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Autore: edoardo811    19/04/2016    2 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 15: DEVASTATRICE

 

 

«Sta meglio?»

«L’emorragia si è arrestata e ha riacquistato un po’ di colore, dopo che ho guarito la ferita. Sta recuperando molto bene.» Corvina si chinò accanto al materasso su cui era adagiata la ragazza svenuta e le posò una mano sulla fronte, per accertarsi che non le fosse venuta la febbre. «Dalle ancora un po’ di tempo, poi si sveglierà.»

«O-Ok...»

Ryan non sembrava molto convinto delle parole della corvina. Quando lei lo notò, cercò di sorridergli. «Non ti preoccupare, se la caverà. Il proiettile l’ha attraversata senza danneggiare nessun punto vitale e per fortuna siamo arrivati in tempo. Se fosse svenuta in nostra assenza... beh, avrebbe rischiato molto di più.»

Il rosso la osservò ancora per un breve attimo, poi annuì lentamente, sospirando. «Va bene... voglio crederti...»

«Stai tranquillo. Tua sorella è tosta» disse ancora lei alzandosi e posandogli una mano sulla spalla, per poi dirigersi verso la porta.

«Dove vai?»

«Vado fuori, a cercare Lucas. Tanto qui non c’è più bisogno di me. Quando Komi si sveglia avvertici, ok?»

Il ragazzino annuì, per poi riportare l’attenzione sulla sorella e sedersi per terra, vicino a lei.

Rachel storse la bocca in un’espressione preoccupata, poi uscì dalla stanza. Ryan si stava davvero preoccupando per la sorella, la stessa sorella che gli impediva sempre e comunque di vivere la sua vita, la stessa che tante volte gli aveva fatto storcere il naso, nonostante lei fosse in condizioni praticamente ottimali.

Non c’era bisogno di tanti pensieri, si sarebbe svegliata a breve. Corvina sospirò. Chissà come faceva ad essere così buono.

Nelle sue vene scorre lo stesso sangue di Kori, dopotutto...

Uscì fuori. Una folata d’aria gelida la fece rabbrividire. Cominciò a camminare, facendo il giro attorno al magazzino. Raggiunse il retro, dove poco davanti la recinzione era stata sfondata, probabilmente dagli stessi aggressori di Tara e Amalia. Qui credette di trovare Lucas, ma non lo vide da nessuna parte.

Inarcò un sopracciglio. Fece per chiamarlo, ma una voce provenne improvvisamente da dietro le sue spalle: «Allora, come vanno le cose da queste parti?»

Rachel sobbalzò, trattenendo un grido all’ultimo istante. Conosceva quella voce, ma non apparteneva a nessuno dei suoi amici. Si voltò, per poi sgranare gli occhi.

Kevin la osservò con un ghigno beffardo. «Sorpresa di vedermi?»

«Tu!» esclamò lei, alzando improvvisamente la guardia. «Cosa ci fai qui?! Che diavolo vuoi?!»

«Ero solo passato a dare un’occhiata» rispose lui con finta aria innocente, scrollando le spalle. «Vi piace il vostro nuovo rifugio?»

Rachel digrignò i denti e gli puntò contro la propria mano, la quale stava cominciando ad illuminarsi di nero. «Hanno rapito una nostra amica e sparato ad un’altra, non mi pare un granché come rifugio!»

«Però siete ancora qui...» osservò lui, per nulla intimidito dalla mano della corvina.

«Questo perché non sappiamo dove altro andare!» Rachel quasi gridò per la rabbia che si stava accendendo dentro di lei come le fiamme di un incendio. «È solo colpa tua! Hai detto che questo posto era sicuro, invece...»

«Non mi risulta» la interruppe lui, facendosi serio. «Ho detto che era un buon rifugio temporaneo, non che era perfetto. E comunque non c’è da sorprendersi così tanto, Deathstroke risale sempre a chi lo fa incazzare, e voi lo avete fatto incazzare di brutto.»

«Deathstroke?» domandò lei, abbassando lentamente la mano mentre la luce si affievoliva. «Chi... chi è?»

«Il capo degli Underdog, che domande. Credevo lo conoscessi, sai, il tizio con la maschera.»

Corvina dischiuse le labbra, incredula. Il pensiero che fossero stati gli Underdog gli artefici di quanto appena accaduto le aveva sfiorato la mente, ma sentirselo dire così le fece tutto un altro effetto.

«A che cosa vi serve aspettare che la vostra amica si riprenda, quando sapete meglio di lei che cosa è successo qui? Chi pensavi che avesse rapito la tua amichetta?»

L’angoscia di Rachel tornò ben presto ad essere rancore, quando udì quelle parole. Strinse i pugni con forza. «E come accidenti fai a sapere tutte queste cose?!»

«Io mi limito semplicemente ad osservare i fatti» spiegò lui con noncuranza, mentre estraeva il suo classico pacchetto di sigarette dalla tasca. «E agisco di conseguenza» concluse, accendendosene una.

«No invece.» Rachel scosse la testa, quasi disgustata. «Tu sei solo il segugio del tuo amico. Agisci solo se è lui ad ordinarti di farlo. Scommetto che è stato lui a dirti di venire qui.»

Lo sguardo di Kevin si trasformò in quello di una statua di marmo, quando udì quelle parole. Soffiò del fumo dalla bocca, chiaramente infastidito. «Ti sbagli.»

«Ah sì?» domandò lei, con tono di sfida. «E allora perché lui non c’è?»

«Dominick ha altro da fare» sibilò Kevin. «Cose importanti, di certo non deve mettersi a perdere tempo con cinque falliti come voi. Ops, quattro

«Dominick? È così che si chiama il tuo padroncino?»

Kevin fece un passo verso di lei, con sguardo minaccioso. «Non provocarmi, pupa. Te lo sconsiglio.»

«Che vuoi fare? Spararmi come hai fatto con Hank?!» Rachel allargò le mani, l’energia oscura cominciò nuovamente a fuoriuscire dai palmi. Stava azzardando parecchio, ma era stanca di lui e dei suoi segreti. Se combattere era un modo per scoprire di più su quello che stava accadendo, allora lo avrebbe fatto.

Ma ogni intenzione bellicosa svanì da dentro di lei quando vide lo sguardo di Kevin farsi stupito. «E tu come fai a saperlo?» le domandò, con tono sorpreso.

Rachel sgranò gli occhi. Aveva parlato troppo.

Il ragazzo la squadrò con la fronte corrucciata e un sopracciglio alzato. La sua espressione interdetta le parve ancora più inquietante di quella adirata.

I loro sguardi si incrociarono. Rachel sentì un brivido percorrerla. Kevin assottigliò le palpebre, mentre il fumo della sigaretta fra le sue labbra si sollevava tra lui e la corvina. La stava studiando, ma era comunque impossibile riuscire a capire a cosa stesse pensando.

Restarono entrambi in silenzio per quelle che parvero eternità, fino a quando non fu proprio il ragazzo a mutare la sua espressione radicalmente. Le sue labbra si incurvarono verso l’alto e cominciò a ridacchiare sommessamente. Distolse lo sguardo dalla ragazza e scosse lentamente la testa, quasi come se si stesse facendo beffe di lei, come se lui sapesse qualcosa che lei non poteva nemmeno lontanamente immaginare. «Sei uno spasso Rachel, lo sai?»

Cominciò a camminare, passandole accanto con un sorrisetto arrogante stampato in faccia, dirigendosi verso la recinzione sfondata. Rachel lo seguì con lo sguardo e, per quanto avesse trovato irritante la sua risatina, sentì i propri nervi allentarsi. Nonostante tutto, aveva comunque provato un lieve timore quanto Kevin l’aveva squadrata in quel modo. Poteva sembrare un ragazzo qualsiasi, ma la realtà era ben diversa. Ogni volta che lo aveva visto, sia lui che Dominick, sia in sogno che dal vivo, Rachel aveva sentito un senso di disagio e angoscia che raramente aveva provato. Kevin nascondeva qualcosa. E lei non era certa di voler sapere che cosa.

«In ogni caso...» disse ancora lui, fermandosi all’improvviso di fronte al foro nella rete. Rachel si irrigidì, ma lo lasciò comunque parlare.

«... questa notte, all’una, un pezzo grosso degli Underdog si incontrerà con un loro informatore nella High Sub. Se volete sapere in quale buco abbiano rinchiuso la vostra amica, vi conviene farci due chiacchiere. È l’unica persona, oltre allo stesso Deathstroke, che lo sa e che è autorizzata a spostarsi per la città. Nessun Underdog è informato come lei. Anche se non sarà molto facile tirarle fuori le parole di bocca. Vi servirà l’aiuto di un esperto.»

«Un... un esperto?» domandò lei, perplessa. «Vuoi... vuoi dire tu?»

Kevin scosse la testa, guardandola con la coda nell’occhio. «Io sono solo uno spettatore, mi pare di averlo già detto. Non faccio parte di questa partita. Non ancora

Le ultime due parole furono più fredde degli spifferi d’aria, per Rachel. Kevin si voltò di nuovo e fece per andarsene per davvero, ma questa volta fu la corvina a fermarlo. «Aspetta!»

Il ragazzo arrestò di nuovo il proprio cammino, ma non si girò.

«Per caso... Tara corre qualche pericolo? Hai idea di cosa le faranno?»

«Mettiamola così» rispose lui, gettando a terra il mozzicone di sigaretta per poi calpestarlo. «La morte sarà l’unico regalo che Deathstroke riuscirà mai a farle.»

E dopo quelle parole più dure della pietra, il ragazzo se ne andò, passando per l’enorme foro nella recinzione e sparendo dalla visuale.

 Passarono diversi minuti prima che Rachel riuscisse a smettere di osservare quel buco come in trance.

 

***

 

Trovò Lucas stravaccato su un divanetto nella sala relax. Fissava il muro di fronte a lui con aria quasi seccata, come se fosse proprio quella parete intonacata la causa del suo malessere.

«Sei qui...» disse lei, con tono piatto.

Un grugnito provenne dalla gola del ragazzo, in risposta. Rachel andò a sedersi accanto a lui, posandosi le mani sulle ginocchia e rimanendo in silenzio. Chinò la testa e si osservò le nocche per diversi istanti, mentre meditava sulle giuste parole da dire.

Non riusciva a credere che Kevin le avesse fatto una simile soffiata. Certo, era probabile che avesse mentito, ma se così non fosse stato?

Doveva anche considerare che Kevin non aveva mentito sul magazzino. Ma erano comunque stati individuati dagli Underdog, quindi era probabile che anche quella notte all’una avrebbero trovato un’insidia ad attenderli, nella High Sub.

Per lei era impossibile decifrare il comportamento di quel ragazzo. Che cosa voleva veramente da loro? Anzi, era più corretto domandarsi che cosa volevano lui e Dominick.

La notte prima danno la caccia e uccidono Hank dopo avergli posto una strana domanda, e il giorno dopo uno dei due torna da lei, per la seconda volta, per cercare di aiutarli. Perché?

Rachel cominciava a pensare che più dava corda a quei due, più si ficcava in un guaio dal quale uscire sarebbe stato molto difficile. Ogni volta che l’avevano aiutata, era successo qualcosa di sgradevole. Anche quando le avevano semplicemente regalato quella benzina. Se la macchina non si fosse fermata in quel quartiere storico, i Visionari probabilmente non li avrebbero catturati.

Forse era solo una coincidenza, ma Rachel aveva sinceramente cominciato a smettere di crederci. Non potevano esserci così tante coincidenze una dietro l’altra, era impossibile.

Prima la morte di Alden, poi quella di Sasha, poi la fine della quarantena, Kevin e Dominick alla stazione di servizio, Jeff Dreamer e i Visionari, Deathstroke e gli Underdog, Hank e i suoi deliri cospiratori.

Corvina si sentiva di fronte ad un gigantesco mosaico che più cercava di costruire, più il tutto le diventava difficile. Quando credeva di essere riuscita a sistemare un pezzo, ecco che ne saltavano fuori altri dieci da montare. Alle sue domande si aggiungevano solo altre domande.

Ma alla fine rimaneva il quesito dal quale tutto quel ragionamento era cominciato: doveva fidarsi, di nuovo, di Kevin?

E, naturalmente, a quella domanda si poteva rispondere solo con un’altra domanda: aveva altra scelta?

Forse sarebbero riusciti a scoprire dove Tara si trovava, in qualche modo, ma quanto tempo avevano, prima che lei morisse tra atroci sofferenze, come lo stesso Kevin le aveva fatto intuire?

La ragazza sospirò. Con le parole non si giungeva mai a nulla. Occorrevano i fatti. E l’unico fatto, era che avevano una pista. Una pista molto traballante, ma pur sempre una pista. Così si voltò verso di Lucas. Posò una mano sulla sua gamba, per attirare la sua attenzione.

Il moro si voltò, restando in silenzio. Osservò prima lei, poi la sua mano. Rachel si sentì leggermente imbarazzata. Fece per spostare il palmo dal suo ginocchio, ma ciò che fece lui la spiazzò completamente: posò la sua mano su quella della ragazza.

La osservò ancora per un breve momento, cominciando a tracciarci sopra degli archi con il proprio pollice. Rachel dischiuse le labbra. Uno strano brivido le attraversò il corpo. E le non le dispiacque.

Lucas sollevò lo sguardo ed incrociò quello della ragazza. Ora non sembrava più irritato, ma quasi... abbattuto. A quel punto, Corvina capì. In quel momento, per qualche strano motivo, ora lei rappresentava la sua ancora.

Come la notte in cui Richard era scappato e lei si era sentita cadere nel baratro, quando poi Lucas era riuscito a tirarla fuori dalle tenebre. Ora era l’esatto opposto.

«Mi sento un verme...» mugugnò il ragazzo, sospirando e distogliendo lo sguardo da lei. La sua mano scivolò lentamente via da quella di Rachel. Per un attimo la ragazza fu quasi tentata a fermarla, a stringerla forte, ma poi si bloccò, trovandolo un gesto un po’ inopportuno.

«Perché?» domandò invece, senza staccargli gli occhi di dosso.

Lucas sospirò una seconda volta, più rumorosamente. «Io... non lo so. Ho detto che non ero il vostro capo, che non avevo alcuna responsabilità su di voi, che non volevo responsabilità... ma ora provo l’esatto contrario.»

Fece schioccare la lingua, questa volta parve di nuovo infastidito. «Tsk... mi comporto come un insensibile, come se non me ne importasse di voi. Mi comporto da egoista e in effetti credevo di esserlo davvero... una volta.

«Una volta non me ne importava niente. Di nessuno. Il desiderio di vendetta che ho provato quando i Mietitori hanno ucciso i miei genitori è stato la cosa più simile all’interesse sentimentale verso qualcuno, dopo anni e anni. Ma ora... ora è diverso.

«Non... non so il perché, ma mi sento in dovere verso di voi. Verso di te, verso di Ryan e verso Amalia e Tara. Io... non riesco a spiegarlo nemmeno a me stesso, ma è così. Quando ho visto Amalia ferita in quel modo... mi sono sentito come se mi fossi spezzato dentro. E quando ha detto che Tara era stata rapita... è successa la stessa cosa. Ti sembrerà strano, ma in questo momento... vorrei esserci io al posto di Tara, ovunque lei sia stata portata.»

Scosse lentamente la testa, chinando il capo. «Avrei... dovuto comportarmi meglio con voi. Avrei dovuto proteggervi... e invece...»

Diversi colpi di tosse lo colpirono all’improvviso, con violenza, costringendolo ad interrompersi. Rachel si allarmò, ma non era il caso. Lucas si riprese quasi subito. Si ripulì le labbra, facendo una smorfia. «Stupida tosse...»

Corvina continuò ad osservarlo, stupita. Le sue parole... l’avevano colpita. Raramente aveva visto quel lato di lui. A volte si dimenticava perfino che lui fosse capace di simili discorsi, e ciò era sbagliato. Avrebbe sempre dovuto tenere a mente che Lucas era molto di più di ciò che spesso mostrava di sé.  

Gli posò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo. «Tu ti sei già comportato bene. Ci hai guidati fuori da Empire, hai protetto Amalia in quella baraccopoli, sei riuscito a trovarci un po’ di cibo decente e... hai sempre aiutato me. Per tutto questo tempo sei stato tu la nostra guida. Ti sei preso questa responsabilità, senza dire nulla, senza mai chiedere nulla in cambio. Tutti commettiamo degli sbagli, ogni tanto. Credimi, io sono la prima a compierne. E ti capisco quando dici che, a volte, l’unico tuo desiderio è quello di mandare tutto quanto al diavolo. Ma devi fidarti di me quando ti dico che tu sei tutto, meno che una cattiva persona.»

Lucas spostò di nuovo lo sguardo su di lei. Dopo un attimo di sorpresa, parve davvero grato di quelle parole. Le rivolse un tenue sorriso. «Grazie Rachel.»

«Prego.» Rachel ricambiò il sorriso. Non ricordava l'ultima volta in cui sentiva di aver sorriso in maniera così spontanea.

«Ragazzi!»

I due si voltarono. La voce era provenuta da fuori la porta, la stessa che si spalancò all’improvviso permettendo a Ryan di entrare. «Ragazzi!» esclamò una seconda volta, il tono che faticava a nascondere il sollievo e l’eccitazione. «Amalia si è svegliata!»

 

***

 

L’ High Sub era probabilmente il quartiere più benestante di tutta Sub City. Edifici alti e fatiscenti, moltissimi locali di classe, belle auto parcheggiate sul ciglio della strada e perfino palme. Palme! A centinaia di chilometri di distanza dal mare, gli alberi esotici sorgevano nelle apposite piazzole sui marciapiedi dalle piastrelle di marmo e sugli spartitraffico in mezzo alla strada.

Rachel non credeva ai propri occhi. Era meravigliata. Come poteva una città così bella, nascondere simili mostruosità? Non era come Empire, era totalmente diverso. Empire aveva il Neon, aveva il Centro Storico, quartieri benestanti, certo, ma a rivelare la vera essenza di quella città che infondo era sempre stata un po’ marcia nel midollo c’era il Dedalo.

Lì no. Sub City non aveva un Dedalo. O, perlomeno, Rachel non lo aveva visto mentre lei, Lucas e Amalia avevano viaggiato dalla periferia industriale fino a lì, schivando le pattuglie degli UDG e i loro fuoristrada.

Le stelle erano alte nel cielo e la luna era piena. Sarebbe stata una serata meravigliosa per poter uscire in quel quartiere. Era quasi triste vedere quelle strade così vuote, a causa del coprifuoco, ma allo stesso tempo era un sollievo, perché permetteva alla corvina di goderselo in tutto il suo splendore dalla cima di quel palazzo su cui erano appostati, senza il caos generato da folle e automobili.

«Ci siamo» disse Lucas all’improvviso, indicando il convoglio di veicoli che stava giungendo dal fondo della strada. Quattro fuoristrada, disposti due davanti e due dietro ad un veicolo più grosso, un hummer. Ognuno di loro possedeva sulla fiancata il marchio che ormai avevano imparato a conoscere.

«Non vedo l’ora di incontrare questo tizio» sibilò Amalia, accarezzando il fucile che teneva tra le mani. «Gli farò sputare sangue fino a quando non ci dirà tutto quanto.»

«Mettiti in coda» ribatté Red X.

Rachel ancora non riusciva a credere a come i suoi compagni avevano ascoltato senza fiatare ciò che Kevin le aveva detto. E non appena aveva finito di parlare, tutti loro avevano voluto agire all’istante. Evidentemente anche loro sapevano di non avere altra scelta.

La corvina provò un altro morso di dispiacere quando ripensò a come Amalia aveva proibito di partecipare anche a Ryan, che era stato quello che più di tutti aveva desiderato di trovarsi con loro in quel momento.

Ma dopo quanto accaduto, Amalia aveva avuto più che ragione a proibirgli di venire con loro. Anche Rachel, che avrebbe voluto aiutarlo a spuntarla con la sorella, si era astenuta da quella discussione. Quello non era il posto per lui. E il numero così ingente di Underdog che presto sarebbero stati presenti nell’area non faceva che convincerla ulteriormente di quanto giusta fosse stata la sua scelta.

Il magazzino non era il luogo più sicuro in assoluto per Ryan, ma era comunque meglio di quella strada prossima a trasformarsi in un campo di battaglia.

Il convoglio si fermò al fondo della via, proprio sotto il palazzo in cui si erano appostati i tre ragazzi. Qui si trovava una piccola piazza circolare, dalla quale poi sboccavano diverse vie pedonali che si immergevano nei meandri dell’High Sub.

Non appena l’avevano vista, tutti loro avevano capito che se c’era un luogo ideale per incontrare qualcuno, quello era proprio quella piazza. Era piuttosto isolata e tranquilla, nonché sufficientemente spaziosa per contenere tutte le macchine.

Dalle auto scesero gli uomini armati. Rachel focalizzò l’attenzione sull’hummer. Quando da esso scesero tutti gli UDG al suo interno, la ragazza corvina sgranò gli occhi. Non ci mise molto a capire quale fosse la persona che stessero cercando.

La donna con la bandana e la chioma di capelli nivei si incamminò a passo spedito, accerchiata dai suoi uomini, verso il centro della piazza. Si guardò intorno diverse volte, con aria furtiva, ma il buio aiutò a proteggere bene i tre ragazzi da sguardi indiscreti. Una cosa che Rachel notò era che costei era disarmata. O meglio, non aveva né pistole, né fucili, ma la loro assenza era ben compensata dalla presenza di due lunghe spade katana rinchiuse nei loro foderi, legati sulla sua schiena.

Non appena raggiunse il punto, da uno dei vicoli sbucò fuori un altro individuo, solo, avvolto in un impermeabile nero. Il cappuccio sollevato impediva di scorgerlo in volto. Si avvicinò al gruppo di uomini armati, come se nulla fosse. Rachel intuì che quello doveva essere l’informatore. Chissà chi si celava sotto quel cappuccio.

L’abito sembrava quello di Dreamer, ma la corvina dubitava che fosse davvero lui. Non avrebbe avuto nessun tornaconto a parlare con la UDG, e comunque Jeff non avrebbe rinunciato alla propria classe per rimanere anonimo. 

Escluso lui, restavano poche altre possibilità. Magari un Underdog sotto copertura, o magari perfino un Visionario che faceva il doppio gioco.

«Bene» cominciò Lucas, afferrando le armi. «Pronte?»

«Pronte» risposero le due ragazze in coro.

«Sei ancora in tempo per tirarti indietro se vuoi, Amalia. Ti sei appena ripresa, dopotutto.»

La mora serrò la mascella, per poi scuotere la testa. «Quei bastardi mi hanno sparato. Gliela farò pagare molto cara. E di certo non ho alcuna intenzione di lasciarli impuniti dopo quello che hanno fatto a Tara.»  

Lucas la soppesò con lo sguardo per qualche istante, poi annuì. «D’accordo.» Spostò lo sguardo verso la piazza, incollò gli occhi su quella donna che era il loro bersaglio. L’asta telescopica si allungò dalle estremità del palmo della sua mano. «Andiamo.»

 

***

 

Rachel attese che Lucas e Amalia fossero in posizione, poi scese dal palazzo in picchiata. Non appena gli Underdog si accorsero di lei, per alcuni di loro era già troppo tardi.

«State attenti!» gridò la luogotenente di Wilson, estraendo le katana mentre una pioggia di raggi neri si abbatteva sui suoi uomini. «È il Demone!»

Gli Underdog risposero al fuoco; le fiammate dei fucili illuminarono la piazza.

La conduit sorvolò tutti loro, facendo da capro espiatorio, mentre i suoi due compagni si occupavano del resto.

Red X attaccò gli uomini armati su un fianco, mentre Amalia li colpì dall’altro, trovando riparo dietro ad un fuoristrada. Il fucile della mora mieteva una vittima dopo l’altra, mentre Lucas abbatteva l’asta sulle tempie di chiunque gli capitasse a tiro. Era passato diverso tempo dall’ultima volta che aveva indossato la sua uniforme nera, stivali e protezioni di metallo, ma da come si muoveva era chiaro che per lui era come se non se le fosse mai tolte.

La donna dai capelli color neve continuava a gridare e impartire ordini, ma perfino lei era rimasta colta in contropiede dall’attacco improvviso dei tre ragazzi.

Corvina non dava un attimo di tregua agli uomini armati. I proiettili non la sfioravano nemmeno, mentre i suoi raggi neri erano decisivi per quasi tutti loro.

Nella periferia del suo campo visivo vide Lucas scagliarsi sul loro obiettivo, sollevando l’asta. «Balliamo, donzella!»

Mulinò il bastone ma la donna si difese prontamente con le katana, incrociandole e bloccando il bastone a mezz’aria. «Avete commesso un grave errore a venire qui! Vi sventrerò con le mie mani!»

Lo attaccò con un fendente, ma il moro saltò all’indietro e la lama non sventrò altro che l’aria. Rachel avrebbe voluto andare ad aiutarlo, ma c’erano ancora troppi uomini da sistemare.

Dietro al suo riparo, Amalia continuava a fare fuoco e a lanciare gli insulti più disparati verso gli Underdog. Quella fu una delle poche volte in cui la corvina fu felice di avere la mora dalla sua parte.

Rachel scese a terra e ritornò in forma umana, dopodiché si chinò e premette entrambi i palmi contro il terreno. I suoi occhi divennero bianchi, gridò e l’energia oscura si riversò al di fuori di lei. Decine di lacci di energia neri comparvero all’improvviso sotto i piedi degli UDG e li imprigionarono. Alcuni di loro furono fatti fuori da Amalia, altri invece vennero stritolati a tal punto da perdere i sensi.

Nessuno di loro poteva competere con lei. Uno dopo l’altro caddero tutti, fino a quando non rimase solo più uno.

Corvina si voltò verso la vice di Deathstroke. La donna stava combattendo furiosamente contro di Lucas, stoccata dopo stoccata, affondo dopo affondo.

Red X dal canto suo si difendeva bene, ma con la sua arma non sarebbe riuscito ancora a lungo a tenere a bada le lame affilatissime delle katana di lei.

«Hai una vaga idea di chi io sia?!» ululò la sua avversaria, mancandolo per l’ennesima volta con una sferzata che avrebbe decapitato chiunque. «Io sono Ravager la Devastatrice, seconda in comando dopo Deathstroke il Terminator! Chiunque capiti sotto le mie grinfie...»

«Si suicida pur di non sentire la tua dannata voce?» domandò Lucas, interrompendola, deviando l’ennesimo attacco.

Quelle parole non fecero altro che far infuriare ulteriormente Ravager. «Ti pentirai di tanta insolenza!» gridò, attaccando con ancora più rabbia.

Rachel decise di intervenire, prima che Rosso venisse sopraffatto dalla furia cieca della soldatessa. Puntò la mano contro di Ravager e un raggio di energia si scaturì dal suo palmo, ma la vice di Deathstroke riuscì ad accorgersene in tempo e ad evitarlo, compiendo un’acrobazia che la portò ad allontanarsi da Lucas.

Atterrò in piedi e strinse la presa attorno alle spade, per poi rivolgere un’occhiata incendiaria alla corvina. Solo in quel momento Rachel si rese conto che anche lei aveva un solo occhio scoperto. L’altro era nascosto dalla bandana bicolore, nera e arancione come la maschera del suo capo. Anche l’iride era di un azzurro penetrante come quella di Deathstroke.

«Fine dei giochi, stronza.» Amalia arrivò proprio in quel momento, con il fucile puntato su Ravager. «Dicci dove hanno portato Tara!»

La donna osservò la mora per un breve momento, quasi perplessa, poi un sorriso sadico si dipinse sul suo volto. Roteò entrambe le katana con maestria, tracciando delle circonferenze in aria. «La biondina? Oh sì, mi ricordo di lei... urlava come una disperata.»

Amalia digrignò i denti, aumentando la presa intorno al fucile. «Se le fate del male, giuro che...»

«Del male? Credimi tesoro, male sarà nulla in confronto a ciò che le accadrà. Vuoi sapere dov’era l’ultima volta che l’ho vista?» Ravager sogghignò maligna. Rinfoderò entrambe le armi, come se si stesse davvero arrendendo. «Era legata ad un tavolo in un ambulatorio, collegata a dei macchinari, completamente nuda.»

Si inumidì le labbra, come se quel pensiero le infondesse una sorta di perverso piacere. Avvicinò una mano alla cintura ed estrasse un oggetto cilindrico, di vetro.«Cercava di liberarsi in tutti i modi, piangeva, implorava pietà... uno spettacolo meraviglioso...»

«Smettila...» ringhiò Komand’r. Le sue mani divennero bianche da quanto strinse la presa sull’arma.

«Calmati Amalia» suggerì Lucas, avvicinandosi alla donna bracciando la sua arma. «Sta solo cercando di farti arrabbiare.»

«E vuoi sapere qual è la cosa più divertente?» la canzonò ancora la UDG, ignorando il moro. Il cilindro nella sua mano emise un fioco bagliore, sotto il riflesso dei lampioni. Rachel aguzzò la vista, poi lo vide: un ago. Quello nella sua mano non era affatto un cilindro, era una siringa.

«Quando mi ha chiesto di liberarla le ho riso in faccia. L’espressione che ha fatto lei dopo...» La luogotenente fece un verso deliziato, come se avesse appena assaggiato qualcosa che le aveva sciolto le papille gustative. «... è stata pura estasi per me. Quando avrò finito qui tornerò da lei e mi assicurerò personalmente che continui a piangere!»

«VAFFANCULO!» ululò Komand’r, gridando di rabbia, per poi prendere la mira.

L’ago scintillò di nuovo nella mano di Ravager. Rachel la vide muovere di scatto il palmo e sgranò gli occhi. «Lucas!»

Ma il moro era già impegnato a correre in direzione di Komand'r. «Amalia, no!»

«Fregati.» Ravager si conficcò l’ago della siringa in una coscia, mugugnando di dolore quando la punta perforò prima il tessuto dei pantaloni, poi la cute. Premette lo stantuffo. Rachel la osservò pietrificata, mentre il liquido trasparente dentro la siringa svaniva dentro il corpo della donna e la sua espressione di dolore mutava lentamente in una molto più compiaciuta.

Un sorriso disumano si dipinse sul suo volto, la sua unica pupilla si dilatò. Nello stesso istante, Amalia aprì il fuoco su di lei.

 

 

 

 

Credo che questa sia la prima volta che Ravager compare in una fanfic sui TT.  Credo, non ne sono sicuro, per esserne certo dovrei dare uno sguardo a tutte le 250 fic del fandom, ma sinceramente non impazzisco dalla voglia di farlo.

Comunque sono di nuovo qui a rompere le scatole, che bravo che sono, eh? Mi merito un biscottino. Se me lo chiedete vi do anche la zampa.

Ora, parlando ancora di aspetti tecnici. In questa storia ho preferito "adottare" il nome Deathstroke per Wilson, e non lo Slade che tutti conosciamo. Questo perché trovo che questo nome si sposi molto meglio con l'ambientazione della storia. Slade, qui, non è il cattivo malvagio e subdolo che noi tutti amiamo, all'incirca (cioè, sì, lo è, tuttavia ci sono diverse differenze). Diciamo che praticamente è più un mercenario che un cattivone a tutto tondo, un po' come lo è in Young Justice, dove parla poco ma picchia tanto e al soldo del miglior offerente. Cosa, non avete visto Young Justice? Miscredenti, andate subito a recuperavelo! Via, sciò!

Ravager invece. Allora, mi sono documentato un po' su di lei, e posso dire che è una persona molto ossessionata da Slade. Così ossessionata da cavarsi un occhio solo per assomigliargli un po' di più. E per darle quel pizzico di grazia in più, l'ho resa sadica, crudele e spietata. In questo capitolo avete avuto solo un assaggio di queste sue caratteristiche. Siccome non è una cosa di vitale importanza, posso dirvi che la roba che si è iniettata è adrenalina, e non serve che vi spieghi cosa faccia questa bellissima robaccia sintetica, vero? L'adrenalina inoltre le causa un invecchiamento prematuro del corpo, questo spiega dunque i suoi capelli da ultra settantenne. Che però le stanno bene secondo me. Cioè, le danno un tocco un po' più esotico. 

Nel fumetto Ravager possiede dei poteri premonitivi, ma siccome lei non è una conduit, in questa storia, allora ne è priva. Insomma, è semplicemente una drogata, pazza, assassina crudele e dalla tortura facile.

Bene, ho concluso. Come al solito, se notate errori (io ne ho notati parecchi rileggendo, e li ho corretti tutti, ma sicuramente qualcosa mi sarà sfuggito), segnalate, grazie. Cioé, segnalateli a me, non segnalate la storia.

E voglio anche dirvi che ormai sono troppo preso bene con questa storia. Sto andando avanti in quinta a scriverla, non mi ferma più nessuno. Giuro che questa la completo. Cascasse il mondo, io la completo. Non me ne frega niente del resto.

E voglio anche essere onesto, mi sono affezionato molto a questa storia. Mi sono affezionato alla trama, ai suoi personaggi, agli intrecci che devono ancora arrivare. Probabilmente ci sono delle lacune, anzi, ci sono sicuramente, ma non mi importa, perché ci sto mettendo anima e corpo a scriverla.

Mi sono affezionato un sacco a Rachel, e a come la sto dipingendo. Mi piace un sacco, mi piace sempre di più. Di recente mi è capitato di vedere il film Justice League vs Teen Titans e (a parte il fatto che la BBRae è stata completamente smontata *lancia i coriandoli che manco al carnevale di Rio) mi sono reso conto che la Corvina raffigurata in quell'opera e quella che sto scrivendo io sono davvero, davvero simili (per quello che riguarda il suo rapporto con gli altri personaggi, in fatto di poteri ed eccetera sono un pochino diverse). E la cosa mi riempie di felicità e orgoglio.

Mi sono affezionato a Lucas, ad Amalia , a Tara, a Ryan, a Jeff (anche se i retroscena di quest'ultimo devono ancora essere svelati), perfino a Deathstroke, e non solo loro. 

Le storie che ognuno ha da raccontare, gli intrecci, i loro passati, davvero, sono VERAMENTE EUFORICO! (cit.)

E spero davvero che tutti voi possiate godervi questa storia almeno la metà di quanto me la sto godendo io.

Ok, ho scritto un poema e vi avrò portato via almeno dieci anni di vita, ma volevo farlo, era già da un po' che me lo tenevo dentro. E quindi niente, vi ringrazio tutti di cuore.

Alla prossima (che arriverà comunque nel finesettimana)!

   
 
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