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Autore: eLiSeTtA    06/04/2009    9 recensioni
Dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per staccarsi dall’abbraccio di Tony...
Un po’ per il proprio orgoglio...
Un po’ perché se fosse rimasta con lui un minuto in più era sicura che non sarebbe riuscita ad abbandonarlo...
Mettendo però a rischio la sua vita...
E questo lei non poteva permetterlo assolutamente...
Così si incamminò verso la porta.
Arrivata alla soglia mise una mano sullo stipite e si girò verso di lui.
- Addio Tony...- E, dopo averlo guardato negli occhi per l’ultima volta, sparì.
ff di elisa_93, a parere di eLiSeTtA uno dei suoi migliori lavori... sta a voi decidere, oh carissimi lettori!
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi sono tornata con l’ultimo capitolo prima della vacanze di Pasqua! Lunedì prossimo non posso aggiornare... vedrò se potrò da mercoledì in poi ma non assicuro niente!

Grazie per i complimenti che mi avete fatto riguardo allo scorso capitolo! Sono felice che vi sia piaciuto anche se ero un po’ scettica all’inizio, in quanto non c’entrava molto con il resto della storia... comunque non preoccupatevi da questo in poi si torna alla normalità!!!

 

 

 

 

21. Mal’ach

 

 

 

Tel Aviv 17:11 ora locale

Clinica “Meyudim”

 

Afek lo vide entrare di corsa dalla porta, dopo tanta preoccupazione lui era di nuovo lì come se nulla fosse successo.

Gli si avvicinò pronto a dirgliene quattro... o anche cinque...

Gli avrebbe fatto una bella lavata di capo!

Ma Tony era strano... aveva un aspetto provato, non pareva neanche lui... il suo solito sorriso malizioso era scomparso...

Nel suo unico occhio riusciva a scorgere qualcosa di nuovo che non aveva mai visto in lui prima.

Gli si avvicinò di più... ecco! Cautamente e lo osservò mentre si piagava in due dalla stanchezza e boccheggiava.

- Ehi... Anthony stai bene?- gli domandò preoccupato mettendogli una mano sulla spalla.

Lui alzò la testa di scatto, e lo fissò con quel suo nuovo sguardo.

- Lei dov’è?- domandò ignorando la domanda del vecchio.

- Chi... Ziva?-

- Secondo te?-

- Beh... lei...-

- Dimmi dov’è, Afek... ti prego...-

Il vecchio fece un sospiro e lo guardò mortificato.

- Non lo so... l’ultima volta che l’ho vista era in camera con suo padre... pover uomo...-

Calò di nuovo il silenzio tra loro, spezzato solo dai rumori della clinica e dal respiro grosso di Tony.

- Tu non dovevi partire oggi?- gli domandò Yanir.

DiNozzo si raddrizzò.

- Beh... c’è stato un piccolo cambio di programma... diciamo che finalmente ho capito quello che mi stava sotto gli occhi da tempo...-

- Baruk hashem!  Hai capito che la ami, vero? Finalmente!-

Tony lo guardò confuso.

- Come...-

- Come faccio a saperlo? Beh... lo sanno tutti... dai... si vede! Credo che voi due siate gli unici a non saperlo... e per giunta siete i diretti interessati...-

- Lei non mi ama...- affermò sicuro Tony rabbuiandosi.

- Io non sono d’accordo... ma se lo dici tu...-

In quel momento passò il dottore.

Tony lasciò Afek da solo e si fiondò verso di lui.

- Buongiorno dottore...-

- Signor DiNozzo che bella sorpresa! Non era partito? Aspetti ma lei... che stupido! Le devo fare le mie congratulazioni!- disse il medico afferrandogli la mano e stringendola con vigore.

Tony lo guardò piuttosto confuso...

Congratulazioni per cosa?

Che diavolo stava succedendo?!?

- Per cosa, scusi?-

- Beh... lei sta per diventare padre! La signorina David è incinta!-

Incinta?!?

Doveva aver sentito male...

Lei non poteva... lei... no!

Non avrebbe mai potuto farlo!

Eppure...

Eppure... lei gli aveva tenuta nascosta una cosa del genere...

Tony si sentì in qualche modo preso in giro...

Cioè... stava per diventare padre!  

Perché Ziva non glielo aveva detto?

Perché?

L’avrebbe aiutata... avrebbero affrontato quella novità... insieme!

Perché non glielo aveva detto?

Perché non si era fidata di lui?!?

Perché?

- Dov’è lei ora?- domandò con un filo di voce il ragazzo cercando di non far trasparire la sua rabbia.

L’espressione del dottore si fece triste.

- E’ al cimitero... sa suo padre è morto... purtroppo...-

Suo padre era morto?!?

Come se non bastasse!

Come se non avessero già abbastanza problemi!

Era vero che lei e suo padre non erano mai andati d’accordo, però...

Però era pur sempre l’uomo che l’aveva messa al mondo!

Tutte quelle novità... in così breve tempo...

No...

Ziva non doveva stare affatto bene...

Doveva trovarla assolutamente... dovevano parlare... dovevano chiarire... voleva capire perché l’aveva fatto!

- Grazie dottore...- disse, poi si voltò e cominciò a correre verso l’uscita dove incontrò Afek, fermo là, impalato dove lo aveva lasciato.

- Vuoi un passaggio? L’infermiera mi ha detto che Ziva è al cimitero...- gli disse con quel suo fare pratico e veloce.

- Grazie, però... non credo... non c’è bisogno...-

- Forse non hai capito... TU ora sali sul mio furgone e ti fai dare un passaggio!-

Tony sorrise e lo seguì arrendevole all’interno del veicolo.

Si sedette sul sedile del passeggero, con Badir acciambellato ai suoi piedi, mentre Afek metteva in modo e partiva a tutta birra.

Rimasero in silenzio per parecchi minuti.

- Si può sapere che è successo? Hai una faccia...- si decise a chiedere Afek per spazzare via il silenzio.

Tony si voltò a fissarlo con viso inespressivo e poi guadò di nuovo di fronte a se.

- Ziva è incinta...-

- Oh... congratulazioni allora... dovresti esserne felice stai per diventare Ab!-

- Lei... lo sapeva... e non me lo ha detto...- disse pensando ad alta voce, poi si voltò verso Afek e lo guardò negli occhi - perché non me lo ha detto?-

Yanir fece un sospiro e accelerò un altro po’, cercando di ignorare quello sguardo di Tony.

- Non so... le donne incinte spesso fanno delle pazzie... credo sia per colpa di ormoni e cose varie se non ricordo male...-

- Quindi secondo te non ce l’ha con me?-

- No... penso che ce l’abbia con se stessa invece...-

- Cose tipo “non sono riuscita a tenere a freno i miei sentimenti e questo è il risultato”...- si stupì delle sue stesse parole e si diede dello stupido.

Perché non lo aveva capito prima?

- Davvero pensa così?- chiese Afek curioso e un po’ triste per lei e per i suoi pensieri altamente pessimistici.

- Si, anche quando non è incinta...- commentò Tony sarcastico abbozzando ad un sorriso, ora che forse aveva capito cosa aveva spinto Ziva a farlo si sentiva meglio, più rilassato e capiva che forse avrebbe potuto chiarire le cose con lei.

- Povera ragazza... per dire cose del genere deve aver passato una vita di inferno...-

- Già...- rispose Tony poggiando la testa al finestrino e chiudendo gli occhi.

Si fece travolgere da mille pensieri... mentre la macchina lo cullava...

Pensava a quello che le avrebbe detto, come quando non l’aveva ancora incontrata e sua sorella e suo padre non erano morti, e lei non aspettava un bambino...

Anche stavolta non riusciva a pensare niente... e si sarebbe di nuovo affidato all’istinto.

Passò il resto del viaggio in silenzio.

Alla fine Afek si fermò.

- Siamo arrivati Anthony...- annunciò.

Tony aprì lo sportello e fece per scendere senza pensarci due volte.

Yanir lo afferrò per un braccio.

- Aiutala... tu sei il suo mal’ach e in questo momento lei ha bisogno del suo mal’ach...-

DiNozzo annuì anche se non aveva capito nulla e corse via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tel Aviv 17:57 ora locale

Cimitero

 

Il campanello della casa di Ziva suonò improvvisamente...

Era tardi e lei non riusciva a capire chi potesse essere...

Stringendosi addosso una vestaglia guardò nell’occhiello...

- Tony?- esclamò tra se e se aprendo la porta.

- Ciao...- la salutò lui reggendosi a mala pena sulle stampelle.

Erano passati tre mesi dal giorno in cui era uscito dall’ospedale...

- Che ci fai qui? Entra! Fa freddo...- gli disse aiutandolo ad entrare.

Lo fece sedere sul divano mentre lei gli andò a prendere un bicchiere d’acqua...

Come tornò glielo porse e avvicinandosi a lui percepì che puzzava di alcol...

Doveva essere ubriaco...

- Grazie...- rispose lui.

Ziva gli si sedette accanto...

- Che c’è Tony? Perché sei qui?-

Lui cercò di tirarsi su...

Ma ebbe qualche difficoltà a causa della gamba...

Alla fine riuscì a mettersi seduto e guardarla negli occhi...

- Avevo bisogno di parlare...-

- Sei ubriaco vero?-

- Un po’... ma questo non è importante in questo momento...-

- Già...- commentò lei sarcastica.

- Sono qui perché sono solo come un cane... perché non ho nessuno con cui stare in un momento come questo tranne te...- fece una pausa e come Ziva tentò di parlare la zittì mettendole un dito tremante sulle labbra.

- Sono qui perché sono un perdente... voglio sembrare forte ma sono solo uno stupido che crede nell’amore e che si fa beccare da un proiettile come un pivello!- continuò lui alzando un po’ la voce.

- Non sei stupido... e soprattutto non sei un perdente...- gli disse lei mettendogli la propria mano sulla sua per rassicurarlo.

- Non potrò più essere agente operativo a causa di questa gamba...- sussurrò lui dandosi un colpo sul ginocchio e causandosi così una fitta di dolore.

Lei gli prese anche l’altra mano, per assicurarsi che non si facesse più del male...

- Non è vero... solo perché ci sta mettendo più del previsto a guarire non significa che non potrai più essere un agente operativo...- lo rassicurò lei.

Vide Tony illuminarsi...

- Sicura?-

- Certo... guarirà entro massimo altre due settimane.!-

Il ragazzo sorrise felice...

- E a dirla tutta sarebbe un vero peccato se tu non potessi più fare l’agente operativo perchè sei il migliore del mondo...- aggiunse la ragazza ammiccando.

- Dici sul serio?-

- Mai stata così seria...-

Gli occhi di Tony si riempirono di lacrime e la abbracciò...

Ziva rimase piuttosto spiazzata da quel gesto...

Ma poi lo abbracciò anche lei... seppur insicura...

- Promettimi che non mi abbandonerai mai... ho solo te...- le chiese improvvisamente Tony fissandola negli occhi.

Lei distolse lo sguardo.

- Non posso prometterti niente... sei ubriaco e poi...-

Lui le mise una mano sulla guancia e la costrinse a fissarlo in viso...

In quella faccia rigata dal pianto...

- Sono più lucido di quanto immagini... ho solo bisogno di sentirmi dire da te che non mi lascerai mai... ti prego...-

Tony in quel momento le pareva vulnerabile quanto un bambino...

Sorrise posando la mano sulla sua...

- Te lo prometto... non ti abbandonerò mai...-

- Grazie...- sussurrò lui premendo di nuovo il viso contro la spalla della ragazza.

Lei gli accarezzò i capelli.

- E poi non sei uno stupido se credi nell’amore...- disse, ma non ottenne una risposta.

- Tony? Ehi...-

Il ragazzo stava già dormendo beatamente...

Lei sorrise dolcemente ancora una volta e si addormentò abbracciata a lui...

 

Alla fine Tony era davvero riuscito a guarire in due settimane, e ora camminava di nuovo benissimo anche se ogni tanto quando pioveva il dolore alla coscia gli ricordava quell’orribile momento della sua vita e Ziva glielo leggeva negli occhi...

Mentre lei invece non era riuscita a mantenere la sua promessa infrangendola addirittura due volte...

Strinse forte il ciondolo a forma di proiettile che era tornato al suo collo, l’ultimo ricordo che aveva di lui.

Ziva era davanti alla croce di pietra sotto la quale avevano appena sepolto suo padre...

Mille pensieri le vorticavano per la mente...

Ma solo uno superava tutti gli altri...

Il suo piccolo “inconveniente”...

Non era nei suoi piani rimanere incinta...

Serviva solo a complicare ancora di più le cose...

E la sua vita era già parecchio incasinata... anche senza un figlio...

Non sapeva badare a se stessa figuriamoci anche ad un bambino, e da sola poi!

Chissà come l’avrebbe presa suo padre se l’avesse saputo...

Ne sarebbe stato felice?

Sorrise a quel pensiero...

No probabilmente no... era pur sempre un bambino nato fuori dal matrimonio e soprattutto era figlio di un americano non ebreo... forse...

Già... forse... non era neanche tanto sicura...

No... non voleva sapere come l’avrebbe presa...

Continuò a fissare la pietra per un tempo che le parve infinito, quando poi sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla.

Sorrise all’uomo che le si presentava davanti sorridente e dolce come sempre...

- Shalom Ziva...-

- Shalom maestro Shlomo...- rispose lei abbracciandolo.

Shlomo Levy era stato il suo maestro di Krav Maga da quando si era arruolata nel Mossad, erano quasi tre anni che non lo incontrava e si stupì di vederlo così appesantito e più vecchio.

Il tempo scorreva davvero per tutti.

Anche se non doveva avere più di trentacinque anni sembrava averne almeno cinque in più.

Era il così detto “effetto Mossad”, invecchi prima e spesso non riesci più a vivere la vita di prima anche se lo mollavi, come aveva fatto lui coraggiosamente.

- Quanto tempo Ziva! Mi sei mancata! Mi dispiace per tuo padre... per Dov... per tutto!-

- Lo so...- fece lei amaramente staccandosi dall’abbraccio ed evitando di guardarlo negli occhi.

Shlomo aveva insistito tanto per incontrarla... ma lei avrebbe preferito fermarsi a quella telefonata disperata... odiava dover ricordare il passato...

- Cos’altro ti turba mia piccola Panterim?- capendola subito come un tempo.

Da piccola, appena entrata nel Mossad, si era persino presa una cotta per lui, gentile forte, bello e con pochi anni più di lei...

Come faceva allora si abbandonò a lui... si fidò ciecamente e gli raccontò di tutto.

Di essere incinta, dell’uomo che amava e che aveva abbandonato per il suo bene, dei suoi anni felici all’NCIS e anche dell’Operazione Messiada.

Lui la fissò senza battere ciglio e senza mai interromperla, era sempre stato un grande ascoltatore.

Infine disse solo:

- Mm...-

- Che significa “Mm”, scusa?!?-

- E’ davvero complicata la tua situazione... hai detto di aspettare un bambino vero?-

Lei annuì.

- Beh allora sto per diventare nonno!- scherzò l’uomo facendole l’occhiolino.

- Casomai zio!- rispose lei ridendo, ma poi il suo volto tornò triste – Io non credo... io non...-

- Non starai pensando di abortire, vero?!?- esclamò Shlomo sconvolto.

- Beh io...-

- Come puoi anche pensarlo?!? Non eri tu quella che diceva che tutti erano colpevoli tranne i bambini e che loro si dovevano lasciare fuori dalle guerre? Non eri tu quella ragazza?-

- Shlomo io non posso! Io non ce la faccio già da sola! Figuriamoci dovendomi occupare di qualcun altro!-

- E così fuggi come una codarda, vero?!? Non ti ho insegnato nulla in questi anni?!? Mm? Non ti è rimasto nulla di quello che ti ho insegnato? Allora Ziva?!? L’America ti ha resa una stupida ragazzina piagnona che si arrende alla prima difficoltà?!? Allora?!? Rispondimi Ziva!- 

- Io non sono una ragazzina piagnona!- gridò lei in preda alla rabbia – e non sono debole!-

Tentò di colpirlo con un pugno come era successo quando Tony l’aveva accusata di aver bisogno di aiuto, ma Shlomo non era Tony.

Le afferrò il polso con una abile e veloce morsa e la costrinse a buttarsi per terra per non farselo rompere.

Ziva si ritrovò a fissarlo sdraiata per terra mentre lui faceva un piccolo sorriso e le porgeva una mano per rialzarsi.

- Qualcuno ha rammollito i propri riflessi in questi anni...- la canzonò aiutandola a scollarsi la terra di dosso.

- Riguardo a quel uomo... credo che tu ne sia davvero innamorata... non ti avevo mai vista così... nemmeno con Dov e so che lo hai amato molto... e secondo me hai fatto male ad allontanare questo Toby...-

- Tony...-

- Toby, Tony! Fa lo steso! I nomi di questi stranieri sembrano tutti gli stessi! Comunque... l’averlo allontanato ti renderà più debole...-

- Non è l’amore che rende deboli?- chiese lei confusa.

- No! Chi te lo ha insegnato scusa? Io non di certo!-

- Ehm... una persona...- mormorò lei andando col pensiero a Gibbs e al perché aveva istituito la regola numero dodici.

- No, è il contrario mia piccola Panterim! L’amore ti rende più forte! Questo Tony sa che aspetti un figlio?-

- No...-

- Non credi che sia una scelta che dovete fare insieme? Che ne pensi Ziva?-

- Si... io vorrei stare con lui e con mio figlio... però ho paura... ho paura per l’Operazione Messiada... penso che Tony senza di me sarà più al sicuro e nel frattempo io tenterò di fare qualcosa...-

- Non si può fare nulla!- disse Shlomo diventando serio.

- Cosa stai dicendo?!?-

- Ho dato le dimissioni per questo un anno fa... sulla carte risulta come “pensione anticipata”...-

- Non c’è nulla da fare quindi? Non si può fare nulla?!?-

- Io ho provato a far ragionare Hazif, però non mi ha voluto dare retta...- mormorò osservando nervosamente l’orologio - Ora devo andare a casa... ho una festa di compleanno che mi aspetta!- aggiunse tornando sorridente come sempre.

- Di chi? Di Dunia?- domandò curiosa riflettendo sul significato delle sue precedenti parole.

Dunia era la sua ragazza storica, stavano insieme da più di dieci anni, a Ziva pareva di ricordare anche la notizia di un matrimonio.

- No dei miei bambini...-

- Bambini?!?- esclamò sorpresa.

- Si... sono diventato padre... oggi fanno un anno... due gemellini... il maschietto si chiama Uri mentre le femmina l’ho chiamata Ziva...-

Ziva arrossì.

Shlomo le voleva davvero bene, ma per non metterlo in imbarazzo non disse nulla, si limitò a sorridere.

- Ora devo proprio andare... addio mia piccola Panterim...-

- Addio maestro Shlomo...- mormorò osservandolo correre giù per la collina del cimitero.

Tornò a fissare la tomba e rifletté di nuovo sulle parole del suo maestro.

Doveva smettere di essere debole e di aver paura di affrontare le difficoltà causate dai sentimenti!

Sarebbe cambiata!

“A cominciare da ora!” si disse sfiorandosi il ventre sorridendo.

Sentì di nuovo una mano appoggiarsi sulla sua spalla e immaginò si trattasse ancora di Shlomo.

Si girò per dirgli grazie ma si ritrovò davanti la faccia seria dell’uomo che amava.

- Tony?!?- esclamò piena di stupore.

Era un’illusione! No  poteva essere davvero lì davanti a lei!

- Che... che ci fai qui?!? Tu non dovresti essere qui... ti avevo detto di andartene! Come facciamo se... e poi con il tuo lavoro! Torna a casa e...- provò a dire ignorando la promessa fatta pochi secondi prima per codardia e sorpresa.

Non potette continuare perché lui la baciò con dolcezza.

Dapprima cercò di sottrarsi ma alla fine i sentimenti che tanto aveva cercato di reprimere uscirono fuori...

Non voleva più perderlo...

E Tony dal canto suo era stanco di quel loro continuo giocare con i loro sentimenti, era ora che guardassero in faccia la realtà e si rendessero conto che anche se era difficile loro dovevano stare insieme, si amavano e non dovevano più nasconderlo.

Che fosse per orgoglio o per paura non dovevano più nascondersi i sentimenti a vicenda.

- Ti amo...- le sussurrò lui a fior di labbra.

Lei lo fissò stupita.

Aveva davvero detto che la amava?

Così all’improvviso?

Cioè... lei era entusiasta della cosa però... era troppo inaspettata, era sicuro di quello che stava dicendo?

- Cosa?-

- Ti amo rosh katan... amo te e il nostro bambino...- fece lui sorridendo.

Lei si stacco delicatamente da lui e girò.

- Allora lo sai...- disse imbarazzata.

- Che mi hai cacciato via nonostante fossi incinta? Si, lo so...-

- L’ho fatto per il tuo bene... e per il SUO bene... ma a  quanto pare è stato inutile... tu ora sei qui e...-

- Come puoi dire che è per il SUO bene?- la rimproverò lui cercando di non alzare la voce - farlo crescere senza un padre?!?-

- Beh... almeno suo padre sarebbe stato vivo... se rimani con me sei in pericolo... lo sai... tutti sono in pericolo...- disse facendo bene attenzione a non rivelargli che lei in realtà non voleva neanche farlo nascere quel bambino.

Tony le afferrò con dolcezza il viso tra le mani.

- Non mi interessa se rischio di morire... tutto quello che voglio è stare con voi e niente potrà impedirmelo... non stavolta... ti amo...-

La baciò di nuovo.

- Non sono Jeanne, Tony...- sussurrò lei fissandolo negli occhi, era tanto che voleva dirglielo.

Lui appoggiò la fronte sulla sua e sorrise sornione.

- Lo so...-

 

 

 

 

 

* E come sempre ormai...

Baruk hashem: Grazie al cielo!

Ab: Papà, padre

Mal’ach: angelo, inteso come “angelo custode”

* Il Krav Maga, nato alla metà del Novecento per addestrare le forze speciali israeliane, è un originale “metodo” di autodifesa che ha riunito le tecniche di moltissime discipline (Kung Fu, Karate, Judo, Ju Jitsu, Boxe, Lotta ecc.) eliminando però i ritualismi o regole di competizione sportiva  che non sono necessari a chi si deve difendere da un pericolo reale. La parola Krav Maga in ebraico moderno significa letteralmente “combattimento con contatto”, ma la traduzione più utilizzata è “combattimento corpo a corpo”. Poiché si tratta di un sistema di autodifesa semplice e rapido da apprendere si adatta a tutti: uomini, donne e ragazzi di qualsiasi corporatura e peso. Il Krav Maga infatti è fondato su pochi principi: la semplicità dei movimenti; la conoscenza del funzionamento del corpo umano; lo sviluppo di un atteggiamento mentale adeguato alle situazioni di pericolo; l’acquisizione di capacità tecniche che consentono di lottare in piedi e a terra, a mani nude e con armi (anche improvvisate) contro uno o più avversari, e di mettersi in salvo prima che di combattere. Nelle tecniche del Krav Maga non vi è nulla di superfluo o estetico, ma solo estrema efficacia, istintività, velocità d’esecuzione.

* Stavo aspettando questo capitolo con ansia per chiarire una cosa che mi avete subito fatto notare: non è da Tony partire alla ricerca di Ziva.

Ebbene, spero che questo capitolo, che chiude la collana dei flashback all’interno di questa fic, abbia fatto capire il perché di quella sua preoccupazione e del suo gesto avventato e surreale, che tutti quanti i ricordi di quello che era successo prima tra di loro, su cui si potrebbe scrivere un’altra fic, lo spiegassero abbastanza. Insomma è la mia scusa o giustificazione, chiamatela come volete!

* Emily Doyle, sorella mia... il più bello? Davvero? Non ci avrei mai contato a dir la verità... ma se lo dici tu... XP

Ely tu e i tuoi scleri mi farete impazzire... comunque pretendo che tu mi ridia Hazif altrimenti dico a tutti che ti ho regalato con Giuly e Rufy per il compleanno!

Benvenuta tra le fan pazze della fic bulma!!!

  
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