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Autore: noelia    25/04/2016    0 recensioni
Olivia White è bella, giovane, avvenente. Avete presente la sensazione che ti avvolge quando senti di avere dalla vita tutto ciò che vuoi? Quel senso di onnipotenza? Ecco, Olivia si sente così circa 366 giorni su 365. Affiancata dalla sua inseparabile amica d'infanzia, Claire, nella frenetica e imprevedibile vita di New York... Imprevedibile, quanto un incontro, e fatale, quanto due occhi di ghiaccio che ti studiano curiosi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PROLOGO
 



“Corri, Claire, corri!” urlava Olivia. “Più veloce!”    
Alle sue spalle un urlo si levò nell’aria. Olivia si voltò rapidamente vedendo la sua amica rovinosamente caduta per terra.  
Le Loboutin giganti si stavano avvicinando più minacciose che mai, facendo a pezzi con i loro tacchi dodici grattacieli, auto, alberi. “Claire alzati!” tuonò Olivia in preda alla disperazione.      
Claire si alzò e con uno schiocco di dita trasformò i suoi stiletto in un paio di pantofole pelose a forma di paguro. Olivia non sapeva esattamente cosa fosse un paguro, ma sentiva che era così.       
Le Loboutin sferrarono un urlo feroce nel cielo.     
“Olly, AIUTAMI!” la implorò Claire rimasta indietro, barcollante sulle sue pantofole pellicciose. Olivia se la prese in braccio, e questo fece improvvisamente rimpicciolire la sua amica. La guardò per un istante… Claire non c’era più. Quello che portava in braccio era un paguro gigante che intonava piagnucolante le note di Mary aveva un agnellino. La ragazza continuò a correre con quell’essere tra le braccia e con una salente paura di essere calpestata dalle mega-Loboutin. Una strana sensazione le invase lo stomaco. Aveva dimenticato qualcosa, ma cosa?   
“Stavi forse cercando questa? MUHAHAHAH!” Era Claire, riapparsa improvvisamente di fronte a lei vestita da paguro… Ma che diavolo? Tra le sue mani innalzava trionfante la sua Givenchy Antigona acquistata dopo anni e anni di duro sfruttamento e maltrattamento a lavoro. “NOOO!” sbraitò Olivia. “TUTTO MA NON LEI!”. Tutt’un tratto la sua voce da donna aveva lasciato il posto ad un vocione mascolino e grottesco. Era ad un passo dal riavere la sua borsa ma poi… Il suo cervello si spense.     

“Ops!… I did it again / I played with your hea-” Olivia White sferrò un pugno su quella maledetta sveglia. Sentì qualcosa cadere a terra e frantumarsi… Molte cose cadere a terra e frantumarsi. Non sapeva cosa, e forse non l’avrebbe mai saputo. Era in uno stato di trance/pigrizia tale che non si sarebbe alzata neanche se fosse apparso Adam Levine nudo sul suo letto ballando il cha cha cha. Beh, forse per quello avrebbe fatto un’eccezione… Eppure sfortunatamente per i suoi ormoni non c’era nessun Adam Levine. Neanche l’ombra di Adam Levine, neanche la minima traccia di Adam Levine, neanche un pelo pubico di Adam Levine… Così decise di ritornare a dormire.
Ops!... I did it again…” No. Non di nuovo. Prese alla cieca il cellulare dal comodino. Perché aveva impostato la sveglia sia su quella elettronica che sul suo telefono? “I played with your heart…”. Dove diavolo era il suo cellulare? “Get lost in the game… Oh baby ba-” 
“ZITTA STRONZA!” tuonò col telefono finalmente tra le sue mani, mettendo fine una volta per tutte ai gargarismi pop di Britney Spears.
Ops!... I did it again…” Fece un respiro profondo per trattenersi dallo spaccare in due il mondo. Guardò lo schermo preparandosi a spegnere l’ennesima sveglia, e invece era in arrivo una chiamata. Claire. Rispose.
   “BuooOooOOooOOOOongioooOOoooOoooOOoooooOrnoooOOOOO!” urlò la sua migliore amica dall’altro capo del telefono.    
In tutta risposta, Olivia mugugnò con il timpano di un orecchio perforato.
   “OLLY!” continuò Claire con un tono di voce particolarmente alto.        
   “COSA DIAVOLO URLI?” urlò Olivia a sua volta.
   “SEI TU CHE STAI URLANDO!” gridò Claire.    
   “SMETTILA DI URLARE!” strillò Olivia.    
   “MA IO NON STO U-”, Claire si interruppe improvvisamente. “OLLY! Tanti auguri!” esclamò entusiasta.    
Tanti… Cosa? Oh, giusto. Era il suo compleanno. “Oh, grazie Clary” rispose Olivia dolcemente e ancora un po’ assonnata. Disse addio al pensiero di dormire un altro po’, e rassegnata si alzò dal letto.  
   “Allora, stellina, come ti senti? Ventuno anni non capitano mica ogni giorno nella vita!”        
   “Mh-mh… Mi sento uguale a ieri, Clary. Nulla è cambiato di una virgola.”
Olivia infilò le sue pantofole pelose color panna (rigorosamente non a forma di paguro) e andò ad aprire le lunghe tende grigio fumo della sua camera. Il tiepido calore della luce di Dicembre penetrò nella stanza, regalandole una sferzata di vitalità. Che bella cosa il giorno. Tutto era più bello se fatto di mattina, la parte più frenetica della sua giornata, e fare mille cose in un certo senso la faceva sentire più adulta. Osservò con occhi ancora mezzi chiusi la miriade di grattacieli di quella città. New York era sveglia da un pezzo, animata dalla solita frenesia e iperattività dei suoi cittadini.     
   “Beh, tanto per cominciare… PUOI BERE LIBERAMENTE! Fanculo a quei buttafuori pelati con la puzza sotto al naso. Ho ventun’anni baby, beccati la mia carta d’identità! Aspettavo questo momento da un pezzo, tesoro.”
Claire era così felice ed emozionata che Olivia non poté non sorridere. Forse la sua amica era quasi più emozionata di lei stessa. “Un pezzo?” fece Olivia divertita. “Ma se il tuo ventunesimo compleanno è stato appena due settimane fa!”   
   Claire sbuffò sonoramente. “Vedi? Cominci a diventare noiosa proprio come gli adulti!”        
Olivia iniziò a vagare in tondo per la stanza, finché gli occhi non le caddero casualmente sulla sua sacrissima Givenchy Antigona. “Grazie al cielo!” esclamò fiondandosi ai piedi della borsa appoggiata sul parquet.
   “Che succede laggiù?” le domandò Claire.   
   “Un sogno assurdo, Clary! Spaventoso, terrificante!”    
   “Uh, emozionante!” fece la sua amica elettrizzata. “Ma risparmia tutti i dettagli per dopo, Olly. Passo a prenderti tra – tacque per qualche secondo –, tra sessanta minuti esatti. Devo darti il tuo regalo e… Una bella notizia!”
Il cuore di Olivia perse un battito. “COSA?” esclamò. “Che notizia? Devi dirmela, subito!”        
Dall’altra parte del telefono Claire rise allegramente. “Negativo, mia cara. Dovrai aspettare ancora sessan... Da ora cinquantanove lunghissimi minuti.”
   “Ti od-”  
   “A dopo! Ti amo anch’io.”
Santo cielo. Soltanto uno stranissimo scherzo del destino aveva potuto far entrare nella sua vita quella folle di Claire Reed. La loro amicizia teneva in piedi da oltre undici anni, quando si ritrovarono per la prima volta compagne di banco alle medie, e tra litigi, incomprensioni, tirate di capelli e una miriade di indecenti insulti, il loro legame si era trasformato in qualcosa di profondo e sincero.
Mentre si dava una sistematina di fronte allo specchio, Olivia si chiese di cosa potesse mai trattarsi. Per qualche motivo sentiva che si sarebbe trattato di tutto tranne di una “buona notizia”, ma poi si impose di pensare positivo. Due Dicembre 2015, quello era il giorno del suo ventunesimo compleanno. Tirò un sospiro. Il tempo stava passando così velocemente… Ricordava a memoria quando da bambina festeggiava il giorno del suo compleanno con la sua famiglia a Disneyworld; ricordava il periodo delle medie, quando i suoi compleanni li festeggiava a casa con poche ma selezionate amiche del cuore, perché era troppo timida per invitare tutta la classe, o ancora alle superiori, quando cominciava ad uscire fuori dal guscio e ad ingrandire la lista degli invitati. Ed eccola lì, in quel momento, a studiare il suo riflesso nello specchio. Soltanto lei e i suoi ventun’anni. Il peso della responsabilità cominciava a diventare più forte, giorno dopo giorno. Il passaggio dal mondo dell’adolescenza e quello degli adulti era avvenuto più violentemente di quanto avesse creduto, ma d’altronde non poteva essere altrimenti. Era stata sua la decisione di andar via di casa per trasferirsi a New York, sua la decisione di avventurarsi in una metropoli immensa e sconosciuta con la sola compagnia della sua migliore amica, ma non se ne pentiva. Al contrario, a distanza di tre anni si chiedeva ancora per merito di quale miracolo divino fosse stata assunta nella catena di ristoranti Bentley’s, e fosse passata dall’impiego di semplice lavapiatti a direttrice di ben quattro sedi presenti nello stato di New York. Chiamasi fortuna, caparbietà, o duro lavoro, una cosa era certa: ce l’aveva fatta.
Continuò su questo flusso di pensieri anche una volta entrata sotto la doccia, e ancora quando sceglieva distrattamente un outfit dal suo armadio. Uscire fuori di casa fu una ventata di aria fresca, letteralmente. Si strinse automaticamente nelle spalle, dopodiché prese il cellulare e guardò l’orario: erano le 11:34. Non ricordava l’ora esatta in cui Claire l’avesse chiamata, ma sentiva di essere in orario. Ne approfittò, intanto, per rispondere a qualche email e messaggi di auguri. Si erano rifatte vive le persone più disparate… Alcune della quale non sapeva nemmeno l’esistenza. Con una lieve malinconia lesse l’email da parte dei suoi genitori, in cui l’aggiornavano circa le loro avventure alle Maldive. Le mancavano, a volte, ma ormai aveva accettato l’idea di vivere lontana da loro. Ancora una volta, una conseguenza della sua scelta. Perlomeno da quando era andata via di casa avevano la libertà di viaggiare e di approfondire la loro vita da sposini di mezz’età più liberamente. Olivia guardò la foto allegata: eccoli lì, Louise e Jeffrey, i suoi genitori. Indossavano una tuta da sub, muniti di bombole per l’ossigeno, in piedi su una piccola barchetta nel bel mezzo del cristallino mare indiano. Olivia cercò di cogliere ogni dettaglio di quello scatto, dal sorriso stampato in faccia di sua madre – aggrappata ad un abbronzatissimo e muscolosissimo giovane – alla livida gelosia che suo padre tentava di celare dietro un finto sorrisino. Dio, quanto avrebbe voluto vederli in quel momento, stargli vicina per pochi minuti, come se fosse la cosa più normale del mondo, come quando era una bambina.

   “Con l’augurio che tu possa passare un indimenticabile ventunesimo compleanno, principessa, ti salutiamo mandandoti tutti il nostro immenso amore.

Ti amiamo,       
mamma e papà.”       


A quel punto i suoi occhi non poterono fare a meno di diventare lucidi.
Quel momento di grande malinconia fu interrotto dal motore rombante – e assolutamente riconoscibile – della Mini Cooper bianca di Claire.     
Sgommò proprio di fronte a lei, abbassando velocemente il finestrino e urlando: “Salta su amore!”.   
Olivia fece il giro intorno all’auto e aprendo lo sportello entrò dentro in tutta rapidità, per evitare che si formasse la coda dietro di loro.   
   “Buongiorno bambola, dove ti porto?” Furono le prime parole uscite dalla bocca della sua migliore amica. Rise per il suo fallito tentativo di emulare la voce di un possente maschio alpha.  
   “Seconda stella a destra, poi dritto fino al cassonetto dell’immondizia”, le rispose Olivia stando al gioco.  
    “Uh, tesovo!” esclamò Claire cambiando totalmente registro vocale. Ora era un trans reduce da una rimozione delle tonzille. “Questa sì che è una caduta di stile! Pevdinci bacco! NO! Fevma!” la stoppò mettendole una mano in bocca. “Qualsiasi cosa tu stia pev dive, non favlo. Mi sei già scaduta tvoppo.” E detto ciò accese in un istante lo stereo. 
Quando dopo dieci minuti di musica trash le loro congelate orecchie riconobbero “I can’t feel my face” di The Weekend, sferrarono letteralmente un urlo. Amavano da matte quella canzone, e come due totali idiote cominciarono a cantare. Improvvisamente Claire alzò il volume al massimo e abbassò i finestrini.      
   “Sei impazzita? Ci sentono tutti così!” la ammonì Olivia sgranando gli occhi. Erano ferme ad un semaforo, imbottigliate nello snervante traffico di una delle principali strade newyorkesi. “Si gela e poi… E’ da cafoni!”.  
“Da cafoni?!” gridò la biondina affianco a lei per farsi sentire. “Vedere Keeping up with the Kardashian è da cafoni, ruttare in pubblico è da cafoni, rubare le bacchette dai ristoranti giapponesi è da caf-”     
   “SI’ OK HO CAPITO!” urlò Olivia. “Sono una cafona!” Concluse alzando le braccia al cielo, improvvisamente investita da una carica di adrenalina e spensieratezza. Contemporaneamente arrivò la parte della canzone in cui il cantante intonava un crescendo di “Oh, OH, OOH, UUUH!”… Ecco, il risultato non fu esattamente lo stesso, ma erano comunque fiere di loro. Olivia sperò ardentemente che il suono dei clacson impazziti avesse sovrastato la loro disastrosa esibizione, ma a giudicare dalla faccia aggrottata della nonnetta alla loro destra non sembrava così.  
   “Assurdo…”, buttò lì Olivia al termine della canzone, alzando finalmente i finestrini e abbassando il volume dello stereo. “Rimanere bloccati nel traffico è il momento ideale per incontrare l’uomo della proprio vita, possibilmente alla guida di una Mercedes nera, camicia, giacca e cravatta, occhiali da sole scuri e una buona dose di sex appeal… E invece mi giro a destra e tutto ciò che i miei occhi vedono sono un’anziana decrepita all’interno di un carrettino datato probabilmente 1931, con la ricrescita bianca e una voglia matta di prenderci a borsettate!”. Tirò un sospiro di disperazione.
Si aspettava una risposta altrettanto sconsolata circa la loro “immensa fortuna” dalla sua migliore amica, come loro solito… Ma Claire restò in silenzio.
   “Tutto ok?”, le domandò Olivia girandosi a guardarla. “Sembra che tu abbia appena visto Ian Somerhalder in deshabillé che salta svolazzante sulle macchine… Claire! – urlò quando non ricevette risposta – A cosa è dovuta questa faccia scioccata? Claire… O no, non dirmi che c’è davvero Ian Som-” Si guardò rapidamente intorno alla ricerca di un bel fusto, moro, occhi ghiaccio, addominali scolpiti… Santo cielo, da quant’era che non vedeva un uomo? I suoi ormoni erano letteralmente più assetati di un beduino nel deserto.
   “Mi sono innamorata.”     
Allarme rosso. Allarme rosso. Allarme rosso.       
Il cervello di Olivia si sconnesse per un momento. “Inna… Che? Cos… Innamora… CHE?” balbettò in stato di shock. La sua migliore amica si era innamorata… Quando? Di chi? Come aveva fatto a non accorgersene? E perché lei non le aveva detto nulla? Le domande si moltiplicavano ancora e ancora. Era confusa.      
Claira lasciò cadere a peso morto la sua mano sul clacson, che strombettò sonoramente tra le centinaia di auto bloccate a causa di quei maledetti semafori di New York. Simultaneamente la bionda scoppiò in una risata isterica, guardando fisso avanti a sé e dando vita alla scena più raccapricciante ed inquietane che Olivia avesse mai visto in vita sua (subito dopo il video di un uomo dell’Ohio che faceva sesso con… la sua auto, ma quella era una lunga, lunghissima storia).      
   “Non proprio innamorata, Olly… Voglio dire…” fece Claire interrompendo il silenzio tra di loro. “Mi piace… Molto… Moltissimo… Cioè, veramente tan-”
   “Ti ho persa”, la interruppe bruscamente Olivia. “E ora ti prego, non dire niente. Risparmia tutti i dettagli per quando saremo sedute al Greencologies, e spero vivamente per te che abbia una buona spiegazione.”      
  
    “Siete pronte per ordinare?” domandò alle due ragazze uno dei camerieri. Un ragazzo alto, capelli chiari, occhi nocciola e un sorriso di circostanza stampato in viso. Olivia pensò che fosse incredibilmente carino, e stava per comunicarlo anche alla sua migliore amica tramite un piccolo calcetto, ma poi si ricordò che ormai era “innamorata”, e lasciò perdere. Non si rivolgevano la parola da quando lei l’aveva zittita in macchina, ma quel silenzio sarebbe durato soltanto per poco.     
   “Sì”, fece Claire rompendo il ghiaccio per prima. “Per me un frozen yoghurt ai frutti di bosco con una spolverata di cacao.”      
   “Lo stesso”, aggiunse Olivia liquidando il ragazzo con un cenno del capo e un sorriso abbozzato. Era arrivato il momento di affrontare quell’assurda faccenda. “Ti ascolto.” Disse seria, guardando Claire dritta negli occhi. Non voleva essere arrabbiata con lei, non ce la faceva, ma il fatto che fino a quel momento le avesse tenuta nascosta una cosa del genere non poteva non provocarle un forte fastidio.        
   “Scusami, Olly” Furono le prime parole uscite dalla bocca della sua amica. “Scusami, avrei dovuto dirtelo, ma ti prego, non essere arrabbiata… E poi oggi è il tuo compleanno… Io non volevo… Anzi, non voglio che tu stia così… A causa mia. Ti prego, Olly.” 
   Sembrava così onesta e… Pentita.      
   “Mai possibile che mi bastino due occhietti da cane bastonato per perdonarti?” Fece Olivia, ormai rassegnata.     
Il viso di Claire si allargò in un raggiante sorriso. “Fantastico!” Esclamò ritornando all’entusiasmo di sempre. “Ora che ho la coscienza pulita ti dirò tutto, – si sporse sui gomiti con fare circospetto – fino all’ultimo dettaglio” concluse sussurrando.    
Olivia sorrise lievemente. “Sono pronta, mia cara. Anzi, facciamo così: per farti perdonare completamente dovrai rispondere ad ogni singola domanda ti farò.”
   Claire annuì energicamente.      
   “Perché diavolo non me l’hai detto subito?” le chiese la ragazza immediatamente, un po’ acida.        
   “Perché è successo tutto all’improvviso.”    
   “All’improvviso quando?” 
   “All’improvviso la settimana scorsa.” 
   “Mi stai dicendo che ti sei innamorata in una settimana?”, l’espressione di Olivia era sconvolta. 
   “E’ stato un colpo di fulmine, Olly! Un folgorazione! Non eri tu quella che diceva o ti piace a primo impatto a niente da fare?”        
   “Quando l’ho detto stavi per comprare una Chanel, Claire! Un maledetta borsa, capisci? Non una persona, santo cielo!”    
   “Che differenza fa?” fece la bionda piuttosto alterata.   
   “Tanto per cominciare non andrai a letto con la tua borsa!” ribatté Olivia sfacciatamente.
A Claire scappò un versetto indignato, accompagnato da una mano sopra alla bocca. Invece, a qualcuno alle loro spalle sfuggì un silenzioso risolino. Le due si trovarono a guardare il ragazzo al quale avevano dato le ordinazioni poco prima. Aveva origliato l’intera conversazione, fantastico.    
Olivia sentiva che Claire stesse per dirgliene quattro, ma la bloccò prima ancora che partisse: “Dovremmo darci una calmata, Clary, e parlarne come due normalissime adulte.”        
   Claire scoppiò in una chissosissima risata che catturò l’attenzione di praticamente mezzo locale, yoghurt inclusi.       
   “Scusami, e da quando in qua noi saremmo adulte?” disse una volta calmatasi, cercando in tutti i modi di non ridere di nuovo. “Ti devo ricordare che soltanto l’altro ieri mi hai chiamata in lacrime perché era andata via la corrente e avevi paura che il tuo set di posate prendesse vita e ti accoltellasse?”
   “Abbasso la voce!” esclamò Olivia in un sussurro. Improvvisamente le tornò in mente l’incubo ridicolo fatto quella notte, ma la faccenda di Miss Amore-A-Prima-Vista era di gran lunga più importante. “Tornando a noi: gradirei un nome, subito. Già che ci sei forniscimi anche tutti i suoi dati anagrafici.” 
Claire parve dubbiosa, improvvisamente incerta se parlare o meno. 
   “Ti stai forse esentando dal rispondermi?” le domandò Olivia pressoché offesa.
La bionda di fronte a lei mugugnò qualcosa. Dio, ma cosa le prendeva? Cosa c’era di tanto complicato, assurdo, o segreto?   
   “Cos’è? E’ per caso un agente della CIA che ti ha fatto giurare di non farne parola con nessuno per salvare la tua incolumità personale? Cielo, Claire! Dammi una risposta, mi sembra di parlare con la badante filippina di mia nonna… E per la cronaca, le uniche parole inglesi che capisce sono hello e McDonald’s.”                
   “Ol…” Cominciò Claire  perplessa, apparentemente ignorando la sua battuta. “In realtà… Sì, me l’ero dimenticato: avevo promesso di non dire nulla… Ma, – si affrettò a dire – tranquilla, non è un agente segreto… Ma – aggiunse ancora una volta con una certa fretta – è probabile che tu… Insomma… Che voi… Vi conosciate.”    
Olivia si limitò a fissarla pensierosa, con la mente offuscata da un miliardo di potenziali nomi che aumentavano secondo dopo secondo. Scartò automaticamente i suoi ex – neanche sotto pagamento sarebbero uscite con gli ex dell’altra –, poi scartò gli amici delle medie e del liceo che non vedevano da quando avevano lasciato il Texas, ancora dopo fu la volta dei rispettivi colleghi di lavoro: entrambe conoscevano tutti gli amici dell’altra, ma era palese che a Claire non interessasse nessuno tra i suoi. Il cerchio si restringeva. Gli unici che mancavano all’appello erano gli amici delle uscite occasionali e…         
   “Cory Daves” Sibilò infine Olivia, come folgorata.        
   “Cory Daves” Ripetè Claire dopo qualche secondo, con un sorriso un po’ triste in viso. “In persona.”     
   “Cory… Daves…” Disse Olivia ancora una volta, facendo nella sua mente una scansione mentale di quell’uomo. Nome: Cory. Cognome: Daves. Soprannome: BRUTTO STRONZO DI MERDA. Età: 26. Età mentale: -non classificato-. Stato attuale: single. Segni particolari: ingente quantità di denaro et ricchezze varie, un figlio di due anni e mezzo “nato per caso”, strabiliante inclinazione nell’arte del manipolare le donne facendole cadere ai suoi piedi come inutili cicche di sigarette destinate ad essere schiacciate dal peso della sua costosa scarpa di pelle made in Italy.        
   “Sei scioccata?” Le domandò Claire cauta.  
   “Scioccata?! Clary, io sono spaventata!” Esclamò. “Quell’uomo è un tale stron…” Si bloccò esalando un lungo respiro. Mai possibile che tra miliardi e miliardi di uomini sulla terra, la sua migliore amica dovesse innamorarsi proprio di lui? Sta’ calma, Olivia. Non può essere innamorata sul serio. “Ma ora che ci penso, non avevi detto che era stato amore a prima vista? Tu e Cory vi siete conosciuti… Il capodanno dell’anno scorso, Clary, e non una settimana fa.”
   Claire sospirò stranulata. “Ma ho capito di amarlo soltanto la settimana scorsa! E’ semplice.” 
Puà! Ma certo, cosa c’era di più semplice?!    
   “Pensavo che avessi chiuso definitivamente i rapporti con Cory ad Aprile…”
Quando quella schizzata della sua ex ti ha chiamata minacciandoti di dar fuoco alla tua casa e a tutte quelle del vicinato se non avessi tolto le mani da suo futuro marito, nonché padre legittimo del loro “dolce pargolo”, avrebbe voluto aggiungere, ma qualcosa la trattenne. Forse la paura di poterla ferire nel rievocare ricordi non propriamente felici, ma quello era il passato, e non si poteva cancellare. Cory Daves era un bastardo, bugiardo, pianificatore, il classico figlio di papà cresciuto nella cuccagna e convinto di poter comprare tutto con le sue carte di credito, donne comprese. Sfortunatamente, Olivia non poteva negare che ci riuscisse con successo. Ma Claire, quella notte di Capodanno, si invaghì di lui prima ancora di essere a conoscenza delle sue disponibilità economiche. Con la sua amica fu molto più facile: gli bastarono modi garbati, parole lusinghiere e una buona dose di bugie. I primi mesi c’era cascata perfino Olivia nella trappola di quel belloccio dal sorriso gentile, ma poi la verità era uscita allo scoperto e Cory si era guadagnato un posto nella sua lista nera… Nella loro lista nera, o almeno era quello che aveva creduto fino a quel momento.      
   “Ci siamo incontrati all’aeroporto di Seattle, un incontro del tutto casuale. Lo giuro.” Spiegò. “Me lo sono ritrovato seduto sulla fila di sedie di fronte, nella sala d’attesa, e inizialmente sono rimasta paralizzata. Una parte di me si sarebbe voluta alzare e stampargli letteralmente le mie dita sulla faccia, ma l’altra… Olivia, non so spiegartelo. Era così magnetico…”       
   “Quindi,” la interruppe Olivia, “devo supporre che ti senti con Mister Stronzo da una settimana e che in un’intera settimana non hai mai trovato il tempo di dirmelo? Ah, scusami, quasi dimenticavo: il gran furbo ti ha fatto giurare di non dire nulla perché sapeva che questo mI AVREBBE FATTA IMBESTIALIRE E AVREI PRESO A CAPELLI TE E STACCATO I TESTICOLI A LUI!” Sbottò avvampando. L’ingenuità della sua migliore amica la faceva sentire terribilmente impotente.        
Qualcuno alle loro spalle si schiarì rumorosamente la gola. “Ecco i vostri yoghurt… E il conto.” Fece il cameriere con lo stesso fintissimo sorriso che aveva in precedenza. Era inquietante… Prima di cominciare il turno si attaccavano per caso delle mollette dietro alla testa per tirare la faccia e ricreare un sorriso?        
   “Faccio io”, la precedette Claire bloccandole il braccio, per poi porre una banconota da dieci dollari al ragazzo. “E’ il tuo compleanno, ricordi?”   
   “Già, e avrei preferito ricevere una notizia leggermente migliore, il giorno del mio compleanno”, ripose l’altra una volta che il cameriere fu andato via.
Claire abbassò il capo accigliata. “Mi dispiace, Olly. Non avrei mai e poi mai dovuto dirtelo.”    
   “No, Claire.” Ribatté Olivia severa. “Non avresti mai e poi mai dovuto far entrare di nuovo quel bastardo nella tua vita. Ti ha mentita per quattro mesi, e se quella psicopatica di Meredith non ti avesse chiamata per minacciarti, forse avrebbe continuato a farlo per… E chi lo sa? Un mese, un anno, due anni? Magari ti avrebbe convinta a sposarlo di nascosto in una di quelle chiese sconsacrate di Las Vegas, magari ti avrebbe portata a credere di aver trovato l’uomo della tua vita. Che cosa ne possiamo sapere? E’ un doppiogiochista che ama giocare con le donne e che soprattutto ti ha tenuto nascosto un fidanzamento e un figlio. Capisci? Ha rinnegato persino suo figlio… Solo questo mi fa pensare a che padre fantastico sia. “Papà, mi accompagni alla partita di Baseball?” “Non posso, figliolo, ho un appuntamento con  quella gnocca della tua baby-sitter minorenne”. Dovresti chiederti fino a che punto un uomo di quasi trent’anni che mente così spudoratamente possa essere un uomo.”       
Quando Olivia concluse finalmente la sua ramanzina, fiera di sé, notò delle lacrime scendere dagli occhi della sua migliore amica. Improvvisamente le si strinse la gola. Aveva fatto bene? Era stata troppo diretta? Si sentiva in colpa, era riuscita a farla piangere. Di slancio la strinse tra le sue braccia, pregando in aramaico che non scoppiasse a piangere davanti a tutta quella gente.
Dopo pochi secondi fu Claire a staccarsi. Tirò su col naso, fece un lungo respirò e poi parlò: “Lo so, Olly. Le azioni di Cory non sono giustificabili, non avrebbe dovuto nascondermi il fidanzamento con Meredith e il bambino nato da quell’unione, non avrebbe dovuto farlo quando mi ha detto che era single, quando mi ha detto che la sua ultima fidanzata risaliva ai tempi dell’asilo nido, quando mi ha convinta farci sesso dicendomi che ero la sua prima volta, quan…”        
   “Arriva al punto, cazzarola.”      
   “Il punto è: non avrebbe dovuto farlo, ma io lo perdono. Lo perdono perché tutti meritano una seconda possibilità. Lo perdono perché all’aeroporto mi ha chiesto scusa per tutto, confessando che erano mesi che tentava di mettersi in contatto con me per scusarsi, ma che non c’era stato verso… E poi, in fin dei conti, Meredith è acqua passata. Certo, c’è sempre il problema del piccolo moccioso, ma sono sicura che prima o poi riuscirò ad amare anche lui. Vorrei che tu capisca che tipo di persona sia davvero, Olly… Ha fatto un enorme errore, ma chi sono io per condannarlo a vita?”
   “Una cogliona” Rispose Olivia impassibile.  
   La sua amica le diede una spintarella sulla spalla. “Ma dai! Non fingere che non ti abbia convinta!” Disse poco prima di ficcarsi in bocca una decina di frutti di bosco. “Chubby Bunny!”    
   “Hai già vinto. Sai benissimo che al terzo Chubby Bunny vomito anche l’anima” tagliò corto Olivia. “E comunque – tirò un sospiro –, va bene, ma giuro che se noto qualcosa di sospetto ancora una volta Mr Farfallone verrà sottoposto ad un eccitantissimo intervento di castrazione eseguito dalla sottoscritta, la quale presterà un particolare riguardo nel causargli immane dolore.”

   “Eccoci arrivate.” Disse Claire parcheggiando sotto casa di Olly. “Scusa ancora per non poter festeggiare insieme anche stasera, tesoro, ma quella stronza di Virgin è in quella fase di stronzaggine acuta che arriva quando scopre che suo marito è andato a letto con un’altra per l’undicesima volta…”
   “Tranquilla, Clary.” Olivia la strinse in un abbraccio. “Ti farai perdonare.”
Le due ragazze si lanciarono un ultimo sorriso carico di affetto, dopodiché si salutarono.
   “Se non finisci tardi chiamami!” Le urlò da dietro Olly, poco prima di scomparire dietro la porta di vetro del grattacielo. Claire rise soddisfatta, dopodiché tirò fuori il cellulare.        
“Stasera mega-party a sorpresa per Olivia White / 324 5th Ave. 10:30, portate da bere.
xx”
Inoltra a: tutti i contatti.
   
 
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