Ragazzi
sono tornata con l’ultimo capitolo
prima della vacanze di Pasqua! Lunedì prossimo non posso
aggiornare... vedrò se
potrò da mercoledì in poi ma non assicuro niente!
Grazie
per i complimenti che mi avete fatto
riguardo allo scorso capitolo! Sono felice che vi sia piaciuto anche se
ero un
po’ scettica all’inizio, in quanto non
c’entrava molto con il resto della
storia... comunque non preoccupatevi da questo in poi si torna alla
normalità!!!
21.
Mal’ach
Tel
Aviv 17:11 ora locale
Clinica
“Meyudim”
Afek
lo vide entrare di corsa dalla porta,
dopo tanta preoccupazione lui era di nuovo lì come se nulla
fosse successo.
Gli
si avvicinò pronto a dirgliene
quattro... o anche cinque...
Gli
avrebbe fatto una bella lavata di capo!
Ma
Tony era strano... aveva un aspetto
provato, non pareva neanche lui... il suo solito sorriso malizioso era
scomparso...
Nel
suo unico occhio riusciva a scorgere
qualcosa di nuovo che non aveva mai visto in lui prima.
Gli
si avvicinò di più... ecco! Cautamente
e lo osservò mentre si
piagava in due dalla stanchezza e boccheggiava.
-
Ehi... Anthony stai bene?- gli domandò
preoccupato mettendogli una mano sulla spalla.
Lui
alzò la testa di scatto, e lo fissò con
quel suo nuovo sguardo.
-
Lei dov’è?- domandò ignorando la
domanda
del vecchio.
-
Chi... Ziva?-
-
Secondo te?-
-
Beh... lei...-
-
Dimmi dov’è, Afek... ti prego...-
Il
vecchio fece un sospiro e lo guardò
mortificato.
-
Non lo so... l’ultima volta che l’ho
vista era in camera con suo padre... pover uomo...-
Calò
di nuovo il silenzio tra loro,
spezzato solo dai rumori della clinica e dal respiro grosso di Tony.
-
Tu non dovevi partire oggi?- gli domandò
Yanir.
DiNozzo
si raddrizzò.
-
Beh... c’è stato un piccolo cambio di
programma... diciamo che finalmente ho capito quello che mi stava sotto
gli
occhi da tempo...-
-
Baruk
hashem! Hai
capito che la ami, vero? Finalmente!-
Tony
lo guardò confuso.
-
Come...-
-
Come faccio a saperlo? Beh... lo sanno
tutti... dai... si vede! Credo che voi due siate gli unici a non
saperlo... e
per giunta siete i diretti interessati...-
-
Lei non mi ama...- affermò sicuro Tony
rabbuiandosi.
-
Io non sono d’accordo... ma se lo dici
tu...-
In
quel momento passò il dottore.
Tony
lasciò Afek da solo e si fiondò verso
di lui.
-
Buongiorno dottore...-
-
Signor DiNozzo che bella sorpresa! Non
era partito? Aspetti ma lei... che stupido! Le devo fare le mie
congratulazioni!-
disse il medico afferrandogli la mano e stringendola con vigore.
Tony
lo guardò piuttosto confuso...
Congratulazioni
per cosa?
Che
diavolo stava succedendo?!?
-
Per cosa, scusi?-
-
Beh... lei sta per diventare padre! La
signorina David è incinta!-
Incinta?!?
Doveva
aver sentito male...
Lei
non poteva... lei... no!
Non
avrebbe mai potuto farlo!
Eppure...
Eppure...
lei gli aveva tenuta nascosta una
cosa del genere...
Tony
si sentì in qualche modo preso in
giro...
Cioè...
stava per diventare padre!
Perché
Ziva non glielo aveva detto?
Perché?
L’avrebbe
aiutata... avrebbero affrontato
quella novità... insieme!
Perché
non glielo aveva detto?
Perché
non si era fidata di lui?!?
Perché?
-
Dov’è lei ora?- domandò con un filo di
voce il ragazzo cercando di non far trasparire la sua rabbia.
L’espressione
del dottore si fece triste.
-
E’ al cimitero... sa suo padre è morto...
purtroppo...-
Suo
padre era morto?!?
Come
se non bastasse!
Come
se non avessero già abbastanza
problemi!
Era
vero che lei e suo padre non erano mai
andati d’accordo, però...
Però
era pur sempre l’uomo che l’aveva
messa al mondo!
Tutte
quelle novità... in così breve
tempo...
No...
Ziva
non doveva stare affatto bene...
Doveva
trovarla assolutamente... dovevano
parlare... dovevano chiarire... voleva capire perché
l’aveva fatto!
-
Grazie dottore...- disse, poi si voltò e
cominciò a correre verso l’uscita dove
incontrò Afek, fermo là, impalato dove
lo aveva lasciato.
-
Vuoi un passaggio? L’infermiera mi ha
detto che Ziva è al cimitero...- gli disse con quel suo fare
pratico e veloce.
-
Grazie, però... non credo... non c’è
bisogno...-
-
Forse non hai capito... TU ora sali sul
mio furgone e ti fai dare un passaggio!-
Tony
sorrise e lo seguì arrendevole all’interno
del veicolo.
Si
sedette sul sedile del passeggero, con
Badir acciambellato ai suoi piedi, mentre Afek metteva in modo e
partiva a
tutta birra.
Rimasero
in silenzio per parecchi minuti.
-
Si può sapere che è successo? Hai una
faccia...- si decise a chiedere Afek per spazzare via il silenzio.
Tony
si voltò a fissarlo con viso
inespressivo e poi guadò di nuovo di fronte a se.
-
Ziva è incinta...-
-
Oh... congratulazioni allora... dovresti
esserne felice stai per diventare Ab!-
-
Lei... lo sapeva... e non me lo ha
detto...- disse pensando ad alta voce, poi si voltò verso
Afek e lo guardò
negli occhi - perché non me lo ha detto?-
Yanir
fece un sospiro e accelerò un altro
po’, cercando di ignorare quello sguardo di Tony.
-
Non so... le donne incinte spesso fanno
delle pazzie... credo sia per colpa di ormoni e cose varie se non
ricordo
male...-
-
Quindi secondo te non ce l’ha con me?-
-
No... penso che ce l’abbia con se stessa
invece...-
-
Cose tipo “non sono riuscita a tenere a
freno i miei sentimenti e questo è il
risultato”...- si stupì delle sue stesse
parole e si diede dello stupido.
Perché
non lo aveva capito prima?
-
Davvero pensa così?- chiese Afek curioso
e un po’ triste per lei e per i suoi pensieri altamente
pessimistici.
-
Si, anche quando non è incinta...-
commentò Tony sarcastico abbozzando ad un sorriso, ora che
forse aveva capito
cosa aveva spinto Ziva a farlo si sentiva meglio, più
rilassato e capiva che
forse avrebbe potuto chiarire le cose con lei.
-
Povera ragazza... per dire cose del
genere deve aver passato una vita di inferno...-
-
Già...- rispose Tony poggiando la testa
al finestrino e chiudendo gli occhi.
Si
fece travolgere da mille pensieri...
mentre la macchina lo cullava...
Pensava
a quello che le avrebbe detto, come
quando non l’aveva ancora incontrata e sua sorella e suo
padre non erano morti,
e lei non aspettava un bambino...
Anche
stavolta non riusciva a pensare
niente... e si sarebbe di nuovo affidato all’istinto.
Passò
il resto del viaggio in silenzio.
Alla
fine Afek si fermò.
-
Siamo arrivati Anthony...- annunciò.
Tony
aprì lo sportello e fece per scendere
senza pensarci due volte.
Yanir
lo afferrò per un braccio.
-
Aiutala... tu sei il suo mal’ach
e in questo momento lei ha
bisogno del suo mal’ach...-
DiNozzo
annuì anche se non aveva capito
nulla e corse via.
Tel
Aviv 17:57 ora locale
Cimitero
Il campanello della casa di Ziva suonò
improvvisamente...
Era tardi e lei non riusciva a capire chi potesse
essere...
Stringendosi addosso una vestaglia
guardò nell’occhiello...
- Tony?- esclamò tra se e se aprendo la
porta.
- Ciao...- la salutò lui reggendosi a
mala pena sulle
stampelle.
Erano passati tre mesi dal giorno in cui era uscito
dall’ospedale...
- Che ci fai qui? Entra! Fa freddo...- gli disse
aiutandolo ad
entrare.
Lo fece sedere sul divano mentre lei gli
andò a prendere un
bicchiere d’acqua...
Come tornò glielo porse e avvicinandosi
a lui percepì che
puzzava di alcol...
Doveva essere ubriaco...
- Grazie...- rispose lui.
Ziva gli si sedette accanto...
- Che c’è Tony?
Perché sei qui?-
Lui cercò di tirarsi su...
Ma ebbe qualche difficoltà a causa della
gamba...
Alla fine riuscì a mettersi seduto e
guardarla negli occhi...
- Avevo bisogno di parlare...-
- Sei ubriaco vero?-
- Un po’... ma questo non è
importante in questo momento...-
- Già...- commentò lei
sarcastica.
- Sono qui perché sono solo come un
cane... perché non ho
nessuno con cui stare in un momento come questo tranne te...- fece una
pausa e come
Ziva tentò di parlare la zittì mettendole un dito
tremante sulle labbra.
- Sono qui perché sono un perdente...
voglio sembrare forte ma
sono solo uno stupido che crede nell’amore e che si fa
beccare da un proiettile
come un pivello!- continuò lui alzando un po’ la
voce.
- Non sei stupido... e soprattutto non sei un
perdente...- gli
disse lei mettendogli la propria mano sulla sua per rassicurarlo.
- Non potrò più essere agente
operativo a causa di questa
gamba...- sussurrò lui dandosi un colpo sul ginocchio e
causandosi così una
fitta di dolore.
Lei gli prese anche l’altra mano, per
assicurarsi che non si
facesse più del male...
- Non è vero... solo perché
ci sta mettendo più del previsto a
guarire non significa che non potrai più essere un agente
operativo...- lo
rassicurò lei.
Vide Tony illuminarsi...
- Sicura?-
- Certo... guarirà entro massimo altre
due settimane.!-
Il ragazzo sorrise felice...
- E a dirla tutta sarebbe un vero peccato se tu non
potessi
più fare l’agente operativo perchè sei
il migliore del mondo...- aggiunse la
ragazza ammiccando.
- Dici sul serio?-
- Mai stata così seria...-
Gli occhi di Tony si riempirono di lacrime e la
abbracciò...
Ziva rimase piuttosto spiazzata da quel gesto...
Ma poi lo abbracciò anche lei... seppur
insicura...
- Promettimi che non mi abbandonerai mai... ho solo
te...- le
chiese improvvisamente Tony fissandola negli occhi.
Lei distolse lo sguardo.
- Non posso prometterti niente... sei ubriaco e
poi...-
Lui le mise una mano sulla guancia e la costrinse a
fissarlo in
viso...
In quella faccia rigata dal pianto...
- Sono più lucido di quanto immagini...
ho solo bisogno di
sentirmi dire da te che non mi lascerai mai... ti prego...-
Tony in quel momento le pareva vulnerabile quanto
un bambino...
Sorrise posando la mano sulla sua...
- Te lo prometto... non ti abbandonerò
mai...-
- Grazie...- sussurrò lui premendo di
nuovo il viso contro la
spalla della ragazza.
Lei gli accarezzò i capelli.
- E poi non sei uno stupido se credi
nell’amore...- disse, ma
non ottenne una risposta.
- Tony? Ehi...-
Il ragazzo stava già dormendo
beatamente...
Lei sorrise dolcemente ancora una volta e si
addormentò
abbracciata a lui...
Alla
fine Tony era davvero riuscito a
guarire in due settimane, e ora camminava di nuovo benissimo anche se
ogni tanto
quando pioveva il dolore alla coscia gli ricordava
quell’orribile momento della
sua vita e Ziva glielo leggeva negli occhi...
Mentre
lei invece non era riuscita a
mantenere la sua promessa infrangendola addirittura due volte...
Strinse
forte il ciondolo a forma di
proiettile che era tornato al suo collo, l’ultimo ricordo che
aveva di lui.
Ziva
era davanti alla croce di pietra sotto
la quale avevano appena sepolto suo padre...
Mille
pensieri le vorticavano per la
mente...
Ma
solo uno superava tutti gli altri...
Il
suo piccolo “inconveniente”...
Non
era nei suoi piani rimanere incinta...
Serviva
solo a complicare ancora di più le
cose...
E
la sua vita era già parecchio
incasinata... anche senza un figlio...
Non
sapeva badare a se stessa figuriamoci
anche ad un bambino, e da sola poi!
Chissà
come l’avrebbe presa suo padre se
l’avesse saputo...
Ne
sarebbe stato felice?
Sorrise
a quel pensiero...
No
probabilmente no... era pur sempre un
bambino nato fuori dal matrimonio e soprattutto era figlio di un
americano non
ebreo... forse...
Già...
forse...
non era neanche tanto sicura...
No...
non voleva sapere come l’avrebbe
presa...
Continuò
a fissare la pietra per un tempo
che le parve infinito, quando poi sentì una mano calda
posarsi sulla sua
spalla.
Sorrise
all’uomo che le si presentava
davanti sorridente e dolce come sempre...
-
Shalom Ziva...-
-
Shalom maestro Shlomo...- rispose lei
abbracciandolo.
Shlomo
Levy era stato il suo maestro di
Krav Maga da quando si era arruolata nel Mossad, erano quasi tre anni
che non
lo incontrava e si stupì di vederlo così
appesantito e più vecchio.
Il
tempo scorreva davvero per tutti.
Anche
se non doveva avere più di
trentacinque anni sembrava averne almeno cinque in più.
Era
il così detto “effetto Mossad”,
invecchi prima e spesso non riesci più a vivere la vita di
prima anche se lo
mollavi, come aveva fatto lui coraggiosamente.
-
Quanto tempo Ziva! Mi sei mancata! Mi
dispiace per tuo padre... per Dov... per tutto!-
-
Lo so...- fece lei amaramente staccandosi
dall’abbraccio ed evitando di guardarlo negli occhi.
Shlomo
aveva insistito tanto per
incontrarla... ma lei avrebbe preferito fermarsi a quella telefonata
disperata... odiava dover ricordare il passato...
-
Cos’altro ti turba mia piccola Panterim?-
capendola subito come un tempo.
Da
piccola, appena entrata nel Mossad, si
era persino presa una cotta per lui, gentile forte, bello e con pochi
anni più
di lei...
Come
faceva allora si abbandonò a lui... si
fidò ciecamente e gli raccontò di tutto.
Di
essere incinta, dell’uomo che amava e
che aveva abbandonato per il suo bene, dei suoi anni felici
all’NCIS e anche
dell’Operazione Messiada.
Lui
la fissò senza battere ciglio e senza
mai interromperla, era sempre stato un grande ascoltatore.
Infine
disse solo:
-
Mm...-
-
Che significa “Mm”, scusa?!?-
-
E’ davvero complicata la tua
situazione... hai detto di aspettare un bambino vero?-
Lei
annuì.
-
Beh allora sto per diventare nonno!-
scherzò l’uomo facendole l’occhiolino.
-
Casomai zio!- rispose lei ridendo, ma poi
il suo volto tornò triste – Io non credo... io
non...-
-
Non starai pensando di abortire, vero?!?-
esclamò Shlomo sconvolto.
-
Beh io...-
-
Come puoi anche pensarlo?!? Non eri tu
quella che diceva che tutti erano colpevoli tranne i bambini e che loro
si
dovevano lasciare fuori dalle guerre? Non eri tu quella ragazza?-
-
Shlomo io non posso! Io non ce la faccio
già da sola! Figuriamoci dovendomi occupare di qualcun
altro!-
-
E così fuggi come una codarda, vero?!?
Non ti ho insegnato nulla in questi anni?!? Mm? Non ti è
rimasto nulla di
quello che ti ho insegnato? Allora Ziva?!? L’America ti ha
resa una stupida
ragazzina piagnona che si arrende alla prima difficoltà?!?
Allora?!? Rispondimi
Ziva!-
-
Io non sono una ragazzina piagnona!-
gridò lei in preda alla rabbia – e non sono
debole!-
Tentò
di colpirlo con un pugno come era
successo quando Tony l’aveva accusata di aver bisogno di
aiuto, ma Shlomo non
era Tony.
Le
afferrò il polso con una abile e veloce
morsa e la costrinse a buttarsi per terra per non farselo rompere.
Ziva
si ritrovò a fissarlo sdraiata per
terra mentre lui faceva un piccolo sorriso e le porgeva una mano per
rialzarsi.
-
Qualcuno ha rammollito i propri riflessi
in questi anni...- la canzonò aiutandola a scollarsi la
terra di dosso.
-
Riguardo a quel uomo... credo che tu ne
sia davvero innamorata... non ti avevo mai vista così...
nemmeno con Dov e so
che lo hai amato molto... e secondo me hai fatto male ad allontanare
questo
Toby...-
-
Tony...-
-
Toby, Tony! Fa lo steso! I nomi di questi
stranieri sembrano tutti gli stessi! Comunque... l’averlo
allontanato ti
renderà più debole...-
-
Non è l’amore che rende deboli?- chiese
lei confusa.
-
No! Chi te lo ha insegnato scusa? Io non
di certo!-
-
Ehm... una persona...- mormorò lei
andando col pensiero a Gibbs e al perché aveva istituito la
regola numero
dodici.
-
No, è il contrario mia piccola Panterim!
L’amore ti rende più forte!
Questo Tony sa che aspetti un figlio?-
-
No...-
-
Non credi che sia una scelta che dovete
fare insieme? Che ne pensi Ziva?-
-
Si... io vorrei stare con lui e con mio
figlio... però ho paura... ho paura per
l’Operazione Messiada... penso che Tony
senza di me sarà più al sicuro e nel frattempo io
tenterò di fare qualcosa...-
-
Non si può fare nulla!- disse Shlomo
diventando serio.
-
Cosa stai dicendo?!?-
-
Ho dato le dimissioni per questo un anno
fa... sulla carte risulta come “pensione
anticipata”...-
-
Non c’è nulla da fare quindi? Non si
può
fare nulla?!?-
-
Io ho provato a far ragionare Hazif, però
non mi ha voluto dare retta...- mormorò osservando
nervosamente l’orologio - Ora
devo andare a casa... ho una festa di compleanno che mi aspetta!-
aggiunse
tornando sorridente come sempre.
-
Di chi? Di Dunia?- domandò curiosa
riflettendo sul significato delle sue precedenti parole.
Dunia
era la sua ragazza storica, stavano
insieme da più di dieci anni, a Ziva pareva di ricordare
anche la notizia di un
matrimonio.
-
No dei miei bambini...-
-
Bambini?!?- esclamò sorpresa.
-
Si... sono diventato padre... oggi fanno
un anno... due gemellini... il maschietto si chiama Uri mentre le
femmina l’ho
chiamata Ziva...-
Ziva
arrossì.
Shlomo
le voleva davvero bene, ma per non
metterlo in imbarazzo non disse nulla, si limitò a sorridere.
-
Ora devo proprio andare... addio mia
piccola Panterim...-
-
Addio maestro Shlomo...- mormorò
osservandolo correre giù per la collina del cimitero.
Tornò
a fissare la tomba e rifletté di
nuovo sulle parole del suo maestro.
Doveva
smettere di essere debole e di aver
paura di affrontare le difficoltà causate dai sentimenti!
Sarebbe
cambiata!
“A
cominciare da ora!” si disse sfiorandosi
il ventre sorridendo.
Sentì
di nuovo una mano appoggiarsi sulla
sua spalla e immaginò si trattasse ancora di Shlomo.
Si
girò per dirgli grazie ma si ritrovò
davanti la faccia seria dell’uomo che amava.
-
Tony?!?- esclamò piena di stupore.
Era
un’illusione! No poteva
essere davvero lì davanti a lei!
-
Che... che ci fai qui?!? Tu non dovresti
essere qui... ti avevo detto di andartene! Come facciamo se... e poi
con il tuo
lavoro! Torna a casa e...- provò a dire ignorando la
promessa fatta pochi
secondi prima per codardia e sorpresa.
Non
potette continuare perché lui la baciò
con dolcezza.
Dapprima
cercò di sottrarsi ma alla fine i
sentimenti che tanto aveva cercato di reprimere uscirono fuori...
Non
voleva più perderlo...
E
Tony dal canto suo era stanco di quel
loro continuo giocare con i loro sentimenti, era ora che guardassero in
faccia
la realtà e si rendessero conto che anche se era difficile
loro dovevano stare
insieme, si amavano e non dovevano più nasconderlo.
Che
fosse per orgoglio o per paura non
dovevano più nascondersi i sentimenti a vicenda.
-
Ti amo...- le sussurrò lui a fior di
labbra.
Lei
lo fissò stupita.
Aveva
davvero detto che la amava?
Così
all’improvviso?
Cioè...
lei era entusiasta della cosa
però... era troppo inaspettata, era sicuro di quello che
stava dicendo?
-
Cosa?-
-
Ti amo rosh katan... amo te e il
nostro bambino...- fece lui sorridendo.
Lei
si stacco delicatamente da lui e girò.
-
Allora lo sai...- disse imbarazzata.
-
Che mi hai cacciato via nonostante fossi
incinta? Si, lo so...-
-
L’ho fatto per il tuo bene... e per il SUO
bene... ma a quanto
pare è stato
inutile... tu ora sei qui e...-
-
Come puoi dire che è per il SUO bene?- la
rimproverò lui cercando di non alzare la voce - farlo
crescere senza un
padre?!?-
-
Beh... almeno suo padre sarebbe stato vivo...
se rimani con me sei in pericolo... lo sai... tutti sono in
pericolo...- disse
facendo bene attenzione a non rivelargli che lei in realtà
non voleva neanche
farlo nascere quel bambino.
Tony
le afferrò con dolcezza il viso tra le
mani.
-
Non mi interessa se rischio di morire...
tutto quello che voglio è stare con voi e niente
potrà impedirmelo... non
stavolta... ti amo...-
La
baciò di nuovo.
-
Non sono Jeanne, Tony...- sussurrò lei
fissandolo negli occhi, era tanto che voleva dirglielo.
Lui
appoggiò la fronte sulla sua e sorrise
sornione.
-
Lo so...-
*
E come sempre ormai...
Baruk
hashem: Grazie al cielo!
Ab:
Papà, padre
Mal’ach:
angelo, inteso come “angelo custode”
*
Il Krav Maga, nato alla metà del
Novecento per addestrare le forze speciali israeliane, è un
originale “metodo”
di autodifesa che ha riunito le tecniche di moltissime discipline (Kung
Fu,
Karate, Judo, Ju Jitsu, Boxe, Lotta ecc.) eliminando però i
ritualismi o regole
di competizione sportiva che
non sono
necessari a chi si deve difendere da un pericolo reale. La parola Krav
Maga in
ebraico moderno significa letteralmente “combattimento con
contatto”, ma la
traduzione più utilizzata è
“combattimento corpo a corpo”. Poiché si
tratta di
un sistema di autodifesa semplice e rapido da apprendere si adatta a
tutti:
uomini, donne e ragazzi di qualsiasi corporatura e peso. Il Krav Maga
infatti è
fondato su pochi principi: la semplicità dei movimenti; la
conoscenza del funzionamento
del corpo umano; lo sviluppo di un atteggiamento mentale adeguato alle
situazioni di pericolo; l’acquisizione di capacità
tecniche che consentono di
lottare in piedi e a terra, a mani nude e con armi (anche improvvisate)
contro
uno o più avversari, e di mettersi in salvo prima che di
combattere. Nelle
tecniche del Krav Maga non vi è nulla di superfluo o
estetico, ma solo estrema
efficacia, istintività, velocità
d’esecuzione.
*
Stavo aspettando questo capitolo con
ansia per chiarire una cosa che mi avete subito fatto notare: non
è da Tony
partire alla ricerca di Ziva.
Ebbene,
spero che questo capitolo, che
chiude la collana dei flashback all’interno di questa fic,
abbia fatto capire
il perché di quella sua preoccupazione e del suo gesto
avventato e surreale,
che tutti quanti i ricordi di quello che era successo prima tra di
loro, su cui
si potrebbe scrivere un’altra fic, lo spiegassero abbastanza.
Insomma è la mia
scusa o giustificazione, chiamatela come volete!
*
Emily Doyle, sorella mia... il più bello?
Davvero? Non ci avrei mai contato a dir la verità... ma se
lo dici tu... XP
Ely
tu e i tuoi scleri mi farete
impazzire... comunque pretendo che tu mi ridia Hazif altrimenti dico a
tutti
che ti ho regalato con Giuly e Rufy per il compleanno!
Benvenuta tra le fan
pazze della fic
bulma!!!