Kissing
you
La luna argentea scintilla, quindi
baciami
Sapevo che essere
lì era sbagliato.
Sapevo che era non la scelta giusta, ma in cuor mio speravo lo fosse.
E forse, proprio per quello rimanevo lì inerme, fra le sue
braccia.
Sapevo che era la cosa errata da fare, avrei ferito la mia migliore
amica,
l’avrei delusa, eppure in quel momento non mi importava.
Mi lascia andare ai miei sensi, lasciai che le sue mani sfiorassero la
mia
palle, delicate come un petalo di rosa galleggia sull’acqua.
Era la cosa sbagliata, ma giusta in fondo.
Era ciò che da tempo sognavo, ciò che da tempo
desideravo, ciò avevo desiderato
nell’esatto momento in cui i suoi occhi castani incontrarono
i miei. Stavo solo
assaporandoo ciò che il mio cuore voleva.
Sentii i suoi polpastrelli accarezzarmi le gote e poi i capelli.
Avvertivo il
fresco profumo della sua pelle, il suo respiro caldo solleticarmi la
pelle del
collo quando avvicinò le sue labbra alla mia mandibola.
Non mi importava di ciò che mi circondava. Non mi importava
se sulle panchine
accanto alla nostra vi era altra gente, non mi importava se erano mie
amiche o
sconosciuti. Ignorai bellamente tutto ciò che mi circondava,
dimenticato tutto.
Dimenticando che pochi istanti prima lei era
lì, ad osservarci.
Solo col senno di poi mi resi conto dell’enorme sbaglio che
commisi,
dell’enorme torto che le feci.
Continuavo a assaporare quel momento, come probabilmente mai ho fatto
in tutta
la mia giovane vita.
Sentivo il viso avvamparmi di calore, ogni vota che le sue labbra
sfioravano
delicatamente la mia pelle, posando si tanto in tanto leggeri baci.
Con le labbra dischiuse presi a canticchiare una canzone del mio gruppo
preferito, una canzone che non aveva abbandonato la mia mente per tutto
il
giorno. La canticchiai distrattamente persa nel mio angolo di paradiso.
-Cosa canti?- la sua voce era calda e roca, pari ad un sussurro
mormorato al
vento.
Sollevai all’insù un angolo della bocca, tenendo
sempre chiusi gli occhi,
imprimendo nella mia mente ogni piccolo gesto, ogni piccola carezza.
Immaginando quel viso perfetto, in quel momento per il mio cuore
innamorato.
-Nulla. – sussurrai mentre la sua mano mi accarezzava i
lunghi capelli neri.
-Tu sei scema. – disse in un risolino, baciandomi la fronte.
-No, sono pazza, non scema. E’ diverso. – risposi
come fosse la cosa più ovvia
del mondo.
-Tu sei scema. – e ancora mi bacio la palpebra
dell’occhio chiuso.
-No, sono pazza. – le voce mi tremò
impercettibilmente e la vicinanza del suo
viso al mio mi scatenò inevitabilmente una tempesta dentro.
-Sei scema. Non vi è altra soluzione. –
sussurrò ancora baciandomi una zigomo,
per poi soffiare piano sulle mie ciglia.
-Sono pazza. – cominciavo a delirare, si ne ero consapevole,
ma in fondo era
inevitabile.
Mi bacio ancora la guancia e il mio cuore intraprese una folle corsa.
Batteva
talmente forte che credevo potesse uscire dal mio petto, squarciandolo
crudelmente, proprio come io stavo facendo col suo
cuore. Ma come ho già
detto, in quel momento la mia mente raziocinante era offuscata dalle se
labbra
premute sul mio viso.
Fece un leggero risolino e fui disarmata da quel dolce suono. Poi le
sue labbra
piano sfiorarono ancora le mi guancie per poi baciarmi
l’angolo della bocca.
Mi voltai appena istintivamente, senza conoscere il reale motivo.
-Perché mi eviti?- sussurrò a pochi centimetri
dalle mie labbra.
-Non ti evito. – mormorai.
-Si, mi eviti. -
-No, non ti evito, mi diverto. – dissi facendo sfiorare le
punte dei nostri
nasi.
Non ebbi al forza di riaprire gli occhi, mentre il le sue mani
accarezzavano il
mio braccio e il suo respiro alla menta mi colpiva in pieno viso.
Involontariamente dischiusi le labbra, il respiro mi si fece sempre
più corto,
brividi attraversarono l’intero mio corpo e lo stomaco mi si
strinse in una
morsa.
Poi accadde l’inevitabile.
Avrei dovuto aspettarmelo e invece non fu così. In quel
momento in cuor mio lo
speravo e lo desideravo, ma non credevo potesse accadere
veramente, dato
che ancora non era riuscita a capacitarmi che lui fosse lì e
che non stringeva
fra le braccia un’altra ragazza, bensì me, eterna
timida, fragile sognatrice.
Ancora non mi capacitavo che stesse accadendo realmente. Sembrava solo
uno dei
miei altri sogni. No, invece non lo era.
Le sue labbra morbide si posarono sulle mie, un tocco leggero e
delicato, come
la carezza fatta da un adulto ad un neonato.
Un tocco che fece spiccare il volo a miliardi di farfalle nel mio
stomaco, che
mi fece venire le vertigini e trattenere il respiro.
Dischiusi lievemente le mie, inebriandomi del suo dolce e fresco
profumo,
assaporando quelle labbra morbide che tanto avevo desiderato farle mie.
Piano le sue si mossero sulle mie, con estrema ed infinita dolcezza.
Sulla palpebra chiuse dei miei occhi rividi la sua immagine. I capelli
scuri,
la pelle abbronzata, gli occhi marroni striati da vivido verde.
Era come un sogno, eppure era la realtà.
Era la mia realtà, quella che avevo aspettato per mesi, che
avevo sognato.
Una realtà dolce ed amara allo stesso tempo.
Non mi curai del fatto che avrei l’avrei ferita, in fondo lei
aveva detto di
amare un altro, anche se sapevo non era del tutto vero.
Mi presi quel piccolo che forse mi spettava.
Vivendo con gioia e timidezza quel presente che avrei voluto non
finisse mai.
Non mi importava del passato o del futuro.
Mi godevo quel bacio, uno dei gesti più semplici ed
importanti che ci siano al
mondo.
In quel momento lui era mio, ed io ero sua.
Non era come me lo aspettavo, no… era anche meglio.