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Autore: Lan Shuihua    19/04/2016    5 recensioni
Anche i Gold Saints si ammalano, eh sì. Certo non come noi comuni mortali, ma lo fanno: raffreddori, malattie stagionali e quant'altro colpiscono pure loro.
Ma cosa succederebbe se si ammalassero tutti e dodici insieme?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Shion, Gold Saints
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh my Go(l)d!'
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OH MY GO(L)D, C'È ARIA DI MALATTIA...

L'aria salubre del Grande Tempio permette di stare al riparo da molte malattie, cosa molto utile dato che i Gold Saints devono essere pronti a possibili battaglie un giorno sì e l'altro pure. Ciò tuttavia non significa che detti cavalieri non si ammalino mai, anzi. Stando a stretto contatto per ovvi motivi, basta che uno solo di loro venga infettato da un qualunque virus perchè altri lo seguano a ruota. Che si ammalino tutti e dodici insieme è assai raro, ma una volta è capitato e nessuno sapeva come risolvere la situazione.

 

La primavera era appena iniziata e i Gold Saints avevano deciso di prendersi una breve pausa dall'allenamento per rilassarsi sul prato vicino all'arena. Ad un certo punto Aiolos aveva starnutito senza mettere la mano davanti e questo aveva destato la curiosità del fratello minore.

"Los, ma perchè non metti la mano? Perchè io devo e tu no?" gli aveva chiesto Aiolia, mettendo il broncio.

"Perchè siamo all'aperto e non ce n'è bisogno" aveva risposto il fratello, starnutendo un'altra volta e facendo indietreggiare all'istante Shaka e Shura, capitati per caso lì vicino. "Forza, riprendiamo l'allenamento" aveva poi detto rivolto a tutti.

 

Quel pomeriggio, Shaka si era svegliato dal suo solito pisolino con dei problemi respiratori, ma non si era preoccupato troppo perchè sapeva che ogni primavera faceva la sua comparsa l'allergia stagionale. La mimosa che Mu gli aveva regalato anche l'8 marzo precedente non aveva certo migliorato la situazione. Successivamente il biondo si era accorto di non avere gli occhi arrossati come era tipico degli allergici e, spaventato, aveva mentalmente chiamato il suddetto Ariete.

Mu era arrivato talmente di corsa che aveva avuto un incontro ravvicinato con gli scalini della Sesta Casa. Il risultato era stata una faccia imbrattata di sangue, ma il ragazzo era troppo preoccupato per l'amico per interessarsene.

"E che diamine?" si era detto, rialzandosi. "Il mio amico ha bisogno di me" aveva aggiunto, entrando nella camera del detto amico.

Shaka era semisdraiato nel letto e sembrava sull'orlo delle lacrime.

"Aiolos debe abermi addaccado il ravvreddore" aveva spiegato tra gli starnuti. "E pensa che non abebo mai apprezzado il fatto di poder respirare da due narici" aveva detto poi, cercando di abbracciare il tibetano.

Riluttante, Mu l'aveva lasciato fare, ma solo perchè si sentiva un po' in colpa per la mimosa che non era stata di grande aiuto.

 

Un problema simile ce l'aveva Shura, che immediatamente dopo la 'cura Aiolos' aveva cominciato a starnutire. Si era ormai rassegnato a dover soffiare il naso trenta volte al minuto, ma ciò non gli impediva di lamentarsi quando cambiava fazzoletto.

"È rivoltante, c***o!" aveva commentato gettando l'ennesimo fazzoletto sporco.

Quel pezzo di stoffa era finito in testa a un Death Mask febbricitante che dormiva lì vicino e l'aveva svegliato. Nonostante la febbre a 40, l'italiano si era alzato ed era andato in cucina a prepararsi un brodo di pollo. Una volta pronto, lo aveva portato nel salotto della Decima e se l'era offerto, come se qualcun altro l'avesse fatto per lui.

"Hai fatto un brodo di pollo?" aveva chiesto a se stesso. "Per me? Ma non dovevi, sei stato troppo gentile..." aveva continuato, facendo moine su moine.

A quel punto, Shura era andato a starnutire altrove per evitare di affettare il cavaliere che si era abusivamente installato nel suo salotto e dava evidenti segni di squilibrio.

 

Dopo l'allenamento, Milo aveva deciso di seguire una dieta con pochi carboidrati per far colpo su un certo francese, ma da quella sera nessuno lo aveva più visto. Propio Camus aveva provato a fare un giro all'Ottava sperando di trovarci indizi su dove il greco si fosse cacciato, ma aveva trovato di meglio. Sempre che potesse considerarsi 'meglio' uno Scorpione privo di sensi sul pavimento. Poco dopo, l'artropode aveva ripreso conoscenza e si era affrettato a rassicurare un Acquario alquanto perplesso.

"Volevo solo provare il pavimento, Cam, davvero, sto be-" Milo era svenuto nuovamente prima di completare la frase.

"Sto bene un cavolo, Milo" aveva replicato Camus, portandolo nella sua stanza e facendogli mangiare qualunque cosa ci fosse in cucina ogni volta che riprendeva conoscenza.

Il problema era che, per meglio prendersi cura dell'amico e tenerlo al caldo, il francese gli aveva gettato addosso il proprio maglione ed era rimasto a torso nudo. Questo e la scarsa attenzione che in quel frangente prestava a se stesso gli avevano procurato un'infreddatura, che Camus aveva trattato con la sua solita calma.

"Vorrei dire ai virus che hanno infettato il mio corpo di ripensarci e andarsene. Non ho mai chiesto una cosa del genere" aveva commentato. Poi si era di nuovo disinteressato di sé per curare Milo.

 

Sempre quel giorno, nella Seconda Casa si stava consumando un dramma di proporzioni ben più grandi. Aldebaran stava chiamando ogni singolo ristorante, bar e fast food per farsi portare molto più cibo del solito. Mu era perfino dovuto scendere alla Prima Casa per firmare le ricevute di tutti quei pacchi e portarli su al famelico Toro. Ovviamente poi aveva preteso delle spiegazioni, ma Aldy in quel momento era al telefono con l'ennesimo ristorante.

"Pronto? Vorrei tre pizze large, sei patatine large, un milkshake extralarge e un... ehi, ci siete ancora?" Purtroppo il fast food aveva riattaccato, spaventato dall'abnorme ordine, ma così il brasiliano aveva potuto spiegarsi. "Credo di avere il verme solitario, Mu. È per questo che devo mangiare così tanto" aveva detto a un Ariete che faticava a crederci, dato che già normalmente Aldebaran mangiava così tanto.

 

Saga invece era allettato e curato da un Sagittario che, da spargi-germi che era, ora cercava di contenere almeno questo problema. Il gemello continuava a grattarsi le braccia ormai rosse e, spaventato, aveva notato che stava perdendo frammenti di pelle in modo strano. Preso dal panico, si era messo a strattonare Aiolos per la maglia.

"È la fine, vero? Ho la pellagra, non sopravvivrò" gli aveva detto. "Vai, salvati almeno tu!" gli aveva poi intimato, prima di lasciarsi cadere sui cuscini.

"Dai Saga, non fare la tragedia greca" aveva replicato il Sagittario. "È solo un eritema, e di quello non si muore."

Saga allora aveva finto di essersi addormentato, pur di non ammettere di essersi sbagliato.

 

Alla Quinta Casa le cose erano ancora peggiori, se possibile. Aiolia aveva recentemente perso parecchi decimi di vista, tanto che avrebbe dovuto mettere gli occhiali, ma continuava imperterrito a guardarsi allo specchio.

"Ma come faccio ad essere così figo anche da malato? Sono proprio fantastico!" si stava lodando per l'ennesima volta, ma Marin lo aveva riportato subito coi piedi per terra.

"Smettila di parlare a vanvera e deciditi a farti operare quella maledetta cataratta, Lia" gli aveva ordinato, ma era stato necessario tirare in ballo come al solito il fratellone per farlo tornare completamente in sé. "Credi che Aiolos sia contento di sapere che soffri e non vuoi curarti? Non sai quanto soffre anche lui per questa cosa?"

"Hai ragione, sono proprio cattivo a far del male così a Los. Mi farò operare subito" aveva promesso il Leone, ma l'Aquila sapeva bene che presto avrebbe trovato un'altra scusa pur di non farlo.

 

Dohko, dal canto suo, non era momentaneamente in grado di usare la misophetamenos e dunque restava in versione prugna secca. Di conseguenza, ogni minima azione gli costava parecchia fatica, così tanta che Shion aveva deciso di disertare temporaneamente le consuete visite alla Settima Casa.

Ma quel pomeriggio in cui gli altri si erano allenati (loro erano esentati per l'anzianità) avevano deciso di dimostrarsi affetto, e prevedibilmente Dohko era rimasto incriccato prima ancora di ricevere un bacio. Forse emulare la scena di Spiderman non era stata una grande idea, dato che appendere la Bilancia a testa in giù aveva significato farlo rimanere a letto per una settimana intera sperando che si distendesse un po'...

 

Aphrodite invece si era messo a correre appena uscito dal bagno. Fuori dalla Dodicesima, giù alla Quarta a cercare un Death Mask uccel di bosco, di nuovo su alla Decima perchè, se l'italiano non era né nel suo letto né a casa propria, poteva essere solo lì. E infatti c'era, ma siccome non lo aveva degnato di uno sguardo lo svedese aveva dovuto rivolgersi a Shura.

"Shura, chi devo chiamare per ordinare una bara?" gli aveva chiesto Aphro, tutto agitato.

"Non è un po' presto per morire di nuovo?" aveva replicato ironico il Capricorno.

"Ma è una tra-ge-dia, non lo vedi questo mostro?!" aveva strillato il cavaliere dei Pesci mostrando un brufolo che gli deturpava il viso.

Death Mask, sempre febbricitante, aveva risolto la cosa a modo suo, tirandogli in faccia il brodo di pollo e colpendolo in pieno.

 

Ecco perchè Athena aveva poi introdotto le visite mediche obbligatorie ogni mese.

 

ANGOLO AUTRICE
Pensavate di esservi liberati di questa serie, nevvero? E invece no, sono ritornata perchè ci sono troppe situazioni imbarazzanti che i Gold Saints non vorrebbero far sapere in giro. Io come sempre me ne infischio e vi spiffero tutto lo stesso ^^
Allora, che ve ne pare dei cari goldini in versione convalescente? Quale vorreste curare e quale invece schivereste come fosse appestato?
(Ovviamente, Kanon non compare perchè impegnato a fare visita ad uno spectre a caso.)
Se vi interessa l'immagine che mi ha ispirato questa storia, la trovate qui. https://www.pinterest.com/pin/434527064027288021/
Alla prossima, con una nuova avventura di bronze&babysitter!
                                                                                                                     
Lan Shuihua

  
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