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Autore: Himawari__    23/04/2016    0 recensioni
Dean raccoglie i cocci che Sam ha lasciato dietro di sé, quando ha portato a termine le tre prove.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Ottava stagione
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One-shot scritta per la challenge pasquale del gruppo WCCS. L'ambientazione è durante il finale dell'ottava stagione, quindi attenti agli spoiler! Mi scuso il doppio per l'orribile caratterizzazione, lulz. Non riuscirò mai a rendere bene i nostri Winchester, ed è per questo che in genere scrivo proprio poco su di loro.

 

Ironicamente Immobile

Accade durante una sera di primavera, in un contesto normale e in un momento fin troppo normale per entrambi; a dispetto di quanto Dean avrebbe potuto credere, si muovono fra le braccia dell'altro sciolti e disinibiti, privi di quella pudicizia che forse non hanno mai avuto l'uno nei confronti dell'altro, come se il loro posto non potesse che essere lì, su quel letto dalle lenzuola ruvide e fredde, l’uno incastrato nell’altro. È Sam che inizia il bacio, protendendosi verso di lui con lentezza esasperante, quasi per testare i limiti del loro legame – ma sono mai esistiti dei limiti? -, e Dean, spinto da una forza che non può e non vuole domare, non può che andargli incontro e suggellare il momento con le proprie labbra, perché, dopotutto, cos'è un bacio se non uno dei gesti più naturali e semplici del mondo?

L'odore di stantio e naftalina della camera d'albergo quasi si annulla quando le loro bocche si uniscono, e quel momento è così casuale e istintivo, così simile ai giochi che facevano quando erano bimbi, che Dean non si è fatto problemi, non ha iperanalizzato la situazione, ha solo sentito e agito, trasportato ora dai sentimenti ora dalle mani di Sam, insaziabili lungo i suoi fianchi ma restie anche solo a sbottonargli la camicia.

Un po' ride di quell'assurda ingenuità – oramai la torta è in forno, è un po' troppo tardi pensare a cosa si può e non si può fare. Si toglie lui stesso la camicia, scostando con dolcezza le dita esitanti di suo fratello, e passano la notte così, a stuzzicarsi senza mai arrivare fino in fondo, baciandosi e scoprendosi in un modo del tutto nuovo, ma per nulla spiacevole.

Non si è stupito né si è tirato indietro quando è successo di nuovo, e la terza volta è stato lui stesso a iniziare il bacio, ormai sicuro di quello che permetterebbe a Sam di fargli – tutto – e dei muri che è disposto ad abbattere per lui.

Non ne parlano, e nessuno dei due ne sente il bisogno; sulle spalle di Sam giace un fardello ben più pesante di quello, e, per quanto Dean disapprovi la sua scelta di proseguire le prove, ha promesso a se stesso che, per lo meno, avrebbe provato a proteggere il suo fratellino ad ogni costo.

Ma a volte le promesse non bastano, e Sam rischia di morire – Dean rischia di non vederlo mai più, e dire che ne è distrutto e sconvolto è quasi un eufemismo. Si sono persi fin troppe volte, una in più non dovrebbe fare differenza, in fondo, ma questa volta è diverso, la morte alita sulle spalle di Sam e sembra ridere di ogni tentativo di Dean di proteggerlo, e lo spirito autodistruttivo del suo fratellino minore non lo aiuta di certo nella vana, disperata impresa di tenerlo al sicuro.

 

🌙

 

Non sono sempre stati uniti, inseparabili, un'anima in due corpi?

Non avrebbero dovuto essere – non dico felici, eh, sarebbe chiedere troppo –, ma per lo meno in pace assieme?

Non gli aveva forse giurato Sam che si sarebbe fermato? Che non avrebbe portato a termine l'ultima prova?

Sente Crowley dirgli qualcosa con quella sua voce così odiosa e petulante, e l'istinto di Dean è quello di saltargli al collo e finirlo una volta per tutte, ora che è vulnerabile per davvero – ma no, Sam è fra le sue braccia, pallido come un cadavere e leggero come non lo ha mai sentito prima, e non può lasciarlo a se stesso. Il suo volto è solcato da profonde occhiaie, la pelle bianca come quella di un malato e gli zigomi sporgenti in modo quasi raccapricciante, eppure a Dean non è mai sembrato più bello e vivo di così.

Respira a malapena, il suo fratellino, e non può trattenersi dal singhiozzare al suo capezzale senza lacrime alcune, guardandosi freneticamente attorno, cercando invano qualcosa, qualsiasi cosa che possa aiutare Sam a stare meglio.

A cosa sono servite le ultime settimane fra loro, se Sam in cuor suo ha sempre pensato di essere un peso? Cos'hanno significato quei baci, quei momenti d'intimità, per lui?

Dove ha sbagliato Dean?

 

🌙

 

Sono le quattordici e trentadue minuti quando il medico esce dalla sala operatoria. Dean non è tipo da controllare l'ora costantemente, né da pregare, eppure da quando è giunto in ospedale con l'ambulanza non ha smesso di fare entrambe le cose neppure per un attimo. Si rende conto, con una certezza quasi sconcertante, di essere disposto a fare davvero qualsiasi cosa per Sam.

Dentro di sé lo ha sempre saputo, forse.

Il medico è una donna, una di quelle ragazze alte e snelle che sembrano lavorare per un'agenzia di modelle, tuttavia il volto è segnato dalla stanchezza e il trucco è leggero, e non serve a nascondere le vistose borse sotto agli occhi.

Si avvicina a lui con passo ondeggiante, ma fermo.

« Come sta…? » Chiede subito Dean, il fiato in gola e la voce tremante. Ad un occhio esterno, forse, può sembrare un comportamento patetico, ma non riesce a darsi un contegno – non vuole darsi un contegno, non fino a quando suo fratello sarà sano e salvo fra le sue braccia, non fino a quando quel bastardo di Crowley non la pagherà cara – è tutta sua, la colpa, e questa volta non la passerà liscia, è disposto a giurarlo sulla sua stessa vita– 

Dagli occhi della dottoressa non traspare alcuna emozione mentre si sfila i guanti e li getta nel bidone più vicino. Sarebbe una bella donna, se dai suoi occhi scuri trasparisse qualche traccia di emozione.

« Per ora la situazione del suo collega è stabile. » È il suo commento lapidario. Il suo sguardo si fa più severo, e aggiunge « Non so cosa sia successo, ma– »

« Posso vederlo? » La interrompe lui con fare impaziente, e non aspetta neanche la conferma della dottoressa per lanciarsi lungo i corridoi, in quell'ospedale che in quelle ore di attesa ha imparato a conoscere bene, alla ricerca della stanza di suo fratello.

La camicia attorno al collo non gli è mai sembrata più stretta.

 

🌙

 

Quello sul letto ha le fattezze di Sam, ma non è Sam.

Non può esserlo.

Il suo fratellino non può essere nuovamente appeso fra la vita e la morte, privo di quella luce degli occhi che lo ha sempre caratterizzato, anche nei momenti più bui e solitari.

Non può.

Il suo primo impulso è quello di andarsene, correre lontano da tutto e da tutti, cercare a modo suo una maniera per farlo stare bene, per farlo respirare e sorridere e vivere di nuovo.

Ma no, no, Sam ha bisogno di lui lì, perché ha sentito i sussurri degli infermieri mentre passava a lunghe falcate lungo il corridoio, e non sanno se–

No.

Sam ha bisogno di lui.

Sam ha bisogno di lui.

E lui ha bisogno di sentire ancora il suo tocco, di vederlo accanto a sé sull'Impala, di cantare brutte canzoni sotto la doccia solo per innervosirlo, di baciarlo e abbracciarlo e prenderlo e farsi prendere, e non può finire così, no, non esiste che–

Dean si avvicina a quell'orribile letto, si siede su quell'orribile sedia, e si perde a osservare ogni centimetro della pelle di Sam, dalle ciglia lunghe alla forma delle labbra, fino al piccolo neo sul braccio sul quale ha posato la bocca fin troppe volte, negli ultimi tempi. Si porta le mani alla testa, chiude gli occhi e pensa. Immagini di suo fratello che ride e scherza, coloratissime nella loro vivacità, si accavallano con velocità impressionante a quella di Sam sdraiato sul letto, immobile e freddo come solo un cadavere può essere, e ci vuole una notevole dose di forza di volontà per anche solo provare ad essere forte per entrambi.

È riuscito a deluderlo un'altra volta, e questa è l’unica cosa su cui la sua mente riesce a concentrarsi. Sarà cosciente, Sam, in questo momento? Sentirà che Dean è vicino a lui, soffocato dalla disperazione come non lo è mai stato prima, con la mano stretta nella sua?

“Ho bisogno di te, idiota.” Riesce a mormorargli con una voce così rotta che neanche sembra la sua “Non lasciarmi.”

 

*

 

Chiama di nuovo Castiel, urla il suo nome in quella angusta stanza d'ospedale, ma l'angelo non risponde. Quando un infermiere gli porta una pastiglia di calmanti, non esita due volte a ingurgitarla con un po’ d’acqua, anche solo per farlo andare via, perché lo sguardo di compassione che gli punta addosso è una punizione fin troppo pesante per lui.

Lo sa che è solo sua la colpa se Sam era su quel letto di ospedale, non ha bisogno che glielo ricordi un perfetto estraneo.

Quando l’infermiere si chiude la porta alle spalle, Dean appoggia la schiena alla parete della stanza e scoppia in una risata amara. Per la prima volta da quando Sam è in ospedale, permette al soffocante senso di colpa di sovrastare qualsiasi altro impulso.

Si addormenta poco dopo in lacrime, raggomitolato accanto al muro e la testa affondata fra le ginocchia.

Il corpo di Sam, immobile e silenzioso, lo giudica da lontano.
 

🌙
 

Inconsciamente lo aveva capito già da tempo, quando aveva colto l’immagine di suo fratello supino sul pavimento freddo della chiesa, e la vista del suo corpo disgustosamente immobile lo tormenterà per sempre.

Non piange quando i medici ne annunciano la morte clinica, perché dentro di sé, come nei film più cliché dell'universo, già da tempo sapeva.

Dean lo guarda un'ultima volta, in una vana speranza che si alzi e contraddica l'infermiera con un sorriso timido ma beffardo, che si getti fra le sue braccia, che lo baci con quell'intimità e delicatezza così tipicamente Sam, ma lui in un’ironica, ultima presa in giro, rimane fermo mentre gli tolgono i tubi per l'alimentazione e le medicazioni.

Il senso di colpa gli rode il fegato, e vorrebbe urlare e prendere a pugni qualsiasi cosa, ma cerca di impegnare la mente nel modo migliore e più efficiente, quello che gli è più famigliare di tutti. 

Ucciderà Crowley. Ucciderà Metatron. Ucciderà anche Morte stessa, se sarà necessario.

Farà fuori tutti quei bastardi, uno ad uno, e riporterà sulla terra il suo Sammy.

   
 
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