Capitolo
15: DEVASTATRICE
«Sta
meglio?»
«L’emorragia
si è arrestata e ha riacquistato un po’ di colore,
dopo
che ho guarito la ferita. Sta recuperando molto bene.»
Corvina si chinò accanto
al materasso su cui era adagiata la ragazza svenuta e le
posò una mano sulla
fronte, per accertarsi che non le fosse venuta la febbre.
«Dalle ancora un po’
di tempo, poi si sveglierà.»
«O-Ok...»
Ryan non
sembrava molto convinto delle parole della corvina. Quando
lei lo notò, cercò di sorridergli. «Non
ti preoccupare, se la caverà. Il
proiettile l’ha attraversata senza danneggiare nessun punto
vitale e per
fortuna siamo arrivati in tempo. Se fosse svenuta in nostra assenza...
beh,
avrebbe rischiato molto di più.»
Il rosso
la osservò ancora per un breve attimo, poi annuì
lentamente,
sospirando. «Va bene... voglio crederti...»
«Stai
tranquillo. Tua sorella è tosta» disse ancora lei
alzandosi e
posandogli una mano sulla spalla, per poi dirigersi verso la porta.
«Dove
vai?»
«Vado
fuori, a cercare Lucas. Tanto qui non c’è
più bisogno di me.
Quando Komi si sveglia avvertici, ok?»
Il
ragazzino annuì, per poi riportare l’attenzione
sulla sorella e
sedersi per terra, vicino a lei.
Rachel
storse la bocca in un’espressione preoccupata, poi
uscì dalla
stanza. Ryan si stava davvero preoccupando per la sorella, la stessa
sorella
che gli impediva sempre e comunque di vivere la sua vita, la stessa che
tante
volte gli aveva fatto storcere il naso, nonostante lei fosse in
condizioni
praticamente ottimali.
Non
c’era bisogno di tanti pensieri, si sarebbe svegliata a
breve. Corvina
sospirò. Chissà come faceva ad essere
così buono.
Nelle sue
vene scorre lo stesso sangue di Kori, dopotutto...
Uscì
fuori. Una folata d’aria gelida la fece rabbrividire.
Cominciò a
camminare, facendo il giro attorno al magazzino. Raggiunse il retro,
dove poco
davanti la recinzione era stata sfondata, probabilmente dagli stessi
aggressori
di Tara e Amalia. Qui credette di trovare Lucas, ma non lo vide da
nessuna
parte.
Inarcò
un sopracciglio. Fece per chiamarlo, ma una voce provenne
improvvisamente da dietro le sue spalle: «Allora, come vanno
le cose da queste
parti?»
Rachel
sobbalzò, trattenendo un grido all’ultimo istante.
Conosceva
quella voce, ma non apparteneva a nessuno dei suoi amici. Si
voltò, per poi
sgranare gli occhi.
Kevin la
osservò con un ghigno beffardo. «Sorpresa di
vedermi?»
«Tu!»
esclamò lei, alzando improvvisamente la guardia.
«Cosa ci fai
qui?! Che diavolo vuoi?!»
«Ero
solo passato a dare un’occhiata» rispose lui con
finta aria
innocente, scrollando le spalle. «Vi piace il vostro nuovo
rifugio?»
Rachel
digrignò i denti e gli puntò contro la propria
mano, la quale
stava cominciando ad illuminarsi di nero. «Hanno rapito una
nostra amica e
sparato ad un’altra, non mi pare un granché come
rifugio!»
«Però
siete ancora qui...» osservò lui, per nulla
intimidito dalla
mano della corvina.
«Questo
perché non sappiamo dove altro andare!» Rachel
quasi gridò per
la rabbia che si stava accendendo dentro di lei come le fiamme di un
incendio. «È
solo colpa tua! Hai detto che questo posto era sicuro,
invece...»
«Non
mi risulta» la interruppe lui, facendosi serio. «Ho
detto che era
un buon rifugio temporaneo, non che era perfetto. E comunque non
c’è da
sorprendersi così tanto, Deathstroke risale sempre a chi lo
fa incazzare, e voi
lo avete fatto incazzare di brutto.»
«Deathstroke?»
domandò lei, abbassando lentamente la mano mentre la
luce si affievoliva. «Chi... chi è?»
«Il
capo degli Underdog, che domande. Credevo lo conoscessi, sai, il
tizio con la maschera.»
Corvina
dischiuse le labbra, incredula. Il pensiero che fossero stati
gli Underdog gli artefici di quanto appena accaduto le aveva sfiorato
la mente,
ma sentirselo dire così le fece tutto un altro effetto.
«A
che cosa vi serve aspettare che la vostra amica si riprenda, quando
sapete meglio di lei che cosa è successo qui? Chi pensavi
che avesse rapito la
tua amichetta?»
L’angoscia
di Rachel tornò ben presto ad essere rancore, quando
udì
quelle parole. Strinse i pugni con forza. «E come accidenti
fai a sapere tutte
queste cose?!»
«Io
mi limito semplicemente ad osservare i fatti»
spiegò lui con
noncuranza, mentre estraeva il suo classico pacchetto di sigarette
dalla tasca.
«E agisco di conseguenza» concluse, accendendosene
una.
«No
invece.» Rachel scosse la testa, quasi disgustata.
«Tu sei solo il
segugio del tuo amico. Agisci solo se è lui ad ordinarti di
farlo. Scommetto
che è stato lui a dirti di venire qui.»
Lo
sguardo di Kevin si trasformò in quello di una statua di
marmo,
quando udì quelle parole. Soffiò del fumo dalla
bocca, chiaramente infastidito.
«Ti sbagli.»
«Ah
sì?» domandò lei, con tono di sfida.
«E allora perché lui non
c’è?»
«Dominick
ha altro da fare» sibilò Kevin. «Cose
importanti, di certo
non deve mettersi a perdere tempo con cinque falliti come voi. Ops, quattro.»
«Dominick?
È così che si chiama il tuo padroncino?»
Kevin
fece un passo verso di lei, con sguardo minaccioso. «Non
provocarmi, pupa. Te lo sconsiglio.»
«Che
vuoi fare? Spararmi come hai fatto con Hank?!» Rachel
allargò le
mani, l’energia oscura cominciò nuovamente a
fuoriuscire dai palmi. Stava
azzardando parecchio, ma era stanca di lui e dei suoi segreti. Se
combattere
era un modo per scoprire di più su quello che stava
accadendo, allora lo
avrebbe fatto.
Ma ogni
intenzione bellicosa svanì da dentro di lei quando vide lo
sguardo di Kevin farsi stupito. «E tu come fai a
saperlo?» le domandò, con tono
sorpreso.
Rachel
sgranò gli occhi. Aveva parlato troppo.
Il
ragazzo la squadrò con la fronte corrucciata e un
sopracciglio
alzato. La sua espressione interdetta le parve ancora più
inquietante di quella
adirata.
I loro
sguardi si incrociarono. Rachel sentì un brivido
percorrerla.
Kevin assottigliò le palpebre, mentre il fumo della
sigaretta fra le sue labbra
si sollevava tra lui e la corvina. La stava studiando, ma era comunque
impossibile riuscire a capire a cosa stesse pensando.
Restarono
entrambi in silenzio per quelle che parvero eternità, fino a
quando non fu proprio il ragazzo a mutare la sua espressione
radicalmente. Le
sue labbra si incurvarono verso l’alto e cominciò
a ridacchiare sommessamente.
Distolse lo sguardo dalla ragazza e scosse lentamente la testa, quasi
come se
si stesse facendo beffe di lei, come se lui sapesse qualcosa che lei
non poteva
nemmeno lontanamente immaginare. «Sei uno spasso Rachel, lo
sai?»
Cominciò
a camminare, passandole accanto con un sorrisetto arrogante
stampato in faccia, dirigendosi verso la recinzione sfondata. Rachel lo
seguì
con lo sguardo e, per quanto avesse trovato irritante la sua risatina,
sentì i
propri nervi allentarsi. Nonostante tutto, aveva comunque provato un
lieve
timore quanto Kevin l’aveva squadrata in quel modo. Poteva
sembrare un ragazzo
qualsiasi, ma la realtà era ben diversa. Ogni volta che lo
aveva visto, sia lui
che Dominick, sia in sogno che dal vivo, Rachel aveva sentito un senso
di
disagio e angoscia che raramente aveva provato. Kevin nascondeva
qualcosa. E
lei non era certa di voler sapere che cosa.
«In
ogni caso...» disse ancora lui, fermandosi
all’improvviso di
fronte al foro nella rete. Rachel si irrigidì, ma lo
lasciò comunque parlare.
«...
questa notte, all’una, un pezzo grosso degli Underdog si
incontrerà con un loro informatore nella High Sub. Se volete
sapere in quale
buco abbiano rinchiuso la vostra amica, vi conviene farci due
chiacchiere. È
l’unica persona, oltre allo stesso Deathstroke, che lo sa e
che è autorizzata a
spostarsi per la città. Nessun Underdog è
informato come lei. Anche se non sarà
molto facile tirarle fuori le parole di bocca. Vi servirà
l’aiuto di un
esperto.»
«Un...
un esperto?» domandò lei, perplessa.
«Vuoi... vuoi dire tu?»
Kevin
scosse la testa, guardandola con la coda nell’occhio.
«Io sono
solo uno spettatore, mi pare di averlo già detto. Non faccio
parte di questa
partita. Non ancora.»
Le ultime
due parole furono più fredde degli spifferi
d’aria, per
Rachel. Kevin si voltò di nuovo e fece per andarsene per
davvero, ma questa
volta fu la corvina a fermarlo. «Aspetta!»
Il
ragazzo arrestò di nuovo il proprio cammino, ma non si
girò.
«Per
caso... Tara corre qualche pericolo? Hai idea di cosa le
faranno?»
«Mettiamola
così» rispose lui, gettando a terra il mozzicone
di
sigaretta per poi calpestarlo. «La morte sarà
l’unico regalo che Deathstroke
riuscirà mai a farle.»
E dopo
quelle parole più dure della pietra, il ragazzo se ne
andò,
passando per l’enorme foro nella recinzione e sparendo dalla
visuale.
Passarono diversi minuti
prima
che Rachel riuscisse a smettere di osservare quel buco come in trance.
***
Trovò
Lucas stravaccato su un divanetto nella sala relax. Fissava il
muro di fronte a lui con aria quasi seccata, come se fosse proprio
quella
parete intonacata la causa del suo malessere.
«Sei
qui...» disse lei, con tono piatto.
Un
grugnito provenne dalla gola del ragazzo, in risposta. Rachel
andò
a sedersi accanto a lui, posandosi le mani sulle ginocchia e rimanendo
in
silenzio. Chinò la testa e si osservò le nocche
per diversi istanti, mentre
meditava sulle giuste parole da dire.
Non
riusciva a credere che Kevin le avesse fatto una simile soffiata.
Certo, era probabile che avesse mentito, ma se così non
fosse stato?
Doveva
anche considerare che Kevin non aveva mentito sul magazzino. Ma
erano comunque stati individuati dagli Underdog, quindi era probabile
che anche
quella notte all’una avrebbero trovato un’insidia
ad attenderli, nella High
Sub.
Per lei
era impossibile decifrare il comportamento di quel ragazzo.
Che cosa voleva veramente da loro? Anzi, era più corretto
domandarsi che cosa
volevano lui e Dominick.
La notte
prima danno la caccia e uccidono Hank dopo avergli posto una
strana domanda, e il giorno dopo uno dei due torna da lei, per la
seconda
volta, per cercare di aiutarli. Perché?
Rachel
cominciava a pensare che più dava corda a quei due,
più si
ficcava in un guaio dal quale uscire sarebbe stato molto difficile.
Ogni volta
che l’avevano aiutata, era successo qualcosa di sgradevole.
Anche quando le
avevano semplicemente regalato quella benzina. Se la macchina non si
fosse fermata
in quel quartiere storico, i Visionari probabilmente non li avrebbero
catturati.
Forse era
solo una coincidenza, ma Rachel aveva sinceramente
cominciato a smettere di crederci. Non potevano esserci così
tante coincidenze
una dietro l’altra, era impossibile.
Prima la
morte di Alden, poi quella di Sasha, poi la fine della
quarantena, Kevin e Dominick alla stazione di servizio, Jeff Dreamer e
i
Visionari, Deathstroke e gli Underdog, Hank e i suoi deliri
cospiratori.
Corvina
si sentiva di fronte ad un gigantesco mosaico che più
cercava
di costruire, più il tutto le diventava difficile. Quando
credeva di essere
riuscita a sistemare un pezzo, ecco che ne saltavano fuori altri dieci
da
montare. Alle sue domande si aggiungevano solo altre domande.
Ma alla
fine rimaneva il quesito dal quale tutto quel ragionamento era
cominciato: doveva fidarsi, di nuovo, di Kevin?
E,
naturalmente, a quella domanda si poteva rispondere solo con
un’altra domanda: aveva altra scelta?
Forse
sarebbero riusciti a scoprire dove Tara si trovava, in qualche
modo, ma quanto tempo avevano, prima che lei morisse tra atroci
sofferenze,
come lo stesso Kevin le aveva fatto intuire?
La
ragazza sospirò. Con le parole non si giungeva mai a nulla.
Occorrevano i fatti. E l’unico fatto, era che avevano una
pista. Una pista
molto traballante, ma pur sempre una pista. Così si
voltò verso di Lucas. Posò
una mano sulla sua gamba, per attirare la sua attenzione.
Il moro
si voltò, restando in silenzio. Osservò prima
lei, poi la sua
mano. Rachel si sentì leggermente imbarazzata. Fece per
spostare il palmo dal
suo ginocchio, ma ciò che fece lui la spiazzò
completamente: posò la sua mano
su quella della ragazza.
La
osservò ancora per un breve momento, cominciando a
tracciarci sopra
degli archi con il proprio pollice. Rachel dischiuse le labbra. Uno
strano
brivido le attraversò il corpo. E le non le dispiacque.
Lucas
sollevò lo sguardo ed incrociò quello della
ragazza. Ora non
sembrava più irritato, ma quasi... abbattuto. A quel punto,
Corvina capì. In
quel momento, per qualche strano motivo, ora lei rappresentava la sua
ancora.
Come la
notte in cui Richard era scappato e lei si era sentita cadere
nel baratro, quando poi Lucas era riuscito a tirarla fuori dalle
tenebre. Ora
era l’esatto opposto.
«Mi
sento un verme...» mugugnò il ragazzo, sospirando
e distogliendo
lo sguardo da lei. La sua mano scivolò lentamente via da
quella di Rachel. Per
un attimo la ragazza fu quasi tentata a fermarla, a stringerla forte,
ma poi si
bloccò, trovandolo un gesto un po’ inopportuno.
«Perché?»
domandò invece, senza staccargli gli occhi di dosso.
Lucas
sospirò una seconda volta, più rumorosamente.
«Io... non lo so.
Ho detto che non ero il vostro capo, che non avevo alcuna
responsabilità su di
voi, che non volevo responsabilità...
ma ora provo l’esatto contrario.»
Fece
schioccare la lingua, questa volta parve di nuovo infastidito.
«Tsk...
mi comporto come un insensibile, come se non me ne importasse di voi.
Mi
comporto da egoista e in effetti credevo di esserlo davvero... una
volta.
«Una
volta non me ne importava niente. Di nessuno. Il desiderio di
vendetta che ho provato quando i Mietitori hanno ucciso i miei genitori
è stato
la cosa più simile all’interesse sentimentale
verso qualcuno, dopo anni e anni.
Ma ora... ora è diverso.
«Non...
non so il perché, ma mi sento in dovere verso di voi. Verso
di
te, verso di Ryan e verso Amalia e Tara. Io... non riesco a spiegarlo
nemmeno a
me stesso, ma è così. Quando ho visto Amalia
ferita in quel modo... mi sono
sentito come se mi fossi spezzato dentro. E quando ha detto che Tara
era stata
rapita... è successa la stessa cosa. Ti sembrerà
strano, ma in questo momento...
vorrei esserci io al posto di Tara, ovunque lei sia stata
portata.»
Scosse
lentamente la testa, chinando il capo. «Avrei... dovuto
comportarmi
meglio con voi. Avrei dovuto proteggervi... e invece...»
Diversi
colpi di tosse lo colpirono all’improvviso, con violenza,
costringendolo ad interrompersi. Rachel si allarmò, ma non
era il caso. Lucas
si riprese quasi subito. Si ripulì le labbra, facendo una
smorfia. «Stupida
tosse...»
Corvina
continuò ad osservarlo, stupita. Le sue parole...
l’avevano
colpita. Raramente aveva visto quel lato di lui. A volte si dimenticava
perfino
che lui fosse capace di simili discorsi, e ciò era
sbagliato. Avrebbe sempre
dovuto tenere a mente che Lucas era molto di più di
ciò che spesso mostrava di sé.
Gli
posò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo.
«Tu ti sei
già comportato bene. Ci hai guidati fuori da Empire, hai
protetto Amalia in
quella baraccopoli, sei riuscito a trovarci un po’ di cibo
decente e... hai
sempre aiutato me. Per tutto questo tempo sei stato tu la nostra guida.
Ti sei
preso questa responsabilità, senza dire nulla, senza mai
chiedere nulla in cambio.
Tutti commettiamo degli sbagli, ogni tanto. Credimi, io sono la prima a
compierne. E ti capisco quando dici che, a volte, l’unico tuo
desiderio è
quello di mandare tutto quanto al diavolo. Ma devi fidarti di me quando
ti dico
che tu sei tutto, meno che una cattiva persona.»
Lucas
spostò di nuovo lo sguardo su di lei. Dopo un attimo di
sorpresa, parve davvero grato di quelle parole. Le rivolse un tenue
sorriso. «Grazie
Rachel.»
«Prego.»
Rachel ricambiò il sorriso. Non ricordava l'ultima volta in cui sentiva di aver sorriso in maniera così spontanea.
«Ragazzi!»
I due si
voltarono. La voce era provenuta da fuori la porta, la stessa
che si spalancò all’improvviso permettendo a Ryan
di entrare. «Ragazzi!»
esclamò una seconda volta, il tono che faticava a nascondere
il sollievo e
l’eccitazione. «Amalia si è
svegliata!»
***
L’
High Sub era probabilmente il quartiere più benestante di
tutta Sub
City. Edifici alti e fatiscenti, moltissimi locali di classe, belle
auto
parcheggiate sul ciglio della strada e perfino palme. Palme! A
centinaia di
chilometri di distanza dal mare, gli alberi esotici sorgevano nelle
apposite
piazzole sui marciapiedi dalle piastrelle di marmo e sugli
spartitraffico in
mezzo alla strada.
Rachel
non credeva ai propri occhi. Era meravigliata. Come poteva una
città così bella, nascondere simili
mostruosità? Non era come Empire, era
totalmente diverso. Empire aveva il Neon, aveva il Centro Storico,
quartieri
benestanti, certo, ma a rivelare la vera essenza di quella
città che infondo
era sempre stata un po’ marcia nel midollo c’era il
Dedalo.
Lì
no. Sub City non aveva un Dedalo. O, perlomeno, Rachel non lo aveva
visto mentre lei, Lucas e Amalia avevano viaggiato dalla periferia
industriale
fino a lì, schivando le pattuglie degli UDG e i loro
fuoristrada.
Le stelle
erano alte nel cielo e la luna era piena. Sarebbe stata una
serata meravigliosa per poter uscire in quel quartiere. Era quasi
triste vedere
quelle strade così vuote, a causa del coprifuoco, ma allo
stesso tempo era un
sollievo, perché permetteva alla corvina di goderselo in
tutto il suo splendore
dalla cima di quel palazzo su cui erano appostati, senza il caos
generato da
folle e automobili.
«Ci
siamo» disse Lucas all’improvviso, indicando il
convoglio di
veicoli che stava giungendo dal fondo della strada. Quattro
fuoristrada,
disposti due davanti e due dietro ad un veicolo più grosso,
un hummer. Ognuno
di loro possedeva sulla fiancata il marchio che ormai avevano imparato
a
conoscere.
«Non
vedo l’ora di incontrare questo tizio»
sibilò Amalia,
accarezzando il fucile che teneva tra le mani. «Gli
farò sputare sangue fino a
quando non ci dirà tutto quanto.»
«Mettiti
in coda» ribatté Red X.
Rachel
ancora non riusciva a credere a come i suoi compagni avevano ascoltato
senza fiatare ciò che Kevin le aveva detto. E non appena
aveva finito di
parlare, tutti loro avevano voluto agire all’istante.
Evidentemente anche loro
sapevano di non avere altra scelta.
La
corvina provò un altro morso di dispiacere quando
ripensò a come
Amalia aveva proibito di partecipare anche a Ryan, che era stato quello
che più
di tutti aveva desiderato di trovarsi con loro in quel momento.
Ma dopo
quanto accaduto, Amalia aveva avuto più che ragione a
proibirgli di venire con loro. Anche Rachel, che avrebbe voluto
aiutarlo a
spuntarla con la sorella, si era astenuta da quella discussione. Quello
non era
il posto per lui. E il numero così ingente di Underdog che
presto sarebbero
stati presenti nell’area non faceva che convincerla
ulteriormente di quanto
giusta fosse stata la sua scelta.
Il
magazzino non era il luogo più sicuro in assoluto per Ryan,
ma era
comunque meglio di quella strada prossima a trasformarsi in un campo di
battaglia.
Il
convoglio si fermò al fondo della via, proprio sotto il
palazzo in
cui si erano appostati i tre ragazzi. Qui si trovava una piccola piazza
circolare, dalla quale poi sboccavano diverse vie pedonali che si
immergevano
nei meandri dell’High Sub.
Non
appena l’avevano vista, tutti loro avevano capito che se
c’era un
luogo ideale per incontrare qualcuno, quello era proprio quella piazza.
Era
piuttosto isolata e tranquilla, nonché sufficientemente
spaziosa per contenere
tutte le macchine.
Dalle
auto scesero gli uomini armati. Rachel focalizzò
l’attenzione
sull’hummer. Quando da esso scesero tutti gli UDG al suo
interno, la ragazza
corvina sgranò gli occhi. Non ci mise molto a capire quale
fosse la persona che
stessero cercando.
La donna
con la bandana e la chioma di capelli nivei si incamminò a
passo spedito, accerchiata dai suoi uomini, verso il centro della
piazza. Si
guardò intorno diverse volte, con aria furtiva, ma il buio
aiutò a proteggere
bene i tre ragazzi da sguardi indiscreti. Una cosa che Rachel
notò era che costei
era disarmata. O meglio, non aveva né pistole, né
fucili, ma la loro assenza
era ben compensata dalla presenza di due lunghe spade katana rinchiuse
nei loro
foderi, legati sulla sua schiena.
Non
appena raggiunse il punto, da uno dei vicoli sbucò fuori un
altro
individuo, solo, avvolto in un impermeabile nero. Il cappuccio
sollevato
impediva di scorgerlo in volto. Si avvicinò al gruppo di
uomini armati, come se
nulla fosse. Rachel intuì che quello doveva essere
l’informatore. Chissà chi si
celava sotto quel cappuccio.
L’abito
sembrava quello di Dreamer, ma la corvina dubitava che fosse
davvero lui. Non avrebbe avuto nessun tornaconto a parlare con la UDG,
e
comunque Jeff non avrebbe rinunciato alla propria classe per rimanere
anonimo.
Escluso
lui, restavano poche altre possibilità. Magari un Underdog
sotto copertura, o magari perfino un Visionario che faceva il doppio
gioco.
«Bene»
cominciò Lucas, afferrando le armi.
«Pronte?»
«Pronte»
risposero le due ragazze in coro.
«Sei
ancora in tempo per tirarti indietro se vuoi, Amalia. Ti sei
appena ripresa, dopotutto.»
La mora
serrò la mascella, per poi scuotere la testa.
«Quei bastardi
mi hanno sparato. Gliela farò pagare molto cara. E di certo
non ho alcuna
intenzione di lasciarli impuniti dopo quello che hanno fatto a
Tara.»
Lucas la
soppesò con lo sguardo per qualche istante, poi
annuì. «D’accordo.»
Spostò lo sguardo verso la piazza, incollò gli
occhi su quella donna che era il
loro bersaglio. L’asta telescopica si allungò
dalle estremità del palmo della
sua mano. «Andiamo.»
***
Rachel
attese che Lucas e Amalia fossero in posizione, poi scese dal
palazzo in picchiata. Non appena gli Underdog si accorsero di lei, per
alcuni
di loro era già troppo tardi.
«State
attenti!» gridò la luogotenente di Wilson,
estraendo le katana
mentre una pioggia di raggi neri si abbatteva sui suoi uomini.
«È il Demone!»
Gli
Underdog risposero al fuoco; le fiammate dei fucili illuminarono
la piazza.
La
conduit sorvolò tutti loro, facendo da capro espiatorio,
mentre i
suoi due compagni si occupavano del resto.
Red X
attaccò gli uomini armati su un fianco, mentre Amalia li
colpì
dall’altro, trovando riparo dietro ad un fuoristrada. Il
fucile della mora
mieteva una vittima dopo l’altra, mentre Lucas abbatteva
l’asta sulle tempie di
chiunque gli capitasse a tiro. Era passato diverso tempo
dall’ultima volta che
aveva indossato la sua uniforme nera, stivali e protezioni di metallo,
ma da
come si muoveva era chiaro che per lui era come se non se le fosse mai
tolte.
La donna
dai capelli color neve continuava a gridare e impartire
ordini, ma perfino lei era rimasta colta in contropiede
dall’attacco improvviso
dei tre ragazzi.
Corvina
non dava un attimo di tregua agli uomini armati. I proiettili
non la sfioravano nemmeno, mentre i suoi raggi neri erano decisivi per
quasi
tutti loro.
Nella
periferia del suo campo visivo vide Lucas scagliarsi sul loro
obiettivo, sollevando l’asta. «Balliamo,
donzella!»
Mulinò
il bastone ma la donna si difese prontamente con le katana,
incrociandole e bloccando il bastone a mezz’aria.
«Avete commesso un grave
errore a venire qui! Vi sventrerò con le mie mani!»
Lo
attaccò con un fendente, ma il moro saltò
all’indietro e la lama
non sventrò altro che l’aria. Rachel avrebbe
voluto andare ad aiutarlo, ma
c’erano ancora troppi uomini da sistemare.
Dietro al
suo riparo, Amalia continuava a fare fuoco e a lanciare gli
insulti più disparati verso gli Underdog. Quella fu una
delle poche volte in
cui la corvina fu felice di avere la mora dalla sua parte.
Rachel
scese a terra e ritornò in forma umana, dopodiché
si chinò e
premette entrambi i palmi contro il terreno. I suoi occhi divennero
bianchi, gridò
e l’energia oscura si riversò al di fuori di lei.
Decine di lacci di energia
neri comparvero all’improvviso sotto i piedi degli UDG e li
imprigionarono.
Alcuni di loro furono fatti fuori da Amalia, altri invece vennero
stritolati a
tal punto da perdere i sensi.
Nessuno
di loro poteva competere con lei. Uno dopo l’altro caddero
tutti, fino a quando non rimase solo più uno.
Corvina
si voltò verso la vice di Deathstroke. La donna stava
combattendo furiosamente contro di Lucas, stoccata dopo stoccata,
affondo dopo
affondo.
Red X dal
canto suo si difendeva bene, ma con la sua arma non sarebbe
riuscito ancora a lungo a tenere a bada le lame affilatissime delle
katana di lei.
«Hai
una vaga idea di chi io sia?!» ululò la sua
avversaria,
mancandolo per l’ennesima volta con una sferzata che avrebbe
decapitato
chiunque. «Io sono Ravager la Devastatrice, seconda in
comando dopo Deathstroke
il Terminator! Chiunque capiti sotto le mie grinfie...»
«Si
suicida pur di non sentire la tua dannata voce?»
domandò Lucas, interrompendola,
deviando l’ennesimo attacco.
Quelle
parole non fecero altro che far infuriare ulteriormente
Ravager. «Ti pentirai di tanta insolenza!»
gridò, attaccando con ancora più
rabbia.
Rachel
decise di intervenire, prima che Rosso venisse sopraffatto
dalla furia cieca della soldatessa. Puntò la mano contro di
Ravager e un raggio
di energia si scaturì dal suo palmo, ma la vice di
Deathstroke riuscì ad
accorgersene in tempo e ad evitarlo, compiendo un’acrobazia
che la portò ad
allontanarsi da Lucas.
Atterrò
in piedi e strinse la presa attorno alle spade, per poi
rivolgere un’occhiata incendiaria alla corvina. Solo in quel
momento Rachel si
rese conto che anche lei aveva un solo occhio scoperto.
L’altro era nascosto
dalla bandana bicolore, nera e arancione come la maschera del suo capo.
Anche
l’iride era di un azzurro penetrante come quella di
Deathstroke.
«Fine
dei giochi, stronza.» Amalia arrivò proprio in
quel momento, con
il fucile puntato su Ravager. «Dicci dove hanno portato
Tara!»
La donna
osservò la mora per un breve momento, quasi perplessa, poi
un
sorriso sadico si dipinse sul suo volto. Roteò entrambe le
katana con maestria,
tracciando delle circonferenze in aria. «La biondina? Oh
sì, mi ricordo di lei...
urlava come una disperata.»
Amalia
digrignò i denti, aumentando la presa intorno al fucile.
«Se le
fate del male, giuro che...»
«Del
male? Credimi tesoro, male sarà
nulla in confronto a ciò che le accadrà. Vuoi
sapere dov’era l’ultima volta che
l’ho vista?» Ravager sogghignò maligna.
Rinfoderò entrambe le armi, come se si
stesse davvero arrendendo. «Era legata ad un tavolo in un
ambulatorio,
collegata a dei macchinari, completamente nuda.»
Si
inumidì le labbra, come se quel pensiero le infondesse una
sorta di
perverso piacere. Avvicinò una mano alla cintura ed estrasse
un oggetto
cilindrico, di vetro.«Cercava di liberarsi in tutti i modi,
piangeva, implorava
pietà... uno spettacolo meraviglioso...»
«Smettila...»
ringhiò Komand’r. Le sue mani divennero bianche da
quanto strinse la presa sull’arma.
«Calmati
Amalia» suggerì Lucas, avvicinandosi alla donna
bracciando la
sua arma. «Sta solo cercando di farti arrabbiare.»
«E
vuoi sapere qual è la cosa più
divertente?» la canzonò ancora la
UDG, ignorando il moro. Il cilindro nella sua mano emise un fioco
bagliore,
sotto il riflesso dei lampioni. Rachel aguzzò la vista, poi
lo vide: un ago.
Quello nella sua mano non era affatto un cilindro, era una siringa.
«Quando
mi ha chiesto di liberarla le ho riso in faccia.
L’espressione
che ha fatto lei dopo...» La luogotenente fece un verso
deliziato, come se
avesse appena assaggiato qualcosa che le aveva sciolto le papille
gustative. «...
è stata pura estasi per me. Quando avrò finito
qui tornerò da lei e mi assicurerò
personalmente che continui a piangere!»
«VAFFANCULO!»
ululò Komand’r, gridando di rabbia, per poi
prendere la
mira.
L’ago
scintillò di nuovo nella mano di Ravager. Rachel la vide
muovere
di scatto il palmo e sgranò gli occhi.
«Lucas!»
Ma il
moro era già impegnato a correre in direzione di Komand'r.
«Amalia, no!»
«Fregati.»
Ravager si conficcò l’ago della siringa in una
coscia,
mugugnando di dolore quando la punta perforò prima il
tessuto dei pantaloni,
poi la cute. Premette lo stantuffo. Rachel la osservò
pietrificata, mentre il
liquido trasparente dentro la siringa svaniva dentro il corpo della
donna e la
sua espressione di dolore mutava lentamente in una molto più
compiaciuta.
Credo che questa sia la prima volta che Ravager compare in una fanfic sui TT. Credo, non ne sono sicuro, per esserne certo dovrei dare uno sguardo a tutte le 250 fic del fandom, ma sinceramente non impazzisco dalla voglia di farlo.
Comunque sono di nuovo qui a rompere le scatole, che bravo che sono, eh? Mi merito un biscottino. Se me lo chiedete vi do anche la zampa.
Ora, parlando ancora di aspetti tecnici. In questa storia ho preferito "adottare" il nome Deathstroke per Wilson, e non lo Slade che tutti conosciamo. Questo perché trovo che questo nome si sposi molto meglio con l'ambientazione della storia. Slade, qui, non è il cattivo malvagio e subdolo che noi tutti amiamo, all'incirca (cioè, sì, lo è, tuttavia ci sono diverse differenze). Diciamo che praticamente è più un mercenario che un cattivone a tutto tondo, un po' come lo è in Young Justice, dove parla poco ma picchia tanto e al soldo del miglior offerente. Cosa, non avete visto Young Justice? Miscredenti, andate subito a recuperavelo! Via, sciò!
Ravager invece. Allora, mi sono documentato un po' su di lei, e posso dire che è una persona molto ossessionata da Slade. Così ossessionata da cavarsi un occhio solo per assomigliargli un po' di più. E per darle quel pizzico di grazia in più, l'ho resa sadica, crudele e spietata. In questo capitolo avete avuto solo un assaggio di queste sue caratteristiche. Siccome non è una cosa di vitale importanza, posso dirvi che la roba che si è iniettata è adrenalina, e non serve che vi spieghi cosa faccia questa bellissima robaccia sintetica, vero? L'adrenalina inoltre le causa un invecchiamento prematuro del corpo, questo spiega dunque i suoi capelli da ultra settantenne. Che però le stanno bene secondo me. Cioè, le danno un tocco un po' più esotico.
Nel fumetto Ravager possiede dei poteri premonitivi, ma siccome lei non è una conduit, in questa storia, allora ne è priva. Insomma, è semplicemente una drogata, pazza, assassina crudele e dalla tortura facile.
Bene, ho concluso. Come al solito, se notate errori (io ne ho notati parecchi rileggendo, e li ho corretti tutti, ma sicuramente qualcosa mi sarà sfuggito), segnalate, grazie. Cioé, segnalateli a me, non segnalate la storia.
E voglio anche dirvi che ormai sono troppo preso bene con questa storia. Sto andando avanti in quinta a scriverla, non mi ferma più nessuno. Giuro che questa la completo. Cascasse il mondo, io la completo. Non me ne frega niente del resto.
E voglio anche essere onesto, mi sono affezionato molto a questa storia. Mi sono affezionato alla trama, ai suoi personaggi, agli intrecci che devono ancora arrivare. Probabilmente ci sono delle lacune, anzi, ci sono sicuramente, ma non mi importa, perché ci sto mettendo anima e corpo a scriverla.
Mi sono affezionato un sacco a Rachel, e a come la sto dipingendo. Mi piace un sacco, mi piace sempre di più. Di recente mi è capitato di vedere il film Justice League vs Teen Titans e (a parte il fatto che la BBRae è stata completamente smontata *lancia i coriandoli che manco al carnevale di Rio) mi sono reso conto che la Corvina raffigurata in quell'opera e quella che sto scrivendo io sono davvero, davvero simili (per quello che riguarda il suo rapporto con gli altri personaggi, in fatto di poteri ed eccetera sono un pochino diverse). E la cosa mi riempie di felicità e orgoglio.
Mi sono affezionato a Lucas, ad Amalia , a Tara, a Ryan, a Jeff (anche se i retroscena di quest'ultimo devono ancora essere svelati), perfino a Deathstroke, e non solo loro.
Le storie che ognuno ha da raccontare, gli intrecci, i loro passati, davvero, sono VERAMENTE EUFORICO! (cit.)
E spero davvero che tutti voi possiate godervi questa storia almeno la metà di quanto me la sto godendo io.
Ok, ho scritto un poema e vi avrò portato via almeno dieci anni di vita, ma volevo farlo, era già da un po' che me lo tenevo dentro. E quindi niente, vi ringrazio tutti di cuore.
Alla prossima (che arriverà comunque nel finesettimana)!