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Autore: whiteyourself    05/04/2009    2 recensioni
Dedicato a tutti quelli che come me sanno che ci sono cose che i vicini non possono capire; e ci sono luoghi in cui non ci possiamo rifugiare, e ci sono cose che non dovrebbero accadere. Una passeggiata in una giornata irreale, come tutte le mie; prego, fatevi avanti, tutti quanti, parlerò a ciascuno di voi, la mia scrittura sarà l'arco, il mio pensiero la saetta.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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◐        Quello    che      i     vicini     non     vedono

 

 

 

Vorrei raccontarti una storia, farti vedere uno squarcio del mio mondo interiore.

E' molto semplice, forse ti sembrerà di conoscerla già.
Ma presto ti accorgerai che è una storia molto diversa da quelle che hai sentito finora.

Sarà come una musica che senti suonare ogni giorno, con diverse variazioni, inafferrabili, che coglierai nell'aria, ma solo se presterai molta attenzione.

 

C'era una volta, anzi oggi e ieri e domani, una ragazza come tante.

Ogni mattina tutti i vicini possono vedere sua madre darle un bacio e augurarle buona fortuna prima di andare a scuola, qualche volta anche il padre, quando non è al lavoro.

Il fratello più grande scherza sempre e ride alle loro spalle, come saluto, e se la abbraccia lo fa in modo rude, svelto, ma con forza, sincerità.

La ragazza esce sempre dal portone e va a scuola, torna sempre tardi nel pomeriggio, i vicini la vedono sempre rientrare in casa e salutare con gioia il cane.

Ogni giorno era così, anche oggi è stato così, anche domani sarà così, e molto probabilmente anche il giorno dopo.

Al sorgere del sole comincia una giornata, che termina al crepuscolo.

Ma come alla luce del giorno tutto è visibile, la luce notturna non è in grado di illuminare nulla, tantomeno un sentimento, un' emozione, un dramma.


Tutti noi viviamo in un unico mondo.
Che ha orari, regole, momenti scanditi da grossi orologi posti sopra e dentro le nostre teste.

Tutti, anche i vicini, possono vedere questo mondo, è illuminato dalla luce del sole.

Quello che è illuminato dalla luce notturna è un genere di mondo un pò strano, un mondo a parte, che eppure scorre parallelo, interrompibile e impalpabile, dentro ognuno di noi.

 

Allora alla luce notturna le cose possono cambiare.

La ragazza diventa un'anima, l'anima un sogno. Un sogno che traballa, come un paio di occhiali posti sopra un libro di poesie, su un comodino, e a volte cade, e rischia di infrangersi.

La madre diventa una donna triste, una donna che ha perso la voglia di vivere tanto tempo fa, una donna che non ha mai fatto quello che voleva della sua vita, una donna che cerca di rifarsi quella stessa vita attraverso altre anime, una donna che non capisce, una donna che è buona e crede di essere nel buono, una donna che compie violenza ogni giorno, una donna che ha comprato un cane quando ha scoperto che suo figlio si drogava.

Il padre diventa una figura, un' ombra, un' ascia del potere perennemente staccata dal muro, una marionetta burbera e imponente nelle mani di un' altra persona, che incute terrore, schiavo del mondo che vedono i vicini, assente, sempre troppo spesso, timoroso degli scontri, sempre, sempre nessuno e mai qualcuno.

E il fratello diventa un' anima anche lui, si un' anima spezzata dalla primogenitura, un' anima spezzata dalla debolezza e dalla sottomissione forzata, dalla violenza,  dal bianco che ti acceca e ti ammalia fino a quando non ti perdi nei suoi labirinti e non sai uscirne, e con chi si può confidare se non con l'unica anima che vede accanto a sè?
Ma cosa fare se ne ha avuto bisogno troppo presto, e l'anima, quel sogno, non era pronta, non sapeva cosa dire se non piangere?

No, non è vero, le anime non sanno piangere del mondo in cui si trovano.
Le anime non sono deboli, così deboli da piangere, le anime trovano la forza in sè, di creare da zero un nuovo mondo.

Un mondo che cambia insieme a loro, cresce e evolve in mille colori sempre diversi, sempre più tristi e materializzati.

E un' uscita da casa diventa un' avventura piratesca, e la spada diventa un' ipod con la tua canzone preferita, e le tue lacrime onde in tempesta che sbattono fuori dal portone.

La scuola, la tua scialuppa; non conosci l'equipaggio, no, sei il capitano solitario sulla prua che costruisce una rotta immaginaria nel cielo, con ampi cerchi e figure geometriche.

E il pomeriggio cosa può fare un sogno, se non scappare? Sempre più dentro nel suo mondo, il pomeriggio diventa un giardino. Di erba bagnata, ma poco, non quel bagnato che lascia tracce sui vestiti se ti siedi, no.

Quel bagnato profumato, quell'erba morbida. Ore rubate al vento e all'impossibilità di vivere, ore di gioia nella disperazione.

E l’anima è serena solo qui. In un mondo fittizio e un po’ irreale, un po’ strano e di cartapesta che si è bagnata col tempo, incurvata negli angoli.

E’ l’unico luogo dove può sfuggire, e pensare, pensare in maniera rilassata senza che la vera vita entri nei suoi pensieri.
L’anima sta bene qui, alla luce della notte, così che non possa guardarsi intorno e vergognarsi un po’.

L’anima, quel sogno, quel meraviglioso sogno bambinesco, sa che la speranza è l’ultima a morire, ma quindi sa anche che morirà prima lei.


Perchè quest'anima lo sa che è sbagliato, che dovrà alzarsi molto presto da questa erba così accogliente, sospirare con un pò di malinconia e ritornare a casa, salutare il cane e fare finta di niente, perchè è più difficile rendersi conto.


Non se lo sa spiegare, quest'anima, non se lo sa spiegare perchè.

Perchè, si, ma perchè cosa?

L'anima ora vorrebbe sedersi in un angolo del suo mondo di erba bagnata.
Alzare uno sguardo triste, fare spallucce e dire "Ma io sono solo un sogno."

Ma l'anima non lo farà.

L'anima prenderà un sasso, sul prato umido.
E lo scaglierà  forte nel cielo, e vedrà come questo cade rovinando insieme a gocce di passato, gocce di infanzia e preadolescenza, gocce di clichè e luoghi comuni, e riderà e girerà in tondo, correrà fino a casa, non saluterà i vicini, e dirà a sua madre, e a suo fratello, perchè di sicuro suo padre non ci sarà, sì lei dirà così :

"Dobbiamo parlare".

 

  
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