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Autore: Nihal_Dubhe    22/04/2016    1 recensioni
"Era notte fonda quando il suo orologio si attivò per la prima volta.
Aveva fatto un po' male e lo aveva svegliato.
Con gli occhi semi chiusi restò a fissarlo. Pian piano si abituò a quella luce verdastra proveniente dai numeri sul suo braccio.
Fino a quel momento gli erano sempre sembrati come un tatuaggio, neri e immobili.
Ora si sarebbe dovuto abituare a vederli illuminati mentre continuavano a scorrere e mutare.
Era davvero strano. Sapeva perfettamente come funzionasse l'orologio, eppure era la prima volta che ne comprendeva a fondo il significato.
Più il tempo scorreva più vedeva i minuti diminuire, come se delle lancette immaginarie stessero tornando indietro mentre il tempo continuava a scorrere in avanti.
Detto a quel modo gli sembrava quasi un paradosso, ma sapeva bene che non lo era. Era un semplice conto alla rovescia.
Il suo conto alla rovescia."
*
AU! In Time
(è ambientato nella realtà e nel mondo del film In Time. Tuttavia le regole fondamentali di quel mondo verranno spiegate nella storia, quindi non è necessario conoscere il film, anche se ovviamente ve lo consiglio di cuore.)
*
[J-Hope x Jimin]
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda quando il suo orologio si attivò per la prima volta.

Aveva fatto un po' male e lo aveva svegliato.

Con gli occhi semi chiusi restò a fissarlo. Pian piano si abituò a quella luce verdastra proveniente dai numeri sul suo braccio.
Fino a quel momento gli erano sempre sembrati come un tatuaggio, neri e immobili.

Ora si sarebbe dovuto abituare a vederli illuminati mentre continuavano a scorrere e mutare.

Era davvero strano. Sapeva perfettamente come funzionasse l'orologio, eppure era la prima volta che ne comprendeva a fondo il significato.

Più il tempo scorreva più vedeva i minuti diminuire, come se delle lancette immaginarie stessero tornando indietro mentre il tempo continuava a scorrere in avanti.

Detto a quel modo gli sembrava quasi un paradosso, ma sapeva bene che non lo era. Era un semplice conto alla rovescia.
Il suo conto alla rovescia.

Bloccò quel fiume di sentimenti di paura e tristezza sul nascere, cercando invece di rimettersi a dormire.

Non fu molto facile, ma piano piano scivolò di nuovo nell'oblio della notte, accompagnato però dalla vivida consapevolezza che quegli attimi, quei minuti, quelle ore, passati a dormire non glieli avrebbe restituiti nessuno.

***

Alle prime luci dell'alba si sforzò con tutto se stesso di alzarsi dal letto. Quel gesto era quasi una violenza contro il suo corpo, ma era un'abitudine che aveva costruito già da diversi anni. Sebbene prima di quel giorno non avesse bisogno di risparmiare tempo, sapeva che presto quel momento sarebbe arrivato e tutto ciò che avrebbe potuto mettere da parte lavorando gli sarebbe stato di enorme aiuto.

Sebbene non vivesse proprio nell'ultima zona oraria, la 12, il "ghetto", non poteva certo dire che la sua fosse fra le più ricche. Si vedevano poche persone correre al posto di camminare e di morti lungo i marciapiedi non se ne trovavano spesso. Tuttavia, nonostante si vociferasse che alcuni erano riusciti ad arricchirsi abbastanza da pagare l'alta tassa di pedaggio che li divideva dalla zona oraria più ricca loro confinante, la maggior parte della gente non era particolarmente interessata ad andarsene: era abituata ad alzarsi presto per guadagnare abbastanza per le spese giornaliere e magari riuscire a mettere qualcosina da parte, anche solo mezz'ora di tempo al giorno da usare per qualche piccolo lusso extra nei giorni non lavorativi.

In questa seconda categoria rientrava anche Hoseok che come lavoro aveva trovato un posto da cameriere in un piccolo bar ad un isolato da lui. Un giorno un suo amico gli aveva detto che in alcune zone il lavoro come cameriere nemmeno esisteva perché nessuno aveva abbastanza tempo per pagare il servizio o per aspettare di essere servito al tavolo.

Quelle parole lo avevano fatto riflettere. Probabilmente qualcuno avrebbe gioito nel rendersi conto di quale fortuna avesse a poter svolgere un lavoro che altri nemmeno sapevano esistesse o magari nel sapere di vivere in una zona abbastanza agiata da permettersi l'esistenza di figure come lui.

Ma Hoseok aveva solo provato un maggior disprezzo per il suo lavoro. Guadagnava rubando tempo altrui in cambio di stupidi caffè e guardava ogni giorno i clienti sprecare quello stesso tempo seduti ai tavolini, spesso a non far nulla. Sapeva che non c'era niente di male, che ognuno poteva usare il proprio tempo come preferiva, ma vedere così tanta gente aspettare il caffè e poi sorseggiarlo in completa solitudine lo faceva star male.

Con tutto quel tempo lui probabilmente avrebbe potuto concedere un po' di riposo a sua sorella, magari comprarle anche quel paio di scarpe che desiderava tanto e che era l'unica a non avere nel suo gruppo di amiche.

Lei si era sempre spaccata la schiena per poter mantenere tutti e due, fin da quando lui era più piccolo, fin da quel giorno.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri, cercando di concentrarsi sulla colazione frugale e sui vestiti da indossare. Appena fu pronto si ricordò di dover fare ancora qualcosa prima di svegliare sua sorella e uscire di casa, un gesto che mai prima d'ora aveva fatto.

Non se la sentiva di farsi vedere da Jiwoo così cercò di sbrigarsi per poi riuscire comunque a svegliarla all'ora giusta. Recuperò da un cassetto uno degli apparecchi che usavano per immagazzinare il tempo.

Ci poggiò sopra il polso.

Il suo cuore iniziò a battere sempre più forte man mano che il tempo che gli restava da vivere veniva risucchiato via dal suo braccio.

La nausea lo assalì. Se non avesse tolto il braccio in tempo sarebbe morto in quel momento.

L'anno di vita che gli era concesso stava scivolando via.

50 settimane.

32 settimane e 5 giorni.

4 settimane, 3 giorni e 4 ore.

1 settimana, 2 ore e 15 min.

6 giorni, 23 ore e 54 secondi.

Con uno scatto si allontanò lasciando cadere l'aggeggio. Tornò altrettanto all'improvviso a respirare. La sua vita, il suo tempo... Quell'affare glielo aveva risucchiato via, chiunque ora poteva portarglielo via. Era così dannatamente semplice e veloce, più di un colpo di pistola.

Era assurdo come bastassero pochi attimi per toglierti tutto ciò che di più prezioso avevi.

Hoseok rimase lì, fermo immobile, troppo avvinghiato dai suoi pensieri per riuscire anche solo a respirare. Si accorse di star piangendo solo quando le braccia della sorella lo circondarono da dietro.

«Va tutto bene. Ti abituerai. Va tutto bene.»

Quelle parole furono come un dolce balsamo. Si rese conto che, nonostante tutto quello che stava facendo per cercare di aiutarla, era stata ancora una volta lei ad essere per lui un sostegno.

Le prese teneramente le mani tra le sue.

«Non mi ero mai davvero reso conto di cosa volesse dire.»

«Vedrai che ti sentirai sempre meglio. E poi ci sono io a proteggerti.»

Il ragazzo si voltò verso di lei per stringerla a sé.

«Grazie.»

Lei ricambiò l'abbraccio finché il respiro di suo fratello non si fu ristabilizzato completamente.

«Allora sorellona, che faccia ho? Spero una decente visto che dovrò conviverci per sempre!»

 Ancora non ci aveva pensato, ma in effetti una volta attivato l'orologio non sarebbe mai più cambiato. Come se il suo corpo fosse fermo in una bolla che non gli permetteva più di crescere.

La ragazza scoppiò a ridere, sollevata dal cambiamento nel suo tono di voce, finalmente un po' più allegro. Anche lei aveva sempre avuto paura di quel momento, di quel singolo istante che avrebbe reso per sempre suo fratello un uomo.

Aveva rimuginato spesso su cosa avrebbe potuto fare o dire, aveva immaginato qualunque possibile espressione di Hoseok in reazione a quel momento, ma più ci aveva pensato, più si era resa conto che avrebbe solo voluto portare lei tutte le sue tristezze. Lei era una ragazza normale, ma il suo fratellino era speciale e meritava solo di essere felice.

Alla fine, nonostante non fosse lì con lui nel momento in cui l'orologio si era attivato, era contenta di essere riuscita a confortarlo e a far sparire le sue lacrime.

«La solita faccia di sempre, quella un po' da cavallo che inspiegabilmente piace tanto alla nostra vicina.»

Hoseok scoppiò a ridere.

«Grazie, Jiwoo. Ora galopperò fino al lavoro sperando di non incontrare la signora Kim. Sono abbastanza sicuro che sia almeno un secolo che ha venticinque anni.»

Si chinò a raccogliere l'immagazzinatore da terra. La tensione in lui si era così alleggerita grazie a sua sorella che non gli trasmise più che un leggero brivido. Lo ripose comunque alla svelta nella loro piccola cassaforte.

«Attento, mi raccomando. Ora che sei un uomo anche legalmente potrebbe farsi strane idee, tipo su qualche cavalcata-

«Ti prego! Non andare oltre!» le intimò ridendo lui.

«Che c'è, sei in imbarazzo? Guarda che prima o poi...»

«No, non è questo il pun- Aaah. Ci rinuncio. Io vado, a stasera Woo.»

Le lasciò un bacio tra i lunghi capelli neri prima di avviarsi verso la porta. Lei lo salutò da dentro casa con la mano.

Il posto di lavoro di Hoseok era piuttosto vicino e, anche senza correre, in una decina di minuti lo raggiungeva tranquillamente. Nonostante ciò, alzandosi così presto al mattino, non era raro che riuscisse ad accumulare straordinari anche prima del suo turno che già prevedeva dieci ore più una di pausa. Era stato lui ha chiedere di poter lavorare il più a lungo possibile ma a volte si chiedeva in tutto ciò cosa restasse a lui.

Il capo, però, lo distrasse da quei pensieri non appena mise piede nel retro del bar.

«Ehy, Hoseok. Per fortuna sei arrivato presto.»

Sembrava molto turbato, a volte lanciava occhiate alla porta che dava sulla sala, come per assicurarsi che nessuno gli fosse comparso alle spalle.

«Capo, per caso è successo-

«Senti, ho bisogno del tuo aiuto. Ti pagherò anche delle ore extra, ma per favore occupatene tu.»

«Pagarmi ore extra? Così sì che mi spaventa!»

Provò a ridere nervosamente, ma l'uomo non si lasciò coinvolgere. Era così terribilmente serio che Hoseok iniziava a sentirsi davvero spaventato.

«Ecco, di là...- abbassò la voce quasi ad un sussurro -c'è un corpo. Non... Non riusciamo a capire se sia vivo o...» ma non riuscì a terminare la frase, interrotto da un suo stesso sobbalzo.

Gli occhi del ragazzo si sgranarono di colpo. Un corpo. Un...

Un morto.

Rabbrividì e per un momento pensò che forse quel brivido era stato a causa della morte che gli era appena passata a fianco.

Cercò di concentrarsi su qualcosa di più concreto, tipo cosa avrebbe potuto fare per quel... Corpo. Non credeva certo ai fantasmi o a robe simili, quindi era decisamente meglio per lui e sicuramente meno spaventoso pensare alle azioni pratiche.

Avrebbe dovuto chiamare l'ospedale? La polizia? Le pompe funebri? Non ne aveva idea. Decise però che era saggio prima accertarsi che effettivamente non fosse più vivo.

Deglutì.

Lo avrebbe dovuto toccare?

Rabbrividì nuovamente e non poté che pensare che sta volta la morte non gli era passata solo accanto.

«Io... Farò il possibile per risolvere la faccenda.»

Aveva la gola secca e la voce un po' strozzata, il che rendeva ancor meno credibile il suo finto sfoggio di coraggio. Si incamminò verso la sala principale del bar con passo malfermo. Poi, poco prima di aprire la porta che lo divideva con l'aldilà, si voltò verso l'altro uomo.

«Capo, è sicuro che, sa, l'orologio sia spento?»

«Quel maledetto lo tiene sotto la testa. Non siamo riusciti a vederlo.»

Hoseok sospirò. Avrebbe dovuto toccarlo. Sperò con tutto se stesso che fosse come spesso aveva letto nei libri: come qualcuno appena addormentato.

Serrò gli occhi e, prima di finire col seguire il suo istinto e darsela a gambe levate, aprì la porta.

Nella stanza non c'era nessuno. Nessun cliente, nessuno dei suoi colleghi. Solo un ragazzo, riverso su un tavolino, con la guancia appoggiata sopra il braccio. Sembrava davvero che si fosse appena appisolato.

Hoseok rimase un attimo a fissarlo.

Il suo viso, incorniciato da assurdi capelli rosso sangue, sembrava rilassato. Il suo corpo, però, era insolitamente immobile, come se nemmeno stesse respirando.

Appena quella frase si affacciò alla sua mente, si accorse di quanto stupida fosse.

Il corpo di quel ragazzo non avrebbe respirato mai più.

Si avvicinò, lentamente. Non sapeva nemmeno perché ora stesse versando quelle lacrime per uno sconosciuto.

Con cautela, senza in alcun modo toccare altro che non fossero gli abiti di quel tizio, tentò di spostare la manica sinistra della camicia. Se fosse riuscito ad arrivare poco sopra il polso avrebbe subito visto se l'orologio era ancora attivo.

La reverenza mista a paura per quel povero ragazzo vennero sostituiti dalla frustrazione. La camicia non me voleva sapere di scivolare ancora un poco, quanto bastava per fare i giusti accertamenti.

Poi finalmente qualche millim-

Verde.

Era verde.

Con uno scatto gli afferrò il braccio senza curarsi di avergli appena fatto sbattere la testa contro il tavolo.

Slacciò finalmente il bottoncino della manica con una certa foga ed eccoli, i numeri dell'orologio.

0000·25·2·14·31·10

25 settimane 2 giorni 14 ore 31 minuti e 10 secondi, anzi ora 8 secondi.

Era tantissimo tempo da portare in giro. In quella fascia oraria quasi tutti giravano con non più di una settimana sull'orologio. I custodi del tempo, la sezione della polizia che si occupava dei furti di tempo, faceva davvero un buon lavoro, ma a nessuno piaceva rischiare più del necessario. E lui stava decisamente rischiando troppo. Molti avrebbero potuto esser tentati di rubarglielo.

Coprì immediatamente di nuovo il braccio.

«Capo! Capo è ancora vivo!»

Controllò se stesse ancora respirando, ma non riusciva a capirlo. Forse erano respiri troppo lievi.

Finalmente, però, fu lui a tirare un respiro di sollievo. Quella storia lo aveva turbato molto, ma se era ancora vivo tutto si sarebbe sistemato. Ne era sicuro.

Si sentì così sollevato che si accorse anche che continuava a pensare che il tizio fosse un ragazzo, tuttavia per avere tutto quel tempo doveva aver compiuto 25 anni moltissimo tempo prima.

«Chiami subito l'ospedale, abbiamo bisogno di aiuto.»





*N0TE*
Ok, prometto che la smetto di uscirmene fuori con nuove storie quando ne ho già tre in corso. Lo giuro. (Giuro anche che continuerò al più presto anche quelle ^^")
Comunque, io spero davvero che voi conosciate il film "In Time" e che lo amiate quanto me ahahah nel caso, dovete assolutamente vedere *^*
Spero che questa ambientazione un po' particolare possa piacervi! Ho cercato di restare coerente all'atmosfera e alle regole del film, ma non è facilissimo. Spero che tra quello che ho scritto e il film non ci siano grosse discrepanze ^^" In ogni caso il film è ambientato in distretti diversi, quindi questo l'ho abbastanza inventato. Immaginate che possa essere una delle altre zone esistenti.
Inoltre, ecco, chiaramente il film non è ambientato in una città coreana. Immaginatela come una città con gente coreani ma con una cultura, se così si può dire, che rispecchia quella della città del film.
Ok, finita la parte delle spiegazioni sull'AU ^^" spero davvero che la storia possa piacervi e che possiate godervela anche in caso non conosceste il film.
Fatemi sapere che ne pensate, questa storia mi mette moltissima ansia.
Un grazie speciale ad Arashi17 <3 grazie per avermi betata ahahah (se non conosce le sue storie siete obbligati a leggerle. u.u)
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui a leggere *^*
DidiNihal

  
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