PROLOGO

Correva.
Correva a perdifiato cercando di scostare i rami che le graffiavano il viso e ostacolavano la sua fuga.
Ansimava.
Sentiva i reni collassare e i polmoni andare a fuoco, ma non poteva fermarsi. Non poteva rallentare. Se lo avesse fatto, sarebbe morta.
Lo sentiva. Sapeva che era dietro di lei.
Braccandola.
Intrappolandola.
Più veloce. Più veloce. Più veloce.
Un mantra che non l’aveva mai abbandonata da quando era iniziata quella folle corsa.
Con solo la fuga in mente, non pensava ad altro che a correre il più velocemente possibile, aiutata dall’adrenalina che le scorreva nel sangue. I suoi occhi non riuscivano a vedere altro che ombre che scorrevano troppo veloci per poterle distinguere e non si accorse della radice che la fece inciampare, rallentandola e facendole perdere secondi preziosi.
Con la consapevolezza di essere ormai spacciata, si rialzò per riprendere la sua folle corsa, rifiutandosi di arrendersi. Di perdere anche quell’ultimo barlume di speranza.
Ma era troppo tardi.
Ormai non avvertiva più solo la sua presenza.
Sentiva il suono dei rami che si spezzavano al suo passaggio.
Il rumore del sottobosco calpestato.
Avvertiva il suo fiato sul collo.
Oddio. Oddio. Oddio. 
Continuò a correre. Disperatamente.
Poi cadde.
Il poco fiato che aveva fuoriuscì dolorosamente dai polmoni. Alzati, ordinò al suo corpo. Alzati! Ma era tutto inutile.
Lo sforzo a cui aveva sottoposto il suo corpo stava richiedendo il suo prezzo, immobilizzandola a terra.
Era finita.
Si guardò attorno ma l’oscurità della notte e della fitta vegetazione le impedivano di distinguere nulla, ottenebrandole i sensi.
Solo un’emozione era talmente intensa da spazzare tutte le altre e renderla tremendamente consapevole della sua presenza.
Paura.
Riempiva ogni cellula del suo corpo al punto da sembrarle di essere trapassata da infinite lame di ghiaccio.
Una paura che le rubava il respiro come un amante affamato.
Poi lo avvertì, prima ancora di vederlo.
Era lì.
Era arrivato.
Fece forza sulle braccia per rialzarsi, chiedendo un ultimo sforzo a quel corpo ormai giunto allo stremo ma non appena posò gli occhi su quelli selvaggi di lui, urlò. Urlò con tutto il fiato che le restava perché ciò che aveva di fronte era un essere contro il quale anche il più coraggioso degli uomini avrebbe vacillato.
In fondo… cosa poteva l’uomo di fronte alla Morte?
Quegli intensi e feroci occhi verdi furono l’ultima cosa che vide prima che la bestia l’azzannasse.
Poi ci fu solo dolore.