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Autore: LadyLicionda    27/04/2016    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«E così siamo compagni di classe, Eiko-cchi (-cchi è il suffisso che Kise utilizza per rivolgersi a tutte le persone per cui nutre rispetto o che considera amici)».

Il largo sorriso che accompagna il mio nome sulle labbra del ragazzo tradisce una natura da esperto dongiovanni. Tra le tante voci che corrono sul conto di Kise, molte lo definiscono come un inguaribile donnaiolo, sempre a caccia di nuove conquiste romantiche. E stando sempre ai pettegolezzi, pare che il giovanissimo modello possa vantare già una ricca collezione alle spalle. Finire nel suo mirino non rientra affatto nei miei piani per il nuovo anno.

«Posso sapere come fai a conoscere il mio nome?», domando facendomi coraggio e sforzandomi di ignorare la pressione esercitata dal suo profondo sguardo ambrato.

«È più che naturale che una ragazza carina come te sia una celebrità».

La sua testa è ora elegantemente appoggiata sulla sua mano, mentre i suoi occhi sono ancora posati su di me in un’espressione allusiva. Notando probabilmente lo smarrimento sul mio volto, le sue parole diventano improvvisamente più esplicite.

«Il tuo nome è famoso quanto quello di Akashi-cchi. Ma forse tu non sei consapevole», le sue labbra curvano allora in un sorriso compassionevole.

«Ma io e Akashi non abbiamo nulla in comune», la mia voce è ora ridotta ad un soffio impercettibile.

Essere paragonata al rampollo della famiglia Akashi non produce altro effetto se non quello di ricordarmi quanto manchevole sia il mio ruolo all’interno del casato dei Wadsworth. A dispetto dei miei fratelli e dei miei cugini, le mie abilità e i miei talenti sono ben lontani dal definirsi tali e l’unico modo in cui una ragazza ordinaria come me possa contribuire positivamente a mantenere alto il nome della famiglia è cercare di mantenere un profilo basso per non causare problemi.

«Esattamente», l’assoluta affermazione di Mayumi riesce in qualche modo ad attirare la curiosità di Kise. «È impossibile che una ragazza timida e impacciata come Eiko abbia qualcosa in comune con Akashi. Dico, l’hai guardata bene?», le sue mani afferrano il mio volto per avvicinarlo a quello del ragazzo, senza lasciarmi alcuna possibilità di ribellione.

«Certo che l’ho guardata bene. A dire la verità la osservo da un bel po’ di tempo e non mi sbagliavo: è proprio carina».

Forse è per colpa della distanza ridottissima che mi separa da Kise, o forse è per colpa della forza esercitata dalle mani di Mayumi sulle mie tempie, ma un intenso calore divampa rapidamente sulle mie guance colorandole quasi certamente di rosso. Imprigionata tra lo sguardo ammiccante di Kise e la morsa ferrea di Mayumi, sento la testa improvvisamente più leggera del solito, e un senso di spossatezza invade tutto il mio corpo. Le mie palpebre sono pesanti e lottano contro il mio volere per calare sui miei occhi. I miei sensi si sono inspiegabilmente affievoliti provocandomi allucinazioni. Sposto lo sguardo oltre il viso di Kise focalizzando la mia attenzione sui banchi alle sue spalle e li vedo ondeggiare prima a destra, poi a sinistra. Solo quando iniziano a muoversi nella mia direzione nel tentativo di raggiungermi, con un gesto istintivo ritraggo la testa liberandomi così dalla presa di Mayumi e allontanandomi da Kise. Inspiro profondamente mentre mi riapproprio di tutte le mia capacità sensoriali e percettive. Non credo affatto che svenire in aula il primo giorno di scuola possa aiutarmi a passare inosservata.

«Va tutto bene, Eiko?», si informa Mayumi, sinceramente preoccupata. «Sei pallida».

Scuoto la testa in segno di negazione per rassicurarla. «Si è trattato solo un piccolo giramento di testa, ma ora è passato».

La debolezza nella mia voce probabilmente non ha convinto né Mayumi né Kise, i cui sguardi apprensivi continuano a sondare le mie condizioni fisiche. Nell’intento di spostare il centro della conversazione su un nuovo soggetto, e anche nella speranza di soddisfare la mia curiosità, mi rivolgo al giovane modello al mio fianco.

«Posso chiederti perché prima mi hai chiamata Eiko-cchi?».

L’espressione allarmata sul volto del ragazzo muta repentinamente in un sorriso accecante.

«Perché è così che chiamo tutte le persone che approvo».

«Ora che ci penso, ricordo di averti sentito chiamare in questo modo anche i titolari della squadra di basket. Però quella volta hai usato solo i loro cognomi», un’ombra di perplessità si fa strada nello sguardo di Mayumi mentre si impegna a ricordare l’episodio in questione.

Kise incrocia le braccia sul petto, prendendo il mento tra l’indice e il pollice, e, simulando lo stesso stato di concentrazione di un detective prossimo a risolvere il mistero più intricato della storia, infine annuncia: «L’ho fatto senza pensarci. Come posso dire? Appena ti ho vista, il tuo nome è uscito dalle mie labbra in modo del tutto spontaneo». Le pupille nere del ragazzo scorrono quindi sulla mia figura, dall’alto verso il basso, per un’attenta ispezione. «Hai una statura nella media e di spalle sembri una studentessa delle medie in tutto e per tutto. Direi che a questo punto è per via della tua faccia».

«Che cos’ha la mia faccia che non va?», lo interrogo abbassando lo sguardo piena di vergogna.

La reazione di Kise alla mia domanda è prontamente accompagnata da ampi e confusi gesti di scuse.

«M-Mi dispiace. Non stavo cercando di offenderti, devi credermi. Non c’è bisogno che fai quell’espressione triste e imbarazzata. Volevo solo dire che il tuo viso è carino come quello di una bambina e che la tua goffaggine ti fa sembrare così indifesa che viene istintivamente voglia di proteggerti».

In qualche modo la spiegazione di Kise alleggerisce il mio cuore, liberandolo da ogni sentimento negativo. Non è la prima volta che mi viene fatta questa osservazione, ma devo credere a questo punto che il mio viso non sembri proprio quello di una ragazza delle scuole medie. In effetti quando ci si ritrova a parlare con i bambini viene naturale rivolgersi a loro utilizzando i loro nomi.

«Capisco perfettamente cosa vuoi dire», interviene Mayumi, condividendo il punto di vista del ragazzo. «Anche io, la prima volta che ho visto Eiko, non ho potuto fare a meno di chiamarla per nome»

«Davvero?», probabilmente l’esaltazione che domina ora lo sguardo di Kise è dovuto al fatto di avere appena trovato qualcuno in grado di comprendere la sua singolare logica.

Consapevole di non avere più le attenzioni dei miei due compagni di classe, li lascio al loro entusiastico scambio di opinioni, in attesa che il professore faccia la sua apparizione in aula. Il cielo di questa mattinata che si appresta a iniziare è terso e luminoso e limpidi sono anche i miei pensieri. Sono di nuovo nella stessa classe di Mayumi e Kise si è rivelato essere un ragazzo simpatico e socievole. Forse sarebbe meglio non farsi vedere in giro insieme a lui troppo spesso, per non attirare scomode gelosie. Tuttavia credo che non ci sia pericolo nello scambiarsi qualche parola mentre siamo in classe. Fino ad oggi non sono stata capace di costruirmi delle vere amicizie e l’anno scorso la mia relazione con Mayumi non si è mai estesa al di fuori delle mura scolastiche. Proverò ad accogliere questa seconda opportunità che mi è stata generosamente concessa e forse, al termine di quest’anno, potrò dire anch’io di avere un’amica. Incoraggiata da questo improvviso ottimismo, sorrido tra me e me quando la porta dell’aula si dischiude annunciando l’arrivo del professore.

 

   
 
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