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Autore: Kore Flavia    25/04/2016    1 recensioni
-Dovremmo sbrigarci, non vorrai mica scoprire la mia identità, my lady.- La punzecchiò ridendo. Scrollò la spalla beandosi del buio in cui erano affogati e, osservando i tetti davanti, a sé pensò che “no, non voleva muoversi da lì”.[...]
-Be’ almeno sei divertente.- le dita si allargarono all'altezza degli occhi, permettendole di guardarlo in volto. Sorrise delicatamente attraverso le mani e sentì le proprie guance bruciare. [...]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autrice: Inanzitutto avverto che no, non ho Beta, ma ormai vi siete abituati a questo fatto.
Ammetto che sì, questa è la mia prima fanfiction su questo fandom e che no, non ne sono per niente soddisfatta. In fondo, però, non sono mai soddisfatta di ciò che scrivo perciò va bene così.
Spero che i personaggi non siano OOC, spero che la storia vi piaccia, che la leggiate e che la recensiate. Se così non fosse non vorrei a cercarvi di notte, ma vi vorrò bene comunque (forse un po' meno, ma vb).
Vi lascio alla lettura ^^
kore




Di notti stellate e tramonti scarlatti 

Mancavano così pochi attimi prima di tornare normali, così pochi istanti da passare ancora assieme. Le spalle a toccarsi in una carezza leggera, i piedi allungati nel vuoto e gli sguardi in alto. Così in alto da escludere e abbracciare la presenza dell’altro. Chat noir sentiva il proprio cuore battere così rapido e prepotente contro la pelle nera della tuta, voleva strapparla e mostrarsi per quello che era: Adrien. Peccato che un ragazzino come lui, così insicuro e timido, non avrebbe mai stupito una come Ladybug. Una ragazza così forte ed intelligente l’avrebbe potuto persino schernire.
Sorrise timidamente, il naso rivolto verso le stelle, quando la guancia della compagna andò a poggiarsi sulla propria spalla. Era per questo che amava fare l’eroe: per quegli attimi di solitudine e compagnia condivisi assieme a lei. Quei leggeri contatti che “dio! Lo facevano impazzire ogni giorno di più”.
Amava immaginare chi potesse esserci oltre quella maschera: una ragazza sicura di sé? O forse insicura, proprio come lui.
-Dovremmo sbrigarci, non vorrai mica scoprire la mia identità, my lady.- La punzecchiò ridendo. Scrollò la spalla beandosi del buio in cui erano affogati e, osservando i tetti davanti, a sé pensò che “no, non voleva muoversi da lì”. Poggiò una mano su di una tegola pronto a far leva per alzarsi, ma alla fine rimase immobile, seduto. Quelle abitazioni, detentrici del loro segreto, erano illuminate dalle luci domestiche. Nella finestra davanti a loro una coppia era colta, come in un fotogramma, nell’intento di cucinare. Chat noir si costrinse ad abbassare immediatamente lo sguardo, per non sostenere quei sorrisi amorevoli.
-Su, alzati.- Rise abbassando il proprio sguardo sull’amica. Sgranò gli occhi a vedere quelle lunghe ciglia chiuse e la guancia pallida in netto contrasto con la pelle nera della sua tuta. Chat noir chiuse gli occhi e li riaprì un paio di volte per accertarsi che “sì, stava proprio dormendo” e che “no, non aveva affatto voglia di svegliarla: era troppo bella per essere turbata”.
Si spostò delicatamente chiedendosi perché lo stesse facendo, l’aiutò a sdraiarsi su quelle tegole il più comodamente possibile. Sorrise all’idea che “diavolo, non riusciva proprio ad andare contro il suo volere” e saltò via. Fuggì tra i tetti in un’ombra scura prima di tornare nella sua forma originale. Avrebbe potuto vedere la sua vera forma, vedere chi si nascondeva dietro quella maschera, vedere la sua Lady realmente, ma aveva deciso di non restare. Aveva deciso di non saziare la propria curiosità abbandonandola su d’un tetto.



Ad Adrien era stata concessa una festa, una sola ed unica festa e Marinette era così felice d’esser stata invitata che avrebbe potuto vender l’anima al diavolo pur di prolungare quel momento. Sembrava, però, che la giornata ci avesse pensato da sola, ad allungarsi. Il tramonto stava facendo capolino tra i tetti di Parigi e Adrien l’aveva invitata a salire sul tetto di casa sua assieme a lui. Gli altri amici, infatti se n’erano già andati, “si stava facendo tardi” avevano detto, Marinette, invece, non pensava affatto che fosse tardi.
Le bastava starli al suo fianco e sarebbe stata felice. Adrien le porse una mano per aiutarla ad arrampicarsi.
-Io, ehm, sì, ecco grazie- rise arrossendo tra scatti e smorfie poco convinte, allungò la propria mano solo per inciampare dopo averla afferrata. Lo trascinò giù con sé e, prima di pensare al dolore, pensò all’imbarazzo per quell’impaccio.
Si strofinò un paio di volte il capo dolorante una volta a terra, si guardò attorno rossa fino alle orecchie e biascicò mille scuse rivolte al ragazzo accanto a sé. Quello le rivolse un sguardo ilare e scoppiò in una fragorosa risata.
-Sei sempre così pasticciona?- domandò candidamente, asciugandosi l’angolo dell’occhio destro. Marinette distolse lo sguardo da quello di Adrien presa alla sprovvista.
-Io, sì, probabile, non saprei. Forse?- Balbettò, passandosi entrambe le mani sul volto e nascondendosi dietro ad esse. Possibile che con lui non riuscisse proprio a parlarci? Possibile che finisse sempre per biascicare scuse e farfugliare risposte sciocche? L’amico avrebbe sicuramente pensato che fosse solo una ragazzina stupida e “non avrebbe avuto tutti i torti nel farlo” pensò la giovane.
-Be’ almeno sei divertente.- le dita si allargarono all’altezza degli occhi, permettendole di guardarlo in volto. Sorrise delicatamente attraverso le mani e sentì le proprie guance bruciare.
-Sì?- domandò lusingata e imbarazzata. Quello annuì un paio di volte sapientemente. Passandosi una mano tra i capelli biondi si alzò e l’aiutò a fare altrettanto. Marinette liberò il proprio volto dalla gabbia di carne intrecciata.
-Ti fa male qualcosa?- l’ilarità sembrava non averlo ancora abbandonato del tutto e gli occhi verdi l’osservarono con tenerezza e simpatia. Scosse la testa forsennatamente, non avrebbe rovinato quella giornata solo per un bernoccolo sulla testa!
-Forse, ecco sì, forse potremmo provare a risalire sul tetto?- Fece una pausa, lo sguardo del ragazzo su di sé la fece annaspare un poco. –Prometto di non cadere di nuovo!- annunciò solennemente e si mise sull’”attenti”. Era la prima frase di senso compiuto che era riuscita a rivolgerli e si era sentita incredibilmente potente. L’amico riscoppiò a ridere davanti a quell’ultima battuta e Marinette si lasciò coinvolgere coprendosi una mano con la bocca.
-Questa volta, però, sali prima tu.- Terminò lui, invitandola ad incominciare la sua arrampicata sul tetto. 
   
 
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