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Autore: Mikky    17/04/2016    0 recensioni
Un lavoro che ti fa vedere il peggio del mondo non può fermare la vita.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'S&M'
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Il rito

La squadra si era ritirata in albergo dopo una giornata spossante, ma nessuno avrebbe preso sonno, soprattutto sapendo che la fuori c’erano ancora sette bambini dispersi e che, con molta probabilità, avevano assistito all’assassinio dei loro genitori e quindi sotto shock.
Ognuno di loro continuava a lavorare al caso, ma sapevano fin troppo bene che la soluzione sarebbe giunta unicamente da Spencer e Minerva. Erano gli unici che potevano trovare un collegamento con le dieci frasi trovati all’interno dei corpi dei genitori dei bambini.
Il ragazzo camminava avanti e indietro per la sua stanza, mordendosi l’interno della guancia, mentre nella stanza affianco lei era distesa sul letto, le caviglie incrociate e le mani intrecciate sul ventre, gli occhi sotto le palpebre che si muovevano freneticamente.
Entrambi avevano la sensazione che la vita di quei bambini fosse unicamente nelle loro mani. Erano gli unici che potevano trovare la soluzione, erano gli unici che potevano mettere insieme i primi pezzi per risolvere quel mistero.
Avevano unito le frasi in diverse combinazioni, ma il discorso finale era sempre privo di senso, così avevano provato a mischiare le parole, ma non riuscirono comunque a trovare nulla che li aiutasse.
Ora da soli avevano provato a omettere lentamente alcune parole, cercando di trovare una luce che illuminasse la loro ricerca, un colpo di genio che arrivò ad entrambi nello stesso momento.
Entrambi si erano fermati e osservarono il muro, su cui la mente stava tracciando le parole necessarie per comporre la frase. L’unica frase che avesse finalmente un senso.
Spencer si precipitò fuori e trovò Minerva che saltellava sul posto per l’ansia. “L’hai capito anche tu”.
Non era una domanda, sapeva fin troppo bene che anche lei aveva visto la soluzione e si era data della stupida immediatamente, come lui del resto.
Minnie annuì “Dobbiamo dirlo agli altri”.

Il caso era apparso sui loro schermi come uno dei più cruenti a cui avessero mai lavorato.
A una settimana da ogni equinozio e solstizio, nella piccola città, di Nazareth, Pennsylvania, scomparivano sette bambini, che, poi, venivano ritrovati sgozzati e sventrati in zone sempre diverse della città il giorno dopo l’evento astrologico.
Anche Hotchner fece fatica a non vomitare di fronte a quei corpicini devastati e mutilati.
Era già la terza volta che succedeva, ma l’unità di Analisi Comportamentale aveva scoperto altri sette casi del tutto simili, ma che avevano colpito famiglie che non avrebbero mai denunciato la scomparsa, come immigrati, senzatetto o tossicodipendenti.
Indagando Blake e Rossi avevano trovato altri infanticidi che si collocavano nello stesso periodo dell’anno ma con un modus operandi diverso, come se il progetto fosse passato in mano a qualcun altro. Questa anche i genitori venivano massacrati e in questo ultimo ciclo di vittime all’interno dei tagli erano stati ritrovate delle frasi, criptiche su cui i due cervelloni si erano messi subito al lavoro.
Il profilo non era stato nemmeno reso noto alle autorità, perché era complesso e poco chiaro persino agli agenti della B.A.U., che avevano quindi deciso di mettere tutte le forze per cercare i bambini.
Il messaggio da cifrare li aveva bloccati per ore, ma finalmente avevano trovato una pista.
Spencer e Minerva erano tornati alla centrale di polizia, mentre gli altri erano andati alla centrale elettrica, dove l’indizio li aveva guidati. La frase Sono nella tua casa per aiutare ma anche per ucciderti era saltata fuori prendendo le prime parole dei bigliettini trovati all’interno dei padri e le ultime da quelle delle madri.
Doveva essere ovvio, ma non ci avevano pensato, e quella era la notte del solstizio. Poteva essere troppo tardi per i bambini.
Minerva si torturava le mani osservando la lavagna su cui avevano trascritto le frasi. Continuavano a osservarle cercando di capire se ci fosse un’altra chiave di lettura, un nuovo modo per decifrare quel mistero, ma non lo trovavano.
Guardò il suo collega e lo vide mordicchiare la penna, anche lui concentrato nel cercare una seconda ipotesi.
Quando il telefono suonò entrambi saltarono. Esitarono nel premere il pulsante, temevano di sentire che i bambini non c’erano o che, peggio, erano morti… Fu Reid alla fine a rispondere.
“Ne abbiamo trovati due” la voce di JJ faceva trasparire del sollievo “Sono spaventati ma stanno bene. Abbiamo trovato un secondo indizio”.
“Mandacelo. Appena lo risolviamo vi chiamiamo”.
“Intanto noi cerchiamo indizi, magari ci sono altri bambini o l’S.I. è ancora qui” e la chiamata si interrompe.
Pochi secondi dopo arrivò una foto al telefono di Hunter, che cominciò a cancellare la lavagna e trascrivere l’indizio. Era composto da una quindicina di macrogruppi numerici, composti da altri due gruppi divisi da un puntino. Il primo microgruppo era composto da due numeri o da due coppie di numeri divisi da un trattino, il secondo, quello dopo il puntino, era sempre un numero lunghissimo, che andava dalle sei alle dieci cifre.
Spencer si sistemò vicino alla ragazza con le braccia incrociate sul petto “Che cosa particolare. Può essere un codice binario”.
“Non lo so. Il primo indizio alla fine era semplice. Abbiamo sempre pensato che il padre venisse ucciso per primo perché l’S.I. voleva togliere la minaccia maggiore, invece ci indicava il modo per risolvere l’enigma. Potrebbe essere così anche questa volta”.
Il giovane dottore prese in mano i fascicoli e li scorse più velocemente del solito “Non ci sono collegamenti con quei numeri”.
“E se fosse legato alle vittime?” Minnie lo guardò premendosi un dito contro le labbra.
Altri calcoli riempirono la testa del dottor Reid, che poi scosse “Non ne vedo”.
La ragazza sottolineò il primi microgruppi numerici “Alcuni si ripetono e, guarda caso, corrispondono al numero di quattro lettere con cui si indicano le coordinate”.
“S,N,E,O. Sud, Nord, Est e Ovest” Spencer si avvicinò e si sistemò gli occhiali “Sono le direzioni, quindi questi potrebbero essere” e indicò i secondi microgruppi “i chilometri o i metri da percorrere per raggiungere gli altri bambini!”.
“Non esattamente. Sono i passi”.
“Ma che tipo di passo? I bambini non hanno un’ampiezza precisa, dipende dalla costituzione, dalla lunghezza delle gambe…Ma potrebbe essere la misura. Il passo l’unità di misura romana!”.
La ragazza annuì “E il passo semplice corrisponde a 47centimentri”.

Passarono la notte, così.
A ogni indizio trovarono uno o due bambini, ancora interi, solo spaventati e affamati. Solo una bambina era messa male, ma era dovuta alla mancata iniezione di insulina per il diabete e con le adeguate cure si sarebbe ripresa.
Quando tutti i bimbi furono al sicuro, la squadra decise che era il momento di trovare e prendere il mostro che aveva rapito quelle povere creature.
Hotchner aveva appena elencato quello che sapevano sulla vittimologia e quel poco che avevano trovato sul S.I., eppure il profilo rimaneva un po’ troppo nebuloso. Un uomo che conosceva bene le sue vittime, tanto da poter entrare senza problemi nelle case, tanto da dover celare il suo volto ai bambini per evitare che lo riconoscesse.
Inoltre c’era un elemento rituale nelle uccisioni e nella loro collocazione, ma che continuava a sfuggire.
Minerva sfogliò con distrazione il libro che Spencer stava leggendo, pensando di cosa di potesse trattare, quando trovò un’immagine particolare. “E se si trattasse di un percorso iniziatico?”.
“Un percorso iniziatico?” chiese Morgan perplesso.
“Sì, per entrare nelle sette massoniche è necessario” spiegò Reid “fare un percorso che comprendeva il raggiungimento di alcuni luoghi, fisici o mentali, di grande importanza spirituale,in cui, a volte, si compievano dei sacrifici, per dimostrare la fedeltà verso la confraternita”.
“Per raggiungere questi luoghi” aggiunse Hunter “venivano dati degli indizi difficili da decifrare, se non per gli adepti e per chi era degno di entrare nella confraternita”.
Blake sembrava scettica “Eppure negli altri omicidi non erano stati trovati indizi”.
“Ma i corpi dei bambini sono stati trovati dopo la strage, quindi gli indizi possono essere stati raccolti dagli iniziati” propose Rossi.
“E come mai questa volta li abbiamo trovati?”.
I due ragazzi rimasero in silenzio per pochi secondi, finché Spencer non finì di percorrere tutta la vicenda nella sua mente “Non ci ha chiamati la polizia…”.
“No” JJ aveva interpretato la frase come una domanda “Bensì la guardia nazionale, perché sono stati loro a trovare la prima coppia massacrata”.
Minerva guardò negli occhi Spencer. Entrambi avevano tralasciato un dettaglio che ora cominciava ad avere un certo peso. Con nonchalance la ragazza di fianco a Reid prese la borsa e uscì dalla stanza e andò a parlare con uno dei poliziotti più giovani della cittadina. Fu una questione di qualche secondo; il tempo di riempire due tazze di caffè, salutare e tornare dentro. “Due volte all’anno” iniziò Minerva avvicinandosi al tavolo “vengono inseriti all’interno del corpo di polizia nuovi agenti, ovvero pochi giorni dopo il solstizio e l’equinozio”.
“Gli incartamenti della polizia sono così ridotti perché sono loro a commettere questi omicidi” finì Spencer.
Hotchner aveva un tono di voce piuttosto grave “E’ un’accusa piuttosto pesante da fare, dovette esserne sicuri”.
“L’anello dello sceriffo Cormet” disse semplicemente Reid.
“Quello del padre?” disse Rossi.
Minerva annuì seria, anche se nessuno poteva vederla tranne il collega vicino a lei “Andate nel parco è là che inizia e finisce l’iniziazione, dovrebbero esserci gli adepti pronti per seguire il percorso”.
“Come fai a esserne sicura?”.
“Perché il percorso è quasi sempre un cerchio, soprattutto se i futuri membri devono uccidere le vittime. E i nuovi poliziotti ricevono il distintivo lì”.
“Se è vera la vostra ipotesi” disse Blake “Dovremmo arrestare l’intero dipartimento”.
Hunter sospirò rassegnata “E tutti coloro che sono andati in pensione e che hanno fatto il percorso”.
Morgan prese in mano la situazione “Andiamo e cerchiamo di farla finita”.
La telefonata finì e i due ragazzi rimasero in silenzio a osservarsi. Quello che avevano scoperto faceva paura: dei poliziotti, persone che avevano giurato di proteggere i civili, avevano ucciso bambini innocenti per entrare nell’arma.
Era sconvolgente.
Sapevano, anche, che sarebbe toccato a loro arrestare tutti quelli che erano all’interno della caserma e dovevano evitare che alcuni di loro fuggissero. Quando arrivò il messaggio di Rossi che confermava che avevano trovato un gruppo composto da cadetti, comandati dallo sceriffo e da suo padre, i due si mossero.
Bloccarono le porte senza attirare lo sguardo di quella decina di agenti all’interno della piccola struttura e diedero all’annuncio: erano tutti in arresto per pluriomicidio.
Nessuno provò a scappare, ma parlarono di come quella pratica li rendesse un vero gruppo unito e dedito alla salvezza degli abitati della loro città. Senza di loro sarebbe andato tutto a rotoli.
Fu agghiacciante ascoltarli e quando arrivò la guardia nazionale a prenderli in custodia Minerva si sentì molto meglio.
  
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