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Autore: LadyLicionda    28/04/2016    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Durante la pausa pranzo Kise è di nuovo vittima dell’assalto delle sue irriducibili ammiratrici: in questo momento sarebbe pericoloso avvicinarsi a lui. Mi accodo a Mayumi e insieme ci dirigiamo all’esterno dell’edificio, per consumare il nostro bentou (bentou è il pranzo a sacco in stile giapponese) su una panchina del cortile: è una bella giornata e siamo entrambe d’accordo sul trascorrere un po’ di tempo all’aria aperta. Ci sistemiamo nei pressi del campo di baseball dove alcuni membri del club si stanno esercitando approfittando dello spacco tra le lezioni. Appoggio il piccolo contenitore sulle mie gambe e lo apro, rivelando il contenuto al suo interno.

«Ah! Eiko, il tuo bentou è super-carino», Mayumi si sporge sul mio pranzo, contemplando con uno sfavillante luccichio negli occhi le curiose palline di riso, lavorate in modo da riprodurre le testoline pelose di tanti cagnolini dalle più svariate razze.

«Questo non è un Golden Retriever, la tua razza preferita?», l’osservazione di Mayumi sposta la mia attenzione sul delizioso boccone indicato dal suo dito.

«Hai ragione. E questo qui invece è un Pastore Tedesco, mentre quest’altro ricorda un Husky», continuo io, riconoscendo una dopo l’altra le simpatiche razze.

«E non dimentichiamoci dell’Akita», conclude infine Mayumi, additando l’ultima pallina di riso nell’angolo più alto della scatola. «Sembrano tutte deliziose. Le hai preparate tu?».

«No, ma credo di sapere chi è stato», rispondo pensando a mia sorella Naoko intenta a destreggiarsi tra i fornelli della cucina. L’immagine da sola basta a farmi sorridere di gratitudine.

«Eiko, ti è arrivato un messaggio», Mayumi mi esorta a prendere il cellulare, impaziente di scoprire l’identità del misterioso mittente.

Il nome che vedo comparire sullo schermo è quello di mia sorella Naoko: il suo tempismo è perfetto come al solito.

 

Ti è piaciuta la mia sorpresa?

 

Con il cuore ancora in fermento per la gioia, mi affretto a risponderle.

 

Assolutamente si. Grazie  ^.^

 

«Vedo che tu e tua sorella siete unite come sempre», l’espressione sul volto di Mayumi si intenerisce alla vista del messaggio.

Annuisco con decisione. Con Naoko ho sempre avuto un legame speciale, fin da quando ero piccola. È un po’ come una seconda mamma, premurosa e gentile. Il suo sorriso è per me un continuo incoraggiamento a dare il meglio di me. Voglio bene a tutti i membri della mia famiglia, ma Naoko ha un ruolo insostituibile nella mia vita. Non potrei immaginare un’esistenza senza di lei. È l’unica persona a cui abbia confidato i miei segreti, le mie paure, le mie insicurezze, i miei interessi, i miei sogni o a cui abbia confessato le mie marachelle d’infanzia o i miei continui fallimenti. E lei non mi ha mai negato i suoi preziosi consigli, né le sue affettuose carezze, né le sue incoraggianti parole. Quando sono in sua compagnia non provo timidezza né vergogna e questo mi permette di parlarle sempre a cuore aperto.

Io e Mayumi trascorriamo il resto della pausa chiacchierando piacevolmente. Più che altro io mi limito ad ascoltarla con sincero interesse mentre decanta le infinite lodi di Kise. È al settimo cielo, lo leggo chiaramente nell’eccitazione della sua voce, nella brillante luce dei suoi occhi, nell’esuberanza dei suoi gesti. E non posso biasimarla. A giudicare da come chiacchieravano in classe, sembrano entrambi andare già molto d’accordo. Verrebbe da pensare che siano fatti l’una per l’altra.

Quando mancano poco meno di dieci minuti all’inizio delle lezioni pomeridiane mi separo da lei, diretta al distributore automatico, mentre Mayumi si incammina verso i bagni al piano terra. Non posso proprio ritenermi soddisfatta senza terminare con uno snack dolce.

La mia prima tappa sono i tre distributori del piano terra, ma con mia grande delusione percorro il tragitto solo per scoprire che tutte le scorte di dolciumi delle tre macchinette sono esaurite. Raggiungo allora le scale più vicine e salgo al primo piano, dove sono collocati altri due distributori, ma anche questi sembrano aver terminato tutte le provviste. La sfiducia inizia a farsi strada nel mio animo, insieme a un sentimento di stupore per la straordinaria coincidenza. È come se tutti gli studenti della Teikou oggi si fossero coalizzati contro di me per depredare le macchinette dei loro rifornimenti zuccherati. Piegata dal peso del mio sconforto, faccio rotta verso l’ultima spiaggia: i distributori del secondo piano. Il primo di essi si materializza di fronte ai miei occhi non appena conquisto la vetta della scalinata. Come uno scalatore in vista dell’impervia cima del monte, trascino sui gradini i piedi che, dopo il lungo e infruttuoso pellegrinare, sembrano ora pesanti come macigni.

«Non ci credo».

L’esclamazione irrompe dalle mie labbra come naturale conseguenza dell’assurdità di cui mi ritrovo ad essere testimone e vittima allo stesso tempo: ancora una volta tutti gli scomparti riservati ai dolciumi sono inspiegabilmente vuoti. Un terrificante pensiero attraversa allora la mia mente, inducendomi per un attimo a rinunciare alla caccia. E se dietro le misteriose sparizioni si celasse lo spirito vendicativo di una vecchia studentessa della scuola, diventata vittima di qualche bullo a causa del suo amore per dolci? O il fantasma salutista del precedente professore di educazione fisica, tornato per ammaestrare gli alunni verso una dieta più equilibrata? In tal caso sarebbe saggio non sfidarli e rimandare a un altro giorno il mio goloso spuntino.

Convinta di aver preso la giusta decisione, imbocco il corridoio delle aule puntando la mia bussola verso la mia classe. Mentre ripenso al pericolo di una maledizione soprannaturale appena scampato, il mio naso si scontra con una superficie dura come roccia, provocando un mio lamento di dolore. Quando sollevo lo sguardo, ciò che compare davanti ai miei occhi è un muro alto almeno due metri e largo abbastanza da riempire tutta la mia visuale. Faccio un passo indietro per allargare il  mio campo visivo e quella che ad un’occhiata più attenta sembrerebbe una sagoma umana prende forma sotto la luce del sole che penetra dalle finestre del corridoio. La divisa scolastica che avvolge l’imponente figura maschile mi suggerisce che si tratta di uno studente, per quanto incredibile possa apparire, tenendo conto delle eccezionali proporzioni dello sconosciuto, che non sembra neppure essersi accorto della mia presenza, quasi non avesse avvertito l’impatto.

«Perdonami, non stavo guardando dove andavo», sebbene intimidita dalla monumentale stazza del ragazzo, mi sforzo di pronunciare almeno le mie scuse, riconoscendo di essere in errore: avrò anche evitato la vendetta degli spiriti dei distributori, ma potrei sempre incappare nella punizione di un gigante infuriato.

Finalmente riesco a guadagnare l’attenzione del colossale adolescente. Il suo mastodontico corpo ruota fino a fronteggiarmi e quando i suoi occhi infine si abbassano per incontrare i miei, il prezioso bottino custodito tra le sue braccia mi lascia assolutamente sbigottita. Decine di  pacchetti di dolciumi traboccano dai due muscolosi arti superiori, minacciando di precipitare al prossimo movimento del ragazzo.

«Ma questi sono…possibile che…», incapace di formulare una frase compiuta, mi limito a guardare le numerose confezioni, che all’inizio della giornata erano sicuramente esposte all’interno dei diversi distributori e che ora giacciono invece in un unico e disordinato mucchio tra le braccia sovraccariche dell’ingordo ladro di merendine.

Seppellita nel cumulo, riesco a scorgere una scatola di Pocky, i deliziosi grissini ricoperti di cioccolato che avevo intenzione di comprare prima di tornare in classe. Dopotutto non sono pronta a rinunciarvi. Annullando per un momento la presenza del gigantesco ragazzo di fronte a me, le mie labbra si curvano in un’espressione imbronciata mentre le mie pupille si posano con avidità sull’agognato spuntino. Avere l’oggetto della mia instancabile ricerca a pochi centimetri dal mio naso e non poterlo tuttavia afferrare genera nel mio petto una insostenibile frustrazione che sfocia in un pianto silenzioso. L’unica consolazione è che adesso sono certa che spiriti e fantasmi non hanno nulla a che fare con questo sfortunato incidente. Eppure non riesco a sentirmi del tutto sollevata. Come è possibile che una sola persona possa mangiare così tanti dolci in una volta? Magari non si tratterà di un abitante dell’aldilà, ma è comunque impensabile che un simile individuo sia umano. E se si tratta davvero di un alieno venuto da un altro pianeta, non avrei alcuna probabilità di riuscire a convincerlo a condividere con me il suo goloso bottino.

Un sonoro e lungo sospiro di rassegnazione abbandona le mie labbra, come un’anima si separa da un corpo spezzato. Dal momento che il mio interlocutore sembra troppo impegnato a masticare una barretta di cioccolato per parlare, mi convinco a riprendere la mia marcia verso l’aula, in cui sono certa Mayumi sta aspettando il mio ritorno da un pezzo. Ma è proprio mentre mi accingo a muovere il primo passo che l’inaspettato gesto del ciclopico adolescente mi induce a temporeggiare. Senza emettere suono, preleva dal mucchio di dolci la scatoletta di Pocky per adagiarla tra le mie mani.

«Non capisco», sono le uniche parole che escono dalla mia bocca mentre i miei occhi umidi si sollevano per incontrare due iridi splendenti come gemme d’ametista.

«Puoi mangiarli, se vuoi», risponde il ragazzo, svelando una voce incredibilmente fiacca e inespressiva.

Non sono sicura di cosa lo abbia convinto a cedermi il piccolo tesoro, ma lo accetto volentieri, seppure titubante. Forse non è una persona così egoista come pensavo. Nel preciso istante in cui la sua smisurata figura mi oltrepassa, allontanandosi nella direzione opposta, un’intuizione attraversa la mia mente. Tra gli attuali titolari della squadra di basket c’è un ragazzo irragionevolmente alto, ma altrettanto talentuoso: il suo nome è Murasakibara Atsushi.

Il trillo acuto della campanella echeggia per il corridoio facendomi sobbalzare. In qualche modo sono riuscita ad ottenere quello che volevo e ciò è sufficiente per risollevare il mio morale. Purtroppo dovrò attendere la fine delle lezioni prima di concedermi il dolce spuntino, dal momento che non è consentito mangiare in classe al di fuori della pausa pranzo.

Non appena varco la soglia dell’aula, Mayumi abbandona il proprio banco per corrermi incontro.

«Finalmente, Eiko. Ma dove eri finita?».

«Scusa, ma ho avuto un contrattempo», confesso senza scendere nei dettagli della mia disavventura. Tuttavia decido di menzionare il mio fortuito incontro con il colosso del club di basket. «Mentre tornavo ho incontrato Murasakibara Atsushi».

Le palpebre di Mayumi si dilatano in uno sguardo esterrefatto. «Ti sei imbattuta nel gigante e sei ancora tutta intera?».

Annuisco con molta tranquillità. «Tralasciando il suo aspetto spaventoso, è una persona gentile. Si è perfino offerto di condividere con me la sua scorta di dolci», riporto infine mostrando il pacchetto di Pocky ottenuto all’ultimo momento.

«Cosa? Murasakibara-cchi ti ha davvero regalato quei Pocky?».

Kise compare alle nostre spalle. Non ha una bella cera. Probabilmente le sue fan non gli hanno dato tregua nemmeno durante la pausa pranzo.

«Si. È davvero così strano?», domando confusa, attendendo la risposta dell’esuberante modello.

«Quel ragazzo non è affatto il tipo che si priverebbe di un dolce per darlo a qualcun altro. Soprattutto se si tratta di un estraneo. Che cosa hai fatto esattamente?».

L’interrogativo si rivela di difficile interpretazione. Continuo a non comprendere lo scetticismo nelle parole di Kise. È vero che Murasakibara, ad un primo sguardo, mi ha dato l’impressione di essere una persona avida ed egoista, ma mi sono ricreduta non appena ho ricevuta dalle sue stesse mani la confezione di Pocky che tanto desideravo. Non mi è sembrato affatto dispiaciuto di condividere con me la sua preziosa provvista.

«Non ho fatto niente. Ho girato tutta la scuola in cerca di questi Pocky, ma erano già stati prelevati da tutti i distributori, insieme a tutti gli altri dolci. Quando ci siamo scontrati nel corridoio e ho notato la scatoletta spuntare dal mucchio di pacchetti che teneva fra le braccia, mi sono rattristata, ma non ho detto nulla. Non potevo certo costringerlo a darmi qualcosa di cui era entrato in possesso prima di me».

Kise si sporge in avanti per scrutare il mio volto. È incredibilmente vicino e l’estrema concentrazione nel suo sguardo mi induce a trattenere il respiro.

«Ma certo, ho capito», esclama infine con un grido di esultanza. «Sono sicuro che dopo aver visto questa espressione abbattuta sul tuo viso, Marasakibara-cchi si sia sentito colpevole, come un adulto che ruba le caramelle a un bambino. Hai davvero un talento innato, tu», conclude quindi visibilmente divertito, dandomi un amichevole colpetto sulla spalla.

Non sono sicura di cosa stia dicendo Kise, ma credo di aver capito che la mia faccia potrebbe avere convinto Murasakibara a regalarmi questi Pocky. Probabilmente, senza volerlo, devo avergli fatto pena, non che la cosa mi renda orgogliosa. Senza rimuginare troppo sull’accaduto, mi sistemo nel mio banco e apro il libro di inglese, preparandomi alla prossima lezione.

 

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Nota d'Autrice:
Visto che non l'ho fatto alla fine del primo capitolo, ho pensato di scrivere qualche riga alla fine di questo nuovo episodio. Innanzitutto grazie per aver letto la storia fino a questo punto. ^^  Come autrice sono molto interessata a leggere le vostre recensioni poichè credo che mi aiuterebbero sicuramente a migliorare la narrazzione, perciò se avete opinioni al riguardo assicuratevi di  condividerle. E' vero che questa storia è appena iniziata, ma se trovate che vi siano elementi che possano essere migliorati  o se avete semplici consigli o richieste spero che decidiate di esprimerle liberamente. In realtà questa FF ho iniziato a scriverla più per un desiderio personale e all'inizio non avevo in progetto di pubblicarla. Questa è anche la prima FF in cui parte dei personaggi  sono stati presi in prestito da un'altra opera. Di solito preferisco scrivere storie completamente originali. Tuttavia, essendo una grande fan di KNB, o pensato di cimentarmi anche in questo genere.  Vi informo che la storia sarà molto lunga e, come penso avrete notato, i capitoli verranno pubblicati  spezzetatamente. Spero di  riuscire a mantenere alto il vostro interesse e di farvi affezionare non solo ai personaggi di KNB ma anche ai nuovi protagonistii. ^.^

   
 
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