Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Janechan01    24/04/2016    1 recensioni
Sì, lo so che ne abbiamo parlato tante volte che per te questa era una cosa contro natura, ed hai ragione amore mio, che sciocco e illuso che sono stato! … Ma certo! BISOGNA DARE AI BAMBINI UNA MAMMA E UN PAPA’ ANCHE SE NON SI AMANO … No, lo so, scusami, io divento pazzo, è che non ce la faccio, tu mi ami, io lo so! Guardami Ciel! Guardami! Dimmelo quanto il tuo desiderio di avere un figlio naturale è diventato più grande del desiderio che avevi di me? Non ti ricordi più quanto era forte il nostro amore, quanto ci desideravamo, tu mi hai fatto sentire un Re! Come puoi lasciarmi andare? Perché non mi desideri più? Perché non mi ami più?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Bondage
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La voce Umana

Steso sul letto ben diritto, il suo viso completamente pallido per via del sonno che non voleva farlo addormentare a causa dei suoi pensieri ormai girovagando per la sua mente, non gli facevano neanche capire quale fosse il più preoccupante. I suoi occhi cremisi, prima di un rosso così profondo, ora tremavano così intensamente in funzione delle lacrime pronte a sfiorare lentamente il suo viso. Ci aveva provato, ormai erano cinque anni che combatteva con neutralità, ma dopotutto lo sapeva: Ciel voleva una famiglia normale, un figlio normale, non poteva pretendere che lui gli sarebbe stato vicino … fino alla fine.
Non ce la faceva più. Non poteva finire con l’ultima telefonata effettuata l’altra sera. Solo l’ultima. Davvero. Non voleva altro, solo sentire per l’ultima volta la sua voce e poi tutto sarebbe cambiato: o in base alla vita, o in base ai fatti.
Prese un bel respiro profondo, si alzò a sedere e poggiò i piedi sul pavimento. Si girò attorno alla stanza, posando gli occhi su una vecchia fotografia di lui e Ciel. Come hanno potuto essere così egoisti, lui per Ciel, e Ciel per la moglie. Davvero si amavano? Eppure la natura era contro questa cosa, anzi, la sua città, la sua nazione … Questa società di merda non accettava gli omosessuali.

Varcò la soglia della porta della sua stanza, proseguì il corridoio fino a scendere le scale con una lentezza, biasimato a una lumaca. Arrivò giù in salone, accendendo nuovamente la luce, trovando subito il suo cellulare sullo sgabello di fronte la sua cattedra di studio: era un avvocato e non era proprio degno di essere chiamato avvocato, eppure, era davvero bravo; il suo lavoro era l’unica cosa di cui non si lamentava. Sopra la cattedra c’erano i suoi ultimi documenti da firmare e alcune multe; una lampada e un computer ancora acceso. Non diede molta importanza a quest’ultimo, poiché la sua mano strinse il suo cellulare “Nokia” e quando le sue dita erano pronte a digitare il suo numero, apparve il suo nome sul display. Non ci pensò due volte a rispondere, e premette subito il tasto verde.

Portò il cellulare vicino all’orecchio e le sue labbra si mossero in un solo

Pronto … -

la sua voce era a scacchi – pronto? Mi senti? … io non sento niente, ti sento malissimo. Non c’è campo?

la voce di Sebastian era calda e tranquilla … fino a quel momento. Si guardò attorno il salone come smarrito: non ci vedeva bene. Prese a camminare verso il settimino per prendere i suoi occhiali.

Allora spostati in salone no? … Okay, ora ti sento, sì. Ciao- disse con la più calma possibile.

come? Sì, sono tornato adesso, stavo al cinema, avevo lasciato acceso il cellulare e forse non prendeva, ma perché mi hai chiamato? … Ah no … - rispose quasi deluso, dopodiché il ragazzo gli chiese che ore fossero, poiché non aveva l’orologio a portata di mano.

Devono essere le … le 11 non lo so … le 10? Davvero? – staccò un attimo il cellulare dall’orecchio per dare uno sguardo veloce sul display del cellulare e lo riportò vicino alla tempia  
Le 10 … - affermò – Ah già, siamo andati allo spettacolo delle 20 … ieri? … sì, cioè, ho lavorato tutto il santo giorno in ufficio, incollato al computer, a firmare multe, oggi ce n’è stata una catastrofica che non ti voglio neanche raccontare - disse cercando di ridacchiare un po’

… sono tornato a casa distrutto, giusto il tempo di una doccia e poi sono andato a dormire … eh, sì … ho fatto la tua valigia … oggi?- aprì il settimino prendendo gli occhiali neri quasi blu, continuando a camminare verso il salone fino ad appoggiarsi con una mano sul muro.

Te l’ho detto sono andato al cinema con Claude a vedere quel film, come si chiama, capito quale? Quello che va tanto di moda adesso, con quel comico, come si chiama … beh … a me non fa tanto ridere, Claude invece ride come un cretino … Come? … Sì, mi sento bene, te lo giuro è così … e tu?- dal muro, appoggiò il suo petto sulla sua scrivania, giocherellando con la prima cosa che si ritrovò davanti: una penna.

Casa tutta la giornata? … cosa è successo? Ah già … si ho messo a posto le tua cose, te l’ho detto. Domattina te le mando, quando vi trasferite? Ah, così presto? Mi sembra giusto- sbatté un pugno sulla scrivania per la rabbia facendo cadere tutti i fogli per terra, ma lui se ne fregò. Si alzò e si sedette sul tavolo, appoggiando la mano sul ginocchio. Più lo sentiva … e più si chiudeva.

Hai visto come sono forte? ... Non so nemmeno io come, sembro un applicazione del telefono, faccio tutto secondo programma: beep mi sveglio, beep mi vesto, beep lavoro, beep mangio, vedrai domani mi impallerò- disse ironicamente cercando di respirare profondamente per poi abbassare la voce poiché non voleva farsi sentire dai suoi vicini

Sei molto triste, eh lo so … anche io … - disse guardandosi le unghia – in colpa? Ma no che non è colpa tua non posso rimproverarti, ma sì … sì … sì è naturale, è naturale! Ma no tesoro che vuoi che dica? Tra noi c’è sempre stata massima onestà e non mi sono mai fatto troppe illusioni … faccio finta? … ma che significa faccio finta scusa?

Sì, è vero, faccio finta, è vero qualche illusione me l’ero fatto, sì. Però ora- si alza dalla scrivania cercando di dimostrarsi forte psicologicamente e fisicamente – ho deciso di avere coraggio, ho avuto il tempo di rassegnarmi e … ma non scusarti! Lo sai che è stata tutta colpa mia. Ti ricordi quella domenica al mare, di cinque anni fa? Sono stato stupido ad insistere: tu subito mi avevi detto che eri sposato, che non avresti mai lasciato tua moglie, certo non per un uomo, che il nostro non era amore, ma una cosa diversa, una cosa SPORCA!-

sbatté un secondo pugno sulla scrivania, poiché lui l’amava davvero e non era attrazione

“ … a cui non riuscivi a resistere ed io ti ho chiuso la bocca con un bacio e ti ho detto che ero pronto a tutto … Lo so, dovevo rinunciare a cinque anni di felicità o accettare il rischio. Ho rischiato – alzò la voce – e oggi pago cara la felicità che ho avuto!

esclamò dovendosi appoggiare per forza alla scrivania poiché era diventato a un certo punto debole per aprire bocca e per trattenere le lacrime, le quali gli sfiorarono pesantemente il viso e i singhiozzi non volevano più trattenersi. I denti stretti, la mano stretta al cellulare, e l’altra posata sui suoi occhi
No, Ciel ti sbagli amore mio, ho quello che mi merito perché a un certo punto ho voluto essere troppo felice: volevo una famiglia con te, dei figli, ero davvero impazzito, un pazzo Ciel!- alzò la voce sollevando una mano, continuando a piangere, mentre Ciel, dall’altro capo del telefono gli pregò di calmarsi, anche lui ormai sofferente della cosa.

Va bene,va bene la smetto … le foto? … eh, cancellale tutte. Che fortuna che odi Facebook e Instagram, ti sarà più facile non cercarmi, dimenticarmi, e anche per me … - un altro singhiozzo si udì nel suo salone. Ora poteva sentirsi davvero solo: tutto ciò che desiderava era solo quello di avere una vera famiglia che non ha mai avuto, qualcuno che lo amasse per l’eternità eppure queste cose non costavano nulla … non bisognava sganciare soldi per avere qualcosa di così bello che potrebbe durarti tutta la vita, non bisognava affrontare tanti ostacoli, o almeno li si affrontavano insieme … Sebastian non chiedeva nulla se non amore. La solitudine fa davvero male … come un coltello nell’anima.  

I miei regali? … Buttali. Però senti amore, vorrei chiederti una cosa forse tanto stupida, senti- fece un bel respiro profondo – mi farebbe piacere che tu conservassi almeno l’accendino … anche se adesso non potrai più fumare” dice con una voce così sottile e riprese a piangere cercando di non scoppiare e di non farsi sentire dal ragazzo il quale lo chiamò poiché lo sentiva strano.

Oh, perdonami amore mio, sono proprio stupido, dovevo essere forte e invece … si, sono calmo è finita – fece un lungo respiro e chiuse per un attimo gli occhi per riprendersi. Si appoggiò delicatamente alla scrivania, prendendo a sorridere teneramente incontrando con il suo sguardo un’altra foto dei vecchi tempi della “relazione” tra lui e Ciel, prese a ridacchiare

Sì, sto bene … lo sai io ti vedo … sì, già so pure in che posizione stai … vuoi vedere che centro? … La vestaglia rossa, seduta sulla poltrona e con l’altra che giocherelli con l’ipad. He, he ridi eh? Ho gli occhi al posto delle orecchie … Oh, non mi guardare per carità, sapessi che faccia ho … No! Smettila, non sono bellissimo … io? Un re? Scherzi, non mi hai mai detto che sono bellissimo in cinque anni

quel momento non rassicurava tantissimo Sebastian, poiché fu lui a dare inizio a tutto questo, dall’inizio alla fine … e non poteva più rimediare o tornare indietro. Ormai solo tornando indietro si possono rimediare le cose, e lui, come nessuno se lo poteva permettere. Ma volle procedere fino alla fine di quella maledetta chiamata che avrebbe dato fine a tutto, e un nuovo inizio infernale, proprio com’era finito.  

… E poi, ti dico, mi piaceva molto di più quando mi chiamavi la tua brutta scimmietta … pronto! PRONTO!-

 a un certo punto la linea cadde e Sebastian batté i piedi sul pavimento e cominciò ad andare a destra e a sinistra preso dal panico. Provò a richiamarlo, ma la linea cadde di nuovo. In un attimo mille pensieri vagarono nella sua mente, ma subito dopo Ciel lo richiamò.

Ciel!- quasi al volo portò il telefono vicino la tempia con gli occhi ancora sgranati, fino a quando la sua espressione non cambiò nuovamente, come il suo tono di voce che diventò molto superficiale.

Sì, sono qua dimmi … Niente, ti assicuro … niente, solo capisci che io parlo, parlo, parlo senza pensare che tutto dovrà finire e ricadrò nel buio e nel silenzio!- urlò sbattendo per la terza volta il palmo della mano sulla scrivania – Ah … è arrivata. Senti Ciel, io non ti ho mai mentito vero? Bene, oggi ti ho mentito, quando ti avevo detto che ero andato al cinema con Claude … no … sono stato chiuso in camera e a girovagare avanti e indietro come un povero pazzo aspettando che su questo maledetto telefono comparisse il tuo nome! Cosa? … No, no, calmati! Te lo giuro ti dirò la verità- le cose stavano peggiorando. Dannate verità sempre pronte a far male!

Ieri? … No, non sono stato in ufficio, sono stato tutto il giorno con la febbre … - sembrava che Sebastian non riuscisse più a parlare poiché era ansioso di dire la verità a Ciel. Questo lo fece sedere a terra e incrociò le gambe guardando il soffitto.
Perché ho avuto la febbre? … perché ieri ho tentato di ammazzarmi … - disse tutto d’un fiato

Di ammazzarmi sì, con le gocce, ne stavo prendendo qualcuna per dormire e ho pensato che se ne avessi presa una di più allora avrei dormito senza più svegliarmi. Sapessi che bella che avrei fatto- rise ironicamente guardando il pavimento

Eccome! Ero tutto ghiacciato, il cuore non mi batteva, ma vedevo che la morte non arrivava, così sono andato in panico, ho chiamato Claude e lui mi ha portato dal dottore e avevo la febbre a 40. Mi hanno fatto vomitare poi, sì insomma, mi hanno salvato purtroppo … sì, lo so è ridicolo, però ora sto bene … nono mi è passata la febbre tranquillo … avevo giurato di non dirtelo così che avrei lasciato andare via tranquilla e … di dirti ciao come se ci fossimo dovuti vedere il giorno dopo e invece … - da lì scoppiò a piangere di nuovo … era più forte di lui. L’aveva deluso. Un’altra volta.
Aveva detto che sarebbe stato forte da quando l’aveva saputo e invece. Sapeva che le sue gambe non avrebbero retto a lungo: tremavano come foglie d’autunno.

Sì, lo so che ne abbiamo parlato tante volte che per te questa era una cosa contro natura, ed hai ragione amore mio, che sciocco e illuso che sono stato! … Ma certo! BISOGNA DARE AI BAMBINI UNA MAMMA E UN PAPA’ ANCHE SE NON SI AMANO … No, lo so, scusami, io divento pazzo, è che non ce la faccio, tu mi ami, io lo so!- urlò di nuovo, questa volta guardandosi allo specchio, sgranando gli occhi

Guardami Ciel! Guardami! Dimmelo quanto il tuo desiderio di avere un figlio naturale è diventato più grande del desiderio che avevi di me? Non ti ricordi più quanto era forte il nostro amore, quanto ci desideravamo, tu mi hai fatto sentire un Re! Come puoi lasciarmi andare? Perché non mi desideri più? Perché non mi ami più?-

urlò piangendo a di rotto facendo cadere il cellulare, crollando per terra. L’aveva detto che non avrebbe più retto. Il sol pensare di lasciare quel desiderio che sembrava quasi raggiunto solo da un dito, fu spazzato via. Nessuno aveva idea di quanto avesse sofferto, amando per poi pagare pure le conseguenze di amare. Tutta colpa del suo cuore. Era sudato: il suo viso ormai unto di lacrime, il suo cuore ormai spezzato … la voglia di uccidersi una seconda volta era tantissima, ma gli aveva promesso che non sarebbe morto una seconda volta, e neanche se ci avesse provato … Non ci riuscirebbe! Il suo desiderio era più forte di tutti gli altri, perfino di lui.

Si riprese, si alzò, si asciugò il viso e tornò al cellulare con Ciel, riflettendosi allo specchio notando di quanto si fosse ridotto dopo tutte le lacrime che aveva versato. Solo la “voce umana” di Ciel poteva calmarlo e farlo sorridere per quei pochi minuti, dove in quella situazione non si doveva ridere … ma piangere e pentirsi.

Sono qui … sì, sì sono qui. Sì, mi sono calmato … lo so, lo so! … Eh? Sì, sì, poi alla fine mi sono addormentato col telefono nel letto, sì lo so che sono ridicolo, ma è la sola cosa che ci lega ormai e poi speravo in una tua telefonata, anche se mi avevi detto che non mi avresti chiamato … Sì, lo so è spaventoso … non avrò mai il coraggio, però ascolta amore … da domani non ci sentiremo più, tu non sarai più qui, vivrai la tua vita normale e poi avrete il vostro bambino, oh! Ti prego promettimi almeno questo amore!! … Che non lo chiamerai Marcus, non lo chiamerai col nome che avrei voluto per nostro figlio e che ti piaceva così tanto … ti ricordi Ciel quando speravo di convincerti, quanto ho creduto che ci sarei riuscito … e invece no – i suoi singhiozzi erano troppo profondi, le lacrime erano troppo calde, quasi pesanti … lo stava per lasciare … non poteva finire così … e invece …   

Questo mondo di merda gli ha ostacolato tutto ciò che desiderava. Perché Dio ha voluto questo? Se Dio dice che tutti noi siamo uguali, allora perché gli omosessuali non sono ammessi alla Chiesa? Cos’ha di sbagliato quel ragazzo tanto perfetto che tutte le ragazze ammiravano?

Me lo prometti? Ok, grazie Ciel, sì … sì … ti amo sì … No, no, non ci vedremo mai più, non ci sentiremo più, tu vivrai la tua vita io la mia … ti prometto sarò forte! Però devi chiudere tu … lo fai? Ti prego, chiudi! Chiudi Ciel, ti scongiuro attacca tu, io non ce la faccio ad attaccare, Ciel, ho detto chiudi! … CHIUDI! CHIUDI! CHIUDI!!!!!

The End  


Angolo dell'autrice: 

Bel rientro vero? xD Salve a tutti, io sono Janechan01, la vecchia Kuroshitsuji_Ciel per chi non abbia capito, poiché ho eliminato molti miei scritti che non mi convincevano tantissimo quindi le ho cancellate proprio dal sito. Poi mi sono un po’ allontanata dal fandom e altri problemini qua e la. Ebbene, questa one-shot l’ho dedicata soprattutto ai nostri tempi attuali, dove prima gay e lesbiche non potevano essere accettate, non potevano avere figli e neanche scambiarsi la fede. Ma come si dice, noi qua siamo tutti uguali e non bisogna considerare diversi queste persone, perché siamo tutti quanti sotto lo stesso cielo e loro non vengono da un altro pianeta. Amare non vuol dire uccidere, amare vuol dire amare … ci sono tanti modi di amare davvero e noi non possiamo impedirlo. Beh, a voi le recensioni.
Accetto critiche :)

P.S: Questo non è proprio scritto da me, ma preso spunto da un monologo della mia Rosaria De Cicco “Regine” *.*

       
   
 
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