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Autore: Vega_95    21/04/2016    4 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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GOMENNASAI!!!!!!!!!!!
Ritardissimo, lo so, lo so. vi avevo promesso il capitolo per ieri e invece arriva oggi T^T

corriamo corriamo! siamo al penultimo capitolo, ormai siamo agli sgoccioli e mancano solo 2GIORNIIIII!!!


BUONA LETTURA
 
ONCE UPON A TIME...

...THE DRAGON OF DESTRUCTION

 
Ora che tutto era finito, Atem e i sacerdoti poterono tirare un respiro di sollievo, avvertirono la tensione diminuire poco a poco. Purtroppo per Yugi , la situazione era del tutto diversa, era inquieto. Lasciato l’abbraccio di Atem, voltò lo sguardo verso il corpo esanime di Bakura, avvicinandosi. Sfiorò quei ciuffi bianchi che coprivano quel volto sfregiato e sporco.
 
«Babu…» mormorò  con la voce strozzata in gola prendendolo tra le braccia, ripulendolo dal sangue che gli macchiava il viso.
 
Osservò a lungo quei lineamenti, per anni aveva sognato quel bambino di nome Babu e quando riuscì finalmente a ritrovarlo, lui era cambiato, lo stesso con cui giocava da bambino, gli aveva fatto del male, a lui come a molte altre persone.
 
«addio, Babu»
 
Lo lasciò lì a terra, avrebbero pensato i soldati a lui, gli stava bene così. Bakura non era la sua famiglia e Babu era morto da molto tempo. Atem era il suo mondo.
Finalmente uscirono da quel sotterraneo buio e tetro, tana di brutte esperienze, ma appena fuori, alla luce del sole, una volta che riuscì a mettere a fuoco tutto quello, la strada, le costruzioni, lui li riconobbe. Ricordò ciò che sarebbe dovuto essere impossibile ricordare.
La giovane che tanto gli somigliava era lì e gli tese la mano invitandolo a seguirla.
 
«Hnm, dove vai? » si preoccupò Atem osservandolo allontanarsi e dirigersi verso un’abitazione non molto distante dal sotterraneo. Lui di certo non vedeva la donna che stava accompagnando Yugi in quel percorso. Atem in quei giorni, ogni tanto, l’aveva sentito parlare da solo, ma credeva che si rivolgesse alla povera Tuya, che in qualche modo, parlarle in quel modo lo facesse sentire meglio. Vederlo comportarsi così, però, lo fece dubitare di quell’ipotesi spingendolo a seguirlo.
 
«io vivevo qui? » chiese alla ragazza che annuì.
«la mamma si occupava di noi» ricordò Yugi ignorando il faraone al suo fianco: «lei proveniva da oriente, mio padre era un soldato, la sposò e vennero a vivere qui. Io non ero ancora nato quando adottarono Babu» raccontò, a chi non era chiaro: «incontrai mio padre tre volte: il giorno della mia nascita, al mio primo compleanno e poi…»
 
I ricordi di quella notte lo travolsero. Sua madre lo svegliò con uno scrollone, buttati giù dal letto i  bambini, si precipitò fuori di casa con loro, dovevano fuggire dai soldati egiziani che avevano invaso il villaggio, la loro stessa patria. Catturavano indistintamente uomini, donne e bambini.
Tentarono la fuga, ma l’unico che ci riuscì fu Bakura, la madre di Yugi, anzi di Gandora venne uccisa e il bimbo catturato e portato dai sacerdoti. Fu allora che incontrò suo padre per la terza e ultima volta. In un vano tentativo di salvare la propria famiglia, l’uomo si era unito ai soldati incaricati di catturare e uccidere quelle persone, ma nel momento in cui cercò di portare via il suo bambino venne brutalmente ucciso.
 
«No! » gridò terrorizzato Yugi, fuggendo da tutto e da nulla, erano solo ricordi e Isis lo capì dai suoi gesti e da ciò che le fece percepire la sua collana, vibrazioni molto forti riguardanti un passato tenebroso composto da ricordi estremamente dolorosi.
 
In preda alle visioni, Yugi corse lungo la strada finendo per fare ritorno al sotterraneo.
Estraniato completamente dalla realtà, mostrò ad Atem e ai sacerdoti il luogo nel quale si era tenuto il rituale oscuro.
Il piccolo Gandora venne portato in una stanza adiacente in cui erano state rinchiuse decine di persone, con indosso la chiave della porta e un pugnale tra le mani.
 
Yugi eseguì gli stessi movimenti di allora stringendo tra le mani una lama che aveva raccolto da terra, puntandola contro Atem .
 
«ma cosa fai? » scattò immediatamente Seth.
«Hnm, che succede? » si preoccupò Atem avvicinandosi, ma Isis lo fermò.
 Yugi non era in sé, avrebbe potuto ferirlo o ucciderlo senza rendersene conto e non potevano nemmeno svegliarlo da quello stato di trans, sarebbe stato altrettanto pericoloso per il principe che, di colpo, si lanciò in avanti tagliando l’aria con un fendente, pietrificandosi un attimo dopo. Ritrasse la mano lasciando cadere la lama.
 
«Yugi! » lo chiamò di nuovo il faraone.
 
Pietrificato dal terrore, Gandora si osservò le mani imbrattate del sangue di una giovane donna ai suoi piedi. Si era spinta  contro di lui finendo contro il coltello che le recise l’arteria femorale. Quella morte fomentò l’ira dei prigionieri che aggredirono il bambino.
 
Urlò, una voce acuta e straziante si propagò per la stanza gelando il sangue nelle vene ai presenti.
Atem non resistette un momento di più, corse verso di lui.
Si pietrificò quando qualcosa scricchiolò sotto ai suoi piedi. Gli occhi si stavano abituando all’oscurità e quando un soldato accese le torce, allora tutto divenne più chiaro. Ossa. Decine di scheletri fatti a pezzi, teschi… la maggior parte erano ammassati al centro della stanza, sembrava formassero un nido.
Ripreso dallo shock, il faraone guardò Yugi, il suo urlo aveva cominciato ad affievolirsi e quando la voce gli morì in gola, la sua mente si spense e lui perse conoscenza.
 
«Hnm! »
 
Lo sostenne e si accertò che fosse solo uno svenimento,  poi lo portò fuori da quel cimitero.
 
«ha ricordato» mormorò la sacerdotessa accostandosi al suo sovrano: «questo luogo ha risvegliato una lontana memoria»
«il passato di Yugi. Allora è vero che aveva a che fare con il mistero di questo villaggio» disse Atem dando uno sguardo a Mana.
 
Yugi era svenuto, così come allora accadde a Gandora, ma in qualche modo ricordò lo stesso ciò che successe. Lui, anima candida, si era appena macchiato le mani del più atroce dei delitti: aveva tolto la vita a un’innocente. Una macchia oscura e indelebile che diede vita alla più spaventosa  delle creature: il Drago della Distruzione. E, portatore di quel nome, esso rase al suolo tutto ciò che lo circondò per salvare l’umano da cui era nato. Rubò le vite di quegli innocenti e non ne risparmiò alcuno imprimendo nella mente del piccolo quelle orribili immagini che restarono sigillate fino a quel momento.
 
«Hnm! Hnm! » Atem lo chiamò insistentemente scrollandolo più volte, finché non si risvegliò, stordito e disorientato
«Atem? »
«è passata» gli sorrise aiutandolo a sollevare la testa: « come ti senti? »
 
Non voleva sapere cos’aveva visto, ma solo portarlo via da lì. Lo aiutò ad alzarsi, ma non appena la mente del principe tornò lucida, questi scattò via, allontanandosi dal suo faraone e dagli altri sacerdoti.
 
«stai indietro! »
«Yugi! »
 
Per quale motivo lo respingeva?
 
«devi stare lontano da me, io… io sono un mostro! » ricominciò ad agitarsi indietreggiando: «sono un assassino! Io… io ho ucciso tante persone» confessò a tutti, totalmente nel panico e in lacrime, terrorizzato da se stesso, da ciò che era stato e da ciò che era ancora.
La verità. Il peccato celato dietro quell’anima candida che scioccò i sacerdoti. Quegli scheletri che avevano visto, erano state le sue vittime.
 
 Nonostante questa consapevolezza, Atem non batté ciglio, nei suoi occhi non apparve lo sgomento che invece attraversò i volti degli altri. Senza la minima esitazione, si avvicinò a quello Yugi impanicato che tentava di allontanarlo e con un movimento deciso, gli afferrò il braccio tirandolo a sé, stringendolo forte, avvolgendolo nel suo mantello e scaldandolo con il calore della sua pelle.
 
«lasciami! Tu non…» singhiozzò tentando invano di liberarsi: «io… io sono…»
«sei Yugi, sei Gandora, sei Hnm… non importa come ti chiami, tu sei tu, sei il mio principe» disse senza esitazione il faraone: «ti sei solo difeso»
 
In realtà la sua era solo una congettura, non aveva idea di cosa fosse realmente accaduto, ma all’epoca Yugi era solo un bambino, troppo piccolo per concepire il significato di omicidio ed essere cosciente di quello che stava facendo.
 
«so bene ciò che provi, l’ho passato anch’io e spesso non l’ho fatto per difendermi» gli mormorò all’orecchio rammentando quei giorni oscuri, in guerra: «non hai colpe»
 
Il pianto di Yugi non si arrestò, ma smise di resistergli lasciandosi stringere forte.
Lo lasciò sfogare, gridare e piangere, finché non ebbe più forze e allora gli asciugò gli occhi con il pollice sbavando ancora di più il khol prima di stampargli un lunghissimo bacio, coccolando quella boccuccia martoriata dai morsi e tagliata dagli schiaffi, aiutandolo a rilassarsi.
 
«andiamo, ti riporto a casa» disse Atem avvolgendogli un braccio attorno alle spalle.
Preceduti dai sacerdoti, Yugi si lasciò portare da quel gesto, ma si immobilizzarono tutti quando videro Aknadin andare loro incontro, ancora debole.
 
«maestro! » si sorprese Seth, non si aspettava che li avrebbe seguiti in quelle condizioni.
«dov’è Bakura? » domandò il vecchio.
«morto, è morto. E Karim…» spiegò Shimon con rammarico per l’amico defunto.
«faraone! » chiamò ancora il vecchio, più per dovere che per volontà, allietandosi della sua salute.
 
Aprirono un varco che permise al vecchio sacerdote di essere visto in volto dal sovrano e dal suo principe. ignorava totalmente ciò ce stava accadendo alla fragile mente del compagno del re.
La vista di quel volto mise al suo posto l’ultimo tassello mancante, forse perché la sua mente si era rifiutata fino a quel momento di ammetterlo. Forse perché era lo zio di Atem o perché non poteva credere che lui sapesse la verità fin dall’inizio.
 
«s-sei tu…» mormorò incredulo staccandosi dal faraone: «tu…»
«come dici, mio signore? » si preoccupò pronunciando quel ‘mio signore’ a denti molto stretti.
Yugi si toccò il petto: «sei stato tu. Quella notte, tu eri lì… i miei genitori, quelle persone… eri tu…»
«Hnm, ma di che parli? »  si mise in mezzo Atem, confuso e ignaro di quello che era accaduto tra loro quella lontana notte di quindici anni prima.
«lui c’era quella notte, quando il villaggio fu assaltato. Uccise i miei genitori e me» raccontò tutto d’un fiato tenendo gli occhietti increduli puntati sul sacerdote che aveva chinato il capo
«Aknadin? » lo interrogò spaesato Atem, ma non ricevette risposta.
«tuo padre è innocente, lui non sapeva nulla dei sacrifici, all’epoca. Proprio come ha detto Mahad» gli spiegò: «è stato tutto un piano di Aknadin»
«cosa vuol dire che ti ha ucciso? »
«vuol dire che in questi quindici anni ho creduto di essermi sbarazzato del figlio delle tenebre» rispose per lui il vecchio sacerdote che con il potere del suo occhio immobilizzò tutti loro.
 
Come scordare quella notte, quando entrò nella stanza e si ritrovò di fronte a quella carneficina e al drago che proteggeva il bambino sotto shock.
‘ il sangue di un innocente macchiatosi del più atroce dei delitti’ era questo l’ingrediente finale che serviva al fratello del faraone per ottenere il tanto ambito Potere degli Dei. Persa la protezione del suo ka oscuro, il figlio delle tenebre che l’alchimia aveva creato, venne dato in sacrificio per la salvezza dell’Egitto. La lama si piantò nel petto del piccolo Gandora che gemette per il dolore. Ciò che Aknadin non vide quella notte, fu la palla di pelo che si frappose tra loro permettendo che il piccolo si ferisse solo superficialmente.
Era Kuriboh, il ka apparso dal nulla che da quel giorno prese sotto la sua ala protettiva la creatura.
Terminato il rituale, i sacerdoti fuggirono abbandonando i cadaveri, ignorando che il bambino fosse ancora vivo e, aiutato dal ka, si trascinò fuori da quell’inferno. Vagò nel deserto finché non fu trovato dal locandiere.
 
«…e dopo quindici anni, quel bambino si ripresenta davanti a me, vivo ed è pure l’amante del principe ereditario»
«allora è vero! » sbottò Atem paralizzato e con Yugi che nel mentre aveva arretrato avvinghiandosi al suo braccio «tu hai ucciso quegli innocenti! Aknadin come hai potuto? E mio padre…»
«tuo padre era troppo ingenuo! » lo interruppe avanzando e impossessandosi degli oggetti mancanti.
«non hai il diritto di parlare in questo modo del faraone! » lo sgridò Yugi, furioso per ciò che aveva fatto alla sua gente, alla sua famiglia, a lui.
«tu non hai diritto di parola, mostro! » ribatté il sacerdote avvicinandosi a lui, sollevando quel faccino bianco, tanto serio quanto spaventato.
«Aknadin stai esagerando! » lo riprese il faraone, ma di lui il vecchio non aveva paura, era solo un ragazzino che giocava a fare il sovrano, senza nemmeno il puzzle al collo che gli consentiva di evocare le divinità, non era niente. Lo ignorò dirigendosi verso la tavola di pietra, non prima di aver tirato via l’anello e il puzzle dal collo di Bakura. Già, forse avrebbero dovuto recuperarli, ma le visioni di Yugi li avevano distratti. O non sarebbe servito a niente, in fondo Aknadin aveva appena preso possesso della collana e della barra dalle mani dei loro proprietari e come se niente fosse estrasse l’occhio da se stesso.
 
«Zork sta tornando! » ghignò il sacerdote riponendo al loro posto i sette oggetti nella tavola di pietra.
 
L’incantesimo immobilizzava i corpi di Atem e degli altri e nessuno poté impedire l’ascesa del dio oscuro : Zork Necrophedius.
Il mostro oscuro, dalle grandi zanne e gli occhi di sangue, comparve nel sotterraneo, annunciato da un denso fumo nero.
 
«quello è Zork…» mormorò il faraone con Yugi stretto. Era immobilizzato, eppure poté sentire il tremore della sua paura.
 
Il vecchio sacerdote non attendeva altro e lo accolse a braccia aperte.
 
«sei tu che mi hai risvegliato per fare appello al potere delle tenebre? » tuonò la creatura.
«sì» rispose semplicemente inginocchiandosi, perfettamente  consapevole di avere appena aperto le porte delle tenebre, liberando la forza del dio distruttore le cui nubi avrebbero seminato desolazione sulla terra al solo scopo di ottenere una parte di quel potere.
 
«Aknadin, non farlo! » urlò Atem, ma fu tutto inutile. Nel momento in cui accettò, Aknadin cessò di esistere lasciando al suo posto il Sacerdote delle Tenebre.
Anni e anni di risentimento raggiunsero il loro culmine, l’unico desiderio di Aknadin era di dare a suo figlio il trono che tanto meritava. Suo figlio. Seth, il più giovane dei sacerdoti era anche il figlio di Aknadin che fu costretto ad abbandonarlo quindici anni prima per proteggerlo, per evitare le ripercussioni che il rituale avrebbe potuto avere su di lui.
Atem era l’unico ostacolo tra Seth e il trono, uccisi lui e il suo demoniaco amante, tutto sarebbe stato perfetto.
Zork diede al sacerdote il potere di esaudire un tale desiderio. Con il volto sfregiato dall’oscurità, nascosto da una maschera bianca su cui spiccava l’Occhio del Millennio.
 
Fiamme cocenti si sprigionarono dai palmi di Aknadin, ma non raggiunsero mai il faraone. Un’entità, un essere possente dal volto celato dietro ad una maschera d’oro comparve in difesa del re. Assun, protettore del faraone e custode della tavola di pietra.
Il pericolo ancora non era scongiurato e solo l’intervento di Mahad riuscì a spezzare l’incanto che imprigionava tutti loro.
 
La struttura del sotterraneo cominciò a cedere, la comparsa di Zork si fece sentire e le pareti  crollarono travolgendo tutti.
 
Si sentiva debole, stanco e dolorante, faticava a muoversi e per fortuna Atem era lì che lo sosteneva, lo guardava con preoccupazione e spavento, con gli occhi lucidi e lo chiamava in un modo strano ‘Aibo’.
 
«resisti! » gli gridò
«Mo Hitori no Boku» lo chiamò inspiegabilmente.
«Aibo…l’hai fatto apposta, per colpa mia…» mormorò trattenendo le lacrime. Doveva essere accaduto qualcosa di molto grave per fargli assumere quell’aria così colpevole e addolorata che lo spinse a dire quelle cose.
«Mo Hitori no Boku, non importa quanto faccia male, ti prego non ti arrendere. Credi nella forza del nostro legame. Non sei solo, ricordatelo» volle rincuorarlo, ma così facendo, quelle lacrime che tanto si sforzava di trattenere, cominciarono a scorrere a fiumi sul viso del faraone: «i tuoi amici e i mostri che credono in te, saranno sempre al tuo fianco»
«Aibo…»
«anche se saremo separati, io sarò sempre al tuo fianco…»
 
Udì distintamente la voce di Atem urlare quella parola: ‘Aibo’, con disperazione. Ma chi era quell’ Aibo che tanto stava a cuore al suo Atem? Perché lo vedeva continuamente e così intimo con lui? Quel ragazzino cominciava a dargli sui nervi, ma più cercava di scacciarlo dalla sua mente e più lui insisteva per restarci. Fortuna che la voce di Atem tornò a pronunciare il suo di nome riuscendo a svegliarlo.
 
«Hnm! Hnm! »
 
Il crollo li aveva sotterrati, ma per fortuna oltre a perdere conoscenza per qualche minuto, nessuno aveva riportato gravi ferite. Mahad e Mana erano intervenuti in tempo evitando che i loro amici venissero schiacciati.
 
Zork e Aknadin erano scomparsi, si stavano dirigendo a Tebe, pronti a radere al suolo l’intera città.
Atem e tutti gli altri dovettero fare in fretta per raggiungere la città e mettere in salvo quante più persone possibile all’interno del palazzo. L’esercito era già pronto a contrastare il mostro.
Ogni attacco fu inutile, senza i loro oggetti i sacerdoti erano inermi e, per salvare il faraone, Shada fu il primo a cadere.
Era necessario un intervento drastico, i maghi erano troppo deboli per tenere testa al sacerdote e a Zork, per questo Mana e Isis si diressero nel deserto alla ricerca degli oggetti.
Quelle furono ore intense, lanciarono su Zork tutto ciò che possedevano pur di arrestare la sua avanzata.
Anche Yugi si schierò in prima linea evocando al massimo delle loro forze Mago Silente e Spadaccino Silente, ma furono entrambi fatti a pezzi dalla creatura di tenebra. Fu un dolore immane per il giovane principe che crolló a terra.
Per fortuna le ragazze fecero presto ritorno , l’unica speranza era riposta nel potere del faraone e nell’evocazione delle tre creature sacre. Obelisk, Osiris e Ra. Esse riportarono la luce nella terra di Kemet, ma solo per poco.
 
Ancora una volta la speranza venne soffocata dalle tenebre che gelarono i cuori palpitanti delle tre creature riducendole a gelida pietra.
 
La distruzione e le tenebre dilagavano per la terra del Sole, ma che ormai non si poteva più chiamare tale. La gente fuggiva, Zork avanzava minaccioso mietendo vittime al suo solo passaggio.
Tutto precipitava, lo sconforto e la disperazione si stavano impossessando dei soldati, molti, ormai, erano fuggiti. Solo una manciata di uomini mostravano ancora fedeltà al loro re, ferito e debole, non più in grado di lottare. Mahad era stato annientato, Zork si era sbarazzato di lui con un solo attacco provocando un dolore immane ad Atem che crollò a terra. Le tre creature sacre giacevano sulla fredda sabbia tramutate in statue di pietra, prive di ogni potere, lì a simboleggiare una sconfitta imminente.
I sacerdoti erano caduti, Shada aveva sacrificato se stesso per salvare il suo sovrano e Seth era scomparso, rapito dal Sacerdote delle Tenebre, Aknadin, suo padre.
Quanta inquietudine dilagava nel cuore del giovane faraone, così tanta disperazione. La sua gente gridava, fuggiva, lui doveva proteggerli, ma non poteva, non ne aveva la forza. Morivano e non poteva salvarli.
Faceva male, faceva troppo male, quell’impotenza lo uccideva.
Accasciato a terra, celava il volto disperato, quegli occhi persi nell’oscurità che lo stava consumando e uccidendo poco a poco. Shimon non ce l’aveva fatta, Exodia non aveva avuto possibilità contro Zork e con la sua dipartita anche l’ex sacerdote cedette. Ormai restavano solo Isis e Mana al suo fianco e il principe con lo sguardo d’ametista che corse al suo fianco nel vano tentativo di farlo riprendere.
Lo guardò, spento, sfibrato, si sentiva chiamare, ma non aveva la forza di proferire parola. Quelle ametiste gonfie di lacrime lo pregavano, ma nella sua mente non risuonava nessun suono.
La terra tremò sotto ai loro piedi scaraventandoli sull’arido e gelido terreno che cominciò a spaccarsi inghiottendo tutto ciò che era inanimato e non in grado di fuggire.
La sacerdotessa non trattenne l’urlo quando sentì la terra franarle sotto ai piedi, la sua voce ridestò il faraone che si voltò. Con una spinta, Kuriboh riuscì a trarla in salvo e Mana corse da lei, stava bene, solo scossa, per loro fortuna la piccola palla di pelo era arrivata in tempo.
Atem tornò ad alzarsi sulle sue gambe di nuovo pronto a combattere.
 
«Zork! Io lotterò per coloro che hanno perduto la vita per reclamare la venuta della luce! Io mi batterò fino all’esaurimento del mio ba! »
 
Assan era ancora al loro fianco e il ritorno in gioco del re permise allo spirito protettore di tornare a lottare nel nome del re, ma prima di ciò, c’era una questione che premeva ad Atem. Guardò al suo fianco chiamando a sé un soldato, uno dei pochi rimasti, poi guardò  Yugi.
 
«devi andartene»  disse, era certo che lui si sarebbe opposto, per questo, dopo avergli detto quelle parole si voltò verso il soldato: «portalo via, tienilo al sicuro, non accettare altro ordine se non questo che ti sto dando» fu perentorio voltandosi poi verso di lui «prendi tuo nipote e le tue sorelle e vattene. Allontanati da questa terra e non tornare»
« io non me ne vado! » ecco che arrivò l’opposizione, gli afferrò il braccio deciso a non lasciarlo «è anche la mia terra, lotterò fino alla fine al tuo fianco »
Per un momento un insolito sorriso apparve sul volto ferito del giovane re che districò il braccio dalla sua presa per avvolgerglielo in vita.
 
« so che non me lo vuoi sentire dire… ricordati solo che tu sei e sarai sempre l’unica persona che amerò»
 
Non lo lasciò rispondere e probabilmente lui nemmeno volle farlo, quel bacio che scattò subito dopo quelle parole gli tolse il respiro e per poco non sciolse in lacrime il faraone che aveva appena ritrovato la forza di combattere. Non avrebbe più saggiato il sapore di quelle labbra rosse e nemmeno più toccato quella pelle candida o visto quegli occhi d’ametista, non avrebbe più giocato con quella frangetta bionda che contornava quel viso angelico.
Preso tutto il coraggio, gli strinse forte il braccio assestandogli un colpo alla bocca dello stomaco. Un gemito e poi il giovane ricadde tra le sue braccia privo di sensi, non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto.
L’affidò al soldato che lo mise sul cavallo e, come ordinatogli dal suo dio e sommo faraone, partì al galoppo verso il palazzo reale.
Atem li osservò sparire tra le macerie della città. Aveva il cuore a pezzi, sapeva che non l’avrebbe visto mai più, ma sapeva anche che lontano da lui sarebbe stato al sicuro.
 
Si era ripreso da poco, quando il soldato lo costrinse a scendere da cavallo trascinandolo verso le mura del palazzo.
Le porte non erano ancora aperte quando il fedele servo con il compito di proteggerlo si arrestò. La sua testa rotolò sulla gelida terra di Tebe e un getto di sangue schizzò spargendosi in quel deserto, piovendo anche su di lui e sulla sua pelle diafana. Con un tonfo, il pesante  corpo del soldato crollò a terra. Era rimasto solo e indifeso a fronteggiare quel mostro dai capelli d’argento e gli occhi vuoti e gelidi.
 
«sei sorpreso? » ghignò Bakura osservando il suo caro fratellino impallidire alla sua vista, ma prima che il terrore s’impossessasse di lui, si gettò a terra e afferrò la spada legata alla cintola del povero soldato morto per proteggerlo. Sarebbe stato sepolto con tutti gli onori se mai fossero usciti vivi da quell’inferno.
La lama scheggiata ma ancora tagliente, s’indirizzò senza esitazione verso il bandito che lo osservava con un ghigno sinistro, nemmeno lontanamente preoccupano di venir ferito.
 
«non puoi essere vivo!» gridò.
 
«lo sono, invece» ghignò facendosi avanti e osservando la lama «è questo che hai imparato? T’insegnano questo a palazzo? » sibilò notando come riusciva a sostenere il suo sguardo glaciale nonostante il tremore che faceva fremere quel corpo così esile. Le piastrine d’oro appese alle strisce blu della parte superiore dell’abito, strette al torace da una fascia d’oro, tintinnavano a ogni suo movimento rendendo palesi e perfettamente chiari i sussulti del suo corpo, ma non per questo avrebbe ceduto.
«t’insegnano a puntare una spada contro tuo fratello? » terminò. Non poté fare a meno di notare come quello sguardo color ametista s’incendiò d’odio e quella bocca di rosa si contorse in un orribile ringhio all’udire quelle parole.
«tu non sei mio fratello! » urlò con rabbia «mio fratello è morto 15 anni fa! »
«tu credi?  »
«ho cinque sorelle, ma non più un fratello, da tempo ormai»
«oh sì le ho incontrate, ragazze molto graziose, ancora di più da morte»
 
Non si trattenne , quella risata gli risalì lungo la gola scoppiando forte e sonora mentre lo sgomento s’impadronì di Yugi facendolo vacillare. Come poteva definirsi ‘fratello’ e poi fargli quello?
 
Convinto di averlo ormai sotto controllo, si avvicinò a lui cercando di disarmarlo, ma dovette retrocedere quando avvertì il palmo andargli a fuoco e bruciare. L’aveva ferito  con un solo fendente ben assestato al palmo. Non era inerme, aveva appena risvegliato una belva che non si sarebbe trattenuta dal farlo a pezzi.
 
«bastardo!! »
Erano faccia a faccia, lui e Bakura, il malvagio bandito dai capelli bianchi e gli occhi iniettati di sangue che si stringeva il palmo che gli aveva ferito con la lama, davvero non credeva che ne avrebbe avuto il coraggio.
Lui, dal canto suo, attendeva con ansia che quel mostro gli si scagliasse addosso, non avrebbe avuto rimorsi a infilzarlo se per difendersi e vendicare tutte quelle persone cadute sotto la sua spada.
«sei davvero una puttana» sbraitò contro di lui impugnando a sua volta una kopesh.
«meglio puttana che folle come te! » esclamò lanciandosi all’attacco nello stesso momento in cui lo fece lui.
 
Le lame si scontrarono, i loro occhi s’incrociarono e i respiri andarono a incontrarsi. Poté sentire il pesante soffio di quello che da bambino definiva fratello, toccargli la pelle sfregiata e sporca del viso,  gli fece così ribrezzo che si tirò indietro allontanandolo da sé con un calcio.
Era agile, gli anni di allenamento erano serviti a trasformare il suo corpo mingherlino in quello di un’abile combattente.
Lo scontro fu cruento e se all’inizio il bandito si lasciò colpire facendolo passare in vantaggio, dopo si stancò cominciando a fare sul serio. Aveva a che fare con un uomo cresciuto nell’odio, che aveva vissuto preparandosi per quella guerra. Era l’amante del faraone, non uno dei suoi soldati, come poteva pretendere di sconfiggerlo sul serio?
Sperava solo di tenergli testa abbastanza a lungo da poter escogitare un piano, ma non fu così. Assetato di sangue, Bakura lo scaraventò a terra più e più volte, anzi più accennava a volersi rialzare più godeva nello schiacciarlo a terra.
 
 «ba…stardo» mugugnò dopo essere stato scaraventato contro un muro e aver sbattuto violentemente la schiena.
«ti rivolgi così al fratello che ti ha cercata per tutti questi anni, eh? » sbraitò braccandolo per il cespuglio nero e trascinandolo da una parte all’altra.
 
Aveva cominciato a sanguinargli il naso e spesso e volentieri la vista gli mancava.
No, non era colpa di Bakura, tutto quello, ma prima di addentrarsi nel mondo dei morti avrebbe venduto cara la pelle, doveva liberare il mondo da un essere tanto ignobile. Era suo dovere, il pegno da pagare per i suoi peccati.
 
«resisti vedo, ma sono curioso di sapere  cosa farai al cospetto di Diabound! »
 
In un solo momento il Ka di Bakura si manifestò d’innanzi ai suoi occhi.
Se prima era lui a scaraventarlo a terra, stavolta, per evitare gli attacchi di quella bestia, dovette rotolarsi di sua iniziativa evitando i colpi come in una partita di palla prigioniera, solo che ad attenderlo, se si fosse lasciato colpire, non c’era la prigione, bensì la morte e nessun tentativo di ritorno in gioco.
Era allo stremo, Bakura, Diabound, il suo corpo che non collaborava, tutto remava contro affinché perisse senza poter dare una minima speranza di salvezza all’Egitto.
 Laggiù il suo faraone lottava con le unghie e con i denti. Sentiva i boati, vedeva Zork avanzare, le luci esplodere…
Poi il suo cuore ebbe un sussulto che lo schiacciò a terra, dopo la fatica che aveva fatto per rimettersi in piedi, tornò a toccare la terra con tutto il corpo, un attimo dopo lo straziante urlo di Atem gli perforò i timpani. Il pianto che per tutto il tempo aveva trattenuto, esplose.
 
 «per quale motivo piangi? »
 
 Bakura non si scompose, sapeva che quelle lacrime erano per il faraone che lui odiava con tutta l’anima, ma volle comunque sentirglielo dire.
 
«basta…» singhiozzò stritolando i brandelli del suo abito all’altezza del petto.
«no, mai! » sibilò il bandito afferrandolo per i capelli e portando il suo viso a pochi centimetri dal suo affinché potesse guardarlo in faccia, le lacrime non si arrestarono, anzi scivolarono con ancora più foga lungo le guance pulendole dalla polvere, lasciando solchi in quelle gote candide: «se  vuoi dare la colpa a qualcuno, dalla al tuo faraone, al figlio di quello schifoso bastardo che ha distrutto la nostra vita! »
«sei pazzo» singhiozzò «loro non… loro sono innocenti…»
«ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Ti rendi conto che se loro non si fossero messi in mezzo, tutto sarebbe stato migliore? La nostra vita…»
«senza Atem, io non sarei qui! » ringhiò in preda a un pianto convulso che non voleva fermarsi, ma gli diede comunque la forza di divincolarsi da quella presa: « mi ha salvato la vita! »
 
Bakura non lo accettò, l’odio che provava per la famiglia reale era troppo radicato.
 
«come può il mio stesso sangue tradirmi in questo modo?! » tuonò mollandogli un ceffone così forte da farlo rotolare e strisciare sulla terra gelida. Ormai non c’era un solo centimetro di pelle che non fosse coperto da ferite o lividi, ma a dolergli di più, oltre al cuore, era la testa. Arrivava, stava arrivando e niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di portarlo via, i suoi passi erano sempre più chiari e vicini.
 
Il pianto non si arrestò, il suo corpo era travolto da fremiti convulsi causati dai singhiozzi, ma non solo. Avvertiva la stanchezza e il dolore, ben più amplificati di ciò che sarebbe dovuto essere, la vista era totalmente annebbiata e non dalle lacrime. Posò una mano sull’orecchio e quando la osservò, vi trovò sangue, denso e caldo. Era la fine, lo sentiva. Il dio Anubis stava venendo a prenderlo, lo sapeva da tempo ormai, ma prima c’era un’ultima cosa che doveva fare. Qualcosa per cui la sua anima sarebbe stata costretta a vagare nel mondo dei vivi per l’eternità, che avrebbe macchiato il suo cuore a tal punto da essere divorato senza nemmeno bisogno della prova della piuma, ma ormai era tardi per pensare alla purezza, la sua anima era nera come la pece, la era sempre stata da quando, da bambino uccise quegli innocenti.
 
Lentamente si rialzò tenendo lo sguardo basso, pulendosi il viso affinché potesse guardare la morte con dignità.
 
«noi non condividiamo lo stesso sangue Bakura» sibilò sollevando lo sguardo. Non vi era più alcuna vita umana in quegli occhi, solo un’inquietante luce viola che costrinse il bandito a retrocedere.
 
All’epoca tutto quello era accaduto inconsciamente, in quel momento, invece, fu una sua scelta, liberare la creatura della distruzione, il drago dagli occhi di sangue, temuto in tutto il mondo conosciuto. Il Ka più spaventoso che si fosse mai visto, dagli occhi luminosi come fiaccole nella notte più buia e dai denti aguzzi e imbrattati del sangue delle sue vittime.
Il Drago che da quel giorno avrebbe preso il suo nome e seminato il terrore al solo nominarlo: Gandora.
 
Yugi chiuse gli occhi ritrovandosi in una radura, passeggiava, finché non giunse ad un laghetto, lì riflesso nell’acqua non c’era un altro ragazzo di nome Aibo, c’era lui. Yugi, Gandora, Hnm. Possibile che quel ragazzo che Atem chiamava Aibo, fosse in realtà Yugi? Uno Yugi futuro a cui Atem disse:«…per  colpa mia, tu hai sofferto molto ,Aibo»
Yugi si sentì colpito da quelle parole, gli procurarono una fitta al petto che lo spinsero a cambiare discorso: «quando torneremo in Giappone, potremo finalmente risolvere il mistero della tua memoria perduta» disse estraendo da una tasca del suo strano vestiario tre carte con sopra raffigurate le divinità egizie, somigliavano alle tavolette di pietra ,ma erano molto più piccole e leggere.
«non so esattamente cosa accadrà quando lo faremo, ma non ha importanza. Io non dimenticherò ciò che è stato, tutti i momenti che ho vissuto con te. Perché questi ricordi, sono molto preziosi per me»
«Aibo…» gli sorrise Atem.
 
Sì, quello non poteva che essere lui. solo Yugi poteva considerare i momenti passati con Atem un tesoro tanto prezioso e anche in quel momento, quando il suo Ka si manifestò in tutta la sua potenza e il suo corpo cessò di rispondere, l’unico pensiero andò a lui, al suo re. Al suo faraone. L’avrebbe rivisto ne era certo. Lo vide. Si vide inserire l’ultimo pezzo del puzzle e Atem entrare in lui, nella sua mente, nel suo cuore. Non sapeva come sarebbe accaduto, ma quella visione lo fece sorridere, non sarebbe stato un addio, ma solo un lungo arrivederci, doveva solo aspettare e poi ad attenderli ci sarebbe stata l’eternità.
 
Gandora si lasciò esplodere travolgendo tutto e tutti, non risparmiò le abitazioni vuote che li circondavano e nemmeno Bakura e Diabound. Yugi tanto meno l’evocazione del Drago gli diede il colpo di grazia e quel potere distruttivo fece a pezzi anche quell’ultimo filo di vita. Se ne andò con un sorriso bagnato di lacrime.
 
«ti aspetterò»

 
***
Debole e ferito, Mana riportò il faraone a palazzo sperando dare sollievo al suo corpo ferito trasferendo in lui una piccola parte del suo Ba.
In effetti Atem si riprese, ma alla vista del suo regno distrutto dall’avanzata di Zork, lo sconforto gli fece a pezzi il cuore.
 
«Principe…» sussurrò la maga affiancando l’amico.
«questo è il mio regno Mana, l’eredità di mio padre e dei miei avi…è distrutto, ma se mi arrendo ora, tutto il mondo sarà spacciato» disse osservando l’oscurità che dilagava e le persone morte lungo le strade. Non sentiva il bisogno di sfogare il suo dolore, provava solo una grandissima rabbia, esisteva solo un modo per sconfigger Zork e Atem lo conosceva, ma ne aveva paura. Non avrebbe più rivisto Yugi. Era un pensiero egoista, ma non riusciva a farne a meno.
«cosa si può fare? » gli domandò Mana.
 
Non seppe cosa risponderle almeno finché il puzzle non gli mostrò la tragedia appena vissuta da Seth, la morte di una giovane dai capelli bianchi che gli fece a pezzi il cuore. Il suo amico non era stato messo in salvo dal padre, bensì condotto a palazzo nel tentativo di soggiogarlo e farlo diventare un fedele servitore di Zork.
Vide il suo cuore andare in pezzi mentre stringeva tra le braccia il corpo senza vita della giovane. Il suo egoismo l’aveva accecato, se non avesse fermato quel mostro all’istante, anche Yugi avrebbe potuto seguire quel destino. Lo amava con tutta l’anima, la morte piuttosto che dover stringere il suo gelido cadavere tra le braccia. Quell’orribile presagio che anni fa l’aveva tormentato non si sarebbe avverato.
 
«ora so cosa fare» disse sollevando il capo: «Mana, vattene da qui, salva più gente che puoi e scappa»
«principe che vuoi fare? »
«la cosa giusta. Metterò fine a questa guerra» le rispose voltandosi verso di lei regalandole un dolce sorriso prima di abbracciarla forte: «addio piccola Mana»
«principe non farlo, ci sarà pure un altro modo! » gridò in lacrime la ragazza lasciandosi stringere forte.
«non c’è sispirò. Prenditi cura di te e di Yugi. Avrà bisogno di te»
 
Hnm, ti ho già dato il mio addio, ma so che in qualche modo riusciremo a ritrovarci. Un giorno i nostri sguardi torneranno a incrociarsi. Aspettami.
 
Si disse dirigendosi verso quella che era la salvezza del mondo, ma anche la sua fine
 
 
 
 
 

 
 



è proprio 'mai 'na gioia!'

 cavoli è proprio vero che i demoni peggiori risiedono proprio negli animi più candidi...
 T^T Yugi e Atem che si dicono indirettamente addio.... whaaaaa T^T lacrime

vabbeh raga, see you saturday e buon film!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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