Anime & Manga > Toradora
Segui la storia  |       
Autore: happy ending    18/04/2016    2 recensioni
Dal testo:
"“Non ti sto incolpando, tranquillo... Solo che... Hai visto quanto è imbranata, giusto? Con lei non ci si può distrarre un attimo, bisogna sempre essere pronti ad evitare che inciampi nei suoi stessi piedi o che si cacci nei guai... Ti sto solo chiedendo, nel caso in cui vi si ripresentasse l’occasione per rimanere soli come questa mattina, di avere dieci paia di occhi... Perché altrimenti sto con l’ansia tutto il tempo, capisci?” spiegò Ryuji, un po’ imbarazzato."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tanta voglia di abbracciarti

“Ok, organizziamoci. Ci sono due bagni... Possiamo fare che le ragazze vanno in uno e noi ragazzi nell’altro. Purtroppo sono entrambi molto piccoli, mi spiace” disse Noto.
“Non preoccuparti, vanno benissimo!” sorrise Kitamura.
A turni, iniziarono a fare la doccia e a mettersi in pigiama.
“Ci pensate voi a Taiga?” chiese Ryuji a Kihara, Ami e Nanako.
“Beh, spero non vorrai accompagnarmi anche in bagno” rise Taiga.
“Ma che sciocchezze! Vado a preparare la cena mentre gli altri si lavano, stai attenta a non scivolare” arrossì lui.
Lasciò sole le ragazze e cominciò a darsi da fare in cucina.
“Dai Tigre, ti accompagno in bagno” disse Ami, offrendole un braccio per sostenersi.
“Stiamo entrando parecchio in sintonia con Yusaku, eh?” ammiccò, una volta entrate.
Taiga sorrise, ma non rispose.
“Comunque, non mi aspettavo tanta scioltezza da parte tua... Va a finire che vi mettete insieme per davvero”.
“Pensa agli affari tuoi, chiwawa scema! Grazie per avermi accompagnata., ora me la cavo da sola... Fa molto meno male, credo di riuscire anche a camminare”.
“Ok Tigre, vado in camera... Se hai bisogno fai un fischio”.
Non appena rimase sola in bagno, Taiga aprì il rubinetto della doccia e cominciò a spogliarsi. Facendo attenzione a non scivolare, entrò piano piano e lasciò che il getto d’acqua calda sciogliesse la tensione che aveva accumulato durante il giorno.
Ripensò alle parole di Ami... Lei e Kitamura... Insieme? C’era davvero la possibilità che questo accadesse? Ci sperava da un sacco di tempo, ma nel profondo la credeva una cosa del tutto irrealizzabile. Comunque, in effetti, in quegli ultimi due giorni aveva notato un cambiamento nel comportamento del ragazzo... Era come se stesse tentando di avvicinarsi un po’ di più a lei. Sospirò.
Chissà se anche Ryuji la pensava come la chiwawa scema, se si era accorto di qualcosa. Ma perché stava sempre a pensare a Ryuji? Scrollò la testa con decisione.
Dovevano ancora lavarsi anche le altre, perciò decise di non sfruttare tutta l’acqua calda ed uscì dalla doccia. Dopo essersi asciugata, indossò il suo pigiama rosso con le renne e raggiunse zoppicante la camera da letto.
“Avanti la prossima” disse, affacciandosi alla porta.
“Vado io!” sorrise Ami.
Taiga annuì e andò in cucina per vedere a che punto era Ryuji con la cena.
“Ehi bastardino, sto morendo di fame” si lamentò, appoggiandosi al frigorifero.
“E’ quasi pronto... E comunque dobbiamo aspettare gli altri, perciò mettiti il cuore in pace”.
“Uffa”.
Ryuji staccò lo sguardo dal bollitore e lo puntò su di lei. Non appena vide il suo pigiama, scoppiò in una fragorosa risata.
“Che ti prende, razza di scemo?!”
“Il tuo... Il tuo...” niente, non riusciva a prendere fiato.
In effetti, era raro sentirlo ridere così... Ed era bastato un pigiama con qualche renna, che tonto.
Taiga avrebbe voluto picchiarlo, ma rideva talmente di gusto che finì per contagiare anche lei.
Ogni volta che riuscivano a smettere, si guardavano negli occhi e ricominciavano... Ormai non c’era nemmeno più un motivo preciso, ridevano e basta.
Haruta e Noto, già cambiati, entrarono in cucina e li guardarono preoccupati.
“Ma che baccano fate voi due? Che è successo?” domandò Noto.
Ryuji fece per dire qualcosa, ma niente, non ce la faceva.
“Fidati amico, questi qui hanno qualche rotella fuori posto” commentò Haruta.
Passarono altri dieci minuti prima che si ricomponessero del tutto.
“Ora ci dite cos’è che vi ha fatto ridere tanto?” borbottò Kihara, che nel frattempo li aveva raggiunti.
“Nulla, solo il suo pigiama” rispose Ryuji, asciugandosi le lacrime.
“Comunque è bellissimo, cane scemo” ribatté Taiga.
“Assolutamente”.
“Ehi Takasu! E’ il tuo turno!” esclamò Kitamura, una volta uscito dal bagno.
“Ok, grazie! Kihara, posso fidarmi di te? Lascio le bistecche a cuocere, tieni d’occhio che non brucino, ok?”
Lei annuì.

Sotto la doccia, Ryuji ripensò a quanto era avvenuto poco prima... Da quanto non rideva tanto? E per una sciocchezza del genere, in più! Di certo non avrebbe avuto una reazione simile se ad indossare quel pigiama buffo fosse stata Ami o Nanako o... Kushieda. La verità era che con gli altri si controllava parecchio... Mentre con Taiga, era tutto diverso. Con lei si sentiva libero di lasciarsi andare. Era convinto che anche per lei fosse così; di certo, non l’aveva mai vista ridere in quel modo con Kitamura.... E con lui non aveva nemmeno mai dormito o pianto o urlato o preso a calci un palo... Erano tutte cose loro. Ma ora perché si ritrovava a pensare a quelle cose? Piuttosto, chissà cosa stava facendo Kuhieda in quel momento, a casa...
All’improvviso qualcuno bussò alla porta.
“Takasu? Le bistecche sono cotte, che devo fare ora?” chiese Kihara, fuori dal bagno.
“Spegni il fornello, mi vesto e arrivo!”

Dopo aver cenato e sistemato tutto per bene, i ragazzi si radunarono in salotto, attorno al fuoco del camino: Taiga, Kitamura e Kihara sul divano, Nanako e Ami sulle due poltrone, Noto, Haruta e Ryuji per terra.
“Dovresti spuntare un po’ la frangia Takasu, ti copre tutti gli occhi” disse Kitamura, che osservava Taiga giocare con i capelli di Ryuji da sopra il divano.
“L’ho fatta crescere apposta” rispose lui, imbarazzato.
“Ma dai! Tanto ormai lo abbiamo capito tutti che non sei un teppista, non spaventi più nemmeno una mosca” rise Haruta.
Ryuji sorrise, grato.
“Sentite un po’, ve la posso fare una domanda?” chiese Noto, all’improvviso.
“Oddio, chissà che stupidaggine sparerà adesso” sbuffò Kihara, che se ne stava appoggiata a Kitamura.
“Ehi tu! Comunque... Qual è la vostra paura più grande? Cosa vi spaventa di più? A me i terremoti”
“Wow! Domande importanti amico! Io direi... Gli alieni!” esclamò Haruta.
Tutti si voltarono verso di lui, tentando di stabilire se stesse facendo sul serio oppure no.
“Non guardatemi così! Esistono, sapete? Dovreste informarvi, ci sono un sacco di testimonianze che lo confermano! E sono quasi certo che un giorno, con le loro navicelle spaziali, atterreranno sul nostro pianeta e ci attaccheranno per conquistarlo”.
“Teoria interessante” commentò Nanako per spezzare il lungo e penoso silenzio calato nella stanza.
“Io invece ho paura dei ladri” aggiunse, timidamente.
“Anche io! E anche dell’altezza e dei ragni!” disse Kihara.
“Io di non poter più fare il mio lavoro” borbottò Ami.
“Oh, sarebbe terribile Kawashima! La tua bellezza deve essere mostrata al mondo per l’eternità!” quasi urlò Haruta.
“Ne riparleremo quando sarà una vecchia chiwawa con la pelle raggrinzita e avvolta dalla ciccia” sogghignò Taiga.
“Brutto piccolo mostriciattolo!”
“Che c’è? Gli anni passeranno anche per te, no?”
“Calme, calme! La mia paura, invece, è quella di non svolgere le mie attività al meglio” intervenne Kitamura.
“Per quello proprio non c’è pericolo” sorrise Taiga, arrossendo un po’.
“Ti ringrazio, detto da te è un vero complimento! E voi, Aisaka e Takasu, di cosa avete paura?”
I due ci pensarono su un momento.
“Io... Di non riuscire ad essere di aiuto alle persone a cui tengo” rispose lui.
Lei smise di giocare con i capelli dell’amico. Come faceva Ryuji ad essere tanto premuroso? Sempre, senza alcuna forzatura, spontaneamente...
Gli altri aspettavano che dicesse qualcosa, perciò sussurrò: “E io di rimanere sola”.
Non avrebbe voluto dirlo, era una cosa molto intima, ma erano stati tutti sinceri... Perciò si era lasciata andare.
Silenzio. Nessuno credeva che la Tigre, sempre tanto aggressiva, sicura di sé, potesse avere una paura simile.
Ryuji scrollò appena la testa... Perché a Taiga non entrava proprio in testa che lui c’era per lei e che ci sarebbe sempre stato? Forse tutto ciò che faceva non bastava a colmare il profondo senso di solitudine che provava da troppo tempo...
“Non preoccuparti Tigre, io ho intenzione di darti fastidio finché non sarai un vecchio comodino da portare in discarica” sorrise Ami, guardandola di sottecchi.
“Ma che fortuna, grazie chiwawa scema!”
“Figurati. Piuttosto, ho una domanda per te, Takasu”.
“Mmh?”
“Sbaglio o una delle tue paure è anche quella di vedere la Tigre fidanzata con qualcuno?”
Ryuji sbiancò. Ma cosa passava per la testa a Kawashima?!
Gli altri sgranarono gli occhi, attendendo con ansia la risposta del ragazzo. La cosa si faceva interessante.
“Perché dovrei avere paura di una cosa simile? Sarei felice per lei”.
“Ah sì? Mah, non saprei... Te ne occupi come se fosse la tua figliola, immagino non dev’essere facile lasciarla andare”.
Ryuji si aspettava che Taiga sbraitasse contro Ami di farsi gli affari suoi, ma se ne stava zitta a fissare il fuoco.
Sbuffò, esasperato dalla situazione.
“Ripeto: sarei felice per lei. Ok, forse un po’ di paura ce l’ho... Perché... Non lo so... Quando avrà un ragazzo, di certo noi due finiremo per allontanarci... E la nostra amicizia rischierebbe di incrinarsi... E’ di questo che ho paura. Tutto qui”.
Ami lo osservò... Era certa che non fosse quella la ragione che spaventava veramente Takasu... Ma sapeva anche che lui stesso non se ne rendeva ancora conto e di sicuro non lo avrebbe mai rivelato così davanti a tutti. Si voltò verso la Tigre e sorrise notando che gli occhi le si erano illuminati come per magia, nonostante non volesse darlo a vedere. Bah, se non ci pensava lei a stuzzicarli un po’ di tanto in tanto, i suoi amici non avrebbero mai combinato nulla.
All’improvviso il vento cominciò a picchiare forte contro le parete della baita, facendo un gran fracasso.
“A proposito di paure! Chi riesce a dormire stanotte con questi brutti rumori?” si lamentò Nanako, spaventata.
“Non potremmo dormire tutti assieme?” chiese Kihara.
“Proposte indecenti, eh?” ghignò Haruta.
“Sei sempre il solito scemo!”
“Comunque non è una cattiva idea” disse Kitamura.
“Se per tutti va bene, possiamo spostare i futon delle ragazze nella nostra stanza” propose Noto.
E così fecero.
La camera, così come il resto della baita, non era molto spaziosa... Perciò si ritrovarono coi letti attaccati uno all’altro.
“Vedete di non fare gli stupidi voi maschi” borbottò Ami, sistemandosi sotto le coperte.
“Ma la Tigre e Maruo dove sono?” domandò Kihara agitata, notando che ogni futon era occupato, tranne i due alla destra di Takasu.
Ryuji, già disteso, chiuse gli occhi nervoso. Kitamura si era offerto di spalmare la pomata sulla storta di Taiga, quindi i due “piccioncini” erano ancora sul divano... Da soli.
“Lasciali tranquilli e dormi” rispose Noto, soddisfatto.
“Meglio se vado a chiamarli, altrimenti non possiamo spegnere la luce” borbottò la ragazza.
“Eccoci, eccoci” sorrise Yusaku, entrando in camera seguito da Aisaka.
Si sistemò nel letto accanto a quello di Ryuji, mentre Taiga, inevitabilmente, prese posto vicino al suo.
“Buonanotte ragazzi!” esclamò Haruta.
“Buonanotte!”
Ryuji non era tranquillo. Nel buio, vedeva la schiena di Kitamura... Questo significava che era rivolto verso Taiga... La stava guardando dormire? O lei ancora sveglia e si stavano fissando negli occhi? Magari si tenevano per mano... Stava per impazzire! Ma che diamine gli prendeva?!
Non riuscì a chiudere occhio per un bel po’. Ad un certo punto, quando pensava che tutti si fossero addormentati, decise di alzarsi appena appena... Giusto per dare una sbirciatina ai suoi vicini di futon.
Si pentì di averlo fatto nell’istante in cui li vide: dormivano entrambi ed i loro volti erano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
E all’improvviso, per la seconda volta nella sua vita, Ryuji provò un logorante ed insopportabile senso di abbandono.
Si distese di nuovo e rimase a fissare il soffitto per qualche ora. Non riusciva a darsi pace... Stava troppo male e non capiva neppure perché. Ad un tratto, sentì Kitamura muoversi e intuì che si era avvicinato un po’ di più a Taiga. No, non ce la faceva. Si alzò e tentando di non fare alcun rumore uscì dalla camera e andò a prepararsi un tè caldo in cucina.
“Ehi Ryuji... Ti senti male?”
Il ragazzo, chino sui fornelli, fece un piccolo salto per lo spavento.
“Taiga? Che ci fai in piedi?”
“Ti ho sentito uscire... Tutto ok?”
“Sì, ho solo un po’ di mal di pancia” rispose, cercando di sorridere.
“Ah, capito... Posso restare?”
“Non hai sonno?”
“Preferisco stare qui”.
“E abbandoni così il tuo Kitamura?”
Lei arrossì, ma non rispose.
“Il piede come va?” le chiese.
“Molto meglio, grazie”.
Una volta versato il tè nelle tazze, i due presero posto al tavolo della sala da pranzo.
Rimasero in silenzio per un po’, sorseggiando piano la loro bevanda.
“Ehi bastardino?”
“Sì?”
“Non... La nostra amicizia non può finire... Qualunque cosa accada, io non mi allontanerò mai da te.   Come potrei? Lo hai detto tu che siamo la Tigre e il Drago, giusto? Tu sei la persona a cui mi sento più vicina, oltre a Minori. Perciò... Non devi avere paura di questo” disse Taiga, fissando la sua tazza.
Ryuji restò sorpreso da quel discorso. Un piccolo nodo si sciolse nello stomaco... Erano le parole che aveva bisogno di sentire.
“E tu non devi avere paura di rimanere sola. Proprio perché siamo la Tigre e il Drago, mi troverai sempre al tuo fianco, Taiga. Ricordatelo, per favore” sorrise.
Qualche lacrima scivolò lungo il viso di lei.
“Avrei tanta voglia di abbracciarti” sussurrò timidamente.
Ryuji scattò in piedi come se non aspettasse altro, la sollevò dalla sedia e la strinse forte contro il suo petto. Quello era il posto di Taiga, pensò il ragazzo mentre la teneva abbracciata... Lì, tra quelle braccia che l’avrebbero sempre protetta.
Taiga, dopo un attimo di smarrimento per il gesto tanto improvviso, sorrise e strinse la maglia di Ryuji tra le sue piccole mani; si aggrappò a lui come fosse stato un’ancora... La sua ancora.
Rimasero così abbracciati per molto tempo... Per minuti o forse per ore, non lo sapevano.
Quando si lasciarono, non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi.
“Sarà meglio andare a dormire” sussurrò lui, con voce rauca.
“S-Sì”.
Tornarono in camera e si sistemarono di nuovo nei propri letti, entrambi col cuore che batteva  a mille.
“Solo affettò. Tutto qui” si ripeté Ryuji mentalmente, prima di chiudere gli occhi.

Angolino dell'autrice
Ed eccoci qui con un altro capitolo... Che ne pensate? Spero che finora stia andando tutto bene :D
Grazie a tutti coloro che stanno leggendo, seguendo e recensendo la mia storia :)
Un abbraccio, al prossimo capitolo!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Toradora / Vai alla pagina dell'autore: happy ending