impauriti.
-
Mettetevi qualcosa
addosso – la invitò cercando di rassicurarla
– il medico sta arrivando.
Lei
arrossì e si
affrettò ad indossare una vestaglia.
Nelle
ore drammatiche
che seguirono restarono fianco a fianco nell’assistere
l’ammalata le cui
condizioni però peggiorarono così tanto che
all’alba spirò.
Quando
il dottor
Mattioli, dopo averle tastato il polso, si alzò dalla
seggiola accostata al
letto e scosse la testa desolato, Christopher si voltò a
guardare la figlia e
la vide ritta ed immobile, senza piangere né lamentarsi
sebbene il tremore
delle labbra e l’estremo pallore del viso ne denotassero
tutto l’immenso
dolore.
-
Su venite – la
invitò allora – Anthony ci farà
preparare una tazza di tè.
-
Certo, mamma lo dice
sempre: non c’è niente di meglio di una buona
tazza di tè per tirarsi su –
sussurrò come imbambolata e poi lo seguì
docilmente in salotto.
Dritta
davanti alla
grande balconata, restò muta a guardare l’aurora
che illuminava il cielo e le
cose che pian piano uscivano dalle tenebre della notte.
Quando
le si avvicinò
con la tazza fumante tra le mani ma lei neanche si volse a guardarlo.
Allora la
posò su di un tavolino e con dolcezza le mise una mano sulla
spalla.
-
Maria – le disse
solo, ed era la prima volta che la chiamava così.
La
ragazza si voltò a
guardarlo con gli occhi neri smarriti e poi, di colpo, gli si
gettò tra le
braccia prorompendo in un pianto dirotto.
L'uomo
la strinse
forte, carezzandole il capo, le labbra posate sulla sua fronte.
-
Sono sola, sola! –
si lamentava la giovane singhiozzando – Oh mamma, mamma,
perché te ne sei
andata anche tu? Cosa farò mai adesso?
-
No, non sei sola, ci
sono io con te, mi prenderò io cura di te – le
disse, stringendola sempre più
forte.
Tra
le lacrime, la
donna gli sorrise, poi si strinse ancora di più sul suo
petto. Questa volta
lui la scostò, dolcemente ma deciso.
-
Ora farai la brava
però. Chiederemo
al dottor Mattioli
di darti un calmante affinché
tu possa riposare un poco – le disse con dolcezza.
-
Non posso. C’è il
funerale a cui pensare, tante questioni da risolvere . . . -
obiettò la ragazza
ricominciando a piangere.
-
Non devi fare nulla
tu, penserò a tutto io.
-
Perché dovresti
farlo?
Lui
non le rispose,
solo la trasse di nuovo a sé, stringendola ancora tra le
braccia. Nel farlo provò
uno struggimento infinito ma anche una paura immensa di cui conosceva
bene la
causa.
Mantenne
la promessa e
si occupò davvero di tutto. D’altra parte per le
sue cospicue sostanze pagare
le spese del semplice funerale e del viaggio dei bambini non rappresentava nulla.
Benché
avesse
provveduto egli stesso a far mettere un necrologio su “Il
Mattino”, al servizio
funebre non era intervenuto nessuno ad eccezione di una cameriera,
della cuoca
e di Padre Mariano che lo officiava. Durante
tutta cerimonia, non aveva fatto altro che guardare i tre poveri
orfani, la
sorella maggiore al centro, bella e dignitosa dietro la veletta nera,
ed i due
bambini piangenti al suo fianco, chiedendosi che fine avessero
fatto
tutte quelle ricche ed importanti persone che avevano riempito il
salotto di
casa de Oliveira una sera di ottobre per festeggiare il compleanno ed
il
fidanzamento di una giovane a cui ora avevano voltato le spalle senza
alcuna
pietà.
Si
sentiva rimescolare
dalla rabbia, soprattutto perché aveva provato sulla propria
pelle quanto fosse
terribile sentirsi abbandonati. Continuava a dirsi che
l’aiuto dato a Maria era
stato un atto di giustizia. Era stato suo dovere farlo, ma il giorno
successivo, quando i ragazzi sarebbero ritornati in orfanotrofio, se ne
sarebbe
dovuta andare anche lei. Per fortuna anche Don Mariano aveva concordato
su
questa necessità e si era dato da fare per sistemarla
altrove.
Christopher
aveva
capito però che la giovane donna c’era rimasta
assai male. Infatti, ogni volta
che lo guardava, sembrava
rimproverarlo
delle parole sconsiderate che le aveva detto la sera della morte della
madre tenendola
stretta tra le braccia e promettendole
di prendersi cura di lei. Di sicuro si era lasciato troppo andare, ma
ora era
venuto il momento di riprendere il controllo ed andare ognuno per la
propria
strada. Non c’era posto per quella donna nella sua vita ed
anche se il cuore ed
i sensi lo avevano spinto verso di lei, ora doveva solo ripetersi che
aveva
fatto il possibile per aiutarla nel bisogno, augurarsi che non si fosse
fatta
assurde speranze e che accettasse senza fare storie una separazione
tanto giusta
quanto inevitabile.
I
timori di
Christopher però erano del tutto ingiustificati anche se i
suoi sospetti non
erano stati errati.
Per
un istante,
stretta tra le sue braccia forti, Maria aveva creduto che la sventura
abbattutasi su di lei fosse più sopportabile ed il futuro
meno angoscioso.
Presto però aveva capito la sua illusione e
l’orgoglio l’aveva spinta ad affrontare
a testa alta la propria sorte cercando di non
far trasparire la delusione.
Don
Mariano le aveva
trovato una sistemazione come dama di compagnia presso la vecchia
baronessa
D’Atri. Ora,
in attesa che la venisse a
prendere, gironzolava per l’ultima volta nella casa che
l’aveva vista crescere
ed in cui era stata felice insieme alla famiglia.
Intanto
non smetteva
di rimproverarsi. Come poteva essere stata ancora una volta
così sciocca? Ruggiero
l’aveva abbandonata nonostante tutti
gli anni e la tenerezza che li avevano legati ed ora
quell’uomo sconosciuto e
riservato avrebbe dovuto prendersi cura di lei per amore? Forse
l’amore nemmeno
esisteva, era solo un suo sogno di fanciulla. Era venuto il momento di
crescere
ed affrontare la realtà.
Nonostante
tutti i
ragionamenti però, si sentiva molto impaurita e le sembrava
che staccarsi dalla
casa, dal giardino del quale conosceva ogni pianta ed ogni fiore,
dall’amato
pianoforte, dai mobili, dai quadri e da ogni cosa a lei cara, non fosse
solo
lasciare la vita di sempre per affrontarne una nuova fatta di
povertà e
solitudine, ma come morire anche un po’ lei stessa.
Era
disperata però non
voleva darlo a vedere a nessuno, tantomeno a Riddell.
Si
trovava nello
studio ad accarezzare con infinita nostalgia la scrivania del padre,
quando lo vide
apparire sotto la porta. Ricacciando indietro le lacrime,
riuscì persino a
fargli un sorriso, sebbene un po’ tirato.
-
Siete pronta? – le
chiese lui.
-
Sì.
-
Padre Mariano mi ha
assicurato che si tratta di una delle migliori famiglie della
città. Vi
troverete bene, vedrete. A che ora passerà a prendervi?
Maria
lo guardò con
attenzione. Aveva il viso bellissimo ed impenetrabile di sempre ed
anche gli
occhi chiari non facevano trasparire alcun sentimento.
-
Tra poco – gli
rispose poi aggiunse – Com’è strana la
vita, non è vero? Appena pochi mesi fa
ero io sotto quella porta e voi seduto qui dove sono io adesso. Ora le
parti si
sono invertite: voi avete tutto ed io non ho più nulla!
-
Non potete
rimproverarmi per questo – protestò lui corrugando
la fronte – quello che vi è
accaduto non è stata colpa mia!
-
Per carità, non
volevo muovervi alcun rimprovero, anzi, voglio ringraziarvi per quello
che avete
fatto per me! Il vostro aiuto è stato ancora più
meritevole perché è venuto
solo dalla vostra bontà in quanto siamo dei perfetti
estranei.
Un
leggero rossore le
animava le gote e, pur vestita di
un abito
nero assai semplice e dimesso, gli apparve immensamente bella.
L’uomo dovette
fare uno sforzo per controllare la voce.
-
È stato mio dovere,
signorina de Oliveira, ma poiché è vero che non
c’è alcun tipo di legame tra di
noi, non sarebbe opportuno per voi continuare a stare qui.
-
Certo, lo so bene,
per voi non sono nulla – gli disse cercando di nascondere la
delusione per un
amore che avrebbe potuto essere e che non era stato.
Per
fortuna la
conversazione fu interrotta da Anthony che entrò per
annunciare l’arrivo di Don
Mariano.
Accompagnata
da
Riddell, Maria si affrettò ad andarsene, ma passando per il
salotto, un moto incontenibile
la spinse verso il pianoforte. Lo toccò con le lacrime che
le traboccavano dagli
occhi.
Si
sentiva una stupida
e si vergognava moltissimo di comportarsi come una bambina ma non
poté
trattenersi dal sussurrare al vecchio strumento, compagno di tante
dolci ore:
“addio!”. Poi si allontanò di corsa per
raggiungere il maggiordomo che la stava
aspettando per accompagnarla alla carrozza e la guardava intenerito.
Era
già sull’uscio
quando si sentì chiamare da Christopher.
-
Maria, aspettate! Non
dovete dire addio al vostro pianoforte,
potete
venire qui a suonarlo ogni volta che vi aggrada
- le disse.
La
voce sembrava
incrinata dalla commozione. Lei si voltò a guardarlo e gli
sorrise, molto
mesta.
-
Grazie – gli
sussurrò poi si affrettò a lasciare tutte le cose
amate: quelle che non le
appartenevano più e quelle che
non le
erano mai appartenute.
Christopher
si era
imposto di non pensare più a lei e ci era riuscito
gettandosi a capofitto nella
vita di quella città così variopinta e calda che
sembrava l’antidoto perfetto
al gelo che gli serrava il cuore.
Aveva
fatto nuove
conoscenze e si era crogiolato nei piaceri. D’altronde tutto
a Napoli era
dolce, anche semplicemente fare una passeggiata solitaria in una
mattinata
estiva quando ancora l’aria era fresca e profumata di mare e
di fiori.
Proprio
durante una di
esse, una domenica mattina, aveva incontrato Padre Mariano che si
affrettava ad
andare a dir messa nella Chiesa di San Francesco ma che ugualmente si
era
fermato perché voleva dargli notizie della giovane de
Oliveira.
-
Sta benissimo – gli
aveva raccontato – la baronessa le si è molto
affezionata. Non dispera neanche di
riuscire a maritarla perché, giovane e bella
com’è, ha già qualche moscone che
le ronza intorno.
-
Davvero? – gli aveva
chiesto senza riuscire a nascondere la curiosità, ma sperando
di non aver fatto
trasparire la strana emozione che aveva provato alla notizia.
Il
buon sacerdote era
stato invogliato da quella nota di interesse che gli aveva avvertito
nella voce
e, ricordando quanto Riddell aveva fatto per la sfortunata famiglia,
gli aveva
raccontato:
-
Sì. L’avvocato
Augusto Rigoli, che è al servizio della baronessa da
più di trenta anni, ha
manifestato il suo interesse per lei, ma come vi dicevo, la buona
nobildonna
non vuole forzare troppo Maria ad accettare la proposta di matrimonio.
La
ragazza è incerta, sapete, per l’età:
l’avvocato ha cinquantasei anni ed è
vedovo con dei figli già grandi e
poi,
diciamocela tutta, non è proprio una bellezza. Io
però sono certo che Maria farebbe
la sua fortuna a sposarlo perché è un
brav’uomo ed è benestante. Potrebbe
prendersi senz’altro cura di lei. Speriamo che quella
benedetta figliola si
convinca che ci sono cose ben più importanti
dell’amore!
-
La signorina de
Oliveira è una persona molto assennata, vedrete che
saprà decidere per il
meglio – aveva osservato ed il sacerdote aveva annuito,
condividendo l’opinione.
Quando
si furono
lasciati, lui aveva continuato a camminare lungo la bella strada
alberata,
godendo dell’ombra e del
profumo dei
tigli ma non era riuscito a smettere di pensare a Maria, al suo visino
dolce e
vivace, a quel corpo invitante. Era un vero peccato che una bellezza
simile
dovesse finire tra le mani di un uomo vecchio e brutto, ma molte donne
non
disdegnano un matrimonio di convenienza per assicurarsi
l’avvenire. Dopo, magari,
riempiono di corna il povero
malcapitato con chiunque faccia al caso loro e vivono felici e contente
per
tutta la vita. Chissà, forse anche Maria avrebbe fatto
così.
Si
era sentito
stranamente malinconico poi, alzando
lo sguardo, aveva scorto dal belvedere posto alla fine della strada il
panorama
del mare e dell’isola di Capri soffusa d’azzurro e
si era sentito quasi
stordito da tanta armonia. Questo era venuto a cercare in una simile
terra
incantata: la bellezza e la pace. Anche se aveva trovato la prima cosa
in una
donna, lei non avrebbe di sicuro potuto dargli la seconda. Ed era di
quella che
avvertiva di più il bisogno.